Fu peggio di quanto Harry avesse mai potuto immaginare, star lì seduto ad ascoltare. La folla urlò… strillò… trattenne il respiro come una sola entità dotata di molte teste, mentre Cedric s’ingegnava a superare il Grugnocorto Svedese. Krum continuava a fissare a terra. Fleur ripercorreva i passi di Cedric, intorno alla tenda. E la cronaca di Bagman rendeva tutto molto, molto peggiore… immagini terribili si formarono nella mente di Harry mentre sentiva: «Oooh, c’è mancato poco, molto poco»… «Corre dei rischi, questo signore!»… «Bella mossa… peccato che non abbia funzionato!»
E poi, dopo circa quindici minuti, Harry udì il frastuono assordante che poteva significare solo una cosa: Cedric aveva superato il suo drago e afferrato l’uovo d’oro.
«Davvero molto bene!» gridava Bagman, «E ora il punteggio dei giudici!»
Ma non gridò i punti; Harry immaginò che i giudici li tenessero alti e li mostrassero alla folla.
«Fuori uno, tre ancora in gara!» strillò Bagman, mentre il fischietto suonava di nuovo. «Signorina Delacour, prego!»
Fleur tremava da capo a piedi; Harry si senti più bendisposto nei suoi confronti di quanto non fosse stato fino ad allora, mentre lei usciva dalla tenda a testa alta, con la mano che stringeva convulsamente la bacchetta. Lui e Krum rimasero soli, ai lati opposti della tenda, evitando di incrociare gli sguardi.
Tutto ricominciò daccapo… «Oh, non sono sicuro che sia stata una mossa saggia!» udirono Bagman gridare gaiamente. «Oh… quasi! Attenta ora… Santo cielo, credevo che ci fosse riuscita!»
Dieci minuti dopo, Harry sentì la folla esplodere di nuovo in un applauso… anche Fleur doveva avercela fatta. Una pausa, mentre venivano mostrati i punti di Fleur… altri battimani… poi, per la terza volta, il fischio.
«Ed ecco il signor Krum!» strillò Bagman, e Krum usci ciondolando, lasciando Harry solo.
Si sentiva molto più consapevole del solito di possedere un corpo; molto consapevole del suo cuore che batteva forte e delle sue dita che formicolavano di paura… eppure allo stesso tempo gli pareva di essere fuori da se stesso, di vedere le pareti della tenda e di sentire la folla come da una grande distanza…
«Molto audace!» stava urlando Bagman, e Harry udì il Petardo Cinese dare in un orrendo gemito ruggente, mentre la folla tratteneva il respiro come un sol uomo. «Sta dimostrando un bel coraggio… e… sì, ha preso l’uovo!»
Gli applausi incrinarono l’aria invernale tesa come un vetro; Krum aveva finito; a momenti sarebbe toccato a Harry.
Si alzò, notando vagamente che le sue gambe sembravano fatte di zucchero filato. Attese. E poi sentì il fischietto suonare. Usci dall’ingresso della tenda, il panico crescente dentro di lui. Ed ecco che oltrepassava gli alberi, ecco che entrava nello steccato attraverso un’apertura.
Vide ogni cosa davanti a lui come se si trattasse di un sogno a colori vivacissimi. C’erano centinaia e centinaia di facce che lo fissavano da tribune che erano state erette per magia dall’ultima volta che era stato li. E c’era lo Spinato, all’altro capo del recinto, accoccolato sulla sua covata, le ali ripiegate a metà, i malvagi occhi gialli fissi su di lui, un mostruoso lucertolone dalle squame nere che agitava la coda irta di punte, scavando solchi lunghi un metro nel terreno duro. La folla faceva un gran frastuono, ma Harry non sapeva né si curò di scoprire se fosse amichevole o meno. Era ora di fare ciò che doveva fare… di concentrare la mente, totalmente e assolutamente, sulla cosa che era la sua sola possibilità…
Levò la bacchetta.
« Accio Firebolt! » urlò.
Attese, ogni fibra del suo corpo che sperava, pregava… se non avesse funzionato… sembrava che vedesse ogni cosa intorno attraverso una sorta di barriera trasparente e luccicante, come una foschia di calore, che faceva fluttuare in modo strano il recinto e le centinaia di facce attorno a lui…
E poi la sentì sfrecciare nell’aria alle sue spalle; si voltò e vide la sua Firebolt che si scagliava verso di lui costeggiando il bosco, galleggiava nel recinto, e s’immobilizzava a mezz’aria accanto a lui, in attesa che la cavalcasse. La folla faceva ancora più rumore… Bagman urlava qualcosa… ma le orecchie di Harry non funzionavano più a dovere… ascoltare non era importante…
Gettò la gamba oltre la scopa e decollò. E un istante dopo, accadde qualcosa di miracoloso…
Mentre si alzava in volo, mentre il vento gli soffiava nei capelli, mentre là sotto i volti del pubblico diventavano semplici punte di spillo color carne e lo Spinato rimpiccioliva diventando delle dimensioni di un cane, capi che non si era lasciato indietro solo il suolo, ma anche la sua paura… era tornato nel suo elemento…
Quella era solo un’altra partita a Quidditch, ecco tutto… solo un’altra partita a Quidditch, e lo Spinato era solo un’altra brutta squadra avversaria…
Guardò giù il mucchio di uova, e riconobbe quello d’oro, che brillava contro i compagni color granito, tutti ammucchiati al sicuro tra le zampe davanti del drago. «Ok» si disse Harry, «tattica diversiva… andiamo…»
Si tuffò. Il muso dello Spinato lo seguì; Harry conosceva le sue intenzioni, e scartò dalla picchiata appena in tempo; un getto di fuoco aveva investito il punto preciso in cui si sarebbe trovato se non avesse deviato… ma Harry non vi fece caso: era esattamente come evitare un Bolide…
«Santo cielo, questo è volare!» strillò Bagman mentre la folla gemeva e tratteneva il respiro. «Visto che roba, signor Krum?»
Harry si levò più su, in cerchio; lo Spinato stava ancora seguendo la sua avanzata, con la testa che dondolava sul lungo collo — se continuava così, l’avrebbe intontito un bel po’ — ma meglio non esagerare, o avrebbe sputato fuoco un’altra volta…
Harry scese a picco proprio mentre lo Spinato spalancava la bocca, ma questa volta ebbe meno fortuna: evitò le fiamme, ma la coda si alzò sferzante per intercettarlo, e mentre deviava a sinistra, una delle lunghe punte gli scalfì la spalla, strappandogli l’abito…
Sentì un bruciore, udì strilli e gemiti salire dalla folla, ma la ferita non sembrava profonda… sfrecciò attorno al dorso dello Spinato, e gli balenò in mente una possibilità…
Lo Spinato non sembrava intenzionato a prendere il volo, era troppo impegnato a proteggere le uova. Anche se si contorceva e si agitava, spalancando e ripiegando le ali e tenendo i temibili occhi gialli fissi su Harry, aveva paura di allontanarsi troppo… lui doveva riuscire a indurlo a spostarsi, o non si sarebbe mai avvicinato alle uova… il trucco era farlo con cautela, un po’ alla volta…
Prese a volare prima da una parte poi dall’altra, non abbastanza vicino da provocare una fiammata, ma simulando una minaccia sufficiente affinché gli tenesse gli occhi incollati addosso. Il suo testone dondolava da una parte all’altra, mentre lo guardava con quelle pupille verticali, le zanne scoperte…
Volò più su. La testa dello Spinato si levò con lui, il collo ora teso al massimo, ancora oscillante, come un serpente davanti al suo incantatore…
Harry si alzò ancora di qualche metro, e il drago emise un ruggito esasperato. Per lui Harry era come una mosca, una mosca che desiderava scacciare; la sua coda si dibatté di nuovo, ma ora era troppo in alto per raggiungerlo… sputò fuoco nell’aria, e lui lo schivò… le sue mascelle si spalancarono…
«Andiamo» sibilò Harry, scartando sopra di lui in modo da tentarlo, «andiamo, vieni a prendermi… vieni su, ora…»
E poi il drago si levò, spalancando finalmente le grandi ali di cuoio nero, larghe come quelle di un piccolo aeroplano — e Harry si tuffò. Prima che il drago avesse capito ciò che aveva fatto, o dove fosse sparito, Harry sfrecciava verso il suolo a velocità massima, verso le uova ora non più difese dalle zampe anteriori armate di artigli — ecco che levava le mani dalla Firebolt — ecco che afferrava l’uovo d’oro…
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