«I Dissennatori non torneranno, Oliver, Silente andrebbe su tutte le furie» disse Fred fiducioso.
«Be’, speriamo di no» disse Baston. «Comunque… buon lavoro a tutti. Torniamo alla Torre… a letto presto…»
«Io resto qui ancora un po’, Ron vuole fare un giro sulla Firebolt» disse Harry a Baston, e mentre il resto della squadra si avviava agli spogliatoi, Harry andò verso Ron, che superò con un balzo la barriera e gli venne incontro. Madama Bumb si era addormentata.
«Eccola qui» disse Harry, e tese la Firebolt a Ron.
Ron, con espressione estatica, montò la scopa e filò nell’oscurità che si infittiva. Harry si spostò al bordo del campo per guardarlo, e la notte calò prima che Madama Bumb si destasse con un sussulto, sgridasse Harry e Ron per non averla svegliata e insistesse per farli tornare al castello.
Harry si mise in spalla la Firebolt e lui e Ron uscirono dallo stadio buio, discutendo l’andatura straordinariamente regolare della scopa, la sua fenomenale accelerazione e la sua precisione nelle svolte. Erano a metà strada quando Harry, guardando a sinistra, vide qualcosa che gli mozzò il fiato: due occhi che scintillavano nell’oscurità.
Harry s’immobilizzò, col cuore che gli sbatacchiava contro le costole.
«Che cosa succede?» chiese Ron.
Harry indicò gli occhi. Ron estrasse la bacchetta e mormorò: « Lumos! »
Un raggio di luce attraversò l’erba, colpì un albero e ne illuminò i rami; lì, accovacciato tra le foglie nuove, c’era Grattastinchi.
«Vattene via!» ruggì Ron, chinandosi per raccogliere un grosso sasso, ma prima che lo potesse lanciare, Grattastinchi sparì con un guizzo della lunga coda rossiccia.
«Visto?» disse Ron furioso, lasciando cadere il sasso. «Continua a lasciarlo andare dove vuole. Probabilmente adesso sta mandando giù Crosta con un paio di uccelli…»
Harry non disse niente. Respirò a fondo lasciandosi pervadere dal sollievo; per un attimo aveva creduto che quegli occhi appartenessero al Gramo. Ripartirono alla volta del castello. Vergognandosi un po’ di quell’attacco di panico, Harry non disse nulla a Ron, e non si guardò né a destra né a sinistra finché non furono nella Sala d’Ingresso bene illuminata.
La mattina dopo Harry scese a colazione con gli altri ragazzi del suo dormitorio, tutti convinti che la Firebolt meritasse una sorta di drappello d’onore. Quando Harry entrò nella Sala Grande, tutti si voltarono a guardare la Firebolt, e si diffuse un mormorio di eccitazione. Harry vide con enorme soddisfazione che la squadra dei Serpeverde sembrava colpita da un fulmine.
«Visto che faccia ha fatto?» disse Ron allegramente, fissando Malfoy. «Non ci può credere! Che bello!»
Anche Baston si pavoneggiava nella gloria riflessa della Firebolt.
«Mettila qui, Harry» disse, posando la scopa in mezzo al tavolo e voltandola in modo che il nome fosse ben visibile. Alcuni ragazzi di Corvonero e Tassorosso si avvicinarono per darle un’occhiata, Cedric Diggory andò a complimentarsi con Harry per aver acquistato una sostituta così straordinaria della Nimbus, e la fidanzata di Percy, Penelope Light di Corvonero, chiese se poteva prenderla in mano.
«Su, su, Penny, niente sabotaggi!» disse Percy cordialmente, mentre la ragazza esaminava la Firebolt da vicino. «Io e Penelope abbiamo fatto una scommessa» disse agli altri. «Dieci galeoni sul risultato della partita!»
Penelope rimise la scopa al suo posto, ringraziò Harry e tornò al suo tavolo.
«Harry, fai in modo di vincere» disse Percy con un sussurro frettoloso. « Io non ce li ho, dieci galeoni. Sì, vengo, Penny!» E si affrettò a raggiungerla davanti a una fetta di pane tostato.
«Sei sicuro di riuscire a controllare quella scopa, Potter?» disse una fredda voce strascicata.
Draco Malfoy si era avvicinato per vedere meglio, con Tiger e Goyle alle spalle.
«Sì, credo di sì» rispose Harry in tono indifferente.
«Ha un sacco di effetti speciali, vero?» chiese Malfoy, con gli occhi che brillavano maligni. «Peccato che non abbia anche un paracadute, nel caso si avvicini un Dissennatore».
Tiger e Goyle ridacchiarono.
«Peccato che non ti possa spuntare un braccio in più, Malfoy» rispose Harry. «Così forse ce la faresti a prendere il Boccino».
La squadra dei Grifondoro scoppiò in una sonora risata. Gli occhi pallidi di Malfoy diventarono due fessure, e il ragazzo si allontanò. Lo guardarono raggiungere il resto della squadra di Serpeverde, che si riunì a confabulare, certo per chiedere a Malfoy se la scopa di Harry fosse davvero una Firebolt.
Alle undici meno un quarto, la squadra di Grifondoro si avviò agli spogliatoi. Il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello della partita contro Tassorosso. Era una giornata limpida e fresca, con un venticello leggero; questa volta non ci sarebbero stati problemi di visibilità, e Harry, seppur nervoso, cominciava ad avvertire l’eccitazione che solo una partita di Quidditch poteva portare con sé. Udirono il resto della scuola che prendeva posto nello stadio. Harry si tolse la divisa scolastica nera, estrasse la bacchetta dalla tasca e la infilò nella maglietta che avrebbe indossato sotto la divisa da Quidditch. Sperava solo di non averne bisogno. All’improvviso si chiese se il professor Lupin sarebbe stato tra la folla a guardare.
«Sapete che cosa dobbiamo fare» disse Baston mentre si preparavano a uscire dagli spogliatoi. «Se perdiamo questa partita, siamo fuori gara. Voi… comportatevi come all’allenamento di ieri e andrà tutto bene!»
Uscirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso. La squadra di Corvonero, vestita di blu, era già schierata a metà campo. Il loro Cercatore, Cho Chang, era l’unica ragazza della squadra. Era più bassa di Harry di almeno tutta la testa, e Harry non poté fare a meno di notare, pur teso com’era, che era molto carina. Lei sorrise a Harry mentre le squadre si fronteggiavano dietro i loro capitani, e lui avvertì una lieve stretta dalle parti dello stomaco, una cosa che non aveva nulla a che fare con i nervi.
«Baston, Davies, stringetevi la mano» disse Madama Bumb spiccia, e Baston tese la mano al capitano di Corvonero.
«Salite sulle scope… al mio fischio… tre… due… uno…»
Harry si librò a mezz’aria e la Firebolt scattò più alta e più veloce di ogni altra scopa; il suo cavaliere fece un giro di prova sopra lo stadio e prese a guardarsi in giro in cerca del Boccino, ascoltando la cronaca affidata all’amico dei gemelli Weasley, Lee Jordan.
«Sono partiti, e l’attenzione di tutti in questa partita è puntata sulla Firebolt che Harry Potter cavalca per Grifondoro. Secondo la Guida ai Manici di Scopa, la Firebolt sarà la scopa prescelta dalle squadre nazionali alla Coppa del Mondo di quest’anno…»
«Jordan, ti dispiacerebbe dirci che cosa succede in campo?» lo interruppe la voce della professoressa McGranitt.
«Sicuro, professoressa… stavo dando solo qualche informazione in più… la Firebolt, tra parentesi, monta un Incantesimo Autofrenante e…»
«Jordan!»
«Ok, ok, Grifondoro in possesso di palla, Katie Bell di Grifondoro sfreccia verso la porta…»
Harry oltrepassò Katie puntando nella direzione opposta e guardandosi in giro in cerca di uno scintillio dorato. Cho Chang se ne accorse subito, lo tallonava. Era una giocatrice esperta: continuava a tagliargli la strada, costringendolo a cambiare direzione.
«Falle vedere come acceleri, Harry!» urlò Fred, superandolo per puntare a un Bolide che si dirigeva verso Alicia.
Harry spinse in avanti la Firebolt mentre giravano attorno alle porte di Corvonero, e Cho rimase indietro. Proprio mentre Katie segnava il primo goal della partita, e i giocatori di Grifondoro esultavano, lo vide: il Boccino era quasi a terra e svolazzava vicino a una delle barriere.
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