Terry Pratchett - It tristo mietitore

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Si dice che al mondo niente sia inevitabile, tranne la morte e le tasse. Ma questo forse prima che Morte venisse licenziato in tronco. L’ultima cosa di cui un universo può aver bisogno è di un Tristo Mietitore disoccupato, perché quando un importante servizio pubblico viene a mancare la conseguenza è sempre il caos. Ora Mondo Disco pullula di zombie e non-morti. Reg Scarpa, attivista per i diritti dei defunti, improvvisamente ha molto più lavoro di quanto si sia mai sognato. E il mago Windle Poons, trapassato di fresco, si risveglia nella tomba scoprendo di essere. morto e vegeto. Ma proprio a lui e a un ben poco temibile gruppo di non-morti (Arthur Winkings, per esempio, era diventato vampiro dopo essere stato morso da un avvocato. Schleppel l’uomonero farebbe meglio il suo lavoro se non venisse colto da agorafobia appena fuori dal gabinetto. E Fratello Isolile, l’unica banshee al mondo con un difetto di pronuncia, invece di starsene sui tetti a gridare quando la gente sta per morire, fa passare sotto la porta un bigliettino con scritto ‘OOOOeeOOOeecOOOeee’) spetta il compito di salvare il mondo dei vivi. Nel frattempo in una piccola fattoria molto, molto lontana, uno straniero alto, scuro e allampanato si rivela particolarmente abile a maneggiare la falce. C’è tanto grano da falciare. E una battaglia diversa da combattere.

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«Yo!» gridò il Decano. La magia grezza si scontrò con il groviglio di metallo. Piovevano rotelle.

«Vai a mangiare taumaturgia calda, razza di…» cominciò il Decano.

«Non imprechi! Non imprechi!» gridò Ridcully al di sopra del frastuono. Cercò di scacciare una Porca Vacca che orbitava intorno al suo cappello. «Non si sa in cosa si può trasformare!»

«Che pizza!» gridò il Decano.

«Non va bene. Tanto varrebbe cercare di trattenere il mare» disse il Sommo Algebrico. «Voto per tornare all’Università e fare qualche incantesimo serio».

«Buona idea» disse Ridcully. Guardò la marea di fil di ferro che avanzava. «Qualche idea sul come?» chiese.

«Yo! Birbanti!» disse il Decano. Puntò ancora il bastone. Fece un suono triste, che a scriverlo verrebbe fuori pfffft. Una tenue scintilla cadde dalla punta e finì sul selciato.

Windle Poons chiuse di schianto un altro libro. Il Bibliotecario fece una smorfia.

«Niente! Vulcani, maremoti, ira di dio, maghi impiccioni… non voglio sapere come sono state uccise altre città, voglio sapere come sono finite…»

Il Bibliotecario posò sul tavolo di lettura un’altra pila di libri. Un altro vantaggio dell’essere morti, come Windle stava scoprendo, era l’abilità linguistica. Riusciva a vedere il senso di una parola senza conoscerne effettivamente il significato. Dopotutto essere morti non era come dormire. Era come svegliarsi.

Lanciò un’occhiata all’altro capo della Biblioteca, dove Lupine si stava facendo fasciare la zampa.

«Bibliotecario?» chiamò piano.

«Oook?»

«Lei che ha cambiato specie ai suoi tempi… cosa farebbe se, così tanto per dire, incontrasse una coppia che… ecco, poniamo che ci sia un lupo che si trasforma in lupo mannaro ogni luna piena, e una donna che nello stesso momento diventa una lupa mannara anche lei… insomma, giungono alla stessa conclusione da direzioni opposte. E si incontrano. Che cosa gli direbbe? Lascerebbe che se la sbrighino da soli?»

«Oook» disse all’istante il Bibliotecario.

«La tentazione è forte».

«Oook».

«Alla signora Torta non piacerà, però».

«Eeek oook».

«Ha ragione. Avrebbe potuto metterla in termini un po’ meno rudi, ma ha ragione. Tutti dobbiamo sbrigarcela da soli».

Sospirò e girò la pagina. Poi sbarrò gli occhi.

«La città di Khan Li» disse. «Mai sentita? Cos’è questo libro? Il Grimoire ‘Credici-o-No’ di Stripfetde. Dice qui… ‘piccoli carri… nessuno sapeva da dove venissero… di tale utilità che vennero assunti degli uomini per governarli e portarli in città… all’improvviso, una corsa selvaggia… gli umani li inseguirono ed ecco, oltre le mura c’era una nuova città, una città come di banchi di mercanti, verso cui i carretti correvano…’»

Voltò la pagina.

«Sembra che dica…»

Non ho capito ancora bene, si disse. Secondo Un-Secchio si parla della nascita di città. Ma non sembra corretto.

Una città è viva. Immaginiamo di essere un gigante lento, come un Pino Contatore, e di guardare una città? Vedremmo crescere gli edifici; vedremmo respingere i nemici, spegnere gli incendi. Vedremmo la vita della città ma non le persone, perché quelle si muovono troppo in fretta. La vita di una città, quello che la fa muovere, non è una forza misteriosa. È la gente.

Voltò distrattamente le pagine, senza leggere davvero…

Perciò abbiamo le città: grandi creature sedentarie, che crescono in un punto e non si muovono per migliaia di anni. Si riproducono mandando via la gente a colonizzare nuove terre. Ma loro rimangono lì. Sono vive, ma come si potrebbe dire di una medusa. O di un vegetale particolarmente brillante. Dopotutto Ankh-Morpork è detta la Grande Wahooni…

E dove ci sono grosse, lente cose viventi, ce ne sono di piccole e veloci che le mangiano…

Windle Poons sentì accendersi le cellule del cervello. Si stabilivano connessioni, il pensiero scorreva dentro canali nuovi. Aveva mai pensato davvero quando era vivo? Ne dubitava. Era stato solo un mucchio di complicate reazioni collegate a un mucchio di terminazioni nervose, con ogni cosa, dall’oziosa riflessione sul prossimo pasto a ricordi casuali e fuorvianti, a frapporsi tra lui e il vero pensiero.

Sarebbe cresciuto dentro la città, al caldo e al sicuro. E poi sarebbe esploso al di fuori, costruendo… qualcosa, non una vera città, ma una falsa… che attira la gente, la vita, fuori dall’ospite…

La parola che cerchiamo qui è predatore.

Il Decano guardò incredulo il bastone. Lo agitò, e prese di nuovo la mira.

Stavolta il suono fu una specie di pfut.

Alzò lo sguardo. Un’onda ricurva di carrelli, alta come una casa a un piano, stava per cadergli addosso.

«Oh… uffa» disse, piegando le braccia sopra la testa.

Qualcuno lo afferrò da dietro per la veste e lo tirò via nel momento in cui i carrelli rovinarono giù.

«Forza» disse Ridcully. «Se corriamo riusciamo ad arrivare prima di loro».

«Sono senza magia! Sono senza magia!»

«Se non si sbriga finirà anche senza qualcos’altro» disse l’Arcicancelliere.

Cercando di restare uniti e urtando l’uno contro l’altro, i maghi arrancarono davanti ai carrelli. Altri flussi uscivano dalla città e attraversavano i campi.

«Sapete cosa mi ricorda?» disse Ridcully, mentre si facevano strada a fatica.

«Dica» mormorò il Sommo Algebrico.

«La risalita dei salmoni» disse l’Arcicancelliere.

«Eh?»

«Non nell’Ankh, naturalmente» disse Ridcully. «Non credo che un salmone possa risalire la corrente nel nostro fiume…»

«A meno che non sappia camminare» disse il Sommo Algebrico.

«… ma in certi fiumi ne ho visti una folla così» disse Ridcully, «che lottavano per andare avanti. Il fiume era un’unica massa d’argento».

«Bello» disse il Sommo Algebrico. «E perché lo fanno?»

«Be’… è tutta una faccenda di riproduzione».

«Disgustoso. E pensare che noi dobbiamo bere l’acqua…» disse il Sommo Algebrico.

«Bene, ora siamo in uno spazio aperto. Qui li aggiriamo» disse Ridcully. «Appena raggiungiamo uno spazio libero…»

«Non credo proprio» disse il professore di Rune Recenti.

Masse sferraglianti e agitate di carrelli venivano da ogni direzione.

«Ci inseguono! Ci inseguono!» si lagnò il Tesoriere. Il Decano gli strappò il bastone.

«Ehi, quello è mio!»

Il Decano lo spinse da parte e fece saltare le ruote di un carrello in testa a una delle masse.

«È il mio bastone!»

I maghi si strinsero schiena contro schiena, al centro di un cerchio di metallo che si stringeva.

«Non vanno bene per questa città» osservò il professore di Rune Recenti.

«So cosa intende» disse Ridcully. «Alieni».

«Immagino che nessuno abbia un incantesimo di volo con sé oggi?» chiese il Sommo Algebrico.

Il Decano prese di nuovo la mira e squagliò un cesto.

«È il mio bastone che stai usando».

«Silenzio, Tesoriere» disse l’Arcicancelliere. «Decano, abbattendone uno alla volta non andiamo da nessuna parte.

Okay, ragazzi? Vogliamo fare più danni possibile. Ricordate… esplosioni selvagge e incontrollate…»

I carrelli avanzavano.

AHI. AHI.

La signorina Flitworth barcollò nell’oscurità umida e martellante, schiacciando sotto i piedi la grandine. I tuoni cannoneggiavano il cielo.

«Pizzicano, eh?» disse.

RISUONANO.

Bill Porta bloccò un covone che il vento portava via, e lo accatastò con gli altri. La signorina Flitworth gli passò accanto piegata in due sotto il peso di un carico di grano. [15] La capacità delle vecchine esili di portare carichi enormi è fenomenale. Studi scientifici hanno dimostrato che una formica riesce a portare un peso cento volte superiore al suo, ma non esistono limiti conosciuti alla capacità di sollevamento della media delle nonnine ottantenni nella Spagna rurale. I due lavoravano incessantemente, attraversando il campo sotto la tempesta per spostare il raccolto prima che il vento e la grandine lo portassero via. I fulmini saettavano in cielo. Non era un normale temporale. Era una guerra.

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