Silente rivolse a Harry uno sguardo molto serio. «A me queste sparizioni sembrano collegate. Il Ministero non è d’accordo… come forse hai sentito mentre aspettavi fuori dal mio ufficio».
Harry annuì. Tra i due cadde di nuovo il silenzio; ogni tanto Silente si sfilava dei pensieri. Harry sentiva che era ora di andarsene, ma la curiosità lo trattenne sulla sedia.
«Professore» disse di nuovo.
«Sì, Harry?»
«Ehm… posso chiederle… di quel tribunale in cui sono stato… nel Pensatoio?»
«Puoi» rispose Silente con gravità. «Vi ho preso parte molte volte, ma alcuni processi mi tornano in mente più nitidi di altri… soprattutto ora…»
«Sa… sa il processo in cui mi ha trovato? Quello contro il figlio di Crouch? Be’… parlavano dei genitori di Neville?»
Silente lanciò a Harry un’occhiata penetrante.
«Neville non ti ha mai detto perché è cresciuto con sua nonna?» chiese.
Harry scosse la testa, chiedendosi come mai non gli era mai venuto in mente di domandarlo a Neville, in quasi quattro anni che lo conosceva.
«Sì, parlavano dei genitori di Neville» disse Silente. «Suo padre, Frank, era un Auror proprio come il professor Moody. Lui e sua moglie furono torturati per estorcere loro informazioni su dove si trovava Voldemort dopo aver perso i suoi poteri, come hai sentito».
«Quindi sono morti?» chiese Harry molto piano.
«No» rispose Silente, con un’amarezza che Harry non gli aveva mai sentito prima, «sono pazzi. Si trovano tutti e due all’Ospedale di San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. Credo che Neville vada a trovarli, con la nonna, durante le vacanze. Loro non lo riconoscono».
Harry rimase lì seduto, impietrito dall’orrore. Non aveva mai saputo… mai, in quattro anni, si era dato la pena di scoprire…
«I Paciock erano molto famosi» riprese Silente. «Furono aggrediti dopo la caduta di Voldemort, quando ormai tutti credevano di essere al sicuro. Ciò che subirono provocò un’ondata di rabbia senza precedenti. Il Ministero fu sottoposto a forti pressioni per la cattura dei responsabili. Sfortunatamente, viste le loro condizioni, la testimonianza dei Paciock non era molto affidabile».
«Ma allora può darsi che il figlio del signor Crouch non vi fosse coinvolto?» chiese Harry lentamente.
Silente scosse la testa. «Quanto a questo, non ne ho idea».
Harry rimase ancora una volta seduto in silenzio, gli occhi fissi al turbolento contenuto del Pensatoio. C’erano altre due domande che moriva dalla voglia di fare… ma riguardavano le colpe di persone viventi…
«Ehm» disse, «il signor Bagman…»
«… non è mai stato accusato di attività Oscure da allora» concluse tranquillo Silente.
«Bene» disse Harry in fretta, tornando a scrutare il contenuto del Pensatoio, che vorticava più lentamente ora che Silente aveva smesso di riversarvi altri pensieri. «E… ehm…»
Ma il Pensatoio parve formulare la domanda al suo posto. Il volto di Piton affiorò di nuovo. Silente gli gettò un’occhiata, poi alzò lo sguardo verso Harry.
«E nemmeno il professor Piton» disse.
Harry scrutò gli occhi azzurro chiaro di Silente, e la domanda cruciale gli sfuggì di bocca prima che riuscisse a fermarsi. «Che cosa le ha fatto credere che avesse davvero smesso di sostenere Voldemort, professore?»
Silente sostenne lo sguardo di Harry per qualche secondo, e poi rispose: «Questa, Harry, è una faccenda tra il professor Piton e me».
Harry seppe che la conversazione era finita. Silente non sembrava arrabbiato, ma una nota definitiva nel suo tono di voce suggerì a Harry che era ora di andare. Si alzò, e cosi fece Silente.
«Harry» disse, mentre il ragazzo si avvicinava alla porta. «Ti prego di non raccontare a nessuno dei genitori di Neville. Ha il diritto di essere lui a parlarne, quando si sentirà pronto».
«Si, professore» disse Harry, e si voltò per andarsene.
«E…»
Harry si voltò.
Silente era in piedi davanti al Pensatoio, il viso illuminato dal basso dalle macchie di luce argentea, e sembrava più vecchio che mai. Fissò Harry per un attimo, e poi disse: «Buona fortuna per la terza prova».
CAPITOLO 31
LA TERZA PROVA
«Anche Silente crede che Voi-Sapete-Chi stia diventando di nuovo più forte?» sussurrò Ron.
Tutto ciò che Harry aveva visto nel Pensatoio, quasi tutto quello che Silente gli aveva raccontato e mostrato dopo, l’aveva confidato a Ron e Hermione: e naturalmente a Sirius, al quale aveva spedito un gufo nell’istante in cui era uscito dall’ufficio di Silente. Quella sera Harry, Ron e Hermione rimasero di nuovo alzati fino a tardi in sala comune a ridiscutere il tutto finché a Harry non cominciò a girare la testa, e capì che cosa intendeva Silente parlando di una mente cosi affollata di pensieri che sarebbe stato un sollievo riversarli altrove.
Ron fissò il fuoco della sala comune. A Harry parve che tremasse, anche se la serata era tiepida.
«E si fida di Piton?» chiese Ron. «Si fida veramente di Piton, anche se sa che era un Mangiamorte?»
«Sì» disse Harry.
Hermione non parlava da dieci minuti. Era seduta con la fronte tra le mani, a guardarsi le ginocchia. Anche lei sembrava avere urgente bisogno di un Pensatoio.
«Rita Skeeter» borbottò alla fine.
«Come fai a preoccuparti di lei in questo momento?» esclamò Ron incredulo.
«Non mi preoccupo di lei» disse Hermione alle sue ginocchia. «Sto solo pensando… ricordate quello che mi ha detto ai Tre Manici di Scopa? “So cose a proposito di Ludo Bagman che vi farebbero arricciare i capelli”. È a questo che alludeva, no? Ha fatto la cronaca del suo processo, sapeva che aveva passato delle informazioni ai Mangiamorte. E anche Winky, ricordate… “Il signor Bagman è un mago cattivo”. Il signor Crouch dev’essere stato furente che se la sia cavata, deve averne parlato a casa».
«Sì, ma Bagman non ha passato informazioni di proposito, no?»
Hermione alzò le spalle.
«E Caramell crede che Madame Maxime abbia aggredito Crouch?» chiese Ron.
«Sì» rispose Harry, «ma lo dice solo perché Crouch è scomparso vicino alla carrozza di Beauxbatons».
«A lei non abbiamo mai pensato, vero?» disse Ron lentamente. «Badate, è chiaro che ha sangue di gigante, e non vuole ammetterlo…»
«Certo che no» sbottò Hermione, alzando gli occhi. «Guarda cos’è successo a Hagrid quando Rita ha scoperto di sua madre. Guarda Caramell, che salta alle conclusioni su di lei solo perché è in parte gigante. Chi vuole quel genere di pregiudizio? Anch’io probabilmente direi che ho le ossa grandi se sapessi quel che ci guadagno a dire la verità».
Guardò l’orologio.
«Non abbiamo fatto esercizio!» esclamò, agitata. «Dovevamo fare l’Incantesimo di Ostacolo! Dovremo metterci d’impegno domani! Andiamo, Harry, devi dormire un po’».
Harry e Ron salirono lentamente le scale che portavano al loro dormitorio. Mentre Harry s’infilava il pigiama, guardò verso il letto di Neville. Aveva mantenuto la parola e non aveva raccontato a Ron e Hermione dei genitori di Neville. Mentre si toglieva gli occhiali e si arrampicava sul letto a baldacchino, cercò di immaginare che cosa si prova ad avere i genitori ancora in vita, ma incapaci di riconoscerti. Gli estranei avevano spesso compassione di lui perché era orfano, ma mentre ascoltava Neville russare, pensò che l’amico ne meritava molta di più. Disteso al buio, Harry provò un moto di rabbia e odio verso quelli che avevano torturato i Paciock… gli tornarono alla mente le grida di scherno della folla mentre il figlio di Crouch e i suoi compari venivano trascinati fuori dal tribunale dai Dissennatori… capiva cos’avevano provato… poi ripensò al viso bianco latteo del ragazzo urlante, e si rese conto con un sussulto che era morto un anno dopo…
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