J. Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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«Be’… chi regalerebbe a Harry una scopa del genere senza nemmeno dirgli che è stato lui?» chiese Hermione.

«Che cosa importa?» disse Ron impaziente. «Senti, Harry, posso farci un giro? Posso?»

«Credo che nessuno dovrebbe cavalcare quella scopa!» esclamò Hermione.

Harry e Ron la fissarono.

«Che cosa pensi che ci farà Harry, spazzarci il pavimento?» chiese Ron.

Ma prima che Hermione potesse rispondere, Grattastinchi balzò dal letto puntando dritto al petto di Ron.

«PORTALO — FUORI — DI — QUI!» ruggi Ron, mentre gli artigli di Grattastinchi gli strappavano il pigiama e Crosta tentava una fuga disperata sulla sua spalla. Ron afferrò Crosta per la coda e sferrò al gatto un calcio che invece colpì il baule ai piedi del letto di Harry. Il baule si rovesciò e Ron prese a saltellare, strillando.

Il pelo di Grattastinchi si rizzò all’improvviso. Un acuto fischio metallico riempi la stanza. Lo Spioscopio Tascabile era scivolato fuori dai vecchi calzini di zio Vernon e ora vorticava e riluceva sul pavimento.

«Me l’ero dimenticato!» disse Harry, chinandosi per raccoglierlo. «Non mi metto mai quelle calze se posso evitarlo…»

Lo Spioscopio girava e fischiava sulla palma della sua mano. Grattastinchi sibilava e soffiava contro il piccolo strumento.

«È meglio se porti via quel gatto, Hermione» disse Ron furioso. Era seduto sul letto di Harry e si massaggiava l’alluce. «Non puoi spegnere quella roba?» aggiunse rivolto a Harry, mentre Hermione usciva con Grattastinchi che teneva ancora i maligni occhi gialli fissi su Ron.

Harry infilò di nuovo lo Spioscopio dentro i calzini e li gettò nel baule. Ora si sentivano solo i gemiti e le imprecazioni di Ron. Crosta era rannicchiato tra le mani del suo padrone. Harry, che non lo vedeva da parecchio, fu spiacevolmente sorpreso notando che Crosta, una volta così grasso, era diventato molto magro e spelacchiato.

«Non ha l’aria di star bene, vero?» chiese Harry.

«È lo stress!» ribatté Ron. «Starebbe benissimo se quella grossa stupida palla di pelo lo lasciasse in pace!»

Ma Harry, che ricordava quanto aveva detto la strega del Serraglio Stregato sul fatto che i topi vivono solo tre anni, non poté fare a meno di pensare che, a meno che Crosta non possedesse poteri che non aveva mai rivelato, la sua fine era vicina. E nonostante Ron si lamentasse spesso di Crosta definendolo un topo noioso e inutile, Harry era certo che Ron sarebbe stato molto triste se Crosta fosse morto.

Lo spirito natalizio era decisamente scarso nella sala comune dei Grifondoro quella mattina. Hermione aveva chiuso Grattastinchi nel dormitorio femminile, ma era arrabbiata con Ron perché aveva cercato di dargli un calcio; Ron era ancora furibondo per il recente tentativo di Grattastinchi di divorare Crosta. Harry rinunciò a cercare di farli parlare tra loro e si dedicò a un attento esame della Firebolt, che si era portato di sotto. Per qualche motivo, anche questo parve irritare Hermione, che non disse nulla, ma continuò a guardare cupamente la scopa come se anche quella avesse criticato il suo gatto.

All’ora di pranzo scesero nella Sala Grande e scoprirono che i tavoli erano stati di nuovo disposti lungo le pareti, e che al centro della stanza c’era un solo tavolo, preparato per dodici. I professori Silente, McGranitt, Piton, Sprite e Vitious erano seduti con Gazza, il guardiano, che aveva sostituito il solito cappotto marrone con un frac dall’aria molto vecchia e piuttosto muffita. C’erano solo altri tre studenti, due del primo anno, che sembravano parecchio tesi, e un imbronciato Serpeverde del quinto anno.

«Buon Natale!» esclamò Silente mentre Harry, Ron e Hermione si avvicinavano al tavolo. «Siccome siamo così pochi, ci sembrava sciocco usare i tavoli dei dormitori… sedete, sedete!»

Harry, Ron e Hermione presero posto vicini all’altro capo del tavolo.

«I cracker!» disse Silente entusiasta, offrendo l’estremità di un involto d’argento a Piton, che lo prese con riluttanza e tirò. Con uno schiocco simile a un colpo di fucile, il cracker si spezzò rivelando un grosso cappello da strega, a punta, sormontato da un avvoltoio impagliato.

Harry, memore del Molliccio, intercettò lo sguardo di Ron ed entrambi sorrisero; la bocca di Piton diventò una fessura e l’insegnante spinse il cappello verso Silente, che se lo mise subito al posto del suo.

«Cominciate!» disse con un sorriso.

Mentre Harry si serviva di patate arrosto, le porte della Sala Grande si aprirono di nuovo. Era la professoressa Cooman, che scivolò verso di loro come se avesse le ruote. Per l’occasione indossava un abito verde coperto di lustrini, che la faceva somigliare più che mai a una scintillante libellula gigante.

«Sibilla, che bella sorpresa!» esclamò Silente alzandosi.

«Stavo guardando nella sfera, Preside» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata e remota, «e con mio grande stupore mi sono vista abbandonare il mio pranzo solitario e raggiungervi. Chi sono io per rifiutare i suggerimenti del destino? Sono scesa subito in fretta dalla mia torre, e vi prego di perdonare il ritardo…»

«Certo, certo» disse Silente con gli occhi che brillavano. «Permettimi di prenderti una sedia…»

E in effetti con un cenno della bacchetta sollevò a mezz’aria una sedia che roteò su se stessa per qualche secondo prima di cadere con un tonfo tra il professor Piton e la professoressa McGranitt. La professoressa Cooman comunque non si sedette; i suoi occhi enormi passarono in rassegna il tavolo, e all’improvviso lei emise una specie di strillo soffocato.

«Non oso, professore! Se mi siedo con voi, saremo in tredici! La peggiore delle sfortune! Non dimenticate che quando tredici persone pranzano insieme, la prima ad alzarsi sarà la prima a morire!»

«Correremo questo rischio, Sibilla» disse la professoressa McGranitt impaziente. «Siediti, il tacchino si raffredda».

La professoressa Cooman esitò, poi prese posto sulla sedia vuota, gli occhi chiusi, la bocca serrata, come in attesa che un fulmine colpisse la tavola. La professoressa McGranitt affondò un grosso cucchiaio nella zuppiera più vicina.

«Della trippa, Sibilla?»

La professoressa Cooman la ignorò. Aprì gli occhi, si guardò intorno un’altra volta e disse:

«Ma dov’è il caro professor Lupin?»

«Temo che il poverino sia di nuovo ammalato» disse Silente, facendo cenno agli altri di servirsi. «Un vero peccato che debba succedere proprio il giorno di Natale».

«Ma naturalmente tu lo sapevi già, vero, Sibilla?» disse la professoressa McGranitt inarcando le sopracciglia.

La professoressa Cooman scoccò alla McGranitt uno sguardo gelido.

«Certo che lo sapevo, Minerva» disse piano. «Ma non si ostenta la propria Onniscienza. Spesso mi comporto come se non possedessi l’Occhio Interiore, per non innervosire gli altri».

«Questo spiega molte cose» ribatté mordace la professoressa McGranitt.

La voce della Cooman si fece all’improvviso molto meno velata.

«Se vuoi proprio saperlo, Minerva, il povero professor Lupin non resterà fra noi molto a lungo. Sembra che sappia benissimo di non avere molto tempo davanti a sé. È fuggito via quando mi sono offerta di guardare il suo futuro dentro la sfera di cristallo…»

«Me lo immagino» disse seccamente la professoressa McGranitt.

«Dubito» intervenne Silente con voce allegra ma decisa a porre fine alla conversazione, «che il professor Lupin corra un pericolo immediato. Severus, gli hai preparato di nuovo quella pozione?»

«Sì, Preside» disse Piton.

«Bene» disse Silente. «Quindi dovrebbe riuscire ad alzarsi molto presto… Derek, hai preso un po’ di queste? Sono ottime».

Il ragazzo del primo anno arrossì violentemente quando Silente gli rivolse la parola, e prese il piatto di salsicce con mani tremanti.

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