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Joanne Rowling: Harry Potter e la camera dei segreti

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Joanne Rowling Harry Potter e la camera dei segreti
  • Название:
    Harry Potter e la camera dei segreti
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    1999
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-7782-703-6
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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«Molto bene. E Dudley?»

«Io gli aprirò la porta». Dudley sfoderò un sorriso ebete e ottuso. «Prego, signori Mason, volete darmi i soprabiti?»

«Oh, li lascerai senza fiato !» gridò zia Petunia in estasi.

«Ottimo, Dudley» disse zio Vernon. Quindi si rivolse a Harry. «E tu

«Io me ne starò in camera mia senza il minimo rumore e facendo come se non esistessi» disse Harry con voce inespressiva.

«Proprio così» disse zio Vernon acido. «Io li farò accomodare in salotto, gli presenterò te, Petunia, e gli verserò da bere. Alle otto e un quarto…»

«Io annuncerò che la cena è servita» disse zia Petunia.

«E tu, Dudley, dirai…»

«Mi permette di accompagnarla in sala da pranzo, signora Mason?» disse Dudley offrendo il suo braccione a una donna invisibile.

«Il mio piccolo gentiluomo perfetto!» sospirò zia Petunia.

«E tu ?» chiese malignamente zio Vernon a Harry.

«Io me ne starò in camera mia senza il minimo rumore e facendo come se non esistessi» ripeté Harry in tono piatto.

«Precisamente. Ora, durante la cena, dovremmo cercare di fare qualche bel complimento. Petunia, ti viene in mente qualcosa?»

«Vernon mi dice che lei gioca a golf splendidamente, signor Mason… La prego, signora Mason, dove ha trovato quel bellissimo vestito?»

«Perfetto… Dudley?»

«Che ne dici di questo? ‘Signor Mason, a scuola abbiamo fatto un tema su “Eroi del nostro tempo” e io ho parlato di lei ’».

Questo era davvero troppo sia per zia Petunia che per Harry. Lei scoppiò in lacrime e abbracciò il figlio; Harry scoppiò a ridere e si ficcò sotto il tavolo per non farsi vedere.

«E tu, ragazzo?»

Harry riemerse, sforzandosi di rimanere impassibile.

«Io me ne starò in camera mia senza il minimo rumore e facendo come se non esistessi» disse.

«E ci mancherebbe altro!» disse zio Vernon con forza. «I Mason non sanno niente di te né sapranno mai. Quando la cena sarà finita, tu, Petunia, riaccompagnerai la signora Mason in salotto per il caffè e io porterò la conversazione sui trapani. Con un po’ di fortuna, avrò in mano il contratto firmato e controfirmato prima del telegiornale delle dieci. Domani a quest’ora staremo trattando l’acquisto di una casa a Maiorca».

La notizia non eccitò minimamente Harry. Non pensava che sarebbe andato più a genio ai Dursley a Maiorca che a Privet Drive.

«Bene… Io vado in centro a ritirare gli smoking per Dudley e per me. Quanto a te » ringhiò a Harry, «vedi di non stare tra i piedi di tua zia mentre fa le pulizie».

Harry usci dalla stanza passando per la porta sul retro. Era una luminosa giornata di sole. Attraversò il prato e si lasciò cadere sulla panchina del giardino, canticchiando tra sé: «Tanti auguri a me… tanti auguri a me…»

Niente cartoline, niente regali e, per giunta, avrebbe trascorso la serata a far finta di non esistere. Il suo sguardo sconsolato si posò sulla siepe. Non si era mai sentito cosi solo. Più di qualsiasi altra cosa avesse lasciato a Hogwarts, più ancora del Quidditch, Harry aveva nostalgia dei suoi migliori amici, Ron Weasley e Hermione Granger. Ma loro non sembravano sentire la sua mancanza. Nessuno dei due gli aveva scritto per tutta l’estate, anche se Ron aveva detto che lo avrebbe invitato a passare qualche giorno da lui.

Migliaia di volte Harry era stato sul punto di aprire con la magia la gabbia di Edvige e di mandarla da Ron e da Hermione con una lettera, ma non valeva la pena rischiare. Ai maghi minorenni non era permesso di fare incantesimi fuori della scuola. Questo ai Dursley non lo aveva detto; sapeva che solo il terrore di venire trasformati in scarafaggi li aveva trattenuti dal chiudere anche lui nell’armadio del sottoscala insieme alla bacchetta magica e al manico di scopa. Durante le ultime due settimane Harry si era divertito a farfugliare tra sé parole senza senso e guardare Dudley catapultarsi fuori dalla stanza a tutta la velocità permessa dalle sue gambe grasse. Ma il lungo silenzio di Ron e di Hermione aveva fatto sentire Harry così tagliato fuori dal mondo della magia che anche tormentare Dudley aveva perso il suo fascino… e ora Ron e Hermione avevano dimenticato il suo compleanno.

Che cosa non avrebbe dato per ricevere un messaggio da Hogwarts! Da un mago o da una strega qualsiasi! Sarebbe stato contento perfino di vedere il suo più acerrimo nemico, Draco Malfoy, solo per assicurarsi di non essersi sognato tutto…

Non che l’anno trascorso a Hogwarts fosse stato tutto rose e fiori. Alla fine dell’ultimo trimestre Harry si era trovato faccia a faccia nientemeno che con Voldemort in persona. Voldemort poteva anche essere un relitto di ciò che era stato, ma era ancora terrificante, scaltro, determinato a riconquistare il potere. Ancora una volta Harry era riuscito a sfuggire alle sue grinfie, ma per un pelo, e anche adesso, a distanza di molte settimane, il ragazzo continuava a svegliarsi di notte coperto di sudore freddo chiedendosi dove fosse Voldemort in quel momento, senza riuscire a dimenticare quel volto livido, quegli occhi folli e sbarrati…

D’un tratto Harry si drizzò a sedere sulla panchina del giardino. Aveva continuato a fissare distrattamente la siepe… e quella ricambiava il suo sguardo. Tra le foglie erano apparsi due enormi occhi verdi.

Harry balzò in piedi e in quello stesso momento una voce beffarda lo raggiunse dall’altra parte del prato.

«Io lo so che giorno è oggi» cantilenò Dudley caracollando verso di lui.

I grandi occhi ammiccarono e scomparvero.

«Cosa?» disse Harry senza distogliere lo sguardo dal punto in cui li aveva visti.

«Io lo so che giorno è oggi» ripeté Dudley che ormai lo aveva raggiunto.

«Ma bravo» disse Harry. «Hai imparato i giorni della settimana?»

«Oggi è il tuo compleanno » sibilò Dudley. «Come mai non hai ricevuto nessuna cartolina? Non ti sei fatto neanche un amico in quel posto di svitati?»

«Meglio che tu non ti faccia sentire da tua madre a parlare della mia scuola» disse Harry in tono glaciale.

Dudley si tirò su i pantaloni che gli calavano sotto il sederone.

«Perché fissi la siepe?» chiese sospettoso.

«Sto cercando l’incantesimo migliore per appiccarle il fuoco» disse Harry.

Dudley indietreggiò all’istante, incespicando, con il panico stampato in faccia.

«T-tu non puoi… Papà t-ti ha d-detto che non d-devi fare magie… ha d-detto che t-ti b-butta fuori di casa… e tu non hai un posto dove andare… non hai amici che ti accolgano…»

« Nomen omen! » disse Harry con voce stentorea. « Hocus pocus… Arty Morty… »

«MAMMA!» urlò Dudley incespicando nei propri piedi mentre si precipitava verso casa. «MAMMA! Harry sta facendo quella cosa lì!»

Harry pagò caro quell’attimo di divertimento. Visto che né Dudley né la siepe avevano riportato alcun danno, zia Petunia capì che in realtà lui non aveva fatto nessuna magia; tuttavia Harry dovette chinarsi per schivare il colpo di una padella insaponata sulla testa. Poi zia Petunia lo mise al lavoro, con l’avvertimento che non avrebbe mangiato fin quando non avesse finito.

Mentre Dudley ciondolava in giro mangiando gelati, Harry pulì i vetri, lavò l’auto, falciò il prato e rassettò le aiuole, potò e annaffiò le rose e ridipinse la panchina del giardino. Il sole sfolgorante gli bruciava la nuca. Harry sapeva che non avrebbe dovuto cadere nel tranello di Dudley, ma lui aveva detto esattamente quel che Harry rimuginava dentro di sé… forse era vero che non aveva neanche un amico a Hogwarts…

‘Come vorrei che vedessero il famoso Harry Potter adesso!’ pensava furibondo mentre spargeva concime sulle aiuole, tutto sudato e con la schiena dolorante.

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