Mentre parlava, giocherellava con le cinghiette che chiudevano il cestino di Grattastinchi.
«Non far uscire quella cosa!» disse Ron. Troppo tardi: Grattastinchi balzò fuori dal cestino, si stiracchiò, sbadigliò e balzò sulle ginocchia di Ron. Il rigonfiamento nella tasca di Ron si mise a tremare, mentre il ragazzo spingeva via il gatto con rabbia.
«Via di qui!»
«Ron, lascialo stare!» esclamò Hermione arrabbiata.
Ron stava per risponderle a tono quando il professor Lupin si mosse. Lo guardarono preoccupati, ma non fece altro che voltare la testa e continuare a dormire, con la bocca leggermente aperta.
L’Espresso di Hogwarts puntava dritto a nord e il paesaggio fuori dal finestrino diventava sempre più cupo e selvaggio mentre le nuvole nel cielo s’infittivano. Oltre la porta dello scompartimento i ragazzi si rincorrevano avanti e indietro. Grattastinchi si era sistemato su un sedile vuoto, col muso schiacciato rivolto verso Ron e gli occhi gialli fissi sulla tasca interna della sua giacca.
All’una esatta la grassa strega col carrello del cibo si presentò sulla soglia.
«Credete che dovremmo svegliarlo?» chiese Ron indicando con un cenno il professor Lupin. «Non gli farebbe male mangiare qualcosa, mi sembra».
Hermione si avvicinò cauta al professor Lupin.
«Ehm… professore…» disse. «Mi scusi… professore…»
Il mago non si mosse.
«Non preoccuparti, cara» disse la strega porgendo a Harry un vassoio di Calderotti. «Se quando si sveglia ha fame, mi trova nella vettura davanti con il macchinista».
«Ma dorme ?» chiese Ron piano, mentre la strega richiudeva la porta. «Voglio dire, non è morto, vero?»
«No, no, respira» sussurrò Hermione, prendendo il biscotto che Harry le offriva.
Forse non era un tipo di gran compagnia, ma la presenza del professor Lupin nello scompartimento si rivelò utile. A metà pomeriggio, proprio mentre la pioggia cominciava a cadere confondendo i profili delle colline che scorrevano oltre il finestrino, risuonarono dei passi nel corridoio, e sulla soglia comparvero le tre persone meno gradite a Harry e ai suoi amici: Draco Malfoy, accompagnato dai suoi scherani, Vincent Tiger e Gregory Goyle.
Draco Malfoy e Harry erano nemici sin dal momento in cui si erano incontrati durante il primo viaggio verso Hogwarts. Malfoy, che aveva un viso pallido, appuntito e beffardo, era nella Casa dei Serpeverde; giocava da Cercatore nella squadra di Quidditch del Serpeverde, lo stesso ruolo di Harry nel Grifondoro. Tiger e Goyle sembravano essere al mondo solo per eseguire gli ordini di Malfoy. Erano entrambi grossi e muscolosi; Tiger era più alto, con un taglio di capelli a scodella e il collo taurino, Goyle aveva ispidi capelli corti e lunghe braccia scimmiesche.
«Bene bene, ma guarda chi c’è» disse Malfoy con il suo solito tono mellifluo, aprendo la porta dello scompartimento. «Potterino e Lenticchia».
Tiger e Goyle ridacchiarono come due troll.
«Ho sentito dire che finalmente tuo padre ha messo le mani su un po’ di soldi, Weasley» disse Malfoy. «Tua madre ci è rimasta secca dalla meraviglia?»
Ron si alzò così in fretta che rovesciò a terra il cestino di Grattastinchi. Il professor Lupin grugnì nel sonno.
«E quello chi è?» disse Malfoy, facendo istintivamente un passo indietro alla vista di Lupin.
«Un nuovo insegnante» disse Harry, che si era alzato a sua volta per trattenere Ron. «Che cosa stavi dicendo, Malfoy?»
Gli occhi pallidi di Malfoy diventarono due fessure: non era così sciocco da attaccare briga sotto gli occhi di un insegnante.
«Andiamo» disse a Tiger e Goyle in tono risentito, e il terzetto spari.
Harry e Ron si risedettero. Ron si massaggiò le nocche.
«Non ho intenzione di farmi insultare da Malfoy quest’anno» disse rabbioso. «Nessuna intenzione. Se fa un’altra battuta sulla mia famiglia, gli prendo la testa e…»
Ron fece un gesto violento a mezz’aria.
«Ron» sibilò Hermione, indicando il professor Lupin, « attento… »
Ma il professor Lupin era ancora profondamente addormentato.
La pioggia s’infittì mentre il treno filava verso nord; i finestrini ora erano di un grigio compatto e luccicante, che s’incupì gradualmente finché le luci non si accesero lungo i corridoi e sopra le reticelle. Il treno sferragliava, la pioggia tamburellava, il vento ululava, ma il professor Lupin continuò a dormire.
«Dovremmo esserci ormai» disse Ron, sporgendosi per guardare, oltre il professor Lupin, il finestrino ormai completamente nero.
In quel momento il treno prese a rallentare.
«Magnifico» disse Ron alzandosi e scavalcando con cautela l’insegnante addormentato per cercare di vedere fuori. «Ho una fame da lupi. Voglio andare al banchetto…»
«Non è possibile che ci siamo già» disse Hermione guardando l’orologio.
«E allora perché ci fermiamo?»
Il treno perdeva velocità. Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la pioggia urlavano ancora più forte oltre i vetri.
Harry, che era il più vicino alla porta, si alzò e dette un’occhiata in corridoio. In tutto il vagone teste curiose spuntavano dagli scompartimenti.
Il treno si arrestò con uno scossone e una serie di tonfi lontani annunciò loro che i bagagli erano caduti dalle reticelle. Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci si spensero e cadde la più completa oscurità.
«Che cosa succede?» La voce di Ron risuonò alle spalle di Harry.
«Ahia!» strillò Hermione. «Ron, quello era il mio piede!»
Harry cercò il suo sedile a tentoni.
«Credete che ci sia un guasto?»
«Non so…»
Si udì un rumore stridente, e Harry vide la scura sagoma di Ron che puliva un pezzetto di finestrino e cercava di guardare fuori.
«C’è qualcosa che si muove laggiù» disse Ron. «Credo che qualcuno stia salendo…»
La porta dello scompartimento si aprì all’improvviso e qualcuno inciampò nelle gambe di Harry.
«Scusa… sapete che cosa succede? Ahia… scusate…»
«Ciao, Neville» disse Harry, tendendo le mani nel buio fino ad afferrare Neville per il mantello.
«Harry? Sei tu? Che cosa succede?»
«Non lo so… siediti…»
Ci fu un sibilo acuto e un gemito di dolore. Neville aveva cercato di sedersi su Grattastinchi.
«Vado a chiedere al macchinista che cosa succede» disse Hermione. Harry la sentì passare, udì la porta aprirsi di nuovo, e poi un tonfo e due strilli.
«Chi è là?»
«Chi sei tu ?»
«Ginny?»
«Hermione?»
«Che cosa fai?»
«Stavo cercando Ron…»
«Entra e siediti…»
«Non qui!» disse Harry in fretta. «Qui ci sono io!»
«Ahia!» gemette Neville.
«Silenzio!» disse all’improvviso una voce roca.
A quanto pareva il professor Lupin si era finalmente svegliato. Harry lo sentì muoversi nel suo angolo. Nessuno parlò.
Si udì un basso crepitio e una luce tremolante riempi lo scompartimento. Il professor Lupin teneva in mano una manciata di fiammelle. Gli illuminavano il viso grigio e stanco, ma gli occhi erano attenti e guardinghi.
«Restate dove siete» disse con la stessa voce roca, e si alzò lentamente tenendo davanti a sé la manciata di fiammelle.
Ma la porta si aprì piano piano prima che Lupin potesse raggiungerla.
In piedi sulla soglia, illuminata dalle fiammelle danzanti nella mano di Lupin, c’era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio. Gli occhi di Harry sfrecciarono in basso, e quello che vide gli diede una stretta allo stomaco. Una mano spuntava dal mantello, ed era scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come una cosa morta rimasta troppo a lungo nell’acqua…
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