Litigarono per tutto il percorso fino alla sala comune, ma Harry non li ascoltava. Teneva d’occhio la Mappa del Malandrino, però pensava anche a Cho quando aveva detto che lui la rendeva nervosa.
CAPITOLO 19
IL SERPENTE E IL LEONE
Nelle due settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più, e a ogni sua lezione, invece di leggere il libro di Wilbert Slinkhard, si abbandonava ad appaganti ricordi delle ultime riunioni: Neville era riuscito a disarmare Hermione, Colin Canon aveva imparato a padroneggiare l’Incantesimo di Ostacolo dopo tre incontri di grande impegno, Calì Patil aveva prodotto un Incantesimo Reductor così ben fatto da mandare in polvere il tavolo degli Spioscopi.
Era praticamente impossibile fissare un appuntamento regolare per gli incontri dell’ES, per via degli allenamenti di Quidditch di tre squadre diverse, che spesso venivano spostati a causa del maltempo, ma a Harry non dispiaceva. Se qualcuno li avesse tenuti d’occhio, sarebbe stato difficile ricavarne uno schema preciso.
Hermione escogitò ben presto un sistema di comunicazione molto astuto per far sapere la data e l’ora dell’incontro a tutti i membri del gruppo, perché sarebbe parso sospetto se ragazzi di Case diverse si fossero raggruppati troppo spesso nella Sala Grande. Diede a ciascun membro dell’ES un falso galeone (Ron si entusiasmò moltissimo quando vide il cestino, convinto che lei stesse davvero distribuendo oro).
«Vedete le cifre attorno al bordo delle monete?» disse Hermione, mostrandone una alla fine del quarto incontro. La moneta splendeva grossa e gialla alla luce delle torce. «Sui galeoni veri è solo un numero di serie riferito al goblin che li ha coniati. Su questi falsi, invece, il numero cambierà per comunicare l’ora e la data del prossimo incontro. Quando la data cambia, le monete diventeranno calde; ve ne accorgerete se le portate in tasca. Ne prendiamo una ciascuno: ho messo un Incanto Proteus su tutte, così quando Harry decide la nuova data e il numero sulla sua moneta cambia, anche le altre cambieranno».
Un silenzio totale accolse le parole di Hermione. Lei guardò le facce che la fissavano, stupita.
«Be’… credevo che fosse una buona idea» disse incerta. «Cioè, se la Umbridge ci chiede di vuotare le tasche, non c’è niente di sospetto in un galeone, no? Ma certo… se non volete…»
«Tu sai fare un Incanto Proteus?» le chiese Terry Steeval.
«Sì» rispose Hermione.
«Ma… è un livello da M.A.G.O.» osservò lui debolmente.
«Oh» disse Hermione, cercando di apparire modesta. «Be’, sì… Credo di sì».
«E come mai non sei a Corvonero?» chiese lui, guardandola con qualcosa di simile alla venerazione. «Con un cervello come il tuo?»
«Be’, il Cappello Parlante ha preso seriamente in considerazione l’idea di mandarmi a Corvonero» disse Hermione allegramente, «ma alla fine ha deciso per Grifondoro. Questo significa che useremo i galeoni?»
Ci fu un mormorio di assenso e tutti si fecero avanti per prenderne uno dal cestino. Harry lanciò a Hermione un’occhiata di traverso.
«Sai che cosa mi ricorda?»
«No, che cosa?»
«Le cicatrici dei Mangiamorte. Voldemort ne tocca una, e tutte le cicatrici bruciano, così gli altri sanno che devono andare da lui».
«Ecco… sì» ammise piano Hermione, «l’idea l’ho presa da lì… ma noterai che ho deciso di incidere la data su pezzi di metallo invece che sulla pelle dei nostri associati».
«Già… preferisco il tuo stile» rispose Harry con un sorriso, facendosi scivolare il galeone in tasca. «Immagino che l’unico rischio sia che questo puoi spenderlo per sbaglio».
«Non c’è pericolo» disse Ron, che stava esaminando la sua moneta falsa con aria un po’ lugubre, «io non ho galeoni veri con cui confonderlo».
All’avvicinarsi della prima partita di Quidditch della stagione, Grifondoro contro Serpeverde, le riunioni dell’ES furono sospese perché Angelina pretese allenamenti quasi quotidiani. Il fatto che la Coppa di Quidditch non si tenesse da molto tempo aumentava di parecchio l’interesse e l’eccitazione per la partita; per Corvonero e Tassorosso il risultato era importante, perché naturalmente avrebbero incontrato entrambe le squadre nel corso dell’anno; e i Direttori delle Case in campo, malgrado tentassero di esibire un decoroso equilibrio, erano determinati a veder vincere la propria parte. Harry si rese conto di quanto la professoressa McGranitt tenesse a battere Serpeverde quando lei si astenne dall’assegnare compiti la settimana prima dell’incontro.
«Credo che abbiate abbastanza da fare al momento» disse, altera. Nessuno riuscì a credere alle proprie orecchie finché lei non guardò Harry e Ron negli occhi e aggiunse con aria truce: «Mi sono abituata ad avere la coppa nel mio ufficio, ragazzi, e non ho proprio voglia di cederla al professor Piton, perciò usate il tempo libero per allenarvi, intesi?»
Piton non era meno partigiano; aveva prenotato il campo di Quidditch per gli allenamenti di Serpeverde così spesso che Grifondoro aveva difficoltà ad andare a giocare. Faceva anche orecchie da mercante alle varie testimonianze di fatture scagliate dai Serpeverde sui giocatori di Grifondoro nei corridoi. Quando Alicia Spinnet si presentò in infermeria con le sopracciglia così folte che le oscuravano la vista e le finivano in bocca, Piton sostenne che doveva aver tentato un Incantesimo Parruccone su se stessa e rifiutò di ascoltare i quattordici testimoni oculari che dichiaravano di aver visto il Portiere di Serpeverde, Miles Bletchley, colpirla alle spalle con un incantesimo mentre studiava in biblioteca.
Harry era ottimista sulle possibilità di Grifondoro; dopotutto non erano mai stati battuti dalla squadra di Malfoy. Bisognava ammettere che le prestazioni di Ron non erano all’altezza di quelle di Baston, ma si stava impegnando davvero molto. Il suo punto debole era la tendenza a perdere fiducia quando commetteva un errore; se lasciava passare un tiro si agitava e aumentavano le possibilità che sbagliasse di nuovo. D’altra parte, Harry aveva visto Ron fare alcune parate davvero spettacolari quando era in forma; durante un allenamento memorabile si era appeso con una sola mano alla scopa e aveva calciato via la Pluffa dalla porta così forte che quella aveva attraversato il campo ed era finita nella porta avversaria. L’intera squadra dichiarò che era una parata degna di quella di Barry Ryan, il Portiere della Nazionale Irlandese, contro il miglior Cacciatore della Polonia, Ladislaw Zamojski. Persino Fred aveva detto che Ron poteva ancora rendere fieri lui e George, e che stavano prendendo in seria considerazione l’ipotesi di ammettere di essere suoi parenti, cosa che, gli assicurò Fred, cercavano di negare da quattro anni.
L’unica preoccupazione reale di Harry era che le tattiche della squadra di Serpeverde per far perdere le staffe a Ron ancor prima di entrare in campo funzionavano benissimo. Harry sopportava i loro commenti velenosi da oltre quattro anni, perciò i bisbigli del tipo «Ehi, Potty, ho sentito che Warrington ha giurato di buttarti giù dalla scopa, sabato» non gli facevano neanche il solletico, invece di gelargli il sangue. «Warrington? Con la mira che ha, mi preoccuperei di più se puntasse qualcuno accanto a me» ribatteva, facendo ridere Ron e Hermione e cancellando il sorrisetto dalla faccia di Pansy Parkinson.
Ma Ron non aveva mai affrontato un’implacabile campagna di insulti, beffe e intimidazioni. Quando quelli di Serpeverde, alcuni dei quali avevano diciassette anni ed erano parecchio più grossi di lui, gli mormoravano nei corridoi «Prenotato il letto in infermeria, Weasley?» lui non rideva, ma assumeva una delicata tonalità di verde. Quando Draco Malfoy imitava Ron che si lasciava sfuggire la Pluffa (e lo faceva ogni volta che si incontravano), le orecchie di Ron avvampavano e le mani gli tremavano così forte che lasciava cadere qualunque cosa avesse in mano in quel momento.
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу