«Quanto alla nostra seconda nuova nomina» riprese Silente, mentre il tiepido applauso per il professor Lupin si spegneva, «sono spiacente di dovervi dire che il professor Kettleburn, il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche, è andato in pensione alla fine dell’anno scorso per godersi gli anni, nonché le membra, che gli restano. Comunque sono lieto di annunciarvi che il suo posto verrà preso nientemeno che da Rubeus Hagrid, che ha accettato di assumere il ruolo di insegnante in aggiunta al suo compito di guardiacaccia».
Harry, Ron e Hermione si scambiarono una serie di occhiate stupefatte. Poi si unirono all’applauso, che fu fragoroso soprattutto alla tavola dei Grifondoro. Harry si protese per guardare Hagrid, che era di un rosso paonazzo e si fissava le manone, con un gran sorriso nascosto nel groviglio della barba nera.
«Dovevamo immaginarlo!» raggi Ron battendo il pugno sul tavolo. «Chi altri poteva dirci di comprare un libro che morde?»
Harry, Ron e Hermione furono gli ultimi a smettere di applaudire, e mentre il professor Silente riprendeva a parlare, videro che Hagrid si asciugava gli occhi con la tovaglia.
«Bene, credo di avervi detto tutte le cose importanti» concluse Silente. «Che la festa cominci!»
Fu un banchetto delizioso; la sala risuonava di chiacchiere, risate e del tintinnio di coltelli e forchette. Harry, Ron e Hermione, comunque, non vedevano l’ora che finisse per poter parlare con Hagrid. Sapevano che cosa significava per lui diventare insegnante. Hagrid non era un mago diplomato; era stato espulso da Hogwarts al terzo anno per una colpa che non aveva commesso, ed erano stati loro tre a riabilitarlo l’anno prima.
Finalmente, quando gli ultimi bocconi di torta di zucca furono spariti dai piatti d’oro, Silente annunciò che era ora di andare a dormire, e i ragazzi colsero al volo l’opportunità.
«Congratulazioni, Hagrid!» strillò Hermione, mentre si avvicinavano al tavolo degli insegnanti.
«Eccovi qui, voi tre» disse Hagrid, asciugandosi la faccia lustra nel tovagliolo. «Non ci credo ancora… grand’uomo, Silente… è venuto da me dopo che il professor Kettleburn ha detto che non ci stava più… era proprio quello che desideravo…»
Sopraffatto dall’emozione, nascose il viso nel tovagliolo, e la professoressa McGranitt fece loro cenno di andarsene.
Harry, Ron e Hermione si unirono ai Grifondoro che sciamavano su per la scalinata di marmo e, sempre più stanchi, percorrevano altri corridoi e salivano altre scale fino all’ingresso nascosto alla Torre di Grifondoro. Un grande ritratto di una signora grassa vestita di rosa chiese loro: «Parola d’ordine?»
«Entrate, entrate!» disse Percy dalla folla. «La nuova parola d’ordine è Fortuna Maior !»
«Oh, no» mormorò Neville Paciock sconsolato. Per lui tenere a mente la parola d’ordine era sempre stato un problema.
Dopo aver oltrepassato l’ingresso e la sala comune, i ragazzi e le ragazze si separarono; Harry si arrampicò su per la scala a chiocciola senza alcun pensiero se non la gioia di essere di ritorno; raggiunsero il familiare dormitorio circolare con i suoi cinque letti a baldacchino e Harry, guardandosi intorno, si sentì finalmente a casa.
Capitolo 6
Artigli e foglie di tè
Quando Harry, Ron e Hermione entrarono nella Sala Grande per la colazione, la mattina dopo, la prima cosa che videro fu Draco Malfoy impegnato a intrattenere un folto gruppo di Serpeverde con una storia molto divertente. Mentre passavano, Malfoy si esibì in una ridicola imitazione di uno svenimento che fece scoppiare tutti a ridere.
«Ignoralo» disse Hermione, che era appena dietro Harry, «ignoralo e basta, non ne vale la pena…»
«Ehi, Potter!» strillò Pansy Parkinson, una ragazza di Serpeverde con la faccia da carlino. «Potter! Stanno arrivando i Dissennatori. Potter! Uuuuuu!»
Harry si lasciò cadere su una sedia al tavolo dei Grifondoro, accanto a George Weasley.
«I nuovi orari del terzo anno» disse George, passando dei fogli. «Che cosa ti succede, Harry?»
«Malfoy» disse Ron, sedendosi dall’altro lato di George e lanciando un’occhiata al tavolo dei Serpeverde.
George alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Malfoy che fingeva un’altra volta di svenire.
«Quel piccolo idiota» disse tranquillamente. «Non era così tronfio ieri sera quando i Dissennatori sono saliti sul treno. È entrato di corsa nel nostro scompartimento, vero, Fred?»
«Quasi se la faceva addosso» disse Fred, scoccando a Malfoy uno sguardo sprezzante.
«Non ero tanto contento nemmeno io» disse George. «Sono tremendi, questi Dissennatori…»
«È come se ti ghiacciassero dentro, vero?» aggiunse Fred.
«Però voi non siete svenuti» disse Harry a voce bassa.
«Lascia perdere, Harry» lo esortò George. «Papà è dovuto andare ad Azkaban una volta, ti ricordi, Fred? E ha detto che è il posto peggiore in cui sia mai stato. È tornato che era tutto un tremito… è come se portassero via la felicità, i Dissennatori. Quasi tutti i prigionieri impazziscono là dentro».
«Comunque, vedremo come riderà Malfoy dopo la prima partita a Quidditch» disse Fred. «Grifondoro contro Serpeverde, il primo incontro della stagione, ti ricordi?»
L’unica volta che Harry e Malfoy si erano trovati di fronte in una partita a Quidditch, Malfoy ne era uscito decisamente malconcio. Un po’ rincuorato, Harry si servì di salsicce e pomodori fritti.
Hermione stava studiando l’orario.
«Oh bene, oggi cominciamo le nuove materie» disse allegramente.
«Hermione» disse Ron accigliato, guardando sopra la sua spalla, «hanno fatto un pasticcio col tuo orario. Guarda, ti hanno iscritto a dieci materie al giorno. Non c’è abbastanza tempo » .
«Ce la farò. Ho deciso tutto insieme alla McGranitt».
«Ma guarda» esclamò Ron ridendo, «hai visto stamattina cosa ti tocca? Alle nove, Divinazione. E lì sotto, alle nove, Babbanologia. E…» Ron avvicinò il foglio, incredulo, « guarda… sotto, Aritmanzia, alle nove. Voglio dire, lo so che sei brava, Hermione, ma nessuno è così bravo. Come fai a seguire tre lezioni contemporaneamente?»
«Non essere sciocco» disse Hermione secca. «Certo che non seguirò tre lezioni contemporaneamente».
«E allora…»
«Passami la marmellata» tagliò corto Hermione.
«Ma…»
«Oh, Ron, che cosa t’importa se il mio orario è un po’ affollato?» scattò Hermione. «Te l’ho detto, ho deciso tutto con la McGranitt».
In quel momento Hagrid entrò nella Sala Grande. Indossava il suo lungo cappotto di talpa e in una delle manone teneva una moffetta morta che faceva dondolare distrattamente.
«Tutto bene?» disse allegramente, fermandosi al tavolo dei Grifondoro. «La mia prima lezione! Subito dopo pranzo! Sono in piedi dalle cinque che preparo tutto… spero che va tutto bene… io, insegnante… davvero…»
Fece un gran sorriso ai tre e si diresse al tavolo dei professori, senza smettere di far dondolare la moffetta.
«Chissà che cos’ha preparato» disse Ron, con una nota d’ansia nella voce.
La sala cominciava a svuotarsi mentre i ragazzi si avviavano alla prima lezione; Ron consultò il suo orario.
«Meglio andare, guardate, Divinazione è in cima alla Torre Nord, ci vogliono dieci minuti per arrivarci…»
Finirono in fretta la colazione, salutarono Fred e George e riattraversarono la sala. Mentre passavano accanto al tavolo dei Serpeverde, Malfoy fece ancora finta di svenire. Le risate seguirono Harry fino all’ingresso.
Il viaggio fino alla Torre Nord fu lungo. In due anni a Hogwarts non avevano ancora imparato tutto sul castello, e non erano mai stati nella Torre Nord prima d’allora.
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