Ma poi, con un sussulto di terrore, vide nella nebbia la sagoma scura di un uomo alto e scheletrico, che si ergeva lentamente dall’interno del calderone.
«Vestimi» disse la voce fredda e acuta e Codaliscia, tra lamenti e singhiozzi, reggendosi il braccio mutilato, strisciò a raccogliere da terra la veste nera, si alzò, e con una sola mano la protese al di sopra del capo del suo signore.
L’uomo magro uscì dal calderone, fissando Harry… e Harry a sua volta fissò il viso che da tre anni infestava i suoi incubi. Più bianco di un teschio, con grandi, lividi occhi rossi, il naso piatto come quello di un serpente, due fessure per narici…
Voldemort era risorto.
CAPITOLO 33
I MANGIAMORTE
Voldemort distolse lo sguardo da Harry, e prese a esaminare il proprio corpo. Le mani erano come grossi, pallidi ragni; le lunghe dita bianche sfiorarono il petto, le braccia, il viso; gli occhi rossi dalle pupille verticali come quelle di un gatto scintillarono ancor più vivi nell’oscurità. Alzò le mani e fletté le dita, l’espressione rapita e trionfante. Non badò affatto a Codaliscia, che giaceva a terra contorcendosi e sanguinando, né al grosso serpente, che era tornato strisciando e girava di nuovo attorno a Harry, sibilando. Voldemort fece scivolare una di quelle sue mani dalle dita innaturalmente lunghe in una tasca profonda, ed estrasse una bacchetta. Sfiorò anch’essa con dolcezza; e poi la levò, e la puntò contro Codaliscia, che fu sollevato da terra e scagliato contro la pietra tombale a cui era legato Harry, cadde vicino alla base e rimase lì accasciato a piangere. Voldemort rivolse gli occhi scarlatti verso Harry e rise, una risata acuta, fredda, senza gioia.
La veste di Codaliscia in cui aveva fasciato il moncherino ora luccicava di sangue. «Mio signore…» disse con voce soffocata, «mio signore… avevate promesso… avevate promesso…»
«Fuori il braccio» disse Voldemort pigramente.
«Oh, padrone… grazie, padrone…»
Tese il moncherino sanguinante, ma Voldemort rise di nuovo. «L’altro braccio, Codaliscia».
«Padrone, per favore… per favore… »
Voldemort si chinò, e afferrò il braccio sinistro di Codaliscia; gli spinse la manica della veste oltre il gomito e Harry vide qualcosa sulla pelle, qualcosa di simile a un tatuaggio di un rosso vivo — un teschio, con un serpente che sbucava dalla bocca — la stessa immagine che era comparsa nel cielo alla Coppa del Mondo di Quidditch: il Marchio Nero. Voldemort lo studiò attentamente, ignorando il pianto incontrollabile di Codaliscia.
«È tornato» disse piano, «se ne saranno accorti tutti… e ora vedremo… ora sapremo…»
Premette il lungo indice bianco sul segno sopra il braccio di Codaliscia.
Harry provò di nuovo una fitta d’intenso dolore alla cicatrice, e Codaliscia emise un altro gemito: Voldemort tolse il dito dal Marchio, e Harry vide che era diventato nero come il giaietto.
Con un’espressione di feroce soddisfazione, Voldemort si rialzò, gettò indietro la testa e osservò il cimitero nell’ombra.
«Quanti avranno il coraggio di tornare quando lo sentiranno?» sussurrò, i lucenti occhi rossi fissi alle stelle. «E quanti saranno così sciocchi da rimanere lontani?»
Prese a camminare avanti e indietro davanti a Harry e Codaliscia, mentre i suoi occhi percorrevano il camposanto. Dopo un minuto circa, guardò di nuovo Harry, con un sorriso crudele che gli deformava il volto di serpente.
«Tu ti trovi, Harry Potter, sui resti di mio padre» sibilò dolcemente. «Un Babbano e uno sciocco… molto simile alla tua cara madre. Ma entrambi hanno avuto la loro utilità, vero? Tua madre è morta per difenderti quando eri un bambino… e io ho ucciso mio padre, e vedi come si è dimostrato utile, da morto…»
Voldemort rise ancora. Andò avanti e indietro, guardandosi intorno, mentre il serpente continuava a strisciare in tondo nell’erba.
«La vedi quella casa sulla collina, Potter? Mio padre viveva lassù. Mia madre, una strega che abitava in questo villaggio, s’innamorò di lui. Ma lui la abbandonò quando lei gli rivelò chi era… non piaceva la magia, a mio padre…
«La lasciò e tornò dai suoi genitori Babbani prima che io nascessi, Potter, e lei morì dandomi alla luce, e così fui allevato in un orfanotrofio Babbano… ma promisi di ritrovarlo… mi vendicai di lui, di quello sciocco che mi aveva dato il suo nome… Tom Riddle… »
Continuò a camminare, gli occhi rossi che saettavano da una tomba all’altra.
«Ma senti un po’, eccomi qui a rievocare la storia della mia famiglia…» disse piano. «Davvero, sto diventando sentimentale… Ma guarda, Harry! La mia vera famiglia è di ritorno…»
L’aria si riempì all’improvviso del fruscio di mantelli. Tra le tombe, dietro il tasso, in ogni angolo in ombra, si Materializzavano maghi. Erano tutti incappucciati e mascherati. E uno a uno si fecero avanti… lenti, cauti, come se non credessero ai loro occhi. Voldemort rimase in silenzio, in attesa. Poi uno dei Mangiamorte cadde in ginocchio, arrancò verso Voldemort, e baciò l’orlo della sua nera veste.
«Padrone… padrone…» mormorò.
I Mangiamorte alle sue spalle fecero lo stesso: ciascuno si avvicinò a Voldemort avanzando sulle ginocchia e gli baciò la veste, prima di alzarsi e ritrarsi in un cerchio silenzioso con al centro la tomba di Tom Riddle, Harry, Voldemort, e il fagotto singhiozzante e fremente che era Codaliscia. Però lasciarono dei vuoti nel cerchio, come in attesa di altre persone. Voldemort, invece, aveva l’aria di non aspettarsi l’arrivo di altri. Guardò i volti incappucciati, e anche se non c’era vento, un fruscio parve diffondersi nel cerchio, scosso da un tremito improvviso.
«Benvenuti, Mangiamorte» disse Voldemort piano. «Tredici anni… tredici anni dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Eppure rispondete alla mia chiamata come se fosse ieri… siamo ancora uniti sotto il Marchio Nero, allora! Vero? »
Riprese il suo cipiglio orribile e annusò, allargando le narici a fessura.
«Sento l’odore della colpa» disse. «C’è un puzzo di colpa nell’aria».
Un secondo brivido percorse il cerchio, come se ognuno desiderasse arretrare ma non osasse farlo.
«Vi vedo tutti, sani e immutati, con i vostri poteri intatti — che apparizione tempestiva, la vostra! — e mi chiedo… perché questa banda di maghi non è mai venuta in aiuto del suo padrone, al quale aveva giurato eterna lealtà?»
Nessuno parlò. Nessuno si mosse tranne Codaliscia, che era a terra e continuava a singhiozzare sul braccio sanguinante.
«E mi rispondo» sussurrò Voldemort «che devono avermi creduto sconfitto, hanno pensato che fossi perduto. Sono tornati nelle file dei miei nemici, e si sono dichiarati innocenti, e ignoranti, e stregati…
«E poi mi chiedo: ma come hanno potuto credere che non sarei risorto? Loro, che conoscevano le misure che ho preso, tempo fa, per proteggermi dalla morte dei mortali? Loro, che avevano visto le prove dell’immensità del mio potere, ai tempi in cui ero più grande di ogni altro mago vivente?
«E mi rispondo: forse hanno creduto che potesse esistere un potere ancora più grande, tale da poter vincere perfino il Signore Voldemort… forse ora sono fedeli a un altro… forse a quel paladino dei comuni mortali, dei Mezzibabbani e dei Babbani, Albus Silente?»
Nell’udire il nome di Silente, i membri del cerchio si agitarono, e alcuni borbottarono e scossero il capo.
Voldemort li ignorò. «È una delusione per me… mi confesso deluso…»
Uno degli uomini all’improvviso si gettò in avanti, spezzando il cerchio. Tremando da capo a piedi, si accasciò ai piedi di Voldemort.
«Padrone!» strillò. «Padrone, perdonami! Perdona tutti noi!»
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу