Tre porzioni di torta al rabarbaro con crema pasticcera più tardi, la cintura dei jeans di Harry si rivelò fastidiosamente stretta (il che la diceva lunga, visto che in passato erano appartenuti a Dudley). Mentre posava il cucchiaio ci fu un momento di quiete generale: il signor Weasley, abbandonato contro lo schienale della sedia, sembrava sazio e rilassato; Tonks faceva dei gran sbadigli, col naso tornato normale; e Ginny, che aveva tirato fuori Grattastinchi da sotto la credenza, era seduta per terra a gambe incrociate e lo faceva giocare con dei tappi di Burrobirra.
«È quasi ora di andare a dormire, credo». La signora Weasley sbadigliò.
«Non ancora, Molly» disse Sirius, allontanando il piatto vuoto e voltandosi a guardare Harry. «Sai, sono sorpreso. Ero convinto che appena arrivato qui avresti cominciato a fare domande su Voldemort».
L’atmosfera nella stanza mutò con la rapidità che Harry associava all’arrivo dei Dissennatori. Da sonnolenta e rilassata, adesso era all’erta, perfino tesa. Al nome di Voldemort un brivido era corso attorno al tavolo. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò piano il calice con aria diffidente.
«L’ho fatto!» disse Harry indignato. «Ho chiesto a Ron e Hermione, ma hanno detto che noi non siamo ammessi a far parte dell’Ordine, quindi…»
«E hanno ragione» intervenne la signora Weasley. «Siete troppo giovani».
Sedeva eretta nella sua sedia, i pugni serrati sulle braccia conserte, ogni traccia di sonnolenza sparita.
«Da quando uno deve far parte dell’Ordine della Fenice per fare delle domande?» chiese Sirius. «Harry è rimasto intrappolato in quella casa Babbana per un mese. Ha il diritto di sapere che cosa sta succe…»
«Un momento!» lo interruppe George.
«Perché se Harry fa delle domande a lui rispondete?» chiese Fred rabbioso.
« Noi cerchiamo di estorcervi informazioni da un mese e voi non ci avete detto una sola schifida cosa!» esclamò George.
« Siete troppo giovani, non fate parte dell’Ordine » disse Fred con una vocetta acuta che assomigliava prodigiosamente a quella di sua madre. «Harry non è nemmeno maggiorenne!»
«Non è colpa mia se non vi è stato detto che cosa fa l’Ordine» rispose Sirius calmo, «questa decisione spetta ai vostri genitori. Harry, d’altra parte…»
«Non sta a te decidere che cosa è bene per Harry!» ribatté la signora Weasley in tono secco. L’espressione sul suo viso di solito gentile era minacciosa. «Non hai dimenticato le parole di Silente, suppongo».
«Quali?» chiese Sirius educato, ma con l’aria di chi si prepara a una lite.
«Che non bisogna dire a Harry più di quanto abbia bisogno di sapere » rispose la signora Weasley, sottolineando pesantemente le ultime quattro parole.
Le teste di Ron, Hermione, Fred e George ruotavano da Sirius alla signora Weasley come se stessero seguendo una partita di tennis. Ginny era in ginocchio tra un mucchio di tappi abbandonati di Burrobirra e seguiva la conversazione a bocca aperta. Gli occhi di Lupin erano puntati su Sirius.
«Non intendo dirgli più di quanto abbia bisogno di sapere, Molly» disse Sirius. «Ma visto che è stato lui ad assistere al ritorno di Voldemort» (di nuovo si diffuse un brivido collettivo al suono del nome), «ha diritto più di molti altri…»
«Non è un membro dell’Ordine della Fenice!» lo interruppe la signora Weasley. «Ha solo quindici anni e…»
«E ha fatto esperienze pari a quelle di molti dell’Ordine» replicò Sirius, «e superiori rispetto ad alcuni».
«Nessuno vuole negare quello che ha fatto!» disse la signora Weasley con la voce che saliva e i pugni tremanti sui braccioli della sedia. «Ma è ancora…»
«Non è un bambino!» sbottò Sirius impaziente.
«Non è nemmeno un adulto!» ribatté la signora Weasley, con le gote infuocate. «Non è James, Sirius!»
«Mi è perfettamente chiaro chi è, grazie, Molly» rispose Sirius gelido.
«Non ne sono così certa!» esclamò la signora Weasley. «A volte, a sentire come parli di lui, è come se fossi convinto di riavere il tuo migliore amico!»
«Che cosa c’è di sbagliato?» domandò Harry.
«C’è di sbagliato, Harry, che non sei tuo padre, per quanto tu possa assomigliargli!» disse la signora Weasley, lo sguardo fisso su Sirius. «Vai ancora a scuola e gli adulti che sono responsabili di te non dovrebbero dimenticarlo!»
«Vorresti dire che sono un padrino irresponsabile?» chiese Sirius, alzando la voce.
«Vorrei dire che sei noto per agire d’impulso, Sirius, ed è per questo che Silente continua a ricordarti di restare in casa e…»
«Lasciamo fuori da questa discussione le istruzioni che mi dà Silente, se non ti dispiace!»
«Arthur!» disse la signora Weasley, rivolgendosi con veemenza al marito. «Arthur, dammi una mano!»
Il signor Weasley non rispose subito. Si tolse gli occhiali e li pulì lentamente con la veste, senza guardare la moglie. Solo quando li ebbe risistemati con cura sul naso parlò.
«Silente sa che la situazione è cambiata, Molly. E accetta il fatto che Harry debba essere informato, fino a un certo punto, ora che abita qui al Quartier Generale».
«Sì, ma c’è una differenza tra questo e invitarlo a chiedere tutto quello che vuole!»
«Personalmente» intervenne Lupin piano, distogliendo infine lo sguardo da Sirius mentre la signora Weasley si rivolgeva rapida a lui, nella speranza di riuscire finalmente a trovare un alleato, «credo che sia meglio che Harry venga a sapere i fatti — non tutti i fatti, Molly, ma il quadro generale — da noi, piuttosto che una versione ingarbugliata da… altri».
La sua espressione era pacata, ma Harry capì che almeno Lupin sapeva che alcune Orecchie Oblunghe erano sopravvissute alla bonifica della signora Weasley.
«Be’» disse lei, respirando a fondo e guardandosi intorno in cerca di un sostegno che non veniva, «be’… vedo che siete più forti di me. Dirò solo questo: Silente deve aver avuto le sue ragioni per non volere che Harry sapesse troppo, e parlando come chi ha a cuore tutto l’interesse di Harry…»
«Non è tuo figlio» mormorò Sirius.
«È come se lo fosse» ribatté la signora Weasley con forza. «Chi altri ha?»
«Ha me!»
«Sì» disse la signora Weasley, con il labbro arricciato, «però ti è stato abbastanza difficile prenderti cura di lui mentre eri rinchiuso ad Azkaban, vero?»
Sirius fece per alzarsi.
«Molly, non sei la sola persona a questo tavolo che si preoccupa per Harry» intervenne Lupin asciutto. «Sirius, siediti. ».
Il labbro inferiore della signora Weasley tremava. Sirius si risedette lentamente, pallido.
«Credo che Harry dovrebbe avere il permesso di dire la sua» continuò Lupin, «è abbastanza grande da decidere per se stesso».
«Voglio sapere che cosa sta succedendo» disse Harry subito.
Non guardò la signora Weasley. Averle sentito dire che era come un figlio per lei lo aveva toccato, ma era anche insofferente alle sue coccole. Sirius aveva ragione, non era un bambino.
«Molto bene» disse la signora Weasley con voce spezzata. «Ginny… Ron… Hermione… Fred… George… voglio che usciate da questa cucina, adesso».
Tumulto generale.
«Noi siamo maggiorenni!» urlarono Fred e George in coro.
«Se Harry può sapere, perché io no?» urlò Ron.
«Mamma, io voglio sentire!» gemette Ginny.
«No!» urlò la signora Weasley, alzandosi, gli occhi che brillavano in maniera innaturale. «Vi proibisco assolutamente…»
«Molly, non puoi impedirlo a Fred e George» osservò il signor Weasley stancamente. «Loro sono maggiorenni».
«Vanno ancora a scuola».
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