Cercò di alzarsi a sedere, ma una nausea improvvisa lo gettò di nuovo sulla schiena, debole e sudato. Aprì di nuovo gli occhi e vide la faccia preoccupata di Skank. Shandy fece per parlare, ma i suoi denti stavano battendo. Serrò la mandibola per un momento e poi ritentò. «Cosa… è accaduto?»
«Hai colpito duramente il ponte dopo aver ucciso Venner,» disse Skank.
«Dov’è Davies?»
Skank aggrottò le sopracciglia, perplesso. «È… uh, morto, capitano. Quando Hurwood prese il Carmichael. Ricordi, no?»
A Shandy parve di ricordare qualcosa del genere. Tentò nuovamente di alzarsi a sedere, e nuovamente ricadde, tremando. «Cos’è accaduto?»
«Beh… tu eri là, capitano. Te ne ho parlato oggi, ricordi? Di come uno dei marinai morti di Hurwood lo ha ucciso?» Skank si guardò intorno, tristemente.
«No, voglio dire cos’è accaduto adesso?»
«Sei caduto sul ponte. Te l’ho appena detto.»
«Ah.» Shandy si alzò a sedere per la terza volta e si costrinse a resistere. La nausea affluì e poi defluì. «Avresti potuto continuare a dirmelo.» Si alzò faticosamente in piedi e rimase eretto, vacillando e rabbrividendo, afferrandosi alla battagliola per bilanciarsi e guardandosi intorno stordito. «Uh… la tempesta è… passata.» notò, orgoglioso di essere in grado di dimostrare la sua consapevolezza delle cose.
«Sì, capitano. Mentre tu eri svenuto. Ci siamo limitati a tenere la barca in panna per farle superare la tempesta. La tua àncora galleggiante ha fatto la differenza.»
Shandy si strofinò con forza la faccia. «La mia ancora galleggiante.» Decise di non chiedere. «Bene. Qual è la rotta?»
«Sud-ovest, più o meno.»
Shandy fece cenno a Skank di avvicinarsi di più, e quando il giovane si fu accovacciato accanto a lui gli chiese, piano. «Dove stiamo andando?»
«In Giamaica, hai detto.»
«Ah.» Si accigliò. «Cosa speriamo di trovare laggiù?»
«Ulysse Segundo,» disse Skank, apparendo sempre più preoccupato col passare dei secondi, «e la sua nave, l’Orfeo Risalito. Hai detto che è Hurwood, e che l’Orfeo in realtà è il Carmichael. Abbiamo seguito le segnalazioni che lo riguardavano a partire dalle Cayman, dove sentisti dire che si stava dirigendo di nuovo verso la Giamaica. Ah, e anche Woefully Fat voleva andare là, in Giamaica, prima di morire.» Skank scosse tristemente la testa.
«Woefully Fat è morto?»
«La maggior parte di noi crede di sì. Il pennone di randa lo ha arpionato come un pollo allo spiedo, e lui dopo averne staccato il pezzo più grosso e avertelo dato è crollato a terra. Lo abbiamo portato sottocoperta, per seppellirlo quando raggiungeremo la riva, perché non puoi semplicemente gettare in mare un bocor morto se hai buonsenso — ma un paio di uomini dicono di aver avvertito un battito nel suo polso, e Lamont dice di non riuscire a tenere la mente sul suo lavoro perché Woefully Fat continua a mormorare sottovoce, anche se io non sento nulla.»
Shandy cercò di concentrarsi. Aveva rammentato alcune di quelle cose, vagamente, quando Skank gliele aveva descritte, e ricordava una sensazione di urgenza disperata che le riguardava, ma non riusciva a rammentarne la ragione. Ciò che più desiderava in quel momento era una cosa impossibile: un posto asciutto per dormire.
«Quella tempesta,» disse. «È stata così improvvisa? Non avremmo potuto ripararci da qualche parte?»
«Avremmo potuto tornare indietro a Gran Cayman,» gli disse Skank. «Venner voleva farlo. Tu hai detto che dovevamo proseguire.»
«Ho… detto perché?»
«Hai detto che la tempesta ci avrebbe raggiunti in ogni caso, e quindi potevamo anche continuare a inseguire l’Orfeo. Venner ha detto che tu volevi farlo a causa di quella ragazza. Sai, la figlia di Hurwood.»
«Ah!» Stava cominciando a vedere qualche tratto di disegno compiuto nei suoi ricordi scompigliati dall’urto. «Che giorno è oggi?»
«Non so. È venerdì… e, uh, domenica è Natale.»
«Capisco,» disse Shandy, teso. «Continua a ricordarmelo, va bene? E ora che la tempesta è passata, issate più vele che potete.»
La mattina dopo, all’alba, scorsero l’Orfeo Risalito… e non ci fu disaccordo su quello che si doveva fare, poiché avevano trascorso tutta la notte a sgottare acqua dalla Jenny, e nonostante avessero tirato una vela incatramata intorno alla chiglia prodiera, e avessero martellato rotoli di stoffa riempiti di riso nelle fessure del fasciame, stavano imbarcando acqua sempre più rapidamente col passare delle ore. Shandy dubitava che la vecchia e malconcia corvetta potesse reggere abbastanza a lungo da fare un altro approdo. La maggior parte delle vele erano issate, e la Jenny avanzava sbandando sulla distesa di acqua azzurra verso la nave.
Accovacciato sulla prua della corvetta, Shandy scrutava nel telescopio, stringendo gli occhi contro il riflesso accecante del sole del mattino sulle onde. «È danneggiata,» fece notare agli uomini sofferenti e tremanti intorno a lui. «Mancano degli elementi di alberatura e c’è un groviglio di sartie sull’albero di trinchetto… ma è ancora solida. Se svolgeremo bene il nostro compito nella prossima ora, ci saranno rum e cibo e abiti asciutti.»
Ci fu un brontolio generale di approvazione, perché la maggior parte dei suoi uomini aveva trascorso la notte a lavorare alle pompe di sentina sotto la pioggia, non vedendo l’ora di fare una breve pausa occasionale nella quale ingurgitare una manciata di biscotti umidi; e il barile di rum si era sganciato ed era andato in pezzi durante la burrasca, colmando la stiva dell’odore di un irraggiungibile liquore.
«È rimasta un po’ di polvere asciutta?» domandò Shandy.
Skank fece spallucce. «Forse.»
«Hm. Beh, ad ogni modo noi non vogliamo far naufragare l’Orfeo.» Abbassò il telescopio. «Presumendo che il nostro albero non si spezzi, dovremmo essere in grado di virare a sud e di superarlo… e poi penso che dovremmo semplicemente tentare di abbordarlo.»
«O questo o cominciare a nuotare per la Giamaica,» convenne un giovane pirata cencioso e con gli occhi rossi.
«Non credi che cercherà di scappare quando si accorgerà che lo stiamo inseguendo?» domandò Skank.
«Forse,» disse Shandy, «anche se scommetto che possiamo raggiungerlo, pur malconci come siamo… e comunque, non abbiamo un aspetto particolarmente formidabile.» Tornò a sollevare il telescopio. «Beh, non dobbiamo preoccuparci,» disse un momento dopo. «Di fatto, è lui che sta venendo da noi.»
Ci fu un attimo di silenzio. Poi, «Abbiamo perso alcuni uomini in quella tempesta, penso,» fece notare uno degli uomini più anziani, tetro. «Occorrono rimpiazzi.»
Skank si morse un labbro e guardò in cagnesco Shandy. «L’ultima volta che ti sei scontrato con lui ti ha sollevato e scaraventato nell’oceano. Hai… qualche ragione per credere che non accadrà la stessa cosa?»
Shandy aveva continuato a riflettere su quella questione fin da quando avevano lasciato l’Isola di New Providence. Sangue. Ricordò il Governatore Sawney che diceva: Fai in modo che gli atomi del sangue e del ferro si allineino secondo la direzione dell’ago di una bussola che indica il nord. O viceversa. È tutto relativo…
Shandy sogghignò, un po’ pallido, a dispetto dei suoi sforzi migliori. «Sarà meglio che tutti noi lo speriamo. Io sarò alla bussola… manda qualcuno a portarmi una sciabola… e un martello e un cesello stretto.»
L’Orfeo aveva virato e stava puntando direttamente a ovest, sottovento, sulla Jenny, col sole mattutino alle sue spalle che proiettava le ombre del sartiame e degli alberi sulle vele luminose. Shandy tenne d’occhio la nave mentre lavorava col martello e il cesello sull’impugnatura della sciabola che Skank gli aveva portato, e quando essa si trovava ancora a un centinaio di iarde di distanza raddrizzò e tese la spada verso l’alto, sollevandola con la lama.
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