Aveva tagliato via l’involucro di cuoio e metà dell’impugnatura di legno, esponendo il codolo che collegava la lama al pomo, e, proprio nel punto dove si appoggia il palmo della mano di uno spadaccino, aveva cesellato una stretta fessura nel metallo.
Shandy si alzò in piedi e si piegò sul sostegno della bussola, guardando giù attraverso il vetro. «Se dovesse… andare male per noi, stamattina,» disse a Skank, che era rimasto a fissarlo, senza capire, durante gli ultimi minuti, «dirigetevi a est della nave — nello stato in cui si trova, il Carmichael non può bordeggiare più di quanto possa filar via — e tentate di raggiungere la Giamaica.»
«Sarà meglio se non andrà male.»
Shandy sorrise, e in qualche modo ciò lo fece apparire ancora più stanco. «Giusto.» Sollevò il martello e lo abbatté con forza sul vetro della bussola, e poi lasciò cadere il martello e rovistò fra le schegge di vetro; un momento dopo sollevò l’ago della bussola con le dita insanguinate. «Tieni i ragazzi pronti con gli uncini e le corde. Con un po’ di fortuna saremo in grado di iniziare l’abbordaggio prima che loro si rendano conto che siamo degli aggressori.»
Skank gemette debolmente, ma annuì e si avviò di corsa.
Shandy inserì con cautela la punta del polo nord dell’ago della bussola nella fessura che aveva inciso nel codolo della sciabola, poi si accovacciò, raccolse di nuovo il martello e assestò all’ago un colpetto per fissarlo.
Shandy si infilò con cautela la sciabola modificata nella cintura, e per il minuto successivo si limitò a respirare profondamente, tenendo gli occhi chiusi; poi quando l’Orfeo Risalito virò bruscamente verso il fianco di babordo della Jenny, oscurandola con la sua ombra, lui afferrò un grappino, lo roteò un paio di volte in un cerchio verticale e poi lo mandò a volare verso la battagliola della grossa nave. La luce del sole si rifletté sulle punte nell’attimo in cui esso rimase fermo, poi il grappino ricadde sulla battagliola e si agganciò.
Di certo questa è l’ultima volta che la Jenny assedia il Carmichael, pensò mentre cominciava ad arrampicarsi, una mano dopo l’altra, sulla corda.
Lo sforzo gli fece cominciare a sanguinare il naso e gli fece sentire la testa come se fosse sul punto di esplodere, e quando finalmente raggiunse la sommità della corda e si fermò a cavalcioni sulla battagliola per riprendere fiato, non riuscì a ricordare perché si trovasse là. Sembrava che fosse passato un po’ di tempo — quello era lo Strepitoso Carmichael, ne era certo… ma gran parte dell’orlo di murata era scomparsa, e anche l’intera struttura del castello di prua! Non avevano ancora raggiunto la Giamaica? Dov’era Capitan Chaworth? E quella ragazza malata col grasso medico?
Il suo disorientamento diminuì un poco quando riconobbe il padre della ragazza che stava scendendo per la scaletta del ponte di poppa — come si chiamava? Hurwood, ecco — ma poi Shandy si accigliò, poiché aveva ricordato che l’uomo aveva un braccio solo.
Poi fu distratto da una scaramuccia sul casseretto, e quando guardò con maggior attenzione — era difficile mettere a fuoco con tutta quella luce solare — credette davvero di perdere la ragione. Uomini macilenti in abiti laceri ma sgargianti si stavano arrampicando a bordo intorno a lui, e stavano ingaggiando una battaglia disperata con degli impossibili cadaveri animati, le cui mani avvizzite non avrebbero dovuto essere in grado di menare fendenti. Il sangue che fluiva lento dalle orecchie di Shandy e il martellio nella sua testa privarono la scena di quasi tutti i rumori, e la questione del perché lui avesse scelto di adornare la sua giacca con due avambracci umani mummificati parve di relativa importanza.
Non si fidava del suo equilibrio, così scese con grande cautela sul ponte. L’uomo che sembrava essere Benjamin Hurwood ora si stava dirigendo verso di lui, con un sorriso di benvenuto che increspava la sua vecchia faccia…
E poi Shandy sognò — doveva essere così, perché stava accanto al padre nella penombra dell’impalcatura al di sopra di un teatrino di marionette, ed entrambi stavano fissando la luce intensa in basso e manovrando le croci che controllavano i pupazzi penzolanti. E doveva essere una scena affollata quella che stavano eseguendo, perché molte altre croci erano sospese agli uncini elastici che facevano oscillare e sussultare leggermente le marionette sottostanti, temporaneamente ferme. Per un momento dimenticò che doveva trattarsi di un sogno, e fu preso dal panico poiché non sapeva quale rappresentazione stavano eseguendo.
Guardò con gli occhi stretti le piccole figure in basso, e le riconobbe all’istante. Erano le marionette del Giulio Cesare. E fortunatamente era già cominciato il terzo atto, per cui non restava molto da fare… erano già arrivati alla scena dell’assassinio, e ai piccoli senatori di legno le normali mani destre erano state sostituite con quelle che brandivano i pugnali.
La marionetta-Cesare stava parlando — e Shandy sgranò gli occhi, perché la faccia non era più di legno ma di carne, e lui la riconobbe. Era la sua stessa faccia. «Via!» sentì dire dal suo se stesso in miniatura. «Vuoi tu sollevare l’Olimpo?»
Le marionette-senatori, che erano anch’esse di carne adesso, avanzarono per uccidere… e poi la scena bruscamente sparì in un lampo, lasciando Shandy di nuovo sul ponte del Carmichael, a guardare Hurwood con gli occhi stretti contro il bagliore del sole.
Un sorriso fiducioso stava sbiadendo sulla faccia del vecchio, ma lui colpì di nuovo, e Shandy si trovò inginocchiato sulla sabbia cocente della spiaggia dell’Isola di New Providence, mentre fissava con occhio critico i quattro pali di bambù che aveva conficcato nella sabbia. Si erano tenuti dritti abbastanza bene finché non aveva cercato di legarne altri di traverso sulla loro sommità, e adesso erano tutti inclinati verso l’esterno, come cannoni pronti a respingere un attacco proveniente da tutti i lati.
«Intrecci un canestro?» chiese Beth Hurwood alle sue spalle.
Non l’aveva sentita avvicinarsi, e per un momento fu sul punto di replicare irritato, ma poi fece un largo sorriso. «Si presume sia una capanna. Dove io possa dormire dentro.»
«Sarebbe più semplice se tu facessi un tetto a una sola falda… ecco, ti farò vedere.»
Era un giorno di luglio, durante il raddobbo del Carmichael; Beth gli aveva mostrato come mettere assieme una struttura più stabile, e c’era stato un momento in cui, stando sulle punte dei piedi per annodare una corda in cima a uno dei pali inclinati, lei era caduta contro di lui e per un momento si era trovata fra le sue braccia. E quegli occhi castani e i capelli ramati lo avevano stordito con un’emozione che includeva attrazione fisica solo nella misura in cui un’orchestra include una sezione di ottoni. Era un ricordo spesso ricorrente nei suoi sogni.
Questa volta, tuttavia, stava andando diversamente. Questa volta lei stava usando un martello e dei chiodi invece di una corda, e le sue palpebre e le labbra erano spalancate fin dove potevano e i denti e il bianco degli occhi scintillavano nel sole tropicale mentre lei appoggiava le braccia di lui lungo i pali di bambù e metteva il primo chiodo sul polso…
…e di nuovo Shandy si trovò sul ponte del Carmichael, e batté le palpebre di fronte a Hurwood.
Hurwood ora appariva chiaramente inquieto. «Cosa diavolo c’è che non va nella tua mente?» abbaiò. «È come una vite spanata.»
Shandy era propenso a convenire. Continuò a tentare di ricordare che cosa stava facendo là, e ogni volta che lanciava un’occhiata al combattimento da incubo che si stava svolgendo intorno a lui rimaneva di nuovo stupefatto e terrorizzato. E in quel momento, come per superare tutto il suo precedente disorientamento, il ponte smise di premere contro le suole dei suoi stivali e lentamente cominciò a sollevarsi nell’aria senza un sostegno.
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