Un silenzio carico di tensione segui questa dichiarazione, ma la professoressa Cooman parve non notarlo.
«Tu, cara» disse a Lavanda Brown, che era la più vicina e si ritrasse sulla sua sedia, «ti dispiace passarmi la teiera d’argento, quella grande?»
Lavanda, sollevata, si alzò, prese un’enorme teiera dallo scaffale e la pose sul tavolo davanti alla professoressa Cooman.
«Grazie, cara. Ah, fra l’altro, quella cosa che temi… succederà venerdì sedici ottobre».
Lavanda prese a tremare.
«Ora voglio che formiate delle coppie. Prendete una tazza dallo scaffale, venite da me e io la riempirò, poi sedetevi e bevete; bevete finché non rimangono solo i fondi. Fateli roteare attorno alla tazza per tre volte con la mano sinistra, poi rovesciate la tazza sul piattino, aspettate che il tè rimasto coli via e passate la vostra tazza al compagno per la lettura. Interpreterete i disegni consultando le pagine 5 e 6 di Svelare il Futuro. Io girerò fra di voi e vi darò una mano. Oh, caro» esclamò afferrando per il braccio Neville, che si stava alzando, «dopo che avrai rotto la prima tazza, vorresti essere così gentile da prenderne una di quelle con il disegno blu? Sono piuttosto affezionata a quelle rosa».
Neville, in effetti, non aveva ancora raggiunto lo scaffale quando si udì un tintinnio di ceramica infranta. La professoressa Cooman si avvicinò al ragazzo, gli tese paletta e scopino e disse: «Una di quelle blu, caro, se non ti dispiace… grazie…»
Quando Harry e Ron ebbero riempito le loro tazze, tornarono al tavolo e cercarono di bere in fretta il tè bollente. Fecero roteare i fondi come aveva detto la professoressa Cooman, poi voltarono le tazze e se le scambiarono.
«Bene» disse Ron, mentre aprivano i libri alla pagina 5, «che cosa vedi nella mia?»
«Un mucchietto di roba marrone bagnata» rispose Harry. L’aroma intenso del fumo lo aveva reso sonnolento e intontito.
«Aprite le vostre menti, cari, e lasciate che i vostri occhi vedano al di là del concreto!» disse la professoressa Cooman nella penombra.
Harry cercò di riscuotersi dal torpore.
«Bene, nella tua c’è una specie di croce tutta storta…» disse consultando Svelare il Futuro. «Vuol dire che dovrai affrontare ’prove e sofferenze’, mi dispiace, ma c’è una cosa che potrebbe essere il sole… aspetta… vuol dire ’grande gioia…’ quindi soffrirai ma poi sarai molto felice…»
«Il tuo Occhio Interiore ha bisogno di una bella visita, dammi retta» disse Ron, ed entrambi soffocarono le risate mentre la professoressa Cooman guardava dalla loro parte.
«Ora tocca a me…» Ron scrutò l’interno della tazza di Harry, la fronte aggrottata per lo sforzo. «C’è un grumo che assomiglia a una bombetta» disse. «Forse andrai a lavorare al Ministero della Magia…»
Rigirò la tazza dall’altra parte.
«Però visto da qui assomiglia più a una ghianda… cosa vuol dire?» Studiò il libro. «’Una fortuna inaspettata, oro a sorpresa’. Ottimo, così puoi prestarmene un po’… e qui c’è un’altra cosa» disse rigirando di nuovo la tazza «che sembra un animale… sì, se questa è la testa… sembra un ippopotamo… no, una pecora…»
La professoressa Cooman si avvicinò mentre Harry scoppiava a ridere.
«Fammi vedere, caro» disse a Ron in tono di rimprovero, curvandosi per prendergli la tazza di Harry. Tutti tacquero, in attesa.
La professoressa Cooman guardò dentro la tazza, facendola ruotare in senso antiorario.
«Il falco… caro, tu hai un nemico mortale».
«Ma questo lo sanno tutti » disse Hermione in un sussurro un po’ troppo forte. La professoressa Cooman la fissò.
«Be’, è così» insistette Hermione. «Tutti sanno di Harry e Lei-Sa-Chi».
Harry e Ron la guardarono con un misto di stupore e ammirazione. Non avevano mai sentito Hermione rivolgersi in quel tono a un professore. La professoressa Cooman decise di non ribattere. Abbassò i grandi occhi sulla tazza di Harry e riprese a farla ruotare.
«Il bastone… un agguato. Oh, caro, questa non è una tazza benigna…»
«Credevo che fosse una bombetta» disse Ron imbarazzato.
«Il teschio… pericolo sul tuo cammino, caro…»
Tutti fissavano esterrefatti la professoressa Cooman, che fece roteare la tazza un’ultima volta, trattenne il respiro e infine gettò un grido.
Si udì un altro fragore di ceramica infranta. Neville aveva rotto la sua seconda tazza. La professoressa Cooman sprofondò in una poltrona vuota, con la mano scintillante posata sul cuore e gli occhi chiusi.
«Caro ragazzo… povero caro ragazzo… no… è meglio non dire niente… no… non chiedermi…»
«Che cosa c’è, professoressa?» chiese Dean Thomas all’improvviso. Si erano alzati tutti e lentamente avevano circondato il tavolo di Harry e Ron, avvicinandosi alla professoressa Cooman per guardare nella tazza di Harry.
Gli occhi dell’insegnante si spalancarono in maniera teatrale. «Mio caro» disse, «è il Gramo».
«Il cosa?» chiese Harry.
Non era l’unico a non aver capito. Dean Thoinas alzò le spalle e Lavanda Brown lo guardò perplessa, ma quasi tutti gli altri si portarono le mani alla bocca, orripilati.
«Il Gramo, mio caro, il Gramo!» esclamò la professoressa Cooman, stupita che Harry non avesse capito. «Il cane fantasma gigante che infesta i cimiteri! Caro ragazzo, è un presagio… il peggior presagio di morte !»
Harry sentì una stretta allo stomaco. Quel cane sulla copertina di Presagi di Morte al Ghirigoro, il cane nella penombra in Magnolia Crescent… anche Lavanda Brown si portò le mani alla bocca. Tutti fissavano Harry: tutti tranne Hermione, che si era alzata ed era alle spalle dell’insegnante.
«Non mi sembra che assomigli a un Gramo» disse con voce piatta.
La professoressa Cooman fissò Hermione con crescente antipatia. «Mi perdonerai se te lo dico, cara, ma sento pochissima Aura attorno a te. Pochissima sensibilità agli echi del futuro».
Seamus Finnigan inclinò la testa da una parte all’altra.
«Sembra un Gramo se lo guardi così» disse strizzando gli occhi fin quasi a chiuderli, «ma visto da qui sembra più un asino» disse piegandosi a sinistra.
«Avete finito di decidere se devo morire o no?» disse Harry cogliendo tutti, anche se stesso, di sorpresa. Ora nessuno sembrava aver voglia di guardarlo.
«Credo che per oggi ci fermeremo qui» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata. «Sì… vi prego di portar via le vostre cose…»
In silenzio, i ragazzi riportarono le tazze all’insegnante, presero i libri e li riposero nelle borse. Perfino Ron evitava lo sguardo di Harry.
«Buona fortuna a tutti» disse la professoressa Cooman con un filo di voce, «fino al prossimo incontro. Oh, e tu, caro» disse rivolta a Neville, «la prossima volta arriverai in ritardo, quindi ricordati che dovrai lavorare di più per metterti in pari».
Harry, Ron e Hermione scesero la scaletta e la scala a chiocciola in silenzio, poi si diressero alla lezione di Trasfigurazione della professoressa McGranitt. Ci misero tanto a trovare la sua classe che, per quanto fossero usciti in anticipo da Divinazione, arrivarono appena in tempo.
Harry prese posto in fondo all’aula, ma era come se si fosse seduto nell’occhio di un riflettore: tutti gli altri continuavano a rivolgergli occhiate furtive, come se dovesse cadere morto da un momento all’altro. Sentì a stento quello che la professoressa diceva degli Animagi (maghi che potevano trasformarsi a loro piacere in animali) e non la vide nemmeno trasformarsi davanti a loro in un gatto tigrato con i segni degli occhiali attorno agli occhi.
«Ma insomma, che cos’avete oggi?» domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. «Non che sia importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso».
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