«Sei al primo posto alla pari, Harry! Tu e Krum!» disse Charlie Weasley, affrettandosi a raggiungerli mentre tornavano a scuola. «Senti, devo correre, devo mandare un gufo a mamma, le ho giurato di dirle che cosa succedeva — ma è stato incredibile! Oh, si — e devi restare qui ancora qualche minuto… Bagman vuole parlarti nella tenda dei campioni».
Ron disse che lo avrebbe aspettato, così Harry tornò nella tenda, che ora sembrava diversa: amichevole e accogliente. Ripensò a quello che aveva provato mentre schivava lo Spinato, e lo paragonò alla lunga attesa prima di uscire ad affrontarlo… non c’era confronto, l’attesa era stata incommensurabilmente peggiore.
Fleur, Cedric e Krum entrarono insieme.
Un lato del viso di Cedric era coperto da una densa pasta arancione, che presumibilmente stava curando la sua scottatura. Sorrise a Harry quando lo vide. «Bel colpo, Harry».
«Anche il tuo» disse Harry, e gli restituì il sorriso.
«Ben fatto, tutti quanti!» esclamò Ludo Bagman, entrando saltellando nella tenda, soddisfatto come se fosse stato lui a superare un drago. «Ora, solo due parole veloci. Avete una bella pausa lunga prima della seconda prova, che avrà luogo la mattina del 24 febbraio alle nove e mezza — ma nel frattempo vi diamo qualcosa a cui pensare! Se guardate le uova d’oro che tenete in mano, vedrete che si aprono… vedete il segno? Dovete risolvere l’indovinello che c’è nel vostro uovo, perché vi dirà qual è la seconda prova, e vi permetterà di prepararvi! È tutto chiaro? Sicuri? Bene, allora potete andare!»
Harry uscì dalla tenda, raggiunse Ron e insieme camminarono lungo il limitare della Foresta, parlando fitto; Harry voleva sapere nel dettaglio che cos’avevano fatto gli altri campioni. Poi, mentre aggiravano il ciuffo di alberi dietro il quale Harry aveva visto i draghi ruggire per la prima volta, una strega gli si parò davanti all’improvviso.
Era Rita Skeeter. Quel giorno era vestita di verde acido, che s’intonava perfettamente con la Penna Prendiappunti, pronta all’azione.
«Congratulazioni, Harry!» disse con un gran sorriso. «Chissà se hai voglia di dirmi una parolina… Cos’hai provato affrontando il drago? Che cosa ne pensi dei punteggi, secondo te sono giusti?»
«Sì, ho proprio voglia di dirle una parolina» disse Harry con ferocia. « Addio » .
E ripartì con Ron alla volta del castello.
CAPITOLO 21
IL FRONTE DI LIBERAZIONE DEGLI ELFI DOMESTICI
Quella sera Harry, Ron e Hermione salirono alla Guferia a cercare Leo: Harry voleva scrivere a Sirius per dirgli che era riuscito a superare incolume la prova del drago. Lungo le scale, Harry aggiornò Ron su tutto quello che Sirius gli aveva detto di Karkaroff. Sulle prime Ron fu sconvolto dalla notizia che Karkaroff era stato un Mangiamorte, ma quando entrarono nella Guferia decretò che avrebbero dovuto sospettarlo fin dall’inizio.
«Tutto torna, no?» disse. «Ti ricordi quello che aveva detto Malfoy sul treno, che suo padre e Karkaroff erano amici? Ora sappiamo dove si sono conosciuti. Probabilmente giravano insieme incappucciati alla Coppa del Mondo. Però, Harry, se è stato davvero Karkaroff a mettere il tuo nome nel Calice, adesso si sentirà un idiota, no? Non ha funzionato, eh? Ti sei fatto appena un graffio! Vieni qui: faccio io…»
Leo era cosi sovreccitato all’idea di una consegna che continuava a svolazzare attorno alla testa di Harry, ululando ininterrottamente. Ron afferrò il piccolo gufo e lo tenne ben stretto mentre Harry gli fissava la lettera alla zampa.
«Non è assolutamente possibile che le altre prove siano cosi pericolose: come potrebbero?» riprese Ron portando Leo verso la finestra. «La sai una cosa? Scommetto che potresti vincere il Torneo, Harry, dico sul serio».
Harry sapeva che Ron voleva solo farsi perdonare il comportamento delle ultime settimane, ma gli fece piacere lo stesso. Hermione, invece, si appoggiò alla parete della Guferia, incrociò le braccia e guardò torva Ron.
«Harry ha ancora un bel po’ di strada da fare prima della fine del Torneo» disse seria. «Se quella era la prima prova, non oso pensare a quello che si prepara».
«Sempre ottimista, eh?» ribatté Ron beffardo. «Tu e la professoressa Cooman dovreste uscire insieme qualche volta».
Lanciò Leo fuori dalla finestra. Il gufetto precipitò per quattro metri prima di riuscire a rimettersi diritto; la lettera fissata alla sua zampa era molto più lunga e pesante del solito, perché Harry non aveva potuto fare a meno di scrivere la cronaca dettagliata di come aveva schivato, accerchiato e infine giocato l’Ungaro Spinato.
Guardarono Leo sparire nell’oscurità, e poi Ron disse: «Be’, sarà meglio scendere per la tua festa a sorpresa, Harry. Fred e George ormai dovrebbero aver rubato abbastanza cibo dalle cucine».
E quando fecero il loro ingresso nella sala comune di Grifondoro questa esplose di nuovo di urla e applausi. C’erano montagne di torte e brocche di succo di zucca e di Burrobirra dappertutto; Lee Jordan aveva sparato alcuni Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua, e l’aria era pervasa di stelline e scintille; e Dean Thomas, che disegnava benissimo, aveva appeso alcuni stendardi nuovi davvero notevoli, con Harry che sfrecciava attorno alla testa dello Spinato sulla sua Firebolt, anche se, a dir la verità, un paio mostravano Cedric con la testa in fiamme. Harry aveva quasi dimenticato cht cosa si provava ad aver davvero fame, e si sedette con Ron e Hermione. Non riusciva a credere alla sua felicità: aveva di nuovo Ron al suo fianco, aveva superato la prima prova, e non avrebbe dovuto affrontare la seconda prima di tre mesi.
«Accidenti, quanto pesa» disse Lee Jordan, soppesando l’uovo d’oro che Harry aveva posato su un tavolo. «Aprilo, Harry, dai! Vediamo un po’ che cosa c’è dentro!»
«Dovrebbe cercare di risolvere l’indovinello da solo» intervenne prontamente Hermione. «Sono le regole del Torneo…»
«Avrei dovuto arrangiarmi da solo anche per superare il drago» sussurrò Harry, in modo che solo Hermione lo sentisse, e lei gli sorrise con aria colpevole.
«Sì, dai, Harry, aprilo!» ripeterono in parecchi.
Lee passò l’uovo a Harry, che infilò le dita nel solco che correva tutto intorno, e lo divise in due.
Era cavo e completamente vuoto: ma nell’istante in cui Harry lo aprì, un fragore tremendo, un gemito alto e stridulo invase la stanza. La cosa più simile che Harry avesse mai sentito era stato alla Festa di Complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa, dove tutti i componenti dell’Orchestra Fantasma suonavano la Sega Musicale.
«Fallo star zitto!» ululò Fred, le mani premute sulle orecchie. Harry lo richiuse di scatto.
«Che cos’era?» chiese Seamus Finnigan, fissando l’uovo. «Sembrava una Banshee… forse la prossima volta dovrai affrontarne una, Harry!»
«Era qualcuno che stavano torturando!» esclamò Neville, che era impallidito bruscamente rovesciando panini alla salsiccia su tutto il pavimento. «Dovrai vedertela con la Maledizione Cruciatus!»
«Non dire sciocchezze, Neville, è illegale» disse George. «Non userebbero la Maledizione Cruciatus sui campioni. Secondo me assomigliava un po’ a Percy quando canta… forse la tua prova è attaccarlo mentre fa la doccia, Harry».
«Vuoi una crostatina alla marmellata, Hermione?» disse Fred.
Hermione guardò perplessa il vassoio che le porgeva. Fred fece un gran sorriso.
«È tutto a posto» disse. «Non gli ho fatto niente. Ma stai attenta a quelle con la crema…»
Neville, che ne aveva appena addentata una, tossicchiò e la sputò.
Fred scoppiò a ridere. «Era solo uno scherzetto, Neville…»
Hermione prese una crostatina alla marmellata. Poi chiese: «Tutta questa roba l’hai presa nelle cucine, Fred?»
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