Tim Powers - Mari stregati

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Una fantasy orrorifica con i pirati, uno spadaccino voodoo? Chi potrebbe mai mescolare il mondo del pirata Barbanera con la magia nera se non Timothy Powers, il creatore di Le Porte di Anubis, l’autore più originale e geniale prodotto dal mondo fantascientifico e fantastico negli ultimi decenni. Lo scenario di questo eccezionale romanzo è il Mar dei Caraibi del 1718, periodo di grandi cambiamenti per i pirati, un tempo strumento dell’Impero Britannico, libera forza mercenaria che non riveste più nessuno scopo strategico per gli inglesi. È su questo scenario in evoluzione che compare il giovane John Chandagnac, ex burattinaio orfano alla ricerca di vendetta su uno zio malvagio. Ciurme di Zombie, magia nera, riti voodoo, giungle infestate da spettri: fra mille pericoli il protagonista inizierà una sorta di viaggio iniziatico che lo porterà in un luogo ignoto al di là del tempo e dello spazio, in un luogo mitico e terribile dove si cela la vagheggiata fonte della vita eterna. Partito per vendicarsi di un torto subito, Chandagnac andrà incontro al suo destino e troverà a sbarrargli la strada nientemeno che… il pirata Barbanera!

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«Portalo qui comunque.» Shandy si alzò lentamente in piedi, fronteggiando la Giamaica e flettendo le mani irrigidite. Il cielo si stava illuminando a est — il sole sarebbe salito terribilmente presto.

«Uh… sicuro, capitano.» Skank fece per avviarsi, ma si fermò. «Uh… perché?»

«E un paio di grossi pezzi d’alberatura lunghi una iarda, e un rotolo della corda più robusta e sottile,» Shandy proseguì, ancora fissando l’isola, «e un…» Fece una pausa, e parve soffocare.

«E cosa, capitano?» chiese piano Skank.

«Un ago acuminato da velaio.»

A cosa è servito lasciare Port-au-Prìnce, si chiese Sebastian Chandagnac, di cattivo umore, mentre cercava di trovare una posizione confortevole fra le rocce e l’erba umida di rugiada, se in questa nuova identità di Joshua Hicks sto ancora ad aggirarmi per rive desolate all’alba in attesa di segnali dalle navi pirate? Rabbrividì, si strinse ancora di più nel mantello e bevve un altro sorso dalla fiaschetta di brandy, e si sentì riscaldato sia dall’alcol che dall’invidia per il vetturino che aspettava sulla carrozza diverse iarde dietro di lui.

Guardò con cipiglio l’orizzonte, poi s’irrigidì, poiché riuscì a vedere una luce grigia che punteggiava la superficie scura del mare. Sollevò nervosamente il telescopio davanti all’occhio e scrutò attraverso di esso. Sì, era una nave, alta e a vele quadre. Impossibilitato a saperne di più per il momento, abbassò il telescopio.

Dev’essere lui, pensò. Quale altra nave passerebbe al largo di Portland Point all’alba di Natale? Lanciò un’occhiata alla carrozza alle sue spalle — il vetturino stava guardando sdegnato uno dei cavalli che batteva impaziente gli zoccoli e soffiava un pennacchio di vapore — ma non tornò verso di essa, poiché Ulysse gli aveva ordinato di attendere finché non avesse visto lui in persona sul ponte. «Potrebbe essere la mia nave, capisci,» aveva detto Segundo, con quel suo sorriso che, sebbene divertito, sembrava esporre troppi denti, «ma io potrei non essere a bordo… potrei anche essere rinchiuso da qualche parte, o forse ucciso, così soltanto dopo Natale sarei in grado di tornare qui. E lo… spossessamento dell’anima dev’essere fatto a Natale. Così fai in modo di eseguirlo tu, a meno che non mi vedrai agitare un braccio.»

Sii a bordo, pregò Chandagnac, sii a bordo e agita il braccio. Io non voglio essere coinvolto in questa faccenda. Gli venne in mente, in quel momento, che era più contento di stare su quella fredda scogliera che a casa, poiché il giorno prima quella terribile domestica nera aveva cominciato a fare i preparativi per la magia: bruciare insetti e serpenti nel focolare — incurante dei loro morsi — per poi raccoglierne con cura le ceneri e spargerne un paio di cucchiaiate sul mucchio di foglie e radici che sarebbero state la cena della ragazza prigioniera; accordare e collaudare almeno una dozzina di fischietti di latta; sussurrare dentro svariate bottiglie vecchie e sporche e immediatamente tapparle, come per imprigionarvi le parole sussurrate. Ma la cosa peggiore di tutte era stata quella che aveva spinto Chandagnac a uscire in tutta fretta per recarsi all’appuntamento molto prima del necessario: la domestica si era aperta una vena con un rasoio nel polso ossuto e ne aveva lasciato scorrere parte del contenuto in una tazza, ma ciò che ne era uscito non era stato sangue, o qualche sorta di fluido, bensì una fine polvere nera…

Rabbrividì al ricordo. Sì, pensò, sii a bordo, Ulysse, così potrai essere colui che eseguirà la tua dannata stregoneria, ed io potrò fare tutti i preparativi per la cena di stanotte. E sarà molto meglio per te se avevi ragione quando mi hai assicurato che tutti i tuoi strumenti magici saranno sgomberati dal giardino prima delle tre, quando arriveranno i servi per sistemare tutto.

Scrutò di nuovo attraverso il telescopio. Il cielo era più luminoso e la nave più vicina, e lui poté vedere che si trattava proprio dell’Orfeo Risalito… che appariva un po’ malconcio, ma procedeva abbastanza speditamente.

Fin qui tutto bene, pensò con acuta soddisfazione. Nel giro di mezzora starò correndo verso est, verso Spanish Town… pranzerò e berrò qualcosa al club, e mi terrò ben lontano da casa finché Ulysse non avrà terminato il suo spaventevole affare… quindi farò arricciare la mia parrucca e mi assicurerò che tutti i miei abiti siano immacolati. Forse schiaccerò un pisolino. È essenziale che io scacci dalla mia mente tutte queste spiacevolezze in modo da poter fare una buona impressione a questo Edmund Mordila.

Anche nella sua parziale solitudine Chandagnac aveva sentito parlare di Mordila — quell’uomo di grossa corporatura, calvo e dalla faccia liscia, ricchissimo, che aveva attraccato nel Porto di Kingston alla fine di novembre e del quale si diceva che aveva fatto sostanziosi investimenti in ogni genere di attività caraibica, dallo zucchero alle terre e agli schiavi. E Mordila la settimana precedente aveva davvero scritto a Joshua Hicks, proponendogli una società per l’acquisto di un terreno. Chandagnac aveva risposto dichiarando un entusiastico assenso, poiché vedeva Mordila come un possibile strumento per affrancarsi da Ulysse Segundo. E quando Mordila aveva a sua volta replicato con una lunga lettera amichevole, nella quale menzionava il suo desiderio di sposare qualche giovane donna vivace, preferibilmente coi capelli castani, Chandagnac era così ansioso di ingraziarselo che nella sua lettera successiva aveva menzionato la giovane donna «con appena un accenno di febbre cerebrale» che soggiornava nella sua casa. Nella medesima lettera aveva invitato Mordila alla sua cena natalizia, e rimase così compiaciuto quando Mordila gli rispose accettando l’invito che non si lasciò preoccupare dal poscritto di Mordila, nel quale quell’uomo ricchissimo dichiarava di essere fortemente interessato a incontrare la giovane donna.

Una lancia di rossa luce solare nell’angolo dell’occhio lo scosse dal suo sogno diurno, e quando lui sollevò il telescopio questa volta lo tenne sollevato, perché la nave stava passando davanti alla scogliera sulla quale era appollaiato, mostrandogli il profilo di babordo. Sembrava essersi presa la sua porzione di tempesta — diversi pennoni erano spezzati, e gran parte del sartiame era stata semplicemente recisa e slegata, e in qualche modo una delle vele inferiori del trinchetto si era lacerata e staccata, e ora formava una sorta di tenda intorno alla piattaforma delle crocette — ma lui poté chiaramente vedere degli uomini sul ponte. Li scrutò con ansia, appoggiando il fusto del telescopio sul ramo di un albero per tenerlo fermo, e dopo alcuni istanti fu certo di aver avvistato Segundo.

L’uomo stava in piedi vicino all’albero di trinchetto con la schiena alla riva, ma Chandagnac riconobbe la figura, gli abiti e i capelli bianchi… e poi Segundo si voltò per fronteggiare la scogliera, e Chandagnac scoppiò in una risata di sollievo, poiché non c’era possibilità di confondere quella faccia scoscesa e quello sguardo fisso. Mentre Chandagnac osservava, Segundo piegò il ginocchio sinistro e sollevò il piede su uno dei sostegni della battagliola, e, sebbene tenesse la mano destra nella tasca della giacca, fece ampi gesti con la sinistra, annuendo con fare rassicurante per tutto il tempo.

Chandagnac agitò il telescopio sopra la testa, anche se era improbabile che il gesto fosse visto, e non si accigliò neppure quando il cilindro scivolò dalle sue dita fredde e intorpidite e roteò via per andare a infrangersi sulle rocce sottostanti. Fischiettando allegramente, si voltò e si diresse con passo deciso verso la carrozza in attesa.

E Shandy, nascosto sulla piattaforma delle crocette dietro la vela inferiore del trinchetto, di botto si accasciò nell’imbracatura che lo teneva ancorato all’albero, mentre lo scintillio iridato dell’incoscienza, a lungo tenuto a bada, finalmente riempiva la sua visuale e lo sopraffaceva. Le sue mani scivolarono via dalla croce coperta di sangue del pupazzo che lui aveva realizzato, ed essa rimase in bilico per un momento sull’estremità del pennone, e poi cadde di lato e rimase appesa là, facendo assumere improvvisamente al pupazzo sul ponte sottostante una posizione sorprendente: il cadavere di Hurwood, sebbene tenuto ancora più o meno dritto dai fili come se fosse una marionetta, adesso era piegato all’indietro a un angolo di quarantacinque gradi, e sorrideva fiducioso verso il cielo, estendendo la gamba sinistra all’infuori e al di sopra della testa, come un danzatore congelato in un momento particolarmente dinamico.

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