Harry rimase disteso ad ascoltare le grida soffocate nella camera accanto e a chiedersi perché si sentisse così poco spaventato. Sirius Black aveva ucciso tredici persone con un solo incantesimo; i Weasley erano convinti che Harry sarebbe stato preso dal panico se avesse saputo la verità. Ma Harry era d’accordo con la signora Weasley, il posto più sicuro del mondo era quello dove si trovava Albus Silente; non dicevano tutti che Silente era l’unica persona di cui Voldemort avesse mai avuto paura? Di sicuro Black, il braccio destro di Voldemort, lo temeva allo stesso modo.
E poi c’erano le guardie di Azkaban, di cui tutti parlavano. Pareva potessero far impazzire la gente di paura, e se si piazzavano attorno alla scuola, le probabilità che Black riuscisse a entrare sembravano molto remote.
No, tutto sommato la cosa che più turbava Harry era che la possibilità di andare a Hogsmeade era ormai ridotta a zero. Nessuno gli avrebbe permesso di allontanarsi dal castello, l’unico posto sicuro finché Black non fosse stato catturato; in effetti, Harry sospettava che ogni suo movimento sarebbe stato strettamente sorvegliato fino alla fine dell’emergenza.
Fissò imbronciato il soffitto buio. Credevano che non sapesse badare a se stesso? Era sfuggito tre volte a Voldemort, quindi non era proprio una frana…
Non richiesta, l’immagine della bestia nell’ombra di Magnolia Crescent gli attraversò la mente. Che fare quando si prepara il Peggio…
«Nessuno sta per uccidermi» disse Harry ad alta voce.
«È così che si fa, caro» commentò lo specchio, assonnato.
Capitolo 5
Il Dissennatore
La mattina dopo, Tom svegliò Harry, con il suo solito sorriso sdentato e una tazza di tè. Harry si vestì e stava convincendo una riottosa Edvige a tornare dentro la gabbia quando Ron entrò nella sua camera sbattendo la porta, con una felpa infilata a metà e l’aria irritabile.
«Prima saliamo sul treno meglio è» disse. «Almeno a Hogwarts riuscirò a stare alla larga da Percy. Ora mi accusa di aver versato il tè sulla sua foto di Penelope Light. Sai» Ron fece una smorfia, «la sua fidanzata. Si è nascosta sotto la cornice perché ha il naso tutto a macchie…»
«Devo dirti una cosa» esordi Harry, ma furono interrotti da Fred e George che si congratulavano con Ron per aver fatto di nuovo arrabbiare Percy.
Scesero per la colazione. Il signor Weasley leggeva accigliato la prima pagina della Gazzetta del Profeta e la signora Weasley raccontava a Ginny e a Hermione di un Filtro d’Amore che aveva preparato da ragazza. Avevano tutte e tre la ridarella.
«Che cosa stavi dicendo?» chiese Ron a Harry sedendosi a tavola.
«Te lo dico dopo» borbottò Harry vedendo entrare Percy.
Harry non riuscì a parlare con Ron né con Hermione nel caos della partenza: furono troppo occupati a trascinare tutti i loro bauli giù per la stretta scala del Paiolo magico e accatastarli vicino alla porta, con Edvige e Hermes, il gufo di Percy, in cima al tutto nelle loro gabbie. Un cestino di vimini vicino al mucchio di bauli sputacchiava rumorosamente.
«Va tutto bene, Grattastinchi» lo blandì Hermione attraverso i vimini. «Ti farò uscire sul treno».
«Nemmeno per idea» scattò Ron. «E il povero Crosta?»
Indicò il davanti della giacca, dove un grosso rigonfiamento segnalava la presenza di Crosta appallottolato nella tasca interna.
Il signor Weasley, che era uscito ad aspettare le auto del Ministero, infilò dentro la testa.
«Sono arrivate» disse. «Harry, andiamo…»
Il signor Weasley scortò Harry verso la prima delle due auto fuori moda verde scuro, ciascuna delle quali aveva al volante un mago dall’aria furtiva in uniforme di velluto verde smeraldo.
«Sali, Harry» disse il signor Weasley guardando a destra e a sinistra nella strada affollata.
Harry salì e ben presto fu seguito da Hermione, Ron e, con grande disgusto di Ron, Percy.
Il viaggio fino a King’s Cross fu molto tranquillo in confronto alla gita di Harry sul Nottetempo. Le auto del Ministero della Magia sembravano quasi normali, anche se Harry notò che sgusciavano nel traffico come la macchina nuova della ditta di zio Vernon non sarebbe mai riuscita a fare. Raggiunsero King’s Cross con venti minuti di anticipo; gli autisti del Ministero trovarono dei carrelli, scaricarono i bauli, salutarono il signor Weasley sfiorandosi il berretto e ripartirono, riuscendo misteriosamente a scattare in testa a una fila di macchine ferme ai semafori.
Il signor Weasley scortò Harry dentro la stazione.
«Bene» disse guardandosi intorno. «Andiamo due a due, visto che siamo in tanti. Io passo per primo con Harry».
Il signor Weasley puntò verso la barriera che separava i binari nove e dieci, spingendo il carrello di Harry, apparentemente molto interessato all’Intercity 125 che era appena arrivato al binario nove. Con un’occhiata eloquente a Harry, si appoggiò in maniera casuale alla barriera. Harry lo imitò.
Un attimo dopo l’attraversarono ritrovandosi sul binario nove e tre quarti davanti all’Espresso di Hogwarts, un treno a vapore scarlatto, che sbuffava fumo su un binario affollato di streghe e maghi che salutavano i loro figli.
Percy e Ginny apparvero all’improvviso dietro a Harry. Ansimavano, e sembrava che avessero corso.
«Ah, ecco Penelope!» disse Percy, lisciandosi i capelli e diventando tutto rosa. Ginny intercettò lo sguardo di Harry ed entrambi si voltarono per nascondere le risate mentre Percy avanzava verso una ragazza dai lunghi capelli ricci, camminando col petto così in fuori che nessuno avrebbe potuto ignorare il distintivo splendente.
Quando gli altri Weasley e Hermione li ebbero raggiunti, Harry e il signor Weasley aprirono la strada verso la coda del treno, oltre una serie di scompartimenti affollati, fino a una carrozza che sembrava vuota. I ragazzi caricarono i bauli, sistemarono Edvige e Grattastinchi sulla reticella, poi tornarono sulla banchina per salutare i signori Weasley.
La signora Weasley baciò tutti i suoi figli, poi Hermione e alla fine Harry, che fu un po’ imbarazzato ma anche contento quando la mamma di Ron lo strinse in un abbraccio supplementare.
«Farai attenzione, vero, Harry?» gli disse cercando di ricomporsi, con gli occhi stranamente lucidi. Poi aprì la capace borsetta e disse: «Ho preparato i sandwich per tutti… tieni, Ron… no, non è carne secca… Fred? Dov’è Fred? Eccoti qui, caro…»
«Harry» disse piano il signor Weasley, «vieni qui un momento…»
Scivolò dietro una colonna, e Harry lo seguì, lasciando gli altri attorno alla signora Weasley.
«C’è una cosa che devo dirti prima che tu parta…» esordì il signor Weasley con voce tesa.
«Va tutto bene, signor Weasley» disse Harry. «Lo so già».
«Lo sai? Come fai a saperlo?»
«Io… ehm… io vi ho sentiti parlare ieri sera, lei e la signora Weasley. Non ho proprio potuto evitarlo» aggiunse in fretta. «Mi dispiace…»
«Non volevo che lo scoprissi così» disse il signor Weasley ansioso.
«No… davvero, va tutto bene. Così lei non ha tradito la parola data a Caramell e io so come stanno le cose».
«Harry, sarai molto spaventato…»
«No» disse Harry con sincerità. « Davvero » aggiunse, perché il signor Weasley lo guardava incredulo. «Non sto cercando di fare l’eroe, ma insomma, Sirius Black non può essere peggio di Voldemort, vero?»
Il signor Weasley si ritrasse sentendo pronunciare quel nome, ma non fece i soliti commenti.
«Harry, sapevo che sei di una tempra più forte di quanto non creda Caramell, e naturalmente sono felice che tu non abbia paura, ma…»
«Arthur!» gridò la signora Weasley, intenta a far salire gli altri sul treno, «Arthur, che cosa fai? È ora!»
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу