J. Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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«Ok» disse. «Ma questa volta mi porto il Mantello dell’Invisibilità».

Il sabato mattina, Harry mise il Mantello dell’Invisibilità nella borsa, si fece scivolare in tasca la Mappa del Malandrino e scese a far colazione con tutti gli altri. Hermione continuava a scoccargli occhiate sospettose, ma lui ne evitò lo sguardo, e fece in modo che lei lo vedesse risalire la scalinata di marmo mentre tutti gli altri si dirigevano verso la porta d’ingresso.

«Ciao!» disse Harry a Ron. «Ci vediamo al tuo ritorno!»

Ron sorrise e gli fece l’occhiolino.

Harry corse al terzo piano e mentre saliva estrasse la Mappa del Malandrino. Si accovacciò dietro la strega orba e stese la cartina. Un puntino avanzava nella sua direzione. Harry strizzò gli occhi per metterlo a fuoco. La scritta minuscola accanto al puntino recitava ’Neville Paciock’.

Harry estrasse in fretta la bacchetta magica, mormorò « Dissendium! » e spinse la borsa dentro la statua, ma prima che riuscisse a seguirla, Neville girò l’angolo.

«Harry! Mi ero dimenticato che anche tu non vai a Hogsmeade!»

«Ciao, Neville» disse Harry, allontanandosi in fretta dalla statua e rimettendosi in tasca la mappa. «Che cosa fai?»

«Niente» disse Neville scrollando le spalle. «Ti va una partita a SparaSchiocco?»

«Ehm… non ora… pensavo di andare in biblioteca a fare quel tema sui Vampiri per Lupin…»

«Vengo con te!» esclamò Neville allegramente. «Anch’io non l’ho ancora fatto!»

«Ehm… aspetta… sì, dimenticavo, l’ho finito ieri sera!»

«Magnifico, così puoi aiutare me!» disse Neville, con un’espressione di ansia sul volto paffuto. «Non riesco a capire quella faccenda dell’aglio: devono mangiarlo o…»

Neville s’interruppe con un sussulto, fissando un punto sopra la spalla di Harry.

Era Piton. Neville si nascose rapido dietro a Harry.

«E voi due che cosa fate qui?» chiese Piton, spostando lo sguardo dall’uno all’altro. «Strano posto per darvi appuntamento…»

Con grande preoccupazione di Harry, gli occhietti neri di Piton dardeggiarono verso le porte che davano sul corridoio, e poi si soffermarono sulla strega orba.

«Noi… non ci siamo dati appuntamento» disse Harry. «Ci siamo incontrati… per caso».

«Davvero?» disse Piton. «Tu hai l’abitudine di apparire nei posti più inaspettati, Potter, ed è raro che sia senza una buona ragione… Suggerirei che voi due torniate alla Torre dei Grifondoro, è precisamente là che dovete stare».

Harry e Neville si allontanarono senza ribattere. Mentre giravano l’angolo, Harry si voltò. Piton stava passando una mano sulla testa della strega orba e la osservava da vicino.

Harry riuscì a liberarsi di Neville davanti alla Signora Grassa, pronunciando la parola d’ordine e fingendo poi di aver lasciato il tema sui Vampiri in biblioteca per poter tornare indietro. Una volta lontano dalla vista dei troll della sorveglianza, estrasse di nuovo la mappa e l’avvicinò al naso.

Il corridoio del terzo piano sembrava deserto. Harry esaminò la mappa con cura e vide con sollievo che il puntino sotto cui c’era scritto ’Severus Piton’ era tornato nel suo studio.

Corse fino alla strega orba, le aprì la gobba, ci s’infilò e scivolò giù, raggiungendo la borsa ai piedi dello scivolo di pietra. Cancellò di nuovo la Mappa del Malandrino e partì di gran carriera.

Harry, completamente nascosto sotto il Mantello dell’Invisìbilità, emerse alla luce del sole fuori da Mielandia e diede a Ron una pacca sulla schiena.

«Sono io» sussurrò.

«Come mai ci hai messo tanto?» sibilò Ron.

«C’era in giro Piton…»

Si avviarono lungo la strada principale.

«Dove sei?» bisbigliò Ron con l’angolo della bocca. «Ci sei ancora? È strano…»

Andarono all’Ufficio Postale. Ron finse di controllare il prezzo di un gufo per Bill in Egitto e così Harry poté dare un’occhiata in giro. I gufi, almeno trecento, erano appollaiati tutto intorno e tubavano; si andava dai grandi esemplari di gufo grigio fino ai piccoli assioli (’Solo consegne locali’), così minuscoli che avrebbero potuto stare nel palmo della mano di Harry.

Poi andarono da Zonko, così affollato che Harry dovette fare molta attenzione per non calpestare nessuno seminando il panico. C’erano giochi e scherzi che avrebbero soddisfatto i desideri più sfrenati di George e Fred; Harry sussurrò a Ron una serie di ordini e gli passò del denaro da sotto il Mantello. Uscirono da Zonko con i portamonete decisamente alleggeriti, ma in compenso avevano le tasche gonfie di Caccabombe, Dolci Singhiozzini, Sapone di Uova di Rana, più una Tazza da tè Mordinaso per ciascuno.

Era una bella giornata ventosa; e nessuno dei due aveva voglia di stare al chiuso, così oltrepassarono i Tre Manici di Scopa e salirono la collina per andare a visitare la Stamberga Strillante, il luogo più infestato di tutta la Gran Bretagna. Era situata un po’ più in alto del resto del villaggio, e anche alla luce del giorno era vagamente inquietante, con le finestre chiuse da tavolati e il cupo giardino inselvatichito.

«Anche i fantasmi di Hogwarts la evitano» disse Ron, mentre si arrampicavano sulla staccionata per guardare meglio. «Ho chiesto a Nick-Quasi-Senza-Testa… dice che sa che ci vivono dei tipi poco raccomandabili. Nessuno può entrare; Fred e George ci hanno provato, naturalmente, ma tutti gli ingressi sono chiusi con i sigilli…»

Harry, accaldato per la salita, meditava di togliersi il Mantello per qualche minuto, quando sentirono delle voci avvicinarsi. Qualcuno saliva verso la casa dall’altra parte della collina; un istante dopo apparve Malfoy, seguito da vicino da Tiger e Goyle.

«…dovrei ricevere un gufo da mio padre a momenti» disse Malfoy. «È andato all’udienza per raccontare del mio braccio… che non ho potuto muoverlo per tre mesi…»

Tiger e Goyle sogghignarono.

«Mi piacerebbe proprio sentire quel grosso babbeo peloso che cerca di difendersi… ’Non fa niente, davvero…’ quell’Ippogrifo è già bell’e morto…»

Malfoy all’improvviso scorse Ron. Il suo volto pallido fu attraversato da un ghigno malvagio.

«Che cosa fai, Weasley?»

Malfoy guardò la casa diroccata alle spalle di Ron.

«Suppongo che ti piacerebbe viverci, eh, Weasley? Che sogno, avere una camera tutta per te… Ho sentito dire che a casa vostra dormite tutti nella stessa stanza… è vero?»

Harry trattenne Ron afferrandolo per gli abiti, per impedirgli di saltare addosso a Malfoy.

«Ci penso io» sibilò all’orecchio dell’amico.

L’occasione era troppo perfetta per sprecarla. Harry strisciò in silenzio dietro Malfoy, Tiger e Goyle, si chinò e raccolse una grossa manciata di fango dal sentiero.

«Stavamo proprio parlando del tuo amico Hagrid» disse Malfoy a Ron. «Cercavamo di immaginarci che cosa sta dicendo al Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Credi che piangerà quando taglieranno la testa…»

SPLAT!

La testa di Malfoy scattò in avanti mentre il fango lo colpiva; rivoli di melma presero a colare dai suoi capelli di un biondo argentato.

«Ma che cosa…»

Ron scoppiò a ridere così fragorosamente che dovette aggrapparsi alla staccionata per non cadere. Malfoy, Tiger e Goyle girarono stupidamente su se stessi, guardandosi intorno furenti, mentre Malfoy cercava di ripulirsi i capelli.

«Che cosa è stato? Chi è stato?»

«È pieno di fantasmi qui, vero?» disse Ron con il tono di uno che parla del tempo.

Tiger e Goyle sembravano spaventati. I loro grossi muscoli erano inutili contro i fantasmi. Malfoy scrutava adirato il paesaggio deserto.

Harry sgattaiolò giù per il sentiero, verso una pozzanghera particolarmente melmosa che conteneva una gelatina verde dall’odore terribile.

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