Il cuore di Harry cominciò a battere all’impazzata. Difesa contro la penetrazione esterna? Ma lui non era stato posseduto, su quello erano tutti d’accordo…
«Perché devo studiare Occlu…cosa?» borbottò.
«Perché il Preside ritiene che sia una buona idea» replicò soave Piton. «Riceverai lezioni private una volta alla settimana, ma non dirai a nessuno che cosa stai facendo, meno che mai a Dolores Umbridge. È chiaro?»
«Sì» rispose Harry. «Chi mi insegnerà?»
Piton inarcò un sopracciglio.
«Io» disse.
Harry ebbe l’orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero. Lezioni supplementari con Piton… che cosa aveva fatto per meritare questo? Si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.
«Perché non può farlo Silente?» chiese Sirius, aggressivo. «Perché tu?»
«Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente. «Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno».
Fece per andarsene, con il nero mantello da viaggio che ondeggiava alle sue spalle.
«Aspetta un momento» lo chiamò Sirius, raddrizzandosi sulla sedia.
Piton si voltò a guardarli con lo stesso sorriso di scherno.
«Vado piuttosto di fretta, Black. Al contrario del tuo, il mio tempo libero non è illimitato».
«Arrivo subito al punto, allora» disse Sirius, alzandosi. Era decisamente più alto di Piton che, notò Harry, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all’impugnatura della bacchetta. «Se vengo a sapere che usi queste lezioni di Occlumanzia per rendere la vita difficile a Harry, dovrai risponderne a me».
«Che cosa commovente» sogghignò beffardo Piton. «Ma avrai notato che Potter assomiglia molto a suo padre, vero?»
«Certo» disse Sirius con orgoglio.
«E quindi saprai che è tanto arrogante che le critiche gli rimbalzano addosso» proseguì Piton mellifluo.
Sirius spinse da parte la sedia e fece il giro del tavolo diretto verso Piton, estraendo la bacchetta. Piton fece balenare la sua. Rimasero a squadrarsi, Sirius furente, Piton all’erta, con lo sguardo che saettava dal viso di Sirius alla punta della sua bacchetta.
«Sirius!» esclamò Harry, ma il suo padrino parve non sentire.
«Ti ho avvisato, Mocciosus » ringhiò Sirius, il volto a pochi centimetri da quello di Piton, «non mi interessa se Silente crede che ti sia ravveduto, io la so più lunga…»
«Oh, ma perché non glielo dici?» bisbigliò Piton. «O temi forse che potrebbe non prendere molto sul serio il consiglio di uno che sta nascosto da sei mesi in casa di sua madre?»
«Dimmi, come sta Lucius Malfoy in questi giorni? Sarà contento che il suo cagnolino lavori a Hogwarts, non è così?»
«A proposito di cani» disse dolcemente Piton, «sapevi che Lucius Malfoy ti ha riconosciuto l’ultima volta che hai arrischiato una gita? Idea furba, Black, farti vedere in un bel posto sicuro… ti ha dato una scusa inattacabile per non uscire più dalla tana, vero?»
Sirius levò la bacchetta.
«No!» urlò Harry, e balzò al di là del tavolo frapponendosi tra i due. «Sirius, non farlo!»
«Mi stai dando del codardo?» ruggì Sirius, cercando invano di spostare Harry.
«Be’, sì» disse Piton.
« Harry, stanne — fuori! » scandì Sirius, spingendolo via con la mano libera.
La porta della cucina si aprì e apparve l’intera famiglia Weasley più Hermione, tutti molto felici, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un impermeabile.
«Guarito!» annunciò lieto. «Sono completamente guarito!»
Lui e tutti gli altri rimasero bloccati sulla soglia di fronte alla scena che si presentò, anch’essa sospesa a metà: Sirius e Piton si erano voltati verso la porta, con le bacchette sempre puntate l’una contro l’altra, e Harry era rimasto immobile tra loro, con le braccia aperte nel tentativo di separarli.
«Per la barba di Merlino» disse il signor Weasley, mentre il sorriso gli si spegneva, «che cosa succede qui?»
Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Harry spostò lo sguardo dall’uno all’altro. Entrambi ostentavano un’espressione di puro disprezzo, tuttavia l’ingresso inaspettato di tanti testimoni parve ricondurli alla ragione. Piton ripose la bacchetta e attraversò la cucina, passando davanti ai Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò.
«Lunedì sera alle sei, Potter».
E se ne andò. Sirius restò a guardare la porta con aria cupa, la bacchetta al fianco.
«Che cosa succede?» chiese ancora il signor Weasley.
«Niente, Arthur» rispose Sirius, che respirava affannosamente, come dopo una lunga corsa. «Solo una chiacchierata amichevole tra due vecchi compagni di scuola». Con quello che parve uno sforzo enorme, sorrise. «Allora… sei guarito? È una notizia fantastica».
«Vero?» disse la signora Weasley, accompagnando il marito a una sedia. «Il Guaritore Smethwyck ha fatto la sua magia, alla fine, e ha trovato l’antidoto a qualsiasi cosa ci fosse nelle zanne di quel serpente. Arthur ha imparato la lezione e non farà più pasticci con la medicina dei Babbani, non è così, tesoro? » aggiunse, in tono alquanto minaccioso.
«Sì, Molly, cara» rispose lui, mite.
La cena di quella sera avrebbe dovuto essere un’occasione allegra, con il ritorno del signor Weasley. Harry vide che Sirius si sforzava di renderla tale, eppure, quando non si costringeva a ridere forte alle battute di Fred e George o a offrire cibo, il suo viso tornava cupo e meditabondo. Tra lui e Harry erano seduti Mundungus e Malocchio, che erano passati per fare le congratulazioni al signor Weasley. Harry voleva parlare con Sirius, dirgli che non doveva ascoltare nemmeno una parola di Piton, che lo provocava apposta, e che nessuno di loro credeva che lui fosse un codardo perché obbediva a Silente e restava in Grimmauld Place. Ma non ne ebbe l’opportunità, e guardando l’espressione di Sirius si chiese se avrebbe mai osato sollevare l’argomento. Invece sussurrò a Ron e Hermione che avrebbe preso lezioni di Occlumanzia da Piton.
«Silente vuole che tu la smetta di fare quei sogni su Voldemort» commentò subito Hermione. «Be’, non ti dispiacerà, vero?»
«Altre lezioni con Piton?» disse Ron atterrito. «Io mi terrei gli incubi!»
Dovevano tornare a Hogwarts con il Nottetempo l’indomani, scortati ancora una volta da Tonks e Lupin; erano entrambi in cucina quando Harry, Ron e Hermione scesero, la mattina dopo. Gli adulti sembravano immersi in una conversazione sussurrata; ma non appena Harry aprì la porta, tutti si voltarono e tacquero di colpo.
Dopo una colazione frettolosa, indossarono giacche e sciarpe contro il gelido mattino di gennaio. Harry provava una spiacevole stretta al petto; non voleva salutare Sirius. Aveva un brutto presentimento su questa separazione; non sapeva quando si sarebbero rivisti, e si sentiva in obbligo di dire qualcosa per impedirgli di fare sciocchezze… Harry temeva che l’accusa di codardia di Piton avesse colpito Sirius al punto di fargli progettare qualche viaggio sconsiderato fuori da Grimmauld Place. Prima che riuscisse a pensare a qualcosa da dire, però, Sirius gli fece cenno di avvicinarsi.
«Voglio che tu prenda questo» bisbigliò, e infilò tra le mani di Harry un pacchetto incartato alla meglio, della misura di un libro tascabile.
«Che cos’è?» chiese Harry.
«Un modo per farmi sapere se Piton ti rende la vita difficile. No, non aprirlo qui!» disse Sirius guardando circospetto la signora Weasley, che stava cercando di convincere i gemelli a indossare manopole di maglia. «Dubito che Molly approverebbe… ma voglio che lo usi se hai bisogno di me, intesi?»
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу