«Chi ha detto che nessuno di noi fa circolare la notizia?» disse Sirius. «Perché credi che Silente sia così nei guai?»
«Che cosa intendi dire?» chiese Harry.
«Stanno cercando di screditarlo» rispose Lupin. «Non hai letto La Gazzetta del Profeta la settimana scorsa? Hanno scritto che è stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale dei Maghi perché sta invecchiando e perde il controllo, ma non è vero, è stato escluso dai maghi del Ministero dopo che ha tenuto un discorso per annunciare il ritorno di Voldemort. L’hanno retrocesso dalla carica di Stregone Capo del Wizengamot — è l’Alta Corte dei Maghi — e stanno decidendo se levargli anche l’Ordine di Merlino, Prima Classe».
«Ma Silente dice che non gl’importa di quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane» disse Bill con un gran sorriso.
«Non è il caso di ridere» ribatté il signor Weasley secco. «Se continua a sfidare così il Ministero, potrebbe finire ad Azkaban, e questa è l’ultima cosa che vogliamo. Finché Voi-Sapete-Chi sa che Silente è libero e ben consapevole di quello che lui ha in testa, deve andarci cauto. Se Silente è fuori gioco… be’, Voi-Sapete-Chi avrà campo libero».
«Ma se Voldemort sta cercando di reclutare altri Mangiamorte, dovrebbe diffondersi la notizia che è tornato, no?» chiese Harry disperato.
«Voldemort non va a bussare alla porta delle persone, Harry» disse Sirius. «Le inganna, le strega e le ricatta. È abituato ad agire in segreto. In ogni caso, raccogliere seguaci è solo una delle cose che gli interessano. Ha anche altri piani, piani che può mettere in atto senza gran clamore, e al momento si sta concentrando su quelli».
«Che cosa cerca, a parte seguaci?» chiese Harry. Gli parve di vedere Sirius e Lupin scambiarsi il più fugace degli sguardi prima che Sirius rispondesse.
«Cose che può ottenere solo se agisce in segreto».
Visto che Harry rimaneva perplesso, Sirius aggiunse: «Come un’arma. Una cosa che l’ultima volta non aveva».
«Quando era potente?»
«Sì».
«Che genere di arma?» chiese Harry. «Peggiore dell’Avada Kedavra…?»
«Basta così!»
La voce della signora Weasley emerse dall’ombra vicino alla porta. Harry non si era accorto che era tornata dopo aver accompagnato Ginny di sopra. Aveva le braccia incrociate ed era furiosa.
«Adesso vi voglio a letto. Tutti» aggiunse, guardando Fred, George, Ron e Hermione.
«Non puoi costringerci…» cominciò Fred.
«Ascoltatemi bene» sibilò la signora Weasley. Tremava lievemente, guardando Sirius. «Avete dato a Harry un sacco di informazioni. Ditegli qualcos’altro, e tanto vale ammetterlo direttamente nell’Ordine della Fenice».
«Perché no?» domandò Harry in fretta. «Ci sono, voglio esserci, voglio combattere».
«No».
Questa volta non fu la signora Weasley a parlare, ma Lupin.
«L’Ordine è formato solo da maghi maggiorenni» disse. «Maghi che hanno finito la scuola» aggiunse, mentre Fred e George aprivano la bocca. «Farne parte comporta pericoli dei quali non potete avere idea, nessuno di voi… credo che Molly abbia ragione, Sirius. Abbiamo detto abbastanza».
Sirius scrollò le spalle senza ribattere. La signora Weasley fece un cenno imperioso ai suoi figli e a Hermione. Uno per uno si alzarono e Harry, accettando la sconfitta, li imitò.
CAPITOLO 6
LA NOBILE E ANTICHISSIMA CASATA DEI BLACK
La signora Weasley li seguì di sopra con aria cupa.
«Voglio che andiate tutti dritti a letto, niente chiacchiere» disse quando furono sul primo pianerottolo, «domani ci aspetta una giornata intensa. Mi auguro che Ginny si sia addormentata» aggiunse, rivolta a Hermione, «quindi cerca di non svegliarla».
«Addormentata, sì, sicuro» mormorò Fred, dopo che Hermione ebbe augurato loro la buonanotte, mentre salivano al piano di sopra. «Se Ginny non è sveglia ad aspettare che Hermione le racconti tutto, io sono un Vermicolo…»
«Bene. Ron, Harry» disse la signora Weasley sul secondo pianerottolo, facendo loro segno di entrare in camera, «filate a letto».
«’Notte» dissero Harry e Ron ai gemelli.
«Dormite bene» rispose Fred con una strizzatina d’occhio.
La signora Weasley chiuse la porta dietro a Harry con un colpo secco. La stanza sembrava, se possibile, ancora più umida e squallida che al primo sguardo. Il quadro vuoto alla parete respirava lento e profondo, come se il suo invisibile abitante fosse addormentato. Harry si infilò il pigiama, si tolse gli occhiali e salì nel letto gelato mentre Ron gettava dei Biscottini Gufici in cima all’armadio per placare Edvige e Leotordo, che facevano ticchettare le unghie e scuotevano le ali irrequieti.
«Non possiamo lasciarli uscire a caccia tutte le notti» spiegò Ron infilandosi il pigiama marrone. «Silente non vuole troppi gufi che planano nella piazza, sarebbe sospetto. Oh, sì… dimenticavo…»
Andò alla porta e la chiuse col lucchetto.
«Come mai?»
«Kreacher» spiegò Ron spegnendo la luce. «La prima notte che ero qui è entrato alle tre del mattino. Fidati, non è bello svegliarsi e trovarlo che si aggira per la stanza». S’infilò nel letto, si sistemò sotto le coperte, poi si voltò a guardare l’amico nell’oscurità; Harry ne distinse la sagoma alla luce della luna che filtrava attraverso la finestra incrostata. «Comunque… che cosa ne pensi?»
Harry non dovette chiedere a cosa si riferiva.
«Be’, non ci hanno detto niente che non avremmo potuto indovinare, vero?» disse, riflettendo. «Insomma, hanno detto solo che l’Ordine sta cercando di impedire alla gente di unirsi a Vol…»
Ron inspirò bruscamente.
« …demort » proseguì Harry con decisione. «Quand’è che comincerai a usare il suo nome? Sirius e Lupin lo fanno».
Ron ignorò quest’ultimo commento.
«Sì, hai ragione» disse, «sapevamo già quasi tutto grazie alle Orecchie Oblunghe. L’unica novità è stata…»
Crac.
«AHIA!»
«Parla piano, Ron, o la mamma tornerà!»
«Vi siete appena Materializzati sulle mie ginocchia!»
«Sì, be’, al buio è più difficile».
Harry vide i profili sfocati di Fred e George balzare giù dal letto di Ron. Ci fu un cigolio di molle e il materasso di Harry si abbassò di qualche centimetro mentre George si sedeva vicino ai suoi piedi.
«Allora, ci siete già arrivati?» disse George impaziente.
«All’arma di cui ha parlato Sirius?» chiese Harry.
«Che si è lasciato sfuggire, più che altro» precisò Fred soddisfatto; era seduto vicino a Ron. «Di quella non abbiamo sentito parlare con le vecchie Oblunghe, vero?»
«Che cosa credete che sia?» chiese Harry.
«Potrebbe essere qualunque cosa» rispose Fred.
«Ma non può esserci nulla di peggio della Maledizione Avada Kedavra, vero?» disse Ron. «Che cosa è peggio della morte?»
«Forse è qualcosa che può uccidere un sacco di gente in una volta sola» suggerì George.
«Forse è un modo particolarmente doloroso di uccidere la gente» disse Ron terrorizzato.
«Per fare del male ha la Maledizione Cruciatus» osservò Harry, «non ha bisogno di una cosa più efficace di quella».
Ci fu una pausa e Harry capì che gli altri, come lui, stavano rimuginando sugli orrori che quest’arma avrebbe potuto compiere.
«Allora chi credete che ce l’abbia al momento?» chiese George.
«Spero che siano i nostri» rispose Ron, vagamente nervoso.
«Se è così, è probabile che la custodisca Silente» disse Fred.
«Dove?» chiese Ron in fretta. «A Hogwarts?»
«Ci scommetto!» esclamò George. «Era lì che teneva nascosta la Pietra Filosofale».
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