«Bene» le disse Harry a bassa voce, «perché abbiamo trovato un posto dove tenere il primo incontro del gruppo di Difesa. Stasera alle otto al settimo piano, davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll. Puoi dirlo a Katie e Alicia?»
Angelina parve un po’ spiazzata, ma promise di riferirlo alle altre. Harry tornò a occuparsi con gusto delle salsicce e del purè di patate. Quando alzò la testa per prendere un bicchiere di succo di zucca, vide che Hermione lo guardava.
«Che cosa c’è?» chiese a bocca piena.
«No, è che… i piani di Dobby non sono sempre sicuri. Non era per colpa sua che avevi perso tutte le ossa del braccio?»
«Quella stanza non è solo un’idea di Dobby; anche Silente la conosce, me ne ha parlato al Ballo del Ceppo».
L’espressione di Hermione si rasserenò.
«Te ne ha parlato Silente?»
«Solo un accenno» disse Harry scrollando le spalle.
«Ah, allora va bene» tagliò corto lei, e non sollevò altre obiezioni.
Insieme a Ron avevano passato la maggior parte del giorno a rintracciare i firmatari dell’elenco per comunicare loro il luogo dell’appuntamento. Con un certo disappunto di Harry, fu Ginny a trovare per prima Cho Chang e la sua amica; comunque, alla fine della cena Harry era sicuro che l’informazione fosse stata trasmessa a tutte le venticinque persone che si erano presentate alla Testa di Porco.
Alle sette e mezza, Harry (che aveva in mano una certa vecchia pergamena), Ron e Hermione lasciarono la sala comune di Grifondoro. Agli allievi del quinto anno era permesso restare nei corridoi fino alle nove, ma i tre continuarono a guardarsi nervosamente intorno per tutta la strada fino al settimo piano.
«Reggetela» disse Harry srotolando la pergamena quando furono in cima all’ultima rampa di scale. La toccò con la bacchetta e mormorò: « Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ».
Sulla superficie bianca della pergamena apparve una mappa di Hogwarts. Piccoli punti neri mobili, ciascuno etichettato con un nome, indicavano la posizione di diverse persone.
«Gazza è al secondo piano» disse Harry, avvicinando la mappa agli occhi, «e Mrs Purr al quarto».
«E la Umbridge?» chiese Hermione, preoccupata.
«Nel suo ufficio» rispose Harry, indicando un puntino. «Bene, andiamo».
Si avviarono di fretta lungo il corridoio verso il luogo descritto da Dobby, una striscia di parete libera di fronte a un enorme arazzo che raffigurava lo sciocco tentativo di Barnaba il Babbeo di insegnare la danza classica ai troll.
«Bene» bisbigliò Harry, mentre un troll mangiato dalle tarme smetteva di bastonare senza pietà l’aspirante maestro di ballo per guardarli. «Dobby ha detto di passare davanti a questa parete tre volte, concentrandoci su quello che ci serve».
E così fecero, facendo bruscamente dietrofront alla fine della parete vuota, e poi all’altro capo, accanto a un vaso grande come una persona. Ron aveva gli occhi ridotti a fessure per la concentrazione; Hermione bisbigliava tra i denti; Harry guardava fisso davanti a sé, a pugni stretti.
Abbiamo bisogno di un posto dove imparare a combattere… pensava. Dacci un posto per allenarci… dove non ci possano trovare…
«Harry!» esclamò Hermione, voltandosi dopo il terzo passaggio.
Una porta lucidissima era apparsa nella parete. Ron la guardò con una certa diffidenza. Harry tese la mano, afferrò la maniglia di ottone, aprì il battente e li precedette in una stanza spaziosa, illuminata dalle stesse torce tremolanti che rischiaravano le aule sotterranee, otto piani più sotto.
Le pareti erano occupate da librerie di legno e al posto delle sedie c’erano grandi cuscini di seta. In fondo alla stanza, una scaffalatura ospitava una serie di strumenti come Spioscopi, Sensori Segreti e un grande Avversaspecchio scheggiato che Harry era sicuro di aver visto l’anno prima appeso nell’ufficio del falso Moody.
«Questi ci serviranno quando faremo lo Schiantesimo» disse entusiasta Ron, dando un colpetto col piede a un cuscino.
«E guardate questi libri!» esclamò Hermione eccitata, facendo scorrere un dito lungo i dorsi di grossi tomi rilegati in pelle. « Compendio degli Anatemi più Comuni e Relative Contro-Azioni… Come Gabbare le Arti Oscure… Difendersi con gli Incantesimi… accidenti…» si voltò raggiante a guardare Harry, che capì come la presenza di centinaia di libri avesse finalmente convinto Hermione che stavano facendo la cosa giusta. «Harry, è magnifico, c’è tutto quello che ci serve, qui!»
E senza un’altra parola prese dallo scaffale Fatture per Affatturati, sedette su uno dei cuscini e cominciò a leggere.
Ci fu un lieve colpo alla porta. Harry si voltò: Ginny, Neville, Lavanda, Calì e Dean erano arrivati.
«Però!» fece Dean, guardandosi intorno molto colpito. «Che posto è questo?»
Harry cominciò a spiegare, ma prima che potesse finire arrivò altra gente e dovette ricominciare da capo. Alle otto tutti i cuscini erano stati occupati. Harry andò alla porta e diede un giro di chiave; fece un bel rumore forte e tutti tacquero, gli occhi puntali su di lui.
«Bene» cominciò Harry, un po’ nervoso. «Questo è il posto che abbiamo trovato per le lezioni, e… ehm, direi che vi piace».
«È fantastico!» esclamò Cho, seguita da molti mormorii di assenso.
«È bizzarro» disse Fred, aggrottando la fronte. «Una volta ci siamo nascosti da Gazza qui, ti ricordi, George? Ma allora era solo uno stanzino delle scope».
«Ehi, Harry, cos’è questa roba?» domandò Dean dal fondo della stanza, indicando gli Spioscopi e l’Avversaspecchio.
«Detector Oscuri» rispose Harry, facendosi strada fra i cuscini per raggiungerli. «Fondamentalmente rivelano la presenza di Maghi Oscuri e nemici, ma non è il caso di fidarsi troppo, possono essere ingannati…»
Guardò per un istante l’Avversaspecchio scheggiato; al suo interno si muovevano figure indistinte, ma nessuna era riconoscibile. Harry gli voltò le spalle.
«Bene. Ho pensato a quali cose dovremmo fare prima di tutto, e… ehm…» Notò una mano alzata. «Sì, Hermione?»
«Credo che dovremmo eleggere un capo» propose Hermione.
«Harry è il capo» disse subito Cho, guardando Hermione come se fosse matta.
Lo stomaco di Harry fece un’altra capriola all’indietro.
«Sì, ma secondo me è meglio deciderlo con una vera votazione» disse Hermione, imperturbabile. «È più formale e gli conferisce autorità. Allora… chi pensa che Harry debba essere il nostro capo?»
Tutti alzarono la mano, compreso Zacharias Smith, che però lo fece senza entusiasmo.
«Ehm… bene, grazie» mormorò Harry, sentendosi avvampare. «E… sì, Hermione?»
«Credo anche che dovremmo darci un nome» rispose lei allegramente, con la mano ancora alzata. «Aumenterebbe lo spirito di gruppo e l’unità, non credi?»
«Potremmo chiamarci Lega Anti-Umbridge?» propose speranzosa Angelina.
«O il Gruppo Il Ministero della Magia è Deficiente?» suggerì Fred.
«Stavo pensando» disse Hermione, guardando torva Fred, «più a un nome che non lasci capire a tutti che cosa stiamo facendo, così possiamo parlarne senza problemi anche al di fuori delle riunioni».
«Esercitazioni Segrete?» suggerì Cho. «In breve ES, così nessuno capirà di che cosa stiamo parlando?»
«Sì, ES va bene» disse Ginny. «Però facciamo che significa Esercito di Silente, visto che è quello l’incubo peggiore del Ministero, no?»
Ci furono molti mormorii di approvazione e risate.
«Tutti a favore di ES?» chiese Hermione in tono autoritario, mettendosi in ginocchio sul cuscino per contare. «Siamo la maggioranza… mozione approvata!»
Appese al muro la pergamena con le firme e scrisse in alto, a grandi lettere:
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