Risalì svogliatamente sul ponte principale e, sbattendo gli occhi, guardò intorno a sé gli uomini malconci che lo stavano aspettando, finché non scorse Skank. «Hurwood non ha ancora ripreso conoscenza?» gli chiese.
«L’ultima volta che ho controllato no,» disse Skank. «Ascolta, hai avuto fortuna là sotto?»
«No.» Shandy si voltò con riluttanza verso la cabina dove era stato trasportato Hurwood. «Portami un…»
Skank avanzò ponendosi di fronte a lui, spalleggiato dagli uomini che ancora riuscivano a camminare; la faccia del giovane pirata era incavata e dura come un pezzo di legno alla deriva eroso dalla sabbia. «Capitano,» disse con voce stridula, «avevi detto che aveva a bordo il suo maledetto bottino, dannazione a te, la roba proveniente da tutte le navi che…»
«Oh, il bottino.» Shandy annuì. «Sì, c’è. Un bel mucchio, proprio come avevo detto. Credo di essermi spezzato la schiena a muovere casse di lingotti d’oro avanti e indietro là sotto. Potete andare tutti a… rotolarvici dentro. Ma prima, tira su per me un secchio d’acqua marina, vuoi? E vedi se riesci a trovare… del fuoco, una candela o qualcosa… da qualche parte. Vado là dentro da lui.»
Un po’ sconcertato, Skank fece un passo indietro. «Uh, sicuro capitano. Sicuro.»
Shandy scosse infelicemente la testa mentre zoppicava fino alla porta della cabina ed entrava. Hurwood giaceva privo di sensi sulle tavole del ponte, il respiro che risuonava come lenti colpi di sega in un legno secco. La camicia era più nera che bianca, e chiazze di sangue, quasi asciutto, scurivano il ponte intorno alle sue spalle, ma l’emorragia sembrava essersi fermata.
Shandy lo esaminò e si domandò chi fosse realmente quell’uomo. Il docente di Oxford, autore di In Difesa del Libero Arbitrio? Il padre di Beth? Il marito di quella Margaret intollerabilmente morta? Il pirata Ulysse Segundo? Le ossa erano sporgenti nella faccia dalla bocca spalancata, e Shandy cercò di immaginare quale fosse stato l’aspetto di Hurwood da giovane. Non vi riuscì.
Shandy si inginocchiò accanto a lui e lo scosse per la spalla buona. «Mr. Hurwood. Svegliatevi.»
Il ritmo del respiro non cambiò, le palpebre rugose non sbatterono.
«Mr. Hurwood. È importante. Per favore, svegliatevi.»
Non ci fu reazione.
Shandy rimase inginocchiato là, a fissare il vecchio devastato cercando di non pensare, finché Skank non entrò con passo pesante. La nuova luce arancione lottò debolmente con la luce solare proveniente da fuori.
«Acqua,» disse Skank, lasciando cadere con un rumore metallico sul ponte un secchio gocciolante, «e una lampada.» Dopo essersi guardato intorno, incerto, pose sul ponte anche quella.
«Ottimo,» sussurrò Shandy. «Grazie.»
Skank uscì, chiudendo la porta, e la fiamma inquieta della lampada divenne la fonte d’illuminazione della stanza.
Shandy raccolse una manciata di fredda acqua salmastra e la gettò sugli occhi chiusi di Hurwood. Il vecchio aggrottò leggermente le sopracciglia, ma quello fu tutto. «Dio ti maledica,» esplose Shandy, quasi singhiozzando, «non costringermi!» Afferrò un orecchio di Hurwood e lo torse selvaggiamente… senza alcun effetto. Con orrore e nello stesso tempo con rabbia Shandy si alzò, spingendo via la lampada con un piede, poi sollevò il secchio e ne gettò l’intero contenuto sulla testa di Hurwood. Il peso dell’acqua fece voltare la testa del vecchio e gli incollò i capelli a mo’ di corona, ma il respiro continuò regolare come prima, senza neppure un colpo di tosse.
Davvero singhiozzando adesso, Shandy si voltò e allungò una mano verso la lampada… e poi mormorò una preghiera di ringraziamento quando udì sputare e gemere alle sue spalle.
Si accovacciò accanto a Hurwood. «Svegliatevi,» disse, incalzando. «Non avrete mai un consiglio migliore di questo.»
Gli occhi di Hurwood si aprirono. «Sono… ferito,» disse, piano.
«Sì.» Shandy si asciugò le lacrime dagli occhi per vedere con maggiore chiarezza il vecchio. «Ma probabilmente vivrete. Siete già sopravvissuto una volta. Dov’è Beth, Elizabeth, vostra figlia?»
«Oh… è tutto finito, no? Tutto finito, ormai.» I suoi occhi incontrarono quelli di Shandy. «Tu! Tu l’hai distrutta… la testa di Margaret… ho sentito il suo spirito che l’abbandonava. Una semplice spada!» La sua voce era gentile, come se stesse discutendo degli eventi di un gioco che avevano visto entrambi. «Non semplicemente perché era ferro freddo…?»
«E legato al mio sangue. Sì.» Shandy tentò di imitare il tono calmo e colloquiale di Hurwood. «Dove avete nascosto vostra figlia?»
«Giamaica. A Spanish Town.»
«Ah!» Shandy annuì e sorrise. «Dove a Spanish Town?»
«Una bella casa. È sorvegliata, naturalmente. Prigioniera. Ma con tutti gli agi.»
«La casa di chi?»
«Uh… Joshua Hicks.» Hurwood parve inorgoglito come un bambino per essere stato capace di rammentare il nome. Le spalle di Shandy ricaddero per il sollievo.
«Hai dei cioccolatini?» Chiese con garbo Hurwood. «Io non ne ho nessuno.»
«Uh, no.» Shandy si alzò. «Te li compreremo in Giamaica.»
«Stiamo andando in Giamaica?»
«Hai maledettamente ragione. Non appena renderemo questo vecchio scafo un po’ più adatto a tenere il mare. Possiamo permetterci di riposare un po’, adesso che so dove lei si trova. Beth resisterà per un altro giorno o due mentre faremo alcune riparazioni.»
«Oh, certo, Hicks si prenderà buona cura di lei. Gli ho dato istruzioni severissime, e anche una domestica per essere sicuro che faccia tutto nella maniera esatta.»
Una domestica? pensò Shandy. Non riesco a immaginare una domestica che dia ordini a un membro della casta dei proprietari terrieri. «Beh, ottimo. Noi…»
«Che giorno è oggi?»
«La Vigilia di Natale.» Non lo hai dedotto dal comportamento festoso di tutti quanti? pensò.
«Domani dovrei fargli il segnale.»
Shandy, che ancora stava sorridendo sollevato, inclinò la testa. «Fare il segnale a chi?»
«Hicks. Sarà su una scogliera a Portland Point, domattina all’alba, con un telescopio.» Hurwood ridacchiò. «Non gli piace l’idea — darà una cena domani sera, e avrebbe preferito di gran lunga restare a casa per i preparativi — ma ci sarà. Mi teme. Gli ho detto di attendere l’arrivo di questa nave e assicurarsi di vedermi sul ponte, di vedere me che agito un braccio verso di lui.»
«Non saremo da nessuna parte vicino alla Giamaica, domattina all’alba,» disse Shandy. «Non credo che questa nave ce la farebbe.»
«Oh.» Hurwood chiuse gli occhi. «Allora non gli farò il segnale.»
Shandy era stato sul punto di andarsene, ma si fermò, fissando il vecchio. «Perché dovevi fargli il segnale? Perché sarà là di vedetta?»
«Voglio dormire adesso.»
«Dimmelo.» Gli occhi di Shandy dardeggiarono verso la lampada, poi se ne allontanarono. «Altrimenti niente cioccolatini.»
Hurwood strinse le labbra, con dispetto, ma rispose. «Se non proseguirò e non gli farò il segnale, lui concluderà che non arriverò in tempo, e così eseguirà la prima parte della magia. La parte che dev’essere eseguita nel giorno di Natale. Era mia intenzione trovarmi in Giamaica oggi, per risparmiargli anche il disturbo di uscire, ma la tempesta ieri e tu oggi…» Hurwood aprì gli occhi, anche se non del tutto. «Pensavo solo che se ci fossimo trovati da quelle parti domani, avrei risparmiato a lui e a tutti il disturbo. Dopo tutto, tu hai reso impossibile l’intera procedura distruggendo la testa.» Richiuse gli occhi.
«Cos’è questa… prima parte della magia?» chiese Shandy, sentendo le prime tenui ragnatele dell’ansietà ricadere su di lui.
«La parte che può essere eseguita sulla terra. La parte più importante, che avrei dovuto fare io, doveva essere fatta in mare. Domani a mezzogiorno lui farà la prima parte. Avrebbe preferito che la facessi io. Non sarà contento di non vedermi.»
Читать дальше