Terry Pratchett - It tristo mietitore

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It tristo mietitore: краткое содержание, описание и аннотация

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Si dice che al mondo niente sia inevitabile, tranne la morte e le tasse. Ma questo forse prima che Morte venisse licenziato in tronco. L’ultima cosa di cui un universo può aver bisogno è di un Tristo Mietitore disoccupato, perché quando un importante servizio pubblico viene a mancare la conseguenza è sempre il caos. Ora Mondo Disco pullula di zombie e non-morti. Reg Scarpa, attivista per i diritti dei defunti, improvvisamente ha molto più lavoro di quanto si sia mai sognato. E il mago Windle Poons, trapassato di fresco, si risveglia nella tomba scoprendo di essere. morto e vegeto. Ma proprio a lui e a un ben poco temibile gruppo di non-morti (Arthur Winkings, per esempio, era diventato vampiro dopo essere stato morso da un avvocato. Schleppel l’uomonero farebbe meglio il suo lavoro se non venisse colto da agorafobia appena fuori dal gabinetto. E Fratello Isolile, l’unica banshee al mondo con un difetto di pronuncia, invece di starsene sui tetti a gridare quando la gente sta per morire, fa passare sotto la porta un bigliettino con scritto ‘OOOOeeOOOeecOOOeee’) spetta il compito di salvare il mondo dei vivi. Nel frattempo in una piccola fattoria molto, molto lontana, uno straniero alto, scuro e allampanato si rivela particolarmente abile a maneggiare la falce. C’è tanto grano da falciare. E una battaglia diversa da combattere.

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«Tra un minuto verrà giù il diluvio» gridò la signorina Flitworth nel frastuono. «Non ce la faremo mai a portarlo nel fienile! Vai a prendere una cerata o qualcosa del genere, per stanotte basterà!»

Bill Porta annuì, e corse nell’oscurità fradicia verso il casolare. I lampi erano così frequenti che l’aria scintillava, e c’era un’aura luminosa tutt’intorno alla recinzione.

E c’era Morte.

La vide all’orizzonte, una sagoma scheletrica china e pronta al salto, con la veste che svolazzava e frusciava nel vento.

Una morsa lo attanagliò, forzandolo alla fuga e nello stesso tempo inchiodandolo al suo posto. Invase la sua mente e rimase lì, bloccando ogni pensiero tranne la vocina che nel profondo, e con una certa calma, disse: ALLORA È QUESTO IL TERRORE.

Poi Morte svanì quando la luce del lampo si spense, e riapparve quando una nuova saetta fu scoccata sulla collina.

Allora la tranquilla voce interiore disse: MA PERCHÉ NON SI MUOVE?

Bill Porta si avvicinò appena. Nessuna reazione dalla cosa accovacciata.

Poi si rese conto che la cosa dall’altra parte del recinto non era altro che un insieme vestito di costole, femori e vertebre se vista da un certo lato; ma se vista da un’angolazione leggermente diversa, poteva essere allo stesso modo un complesso insieme di bracci rotanti e leve alternate, coperte da una cerata che stava volando via.

Davanti a lui c’era la Mietitrebbiatrice.

Bill Porta ghignò orribilmente. Pensieri indegni-di-Bill-Porta nacquero nella sua mente. Fece un passo avanti.

La muraglia di carrelli circondava i maghi.

L’ultima fiamma da uno dei bastoni aprì una breccia che fu immediatamente riempita da altri carrelli.

Ridcully si voltò verso gli altri maghi. Erano paonazzi in faccia, le vesti strappate, e diversi spari entusiastici avevano avuto come risultato barbe ustionate e cappelli bruciati.

«Nessuno ha qualche altro incantesimo?» chiese.

Gli altri rifletterono febbrilmente.

«Credo di ricordarne uno» disse esitante il Tesoriere.

«Avanti, amico. Val la pena di tentare tutto in un momento come questo».

Il Tesoriere allungò una mano. Chiuse gli occhi e mormorò alcune sillabe fra i denti.

Ci fu una piccola scintilla di luce color ottarino e…

«Oh» fece l’Arcicancelliere. «Tutto qui?»

«‘Il Bouquet A Sorpresa di Eryngias’» disse il Tesoriere, fremente e con gli occhi lucidi. «Non so perché, ma mi è sempre riuscito. Ho proprio il tocco, direi».

Ridcully guardò l’enorme mazzo di fiori stretto nel pugno del Tesoriere.

«Però io azzarderei… che non è di grande utilità al momento» aggiunse.

Il Tesoriere guardò le pareti che si avvicinavano e il suo sorriso svanì.

«Immagino di no» disse.

«Qualche altra idea?» chiese Ridcully.

Nessuno rispose.

«Belle le rose, però» disse il Decano.

«Hai fatto presto» disse la signorina Flitworth quando Bill Porta arrivò al mucchio di covoni trascinandosi dietro una tela cerata.

EH SÌ, mormorò vago, mentre lei lo aiutava a sistemarla sopra il raccolto e a bloccarla con delle pietre. Il vento cercò di strappargliela dalle mani; tanto valeva tentare di rovesciare una montagna.

La pioggia spazzava i campi, tra frammenti di nebbia che scintillavano di elettricità azzurra.

«Mai vista una notte del genere» disse la signorina Flitworth.

Rimbombò un altro tuono. Fulmini sottili balenarono all’orizzonte.

La signorina Flitworth afferrò il braccio di Bill Porta.

«Non c’è… qualcuno, sulla collina?» disse. «Mi è sembrato di vedere una figura».

NO, È SOLO UN’APPARECCHIATURA MECCANICA.

Un altro lampo.

«A cavallo?» disse la signorina Flitworth.

Un terzo fulmine saettò in cielo. E stavolta non ci furono dubbi. Sulla cima della collina c’era una figura a cavallo. Incappucciata, E con una falce, impugnata con orgoglio come una lancia.

È IN POSA. Bill Porta si voltò verso la signorina Flitworth. IN POSA. IO NON HO MAI FATTO NIENTE DEL GENERE. CHE SENSO HA? A CHE SCOPO?

Aprì la mano. Apparve la clessidra d’oro.

«Quanto tempo hai ancora?»

FORSE UN’ORA. FORSE SOLO DEI MINUTI.

«Forza, allora!»

Bill Porta rimase dov’era, guardando la clessidra.

«Ho detto forza!»

NON FUNZIONERÀ. HO SBAGLIATO A PENSARE CHE AVREBBE FUNZIONATO. CI SONO COSE A CUI NON SI PUÒ SFUGGIRE. NON SI PUÒ VIVERE PER SEMPRE.

«Perché no?»

Bill Porta sembrò scioccato.

CHE INTENDE DIRE?

«Perché non si può vivere per sempre?»

NON LO SO. SAGGEZZA COSMICA?

«E la saggezza cosmica che ne sa? Allora, andiamo o no?»

La figura sulla collina non si era mossa.

La pioggia aveva trasformato la terra in fanghiglia. Scivolarono giù per il pendio e attraversarono di corsa l’aia fino a casa.

AVREI DOVUTO PREPARARMI MEGLIO. AVEVO DEI PIANI…

«Ma c’era il raccolto».

SÌ.

«C’è modo di sbarrare le porte o cose del genere?»

SI RENDE CONTO DI COSA DICE?

«Be’, fatti venire un’idea! Qualcosa ha mai funzionato contro di te?»

NO, disse Bill Porta con una puntina di orgoglio.

La signorina Flitworth sbirciò fuori dalla finestra e poi si appiattì contro la parete accanto.

«Lui se n’è andato!»

NON È ANCORA UN LUI, disse Bill Porta.

«Quella cosa se n’è andata. Potrebbe essere ovunque».

PUÒ PASSARE ATTRAVERSO I MURI.

Lei si scansò immediatamente, poi gli lanciò un’occhiataccia.

MOLTO BENE. PRENDA LA BAMBINA CREDO CHE SIA MEGLIO ANDARCENE. Gli venne un’idea. Si illuminò un poco. CE L’ABBIAMO, UN PO’ DI TEMPO. CHE ORA È?

«Non lo so. Non fai che fermare gli orologi».

MA NON È ANCORA MEZZANOTTE?

«Direi più le undici e qualcosa».

ALLORA ABBIAMO TRE QUARTI D’ORA.

«Come fai a esserne certo?»

PER VIA DELLA SCENA, SIGNORINA. IL GENERE DI MORTE CHE SI METTE IN POSA ALL’ORIZZONTE PER FARSI ILLUMINARE DAI LAMPI, disse Bill Porta in tono di disapprovazione, NON SI PRESENTA ALLE UNDICI E VENTICINQUE SE PUÒ COMPARIRE A MEZZANOTTE.

Lei annuì, pallida, e sparì di sopra. Dopo un paio di minuti tornò, con Sal avvolta in una coperta.

«Dorme ancora» disse.

QUELLO NON È SONNO.

Aveva smesso di piovere, ma la tempesta ancora incombeva sulle colline. L’aria restava elettrica, sembrava ancora incandescente.

Bill Porta la precedette fuori, oltre il pollaio, dove Cyril e il suo harem di galline anziane erano accoccolati nel buio, cercando di occupare tutti la stessa porzione di trespolo.

C’era una pallida luce verde che fluttuava attorno al comignolo della fattoria.

«Lo chiamiamo Fuoco di Mamma Carey» disse la signorina Flitworth. «È un presagio».

UN PRESAGIO DI COSA?

«Cosa? Oh, non ne ho idea. Un presagio e basta, mi sa. Presagistica di base. Dove andiamo?»

IN PAESE.

«Per essere vicini alla falce?»

SÌ.

Sparì nella stalla Dopo un po’ uscì conducendo Binky, sellato e imbrigliato. Montò in groppa, poi si chinò e sistemò la signorina e la bambina in sella davanti a lui.

SE FALLIRÒ, disse, QUESTO CAVALLO LA PORTERÀ OVUNQUE VOGLIA ANDARE.

«Io non voglio andare da nessuna parte, se non a casa mia!»

OVUNQUE.

Binky partì al galoppo quando presero la strada per il paese. Il vento strappava le foglie dagli alberi, che rotolavano sulla strada davanti a loro. Ogni tanto un fulmine sibilava ancora in cielo.

La signorina Flitworth guardò la collina oltre la fattoria.

«Bill…»

LO SO.

«…è di nuovo lì…»

LO SO.

«Perché non ci insegue?»

SIAMO AL SICURO, FINCHÉ LA SABBIA NON FINISCE.

«E quando finisce, tu muori?»

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