«Abbassa la voce» le sussurrò Harry, accelerando il passo per tenerle dietro. «Potrebbe esserci qualunque creatura in ascolto…»
«Voglio che ci sentano» replicò lei a voce bassa, mentre la Umbridge arrancava rumorosamente alle loro spalle. «Vedrai…»
Proseguirono per quella che parve un’eternità, finché si trovarono così immersi nella foresta che il folto baldacchino di foglie bloccava completamente la luce. E ancora una volta Harry provò la sensazione di essere osservato da occhi invisibili.
«Quanto manca ancora?» domandò rabbiosa la Umbridge alle sue spalle.
«Non molto!» gridò Hermione, emergendo in una radura umida e buia. «Ormai siamo vicini…»
Una freccia attraversò l’aria sibilando per conficcarsi con un suono sordo e minaccioso in un tronco, sopra la sua testa. Un improvviso scalpitare di zoccoli fece rimbombare l’aria e tremare il terreno; la Umbridge lanciò un grido e spinse Harry davanti a sé come scudo…
Con uno strattone, lui si liberò e si guardò attorno. Erano circondati da una cinquantina di centauri, tutti con l’arco levato e puntato su di loro. Lentamente, i tre indietreggiarono verso il centro della radura. La Umbridge farfugliava cose strane e piagnucolava atterrita. Harry lanciò un’occhiata a Hermione. La vide sorridere trionfante.
«Chi sei?» chiese una voce.
Harry guardò a sinistra. Magorian, il centauro bruno, era uscito dal cerchio e veniva verso di loro, anche lui con l’arco teso. Alla destra di Harry, la Umbridge alzò con mano tremante la bacchetta contro il centauro senza smettere di piagnucolare.
«Ti ho chiesto chi sei, umana» ripeté brusco Magorian.
«Sono Dolores Umbridge!» La voce della Umbridge era acuta, terrorizzata. «Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia, Preside e Inquisitore Supremo di Hogwarts!»
«Sei del Ministero della Magia?» ripeté Magorian, mentre parecchi centauri scalpitavano inquieti.
«Proprio così!» disse la Umbridge con voce ancora più acuta. «Perciò dovete stare molto attenti! Secondo le leggi emanate dall’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, ogni attacco di ibrido a un umano…»
« Come ci hai chiamato?» gridò un centauro nero dall’aspetto selvaggio che Harry riconobbe subito per Cassandro. Si levarono mormorii rabbiosi e molti archi si tesero ancora di più.
«Non li chiami così!» sussurrò furiosa Hermione, ma la Umbridge non le diede ascolto.
Sempre puntando con mano tremante la bacchetta su Magorian, continuò: «La Legge 15B recita chiaramente che ogni attacco di Creature Magiche di presumibile intelligenza quasi umana, perciò considerate responsabili delle proprie azioni… »
«Intelligenza quasi umana?» urlò Magorian, mentre Cassandro e molti altri gridavano e scalpitavano rabbiosi. «Non insultarci, umana! La nostra intelligenza, e di questo siamo grati, è di gran lunga superiore alla vostra!»
«Che cosa ci fate nella nostra foresta?» tuonò il centauro grigio dal viso duro che Harry e Hermione avevano già incontrato nella loro ultima visita. «Perché siete venuti?»
«La vostra foresta?» sbottò la Umbridge, tremando ora non solo di paura ma anche, così pareva, di indignazione. «Vi ricordo che vivete qui solo perché il Ministero della Magia vi ha concesso alcune aree…»
Una freccia le volò così vicino che s’impigliò nei suoi capelli color topo: con un urlo lacerante, la Umbridge si portò di scatto le mani alla testa, e i centauri esplosero in grida di approvazione e risate rauche. Il suono delle loro selvagge risate simile a nitriti echeggiò nella penombra della radura, e la vista degli zoccoli scalpitanti era davvero terribile.
«Allora, umana, di chi è questa foresta?» urlò Cassandro.
«Sudici ibridi!» urlò di rimando la Umbridge, le mani ancora strette attorno alla testa. «Animali! Bestie!»
«Stia zitta!» strillò Hermione, ma troppo tardi: la Umbridge aveva già puntato la bacchetta contro Magorian, gridando: « Incarceramus! »
Improvvisamente, funi simili a grossi serpenti scaturirono dal nulla e si avvolsero attorno al centauro, bloccandogli le braccia: Magorian lanciò un verso rabbioso e s’impennò, tentando di liberarsi, e i suoi compagni si buttarono alla carica.
Harry agguantò Hermione e la scaraventò giù, premendole il viso a terra. Conobbe un momento di puro terrore mentre gli zoccoli rimbombavano attorno a lui, ma i centauri, lanciando urla furiose, li aggirarono o li scavalcarono con un balzo.
«Nooooo!» sentì strillare la Umbridge. «Nooooooo… Sono Sottosegretario Anziano… Non potete… Lasciatemi, bestie… nooooo!»
Harry vide un lampo di luce rossa e capì che lei doveva aver tentato di Schiantarne qualcuno, poi la sentì gridare ancora più forte. Alzando di poco la testa, vide che Cassandro l’aveva presa alle spalle sollevandola di peso, e lei si contorceva urlando atterrita. La bacchetta le sfuggì di mano e cadde; il cuore di Harry fece un balzo: se fosse riuscito a prenderla…
Ma mentre tendeva la mano per afferrarla, uno zoccolo calò sulla bacchetta e la spezzò di netto.
«Ora!» ruggì una voce all’orecchio di Harry, e un attimo dopo un robusto braccio peloso lo afferrò e lo rimise in piedi. Anche Hermione era stata tirata su. Al di sopra dei dorsi e delle teste sussultanti e multicolori dei centauri, Harry vide Cassandro sparire fra gli alberi trascinando con sé la Umbridge, le cui urla risuonarono sempre più attutite e lontane, finché furono sommerse dal tambureggiare degli zoccoli attorno a loro.
«E questi?» chiese il severo centauro grigio che teneva stretta Hermione.
«Sono giovani» disse una lenta voce triste alle spalle di Harry. «Noi non attacchiamo i puledri».
«Sono stati loro a portarla qui, Conan» replicò il centauro che bloccava Harry. «E non sono tanto giovani… questo è quasi un uomo».
Scrollò Harry tenendolo per il colletto.
«Per piacere» disse Hermione senza fiato, «vi prego, non fateci del male, noi non la pensiamo come lei, non lavoriamo per il Ministero della Magia! Siamo venuti qui perché speravamo che ci avreste liberato di lei».
Harry capì all’istante che Hermione aveva appena commesso un errore fatale. Il centauro grigio che la teneva stretta gettò indietro la testa e scalpitò furioso, urlando: «Vedi, Conan? Hanno già tutta l’arroganza della loro specie! Dunque speravi che avremmo fatto il lavoro sporco per voi, giovane umana? Che vi avremmo fatto da servi, scacciando i vostri nemici come cani obbedienti?»
«No!» strillò inorridita Hermione. «Vi prego… non volevo dire questo! Speravo solo che ci… ci aiutaste…»
Di male in peggio.
«Noi non aiutiamo gli umani!» ringhiò il centauro che teneva Harry, impennandosi al punto che i piedi del ragazzo si staccarono per un attimo da terra. «Noi siamo una razza a parte, e fieri di esserlo. Non vi permetteremo di andar via di qui a vantarvi di averci fatto eseguire i vostri ordini!»
«Non diremo mai una cosa del genere!» urlò Harry. «Sappiamo che non l’avete fatto perché lo volevamo noi…»
Ma nessuno gli diede ascolto.
«Sono venuti senza essere invitati!» urlò un centauro barbuto in fondo al branco. «Devono pagare le conseguenze!»
Un coro di approvazione accolse le sue parole e un esemplare dal manto bigio gridò: «Che raggiungano la donna!»
«Avete detto che non avreste attaccato gli innocenti!» urlò Hermione, adesso piangendo sul serio. «Non vi abbiamo fatto niente di male, non vi abbiamo minacciato e non abbiamo usato la bacchetta, vogliamo solo tornare a scuola, vi prego, lasciateci andare…»
«Non siamo tutti come il traditore Fiorenzo, giovane umana!» sbraitò il centauro grigio, suscitando ruggenti nitriti di approvazione. «Forse ci credete graziosi cavalli parlanti? Noi siamo un popolo antico, non sopportiamo le invasioni e gli insulti dei maghi! Non accettiamo le vostre leggi, non riconosciamo la vostra superiorità, noi siamo…»
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