Il Serpentese, la capacità di parlare ai serpenti, da molto tempo è considerato un’Arte Oscura. In verità, il più celebre conoscitore del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti Oscure, che preferisce conservare l’anonimato, ha dichiarato che riterrebbe ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia Oscura della peggior specie, e sono storicamente legati ai malfattori». Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari e giganti parrebbe nutrire inclinazioni violente».
Albus Silente dovrebbe senza dubbio chiedersi se a un ragazzo del genere debba essere permesso gareggiare nel Torneo Tremaghi. C’è chi teme che Potter possa ricorrere alle Arti Oscure nel suo folle desiderio di vincere il Torneo, la terza prova del quale avrà luogo questa sera.
«Mi ha un po’ strapazzato, vero?» commentò Harry in tono leggero, ripiegando il giornale.
Al tavolo di Serpeverde, Malfoy, Tiger e Goyle ridevano di lui, si picchiavano la testa con le dita, facevano grottesche smorfie da matti e dardeggiavano la lingua come serpenti.
«Come ha fatto a sapere che ti faceva male la cicatrice a Divinazione?» disse Ron. «Non è possibile che fosse là, non c’è modo che possa aver sentito…»
«La finestra era aperta» disse Harry. «L’ho aperta per respirare».
«Eri in cima alla Torre Nord!» esclamò Hermione. «La tua voce non può essere arrivata fin giù nel parco!»
«Be’, sei tu quella che doveva indagare sui metodi magici di spionaggio!» disse Harry. «Devi dirmelo tu come ha fatto!»
«Ci sto provando!» replicò Hermione. «Ma io… ma…»
Una strana espressione rapita pervase all’improvviso il volto di Hermione. Alzò lentamente una mano e si fece scorrere le dita tra i capelli.
«Ti senti bene?» chiese Ron, guardandola accigliato.
«Sì» rispose Hermione in un sussurro. Fece scorrere di nuovo le dita tra i capelli, e poi avvicinò la mano alla bocca, come se parlasse in un walkie-talkie invisibile. Harry e Ron si guardarono stupiti.
«Mi è venuta un’idea» disse Hermione, fissando il vuoto. «Credo di sapere… perché così nessuno avrebbe visto… nemmeno Moody… e lei avrebbe potuto salire sul davanzale… ma non è autorizzata… non è assolutamente autorizzata… credo di averla incastrata! Datemi solo due secondi in biblioteca… solo per esserne certa!»
E con queste parole, Hermione afferrò la borsa e sfrecciò fuori dalla Sala Grande.
«Ehi!» le gridò Ron. «Abbiamo l’esame di Storia della Magia tra dieci minuti! Accidenti» disse a Harry, «deve proprio odiarla, quella Skeeter, per rischiare di perdersi l’inizio di un esame. Che cosa farai tu alla lezione di Rüf? Continuerai a leggere?»
Dispensato dalle prove di fine trimestre in quanto campione del Tremaghi, durante gli esami Harry sedeva in fondo alla classe, a cercare nuovi incantesimi.
«Immagino di sì» disse a Ron; ma in quel momento gli si avvicinò la professoressa McGranitt.
«Potter, i campioni si riuniscono nella saletta qui accanto dopo colazione» disse.
«Ma la prova comincia stasera!» disse Harry, e si rovesciò addosso le uova strapazzate, temendo di aver sbagliato orario.
«Lo so, Potter» disse lei. «I familiari dei campioni sono invitati ad assistere alla prova finale, lo sai. Questa è solo un’occasione per salutarli».
Si allontanò. Harry la guardò a bocca aperta.
«Non si aspetterà che arrivino i Dursley, vero?» chiese a Ron, incredulo.
«Non so» disse Ron. «Harry, è meglio che mi muova, o sarò in ritardo da Rüf. A più tardi».
Harry finì di fare colazione nella Sala Grande che si andava svuotando. Vide Fleur Delacour alzarsi dal tavolo di Corvonero e unirsi a Cedric che entrava nella saletta. Krum avanzò ciondolando e li raggiunse poco dopo. Harry rimase dov’era. Non voleva andarci, proprio no. Non aveva genitori: nessuno della sua famiglia sarebbe venuto a vederlo rischiare la vita, comunque. Ma proprio mentre si alzava, pensando che avrebbe potuto approfittarne per salire in biblioteca a fare un altro rapido ripasso di incantesimi, la porta della saletta si aprì, e sbucò la testa di Cedric.
«Harry, dai, ti stanno aspettando!»
Decisamente perplesso, Harry si alzò. I Dursley non potevano certo essere là dentro, vero? Attraversò la Sala e aprì la porta.
Cedric e i suoi genitori erano vicino all’ingresso. Viktor Krum era in un angolo e conversava fitto in bulgaro con il padre e la madre, entrambi scuri di capelli. Aveva ereditato dal padre il naso adunco. Dall’altro lato della stanza, Fleur chiacchierava in francese con la madre che teneva per mano la piccola Gabrielle. Salutò Harry agitando l’altra mano, e lui le rispose. Poi vide la signora Weasley e Bill in piedi davanti al camino, con un sorriso radioso tutto per lui.
«Sorpresa!» esclamò gioiosa la signora Weasley, mentre Harry li raggiungeva con un enorme sorriso. «Abbiamo pensato di venire a vederti, Harry!» Si chinò e lo baciò su una guancia.
«Tutto bene?» disse Bill, offrendo a Harry un ghigno e una stretta di mano. «Voleva venire anche Charlie, ma non è riuscito a prendersi un giorno di vacanza. Ha detto che sei stato incredibile contro lo Spinato».
Fleur Delacour, notò Harry, studiava Bill con profondo interesse da sopra la spalla della madre. Harry capì che non aveva proprio nulla da obiettare sui capelli lunghi o gli orecchini zannuti.
«È davvero gentile da parte vostra» mormorò Harry alla signora Weasley. «Per un attimo ho pensato… i Dursley…»
«Hmm» disse la signora Weasley, stringendo le labbra. Si era sempre trattenuta dal criticare i Dursley davanti a Harry, ma i suoi occhi lampeggiavano tutte le volte che venivano nominati.
«È magnifico essere di nuovo qui» disse Bill guardandosi attorno (Violet, l’amica della Signora Grassa, gli fece l’occhiolino dalla cornice). «Sono cinque anni che non vedo questo posto. È ancora in giro quel quadro col cavaliere suonato? Sir Cadogan?»
«Oh, sì» disse Harry, che aveva conosciuto Sir Cadogan l’anno prima.
«E la Signora Grassa?» chiese Bill.
«Era già qui ai miei tempi» disse la signora Weasley. «Mi ha fatto la predica una notte che ero tornata in dormitorio alle quattro del mattino…»
«Che cosa ci facevi fuori dal dormitorio alle quattro del mattino?» chiese Bill, guardando la madre stupito.
Lei fece un gran sorriso, gli occhi scintillanti.
«Io e tuo padre eravamo andati a fare una passeggiatina notturna» disse. «Lui fu sorpreso da Apollon Pringle — a quel tempo era lui il custode: ha ancora i segni».
«Ti va di farci fare un giretto, Harry?» disse Bill.
«Sì, certo» disse Harry, e si diressero verso la porta che dava nella Sala Grande.
Mentre passavano davanti ad Amos Diggory, lui si voltò. «Eccoti qui, allora» sbottò, squadrando Harry da capo a piedi. «Scommetto che non ti senti così tronfio adesso che Cedric ti ha raggiunto, eh?»
«Cosa?» fece Harry.
«Ignoralo» gli disse Cedric a bassa voce, guardando accigliato suo padre. «È arrabbiato da quando è uscito quell’articolo di Rita Skeeter sul Torneo Tremaghi… sai, quando lasciò capire che eri il solo campione di Hogwarts».
«E non si è preso la briga di correggerla, però, eh?» disse Amos Diggory, abbastanza forte da farsi sentire da Harry che stava per uscire con la signora Weasey e Bill. «Comunque… gliela farai vedere, Ced. L’hai già battuto una volta, no?»
«Rita Skeeter è solo contenta se può fare danni, Amos!» ribatté con forza la signora Weasley. «Credevo che lo sapessi, visto che lavori al Ministero!»
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