J. Rowling - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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Tutti si voltarono di nuovo verso Harry, ma nessuno parlò. Poi Hermione alzò la mano.

«Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e…»

«Ah, certo» esclamò la professoressa McGranitt accigliata. «Non c’è bisogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest’anno?»

Tutti la fissarono.

«Io» disse Harry alla fine.

«Capisco» commentò la professoressa McGranitt guardando Harry con i suoi occhi piccoli e lucenti. «Allora è bene che tu sappia, Potter, che Sibilla Cooman ha predetto la morte di uno studente all’anno da quando è arrivata in questa scuola. Nessuno è ancora morto. Vedere presagi di morte dappertutto è il suo modo preferito di dare il benvenuto a una nuova classe. Se non fosse che non ho l’abitudine di parlar male dei miei colleghi…»

La professoressa McGranitt s’interruppe, e tutti notarono che aveva le narici bianche e dilatate. Poi riprese, più tranquilla:

«La Divinazione è uno dei settori più imprecisi della magia. Non vi nasconderò che faccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman…»

Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico: «A me sembri in perfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli».

Hermione rise. Harry si sentì un po’ meglio. Era più difficile aver paura di un mucchietto di foglie di tè lontano dalla debole luce rossa e dal profumo troppo intenso dell’aula della professoressa Cooman. Non tutti erano convinti, comunque. Ron aveva ancora l’aria preoccupata, e Lavanda sussurrò: «Ma allora, la tazza di Neville?»

Quando la lezione di Trasfigurazione fu terminata, si unirono tutti alla folla che si dirigeva rumorosamente verso la Sala Grande per il pranzo.

«Allegro, Ron» disse Hermione spingendo verso di lui un piatto di stufato. «Hai sentito che cos’ha detto la professoressa McGranitt».

Ron si servì e prese la forchetta, ma non cominciò a mangiare.

«Harry» chiese con voce bassa e seria, «tu non hai visto un grosso cane nero da nessuna parte, vero?»

«Sì che l’ho visto» rispose Harry. «Ne ho visto uno la notte che sono scappato dai Dursley».

Ron mollò la forchetta, che cadde con un tintinnio.

«Probabilmente era un randagio» disse Hermione tranquillamente.

Ron guardò Hermione come se fosse impazzita.

«Hermione, se Harry ha visto un Gramo, è… è una cosa brutta» disse. «Mio… mio zio Bilius ne ha visto uno… ed è morto ventiquattr’ore dopo!»

«Una coincidenza» disse Hermione in tono leggero, versandosi del succo di pompelmo.

«Non sai che cosa dici!» esclamò Ron, che stava cominciando ad arrabbiarsi. «I Grami ghiacciano il sangue di mago nelle vene!»

«Ecco, appunto» disse Hermione in tono di superiorità. «Vedono il Gramo e muoiono di paura. Il Gramo non è un presagio, è la causa della loro morte! E Harry è ancora con noi perché non è così stupido da vederne uno e pensare va bene, meglio che adesso tiri le cuoia!»

Ron rimase senza parole davanti a Hermione, che prese la borsa, estrasse il libro nuovo di Aritmanzia e lo aprì appoggiandolo contro la caraffa di succo.

«Credo che Divinazione sia una materia piuttosto confusa» disse, cercando la pagina giusta. «Più che altro si indovina, se vuoi saperlo».

«Non c’era niente di confuso nel Gramo dentro quella tazza!» esclamò Ron infuriato.

«Non sembravi così sicuro di te quando hai detto a Harry che era una pecora» disse Hermione gelida.

«La professoressa Cooman ha detto che non hai l’Aura giusta! È solo che non ti va giù di non essere brava in qualcosa, una volta tanto!»

Aveva toccato un nervo scoperto. Hermione sbatté il libro di Aritmanzia così bruscamente che pezzetti di carne e carote volarono dappertutto.

«Se essere bravi in Divinazione vuol dire che devo far finta di vedere presagi di morte in un mucchietto di foglie di tè, non sono sicura che continuerò a studiarla! Quella lezione è stata davvero tremenda rispetto ad Aritmanzia!»

Si alzò di scatto, afferrò la borsa e se ne andò.

Ron la guardò accigliato.

«Ma che cosa dice?» chiese a Harry. «Non ci è ancora andata, a lezione di Aritmanzia».

Harry fu lieto di uscire dal castello dopo pranzo. La pioggia del giorno prima era sparita; il cielo era grigio pallido e l’erba umida ed elastica sotto i piedi mentre si avviavano alla prima lezione di Cura delle Creature Magiche.

Ron e Hermione non si parlavano. Harry marciò accanto a loro in silenzio mentre attraversavano i prati scendendo verso la capanna di Hagrid, al limitare della foresta proibita. Fu solo quando riconobbe tre schiene fin troppo familiari che si rese conto che avrebbero dovuto seguire la lezione con i Serpeverde. Malfoy stava parlando animatamente con Tiger e Goyle, che ridacchiavano. Harry era sicuro di sapere di cosa stavano parlando.

Hagrid aspettava gli allievi sulla soglia della sua capanna. Era in piedi, imbacuccato nel cappotto di talpa, con Thor il cane da caccia accanto a sé, e sembrava impaziente di cominciare.

«Forza, avanti, muovetevi!» disse mentre i ragazzi si avvicinavano. «Oggi ho una cosa specialissima per voi! Una gran lezione! Ci siete tutti? Bene, allora seguite me!»

Per un terribile istante, Harry temette che Hagrid li stesse per condurre nella foresta, dove aveva vissuto tanti brutti momenti da bastargli per tutta la vita. Invece Hagrid si limitò a costeggiare gli alberi esterni, e cinque minuti più tardi si arrestarono accanto a un recinto. Dentro non c’era niente.

«Tutti attorno alla staccionata, qui!» gridò Hagrid. «Ecco… mettetevi così che vedete bene… adesso per prima cosa aprite i libri…»

«Come?» disse la voce fredda e strascicata di Draco Malfoy.

«Eh?» disse Hagrid.

«Come facciamo ad aprire i libri?» ripeté Malfoy. Prese la sua copia del Libro Mostro dei Mostri, che aveva chiuso con uno spago. Anche gli altri estrassero i loro. Alcuni, come Harry, avevano chiuso i libri con una cintura; altri li avevano infilati in borse strettissime o avevano fissato le pagine con un mucchio di graffette.

«Nes… nessuno di voi è riuscito ad aprire il suo libro?» chiese Hagrid disorientato.

Tutti scossero la testa.

«Dovete accarezzarlo » spiegò Hagrid, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Guardate…»

Prese la copia di Hermione e strappò via il Magiscotch che la teneva chiusa. Il libro cercò di morderlo, ma Hagrid fece scorrere il gigantesco indice lungo il dorso e il libro rabbrividì, poi si aprì e rimase immobile nella sua mano.

«Oh, che sciocchi!» sibilò Malfoy. «Dovevamo accarezzarli ! Perché non l’abbiamo capito subito?»

«Be’… sono divertenti, no?» disse Hagrid a Hermione in tono incerto.

«Oh, terribilmente divertenti!» esclamò Malfoy. «Davvero spiritoso, assegnarci un libro che cerca di mangiarti le mani!»

«Taci, Malfoy» disse Harry piano. Hagrid sembrava umiliato e Harry desiderava che la sua prima lezione fosse un successo.

«Va bene» riprese Hagrid, un po’ smarrito, «allora… avete tutti il libro… e… e… adesso vi servono delle Creature Magiche. Sì. Io vado e le prendo. Voi state qui…»

Si allontanò da loro e si addentrò nella foresta.

«Mio Dio, questo posto è caduto davvero in basso» disse Malfoy ad alta voce. «Quell’idiota che fa l’insegnante. A mio padre prenderà un colpo quando glielo dirò…»

«Taci, Malfoy» ripeté Harry.

«Attento, Potter, c’è un Dissennatore dietro di te…»

«Oooooh!» strillò Lavanda Brown, indicando il lato opposto del recinto.

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