I marron erano degli schiavi fuggiaschi che, essendo in origine vissuti nel Senegal, e nel Dahomey, e nelle nazioni della costa del Congo, non avevano difficoltà ad adattarsi alla vita nella giungla delle montagne della Giamaica, e i coloni bianchi erano così snervati da questa popolazione pericolosa e implacabile da pagare ai negri dei tributi stagionali ottenendo in cambio che venissero risparmiati gli insediamenti e le fattorie periferici; ma anche i marron rifiutavano di avventurarsi a meno di un miglio dalla casa di Jean Petro, e il ragazzo discese da solo il lungo sentiero che conduceva al giardino e ai recinti di bestiame e, finalmente, alla casa sulle palafitte.
Un corso d’acqua scorreva dietro la casa, ed era là che stava il vecchio… Thatch poteva vedere le sue gambe nude, nodose e scure come ramoscelli ambulanti di prugnolo, sotto il pavimento sopraelevato. Thatch naturalmente stava a piedi nudi; con un gesto impose il silenzio ai polli che razzolavano sotto la casa e quindi avanzò attraverso lo spiazzo polveroso antistante la casa silenziosamente, come se stesse calpestando zolle di luce solare. Quando ebbe aggirato l’angolo della casa, poté vedere che il vecchio Petro stava camminando lungo l’argine del fiumiciattolo, fermandosi di tanto in tanto per sollevare una tozza bottiglia dopo l’altra fuori dall’acqua, scrutare nel vetro scuro, picchiettare le unghie lunghe contro di essa, portare la bottiglia gocciolante all’orecchio, e quindi scuotere la testa e accovacciarsi per rimetterla dentro e pescarne un’altra.
Thatch rimase a guardare mentre ne sollevava una, e finalmente la faccia del vecchio bocor si coagulò in un sorriso quando ascoltò una bottiglia, e picchiettò di nuovo le unghie su di essa; e poi si limitò a stare là e a battere sulla bottiglia e ad ascoltare, alternativamente, come un prigioniero confinato in una segreta il cui misurato battere sui muri abbia alla fine suscitato, sebbene remotamente, una risposta.
«È il nostro ragazzo, sicuro,» disse con una stridente voce da vecchio. «Gede, il loa che è il… capo, diciamo, di colui che ti vuole.»
Thatch realizzò che il vecchio era consapevole della sua presenza e stava parlando con lui. Restò dove si trovava, ma gridò, «Mi vuole? Io ho scelto lui.»
Il vecchio ridacchiò. «Beh, ad ogni modo, quello non è qui nel ruscello, e abbiamo bisogno di Gede per chiamarlo. Naturalmente anche Gede è qui solo simbolicamente. C’è solo una parte di lui in questa bottiglia, il suo ombelico, potremmo dire… abbastanza da costringerlo.» Petro si voltò e tornò zoppicando nello spiazzo dov’era Thatch. «I morti diventano più potenti col tempo che passa, vedi, ragazzo. Quello che era solo un fantasma inquieto per tuo nonno potrebbe diventare un perfetto loa per i tuoi nipoti. Ed io ho imparato a piegarli, a trascinarli in certe direzioni come tu puoi fare con un rampicante. Il contadino pianta un seme nel suolo e un giorno avrà un albero… io ficco uno spettro in una bottiglia sotto l’acqua che scorre e un giorno avrò un loa.» Sogghignò, rivelando pochi denti in gengive bianche, e agitò la bottiglia in direzione del fiumiciattolo. «Ne ho cresciuti quasi una dozzina fino alla maturità. Non sono ancora della qualità dei loa di Rada, quelli che vengono con noi attraverso l’oceano dalla Guinea, ma posso crescerli finché non soddisferanno le mie esigenze.»
I polli nell’ombra sotto la casa si stavano riprendendo dal gesto di Thatch, e cominciavano a chiocciare e a svolazzare. Petro sbatté le palpebre, ed essi tornarono a tacere. «Naturalmente,» proseguì Petro, «quello che ti vuole — o che tu vuoi, se preferisci — il vecchio Baron Samedi, è una bestia di specie diversa.» Scosse la testa e i suoi occhi si strinsero in un’espressione che avrebbe potuto essere di soggezione. «Di tanto in tanto, non più di due o tre volte nella mia intera vita, credo di averne accidentalmente creato uno che era molto simile… una cosa che già esisteva, che era già qua fuori, e la somiglianzà era troppo perfetta per tenere le due cose separate. Così, all’improvviso, in una bottiglia ebbi una cosa che era troppo grossa per starci… anche solo simbolicamente. La mia dannata casa fu quasi fatta crollare quando il Baron Samedi divenne troppo grande — la bottiglia esplose come una bomba, abbatté gli alberi in ogni direzione, e il ruscello non tornò a scorrere per un’ora. C’è ancora una pozza ampia e profonda là. Niente è più cresciuto sull’argine e ogni primavera sono costretto a raccogliere girini morti con la rete.»
Il giovane Thatch fissò la bottiglia indignato. «Allora quello che hai nella tua bottiglia di birra è solo un servo del Baron Samedi?»
«Più o meno. Ma Gede è un loa di alto rango — è il numero due qui solo perché il Baron è troppo superiore. E come ogni altro loa Gede dev’essere invitato, e poi supplicato, usando i rituali che lui richiede, per fare ciò che noi vogliamo. Ora, ho procurato le lenzuola del letto in cui è morto un uomo malvagio, e una tunica nera per te, e oggi è sabato, il giorno consacrato a Gede. Arrostiremo un pollo e una capra per lui, e ho un barilotto intero di clairin — un rum — poiché Gede ne è un insaziabile consumatore. Oggi noi…»
«Non sono sceso dalle montagne per trattare con un bungo garzoncello del Baron Samedi.»
Jean Petto fece un largo sorriso. «Ohhh!» Tese la bottiglia al ragazzo. «Beh, perché non glielo dici? Tieni la bottiglia contro la luce del sole e scruta dentro finché non lo vedi… poi potrai spiegargli quali sono i tuoi standard sociali.»
Thatch non aveva mai trattato direttamente con un loa, ma cercò di apparire sicuro di sé mentre prendeva sprezzante la bottiglia. «Molto bene, spiritello,» disse, tenendola contro il sole, «manifestati!» Il tono era beffardo, ma la sua bocca era diventata secca e il cuore gli batteva forte nel petto.
All’inizio tutto ciò che riuscì a vedere erano delle macchie confuse attraverso il vetro rozzamente soffiato, ma poi vide un movimento dentro, e lo mise a fuoco — e per un istante pensò che la bottiglia conteneva un uccellino implume, che nuotava con alette e zampe deformi in una sorta di liquido torbido.
Allora ci fu una voce nella sua testa, che cianciava stridula in un francese ibrido. Thatch comprese solo qualcosa, abbastanza da capire che colui che parlava non solo stava chiedendo pollo e rum, ma protestando che aveva tutti i diritti di pretendere quelle cose, e anche tanti dolciumi quanti ne voleva, e minacciando punizioni durissime se i rituali del suo invito non fossero stati eseguiti con grandissima pompa e solennità e rispetto; e sarebbe stato meglio non ridere. Nello stesso tempo, Thatch ebbe la sensazione di un’età antica, e di un potere che era diventato enorme… con tale costo personale che ormai restava solo un frammento della personalità originale, come un camino ancora eretto nel cuore di una casa preda di un furioso incendio. La petulanza senile e il potere terrificante, realizzò Thatch, non erano qualità contraddittorie — ognuna era in qualche modo prodotto dell’altra.
Poi divenne consapevole di lui. La filippica s’interruppe e lui ebbe la sensazione che colui che parlava si guardasse intorno un po’ confuso. Thatch immaginò un re vecchissimo, che trasaliva dopo aver pensato di essere solo, si aggiustava la veste in modo che essa lo drappeggiasse in maniera corretta, e si ravviava i capelli radi in avanti per coprire la calvizie.
A quel punto Gede, evidentemente, aveva richiamato alla memoria le parole di Thatch e prestato loro attenzione, perché la voce tornò all’improvviso nella testa del ragazzo, e tuonò.
«“Spiritello”?» gridò Gede, infuriato. «“Bungo garzoncello”?»
La testa di Thatch fu spinta indietro da qualcosa di invisibile, e d’un tratto ci fu sangue nella sua bocca e nel naso. Arretrò di un paio di passi e cercò di scagliare via la bottiglia, ma essa aderiva al suo palmo.
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