La porta della Sala Grande era aperta sulla destra; Harry seguì la folla e la oltrepassò, ma aveva appena dato un’occhiata al soffitto incantato, che quella sera era nero e coperto di nuvole, quando sentì una voce:
«Potter! Granger! Voglio vedervi subito!»
Harry e Hermione si voltarono, sorpresi. La professoressa McGranitt, insegnante di Trasfigurazione e direttrice della Casa di Grifondoro, li stava chiamando al di sopra della folla. Era una strega dall’aria severa con i capelli raccolti in uno stretto chignon; i suoi occhi penetranti erano incorniciati da occhiali rettangolari. Harry si fece largo verso di lei con un vago presentimento: la professoressa McGranitt aveva un certo modo di farlo sentire sempre in colpa.
«Non c’è bisogno di fare quella faccia: voglio solo parlarvi nel mio ufficio» disse loro. «Tu va’ pure avanti, Weasley».
Ron rimase a guardare la professoressa McGranitt che spingeva Harry e Hermione via dalla folla rumorosa; insieme i tre attraversarono la Sala d’Ingresso, salirono le scale e si incamminarono lungo un corridoio.
Giunti nel suo ufficio, una stanzetta con un gran camino acceso, la professoressa McGranitt fece segno a Harry e Hermione di sedersi. Si sedette dietro la scrivania ed esordì senza preamboli:
«Il professor Lupin ha mandato un gufo per avvertire che sei stato male in treno, Potter».
Prima che Harry potesse replicare, qualcuno bussò piano alla porta e Madama Chips, l’infermiera, entrò con aria affaccendata.
Harry si sentì arrossire. Era già abbastanza spiacevole che fosse svenuto, senza che tutti si agitassero tanto.
«Sto bene» disse, «non ho bisogno di niente…»
«Oh, si tratta di te» disse Madama Chips senza battere ciglio e chinandosi su di lui per osservarlo da vicino. «Suppongo che stessi facendo di nuovo qualcosa di pericoloso».
«È stato un Dissennatore, Chips» spiegò la professoressa McGranitt.
Le due donne si scambiarono uno sguardo torvo e Madama Chips fece un verso di disapprovazione.
«Mettere tutti quei Dissennatori attorno alla scuola» mormorò, spingendo indietro i capelli di Harry per sentirgli la fronte. «Non è certo il primo a svenire. Sì, è tutto appiccicoso. Sono terrificanti, davvero, e l’effetto che fanno su persone che sono già di per sé cagionevoli…»
«Io non sono cagionevole!» esclamò Harry imbronciato.
«Ma certo che no» disse Madama Chips distrattamente, mentre gli sentiva il polso.
«Di cosa ha bisogno?» chiese la McGranitt asciutta. «Riposo? È meglio se stanotte dorme in infermeria?»
«Sto bene!» disse Harry balzando in piedi. L’idea di quello che avrebbe detto Draco Malfoy se lui avesse passato la notte in infermeria era una tortura.
«Be’, come minimo dovrebbe mangiare un po’ di cioccolato» disse Madama Chips, scrutando Harry negli occhi.
«Ne ho già mangiato un po’» disse Hafry. «Me l’ha dato il professor Lupin. L’ha dato a tutti».
«Davvero?» disse Madama Chips in tono d’approvazione. «Vuol dire che finalmente abbiamo un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che conosce il suo mestiere?»
«Sei sicuro di stare bene, Potter?» chiese la McGranitt brusca.
«Sì» rispose Harry.
«Molto bene. Per favore aspetta qui fuori mentre scambio due parole con la signorina Granger sui suoi orari, poi andremo insieme al banchetto».
Harry tornò in corridoio con Madama Chips, che si avviò verso l’infermeria parlottando tra sé. Dovette aspettare solo qualche minuto, e poi Hermione uscì con l’aria molto soddisfatta, seguita dalla professoressa McGranitt, e il terzetto ridiscese le scale fino alla Sala Grande.
Era un mare di cappelli neri a punta; ognuna delle tavolate era affollata di studenti, i visi illuminati dalle fiammelle di migliaia di candele che galleggiavano a mezz’aria sui tavoli. Il professor Vitious, un piccolo mago con un gran ciuffo di capelli bianchi, stava portando via un cappello antico e uno sgabello a tre piedi.
«Oh» disse Hermione piano, «ci siamo persi lo Smistamento!»
I nuovi arrivati a Hogwarts indossavano il Cappello Parlante, che li assegnava strillando alle case a cui erano più adatti (Grifondoro, Corvonero, Tassorosso o Serpeverde). La professoressa McGranitt si avviò verso il suo posto al tavolo degli insegnanti, mentre Harry e Hermione si dirigevano, cercando di non farsi notare, verso il tavolo dei Grifondoro. Tutti si voltarono a guardarli mentre strisciavano lungo il muro della sala, e alcuni indicarono Harry. La storia del suo svenimento davanti al Dissennatore si era diffusa cosi in fretta?
Lui e Hermione si sedettero ai due lati di Ron, che aveva tenuto loro il posto.
«Che cosa è successo?» mormorò a Harry.
Harry cominciò a spiegargli tutto in un sussurro, ma in quel momento il Preside si alzò, e così Harry fu costretto a tacere.
Il professor Silente, benché molto vecchio, comunicava sempre una grande energia. Aveva i capelli e la barba d’argento, piuttosto lunghi, occhialetti a mezzaluna e il naso molto adunco. Spesso era stato definito il più grande mago del suo tempo, ma non era per questo che Harry lo rispettava. Non si poteva fare a meno di avere fiducia in Albus Silente, e mentre Harry lo guardava sorridere agli studenti, si sentì davvero tranquillo per la prima volta da quando il Dissennatore era entrato nello scompartimento del treno.
«Benvenuti!» disse Silente, con la luce delle candele che gli risplendeva nella barba. «Benvenuti a un altro anno a Hogwarts! Devo dirvi solo poche cose, e siccome sono tutte molto serie, credo che sia meglio toglierci il pensiero prima che finiate frastornati dal nostro ottimo banchetto…»
Silente si schiarì la voce e riprese:
«Come ormai tutti saprete dopo la perquisizione dell’Espresso di Hogwarts, la nostra scuola attualmente ospita alcuni dei Dissennatori di Azkaban, che sono qui in missione per conto del Ministero della Magia».
Si interruppe, e Harry ricordò le parole del signor Weasley su quanto Silente non fosse affatto felice che i Dissennatori sorvegliassero la scuola.
«Sono di guardia a tutti gli ingressi» riprese Silente, «e finché rimarranno con noi, voglio che sia chiaro che nessuno deve allontanarsi da scuola senza permesso. I Dissennatori non devono essere presi in giro con trucchi o travestimenti, né tantomeno coi Mantelli dell’Invisibilità» aggiunse in tono neutro, e Harry e Ron si scambiarono un’occhiata. «Non fa parte della natura di un Dissennatore comprendere eventuali scuse o suppliche. Di conseguenza vi metto in guardia tutti quanti: non date loro motivo di farvi del male. Conto sui Prefetti, e sui nuovi Capiscuola, perché facciano in modo che nessuno entri in conflitto con i Dissennatori» disse.
Percy, che era seduto poco distante da Harry, spinse di nuovo il petto in fuori lanciando occhiate autoritarie tutto intorno. Silente tacque di nuovo; fece scorrere uno sguardo molto serio sulla sala, e tutti rimasero immobili, in silenzio.
«Per passare a un argomento più allegro» riprese, «sono lieto di dare il benvenuto a due nuovi insegnanti. Innanzitutto al professor Lupin, che ha gentilmente accettato la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure».
Risuonò qualche applauso sparso e poco entusiasta. Solo i ragazzi che si erano trovati nello scompartimento di Lupin batterono forte le mani, e Harry era uno di loro. Il professor Lupin aveva l’aria particolarmente trasandata accanto agli altri insegnanti, che indossavano i loro abiti migliori.
«Guarda Piton!» sibilò Ron all’orecchio di Harry.
Il professor Piton, l’insegnante di Pozioni, stava guardando il professor Lupin. Tutti sapevano che Piton desiderava moltissimo il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, ma anche Harry, che odiava Piton, rimase stupito nel vedere l’espressione che gli deformava il viso scarno e olivastro. Era più che rabbia: era disgusto allo stato puro. Harry conosceva fin troppo bene quell’espressione: era lo sguardo che Piton gli rivolgeva ogni volta che lo incontrava.
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