J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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Voldemort avanzò lentamente e si voltò a guardare Harry. Levò la bacchetta. « Crucio

Era un dolore al di là di quanto Harry avesse mai provato. Perfino le ossa erano in fiamme; la testa stava per spaccarsi lungo la cicatrice, lo sentiva; gli occhi gli roteavano folli nella testa; voleva che finisse… che si spegnesse… voleva morire…

E poi tutto passò. Si ritrovò abbandonato contro le funi che lo legavano alla pietra tombale del padre di Voldemort, a guardare quegli occhi rosso vivo attraverso una specie di nebbiolina. La notte echeggiava delle risate dei Mangiamorte.

«Vedete, credo, che sciocchezza è stata credere che questo ragazzo sarebbe mai potuto essere più forte di me» disse Voldemort. «Ma io voglio che non ci siano dubbi nella mente di nessuno. Harry Potter mi è sfuggito per una circostanza fortunata. E io ora dimostrerò il mio potere uccidendolo, qui e ora, davanti a tutti voi, ora che non c’è nessun Silente ad aiutarlo e nessuna madre a morire per lui. Gli darò un’opportunità. Potrà battersi, e voi non avrete più dubbi su chi di noi è il più forte. Ancora un po’, Nagini» sussurrò, e il serpente si allontanò strisciando nell’erba, verso il punto in cui i Mangiamorte stavano in piedi, in attesa.

«Ora slegalo, Codaliscia, e ridagli la bacchetta».

CAPITOLO 34

PRIOR INCANTATIO

Codaliscia si avvicinò a Harry, che tentò affannosamente di rimettersi in piedi, di reggersi prima che le corde fossero slegate. Codaliscia alzò la nuova mano d’argento, sfilò il tampone di tessuto che imbavagliava Harry e poi, con un solo colpo, tagliò le funi che lo fissavano alla pietra tombale.

Ci fu un rapido istante, forse, in cui Harry soppesò l’idea di darsi alla fuga, ma la gamba ferita tremò sotto il suo peso mentre si alzava sulla tomba ricoperta di erbacce, mentre i Mangiamorte serravano i ranghi, formando un cerchio più stretto attorno a lui e Voldemort, colmando gli spazi lasciati dai compagni assenti. Codaliscia uscì dal cerchio, si avvicinò al corpo di Cedric e fece ritorno con la bacchetta di Harry, che gli ficcò rudemente in mano senza guardarlo. Poi riprese il suo posto nel cerchio di Mangiamorte in attesa.

«Ti è stato insegnato come ci si sfida a duello, Harry Potter?» chiese Voldemort dolcemente, gli occhi rossi scintillanti nell’oscurità.

A quelle parole Harry ricordò, come se appartenesse a una vita precedente, il Club dei Duellanti a Hogwarts che aveva frequentato per poco tempo due anni prima… tutto ciò che aveva imparato era l’Incantesimo di Disarmo, Expelliarmus… e a cosa sarebbe servito, anche se vi fosse riuscito, privare Voldemort della sua bacchetta, quando era circondato da Mangiamorte in una proporzione di almeno trenta a uno? Non aveva mai imparato nulla che potesse rivelarglisi utile in quella circostanza. Sapeva di trovarsi di fronte alla cosa contro la quale Moody lo aveva sempre messo in guardia… l’inesorabile Maledizione Avada Kedavra — e Voldemort aveva ragione — sua madre questa volta non era lì a morire per lui… era decisamente inerme…

«Ora ci inchiniamo, Harry» disse Voldemort, curvandosi appena, senza distogliere il viso di serpente da Harry. «Andiamo, bisogna osservare le regole nel dettaglio… Silente sarebbe lieto che facessi sfoggio delle tue buone maniere… inchinati alla morte, Harry…»

I Mangiamorte ridevano di nuovo. La bocca senza labbra di Voldemort era piegata in un sorriso. Harry non s’inchinò. Non aveva intenzione di permettere a Voldemort di giocare con lui prima di ucciderlo… non gli avrebbe dato quella soddisfazione…

«Ho detto inchinati » disse Voldemort levando la bacchetta: e Harry senti la spina dorsale piegarsi come se un’enorme mano invisibile lo spingesse inesorabilmente in avanti, e i Mangiamorte risero più forte che mai.

«Molto bene» disse Voldemort dolcemente, e mentre alzava la bacchetta, si sollevò anche la pressione che schiacciava Harry. «E ora affrontami, da uomo a uomo… diritto e fiero, così come morì tuo padre…

«E ora… duelliamo».

Voldemort alzò la bacchetta, e prima che Harry potesse fare qualcosa per difendersi, prima ancora che potesse muoversi, fu di nuovo colpito dalla Maledizione Cruciatus. Il dolore fu così intenso, così ardente che non seppe più dov’era… coltelli incandescenti gli trafiggevano ogni centimetro di pelle, era certo che la testa gli sarebbe esplosa; urlò più forte che mai…

E poi cessò. Harry rotolò a terra e si rimise in piedi a fatica; era scosso da un tremito incontrollabile, come Codaliscia quando gli era stata tagliata la mano; barcollò di lato, contro il muro di Mangiamorte che assistevano alla scena, ed essi lo sospinsero indietro, verso Voldemort, ancora.

«Una piccola pausa» disse Voldemort, le narici a fessura dilatate dall’eccitazione, «una piccola pausa… ti ha fatto male, vero, Harry? Non vuoi che lo faccia ancora, vero?»

Harry non rispose. Sarebbe morto come Cedric, glielo dicevano quegli spietati occhi rossi… sarebbe morto, e non poteva farci nulla… ma non aveva intenzione di assecondare quel mostro. Non avrebbe obbedito a Voldemort… non lo avrebbe supplicato…

«Ti ho chiesto: vuoi che lo rifaccia?» ripeté Voldemort con voce dolce. «Rispondimi! Imperio! »

E Harry provò per la terza volta nella vita la sensazione che la sua mente venisse svuotata di qualunque pensiero… ah, che immenso piacere, non pensare, era come galleggiare, come sognare… basta che tu dica no… di’ di no… rispondi solo di no…

No, disse una voce più forte in fondo alla sua mente, non risponderò…

Di’ di no…

Non cederò, non lo dirò…

Di’ di no…

«MI RIFIUTO!»

E queste parole esplosero sulle labbra di Harry; echeggiarono nel cimitero, e la dimensione di sogno si dissolse all’improvviso, come se gli fosse stata gettata addosso dell’acqua fredda — rapidi fecero ritorno i dolori che l’Incantesimo Cruciatus gli aveva lasciato in tutto il corpo — rapida fece ritorno la coscienza di dov’era, e che cosa stava affrontando…

«Ti rifiuti?» chiese Voldemort piano, e questa volta i Mangiamorte non risero. «Ti rifiuti di dire di no? Harry, l’obbedienza è una virtù che devo insegnarti prima che tu muoia… forse un’altra piccola dose di dolore…»

Voldemort levò la bacchetta, ma questa volta Harry era pronto; con i riflessi sviluppati dagli allenamenti di Quidditch, si gettò a terra di lato, rotolò dietro la lapide di marmo del padre di Voldemort, e la udì spezzarsi mentre il maleficio lo mancava.

«Non stiamo giocando a nascondino, Harry» disse la voce gelida di Voldemort, avvicinandosi, mentre i Mangiamorte sghignazzavano. «Non puoi nasconderti da me. Vorrebbe forse dire che sei stanco del nostro duello? Vorrebbe forse dire che preferisci che vi ponga fine ora, Harry? Vieni fuori, Harry… vieni fuori a giocare, allora… farò in fretta… forse sarà perfino indolore… non saprei… non sono mai morto…»

Harry si rannicchiò dietro la pietra tombale, e seppe che era la fine. Non c’era alcuna speranza… alcun aiuto. E mentre sentiva Voldemort avvicinarsi, seppe una sola cosa, ed era al di là della paura o della ragionevolezza: non sarebbe morto rannicchiato lì come un bambino che gioca a nascondino; non sarebbe morto prostrandosi ai piedi di Voldemort… sarebbe morto in piedi come suo padre, e sarebbe morto cercando di difendersi, anche se nessuna difesa era possibile…

Prima che il viso serpentino di Voldemort spuntasse da dietro la lapide, Harry si rialzò… strinse forte la bacchetta, la tese davanti a sé, e si scagliò dall’altra parte della lapide, affrontando Voldemort.

Voldemort era pronto. Mentre Harry urlava « Expelliarmus », gridò « Avada Kedavra! »

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