«Certo, è un animale molto obbediente» ammise riluttante.
«Allora siamo d’accordo» disse Ludmilla. «Prendo lo scialle».
Lupine si rotolò per terra. Windle lo toccò con il piede.
«Fa’ il bravo» lo ammonì.
Un-Secchio tossì in modo eloquente.
«Va bene, va bene» disse la signora Torta. Prese dei fiammiferi dal cassettone, ne accese distrattamente uno con le unghie, e lo lasciò cadere nel bicchiere di whisky. Bruciò con una fiamma blu, e da qualche parte nel mondo degli spiriti lo spettro di un doppio whisky liscio terminò la sua breve vita.
Uscendo, Windle Poons credette di sentire cantare una voce spettrale.
Il carrello si fermò. Ruotò da una parte all’altra, come per osservare bene i maghi. Poi fece una rapida inversione a tre tempi e si allontanò a gran velocità.
«Ce l’ho!» urlò l’Arcicancelliere.
Puntò il bastone e sparò una palla di fuoco che trasformò una piccola porzione di acciottolato in qualcosa di giallo e gorgogliante. Il carrello oscillò violentemente ma continuò la sua corsa, con una ruota che cigolava.
«Viene dalle Dimensioni Oscure!» esclamò il Decano. «Facciamolo a pezzi!»
L’Arcicancelliere lo fermò con una mano sulla spalla. «Non dica scemenze. Le Cose Oscure hanno un sacco di tentacoli e schifezze varie. Non sembrano fatte da qualcuno».
Si voltarono al rumore di un altro carrello. Percorreva spensieratamente un vialetto laterale; si fermò quando vide o comunque percepì i maghi, e si esibì nella credibile imitazione di un carrello lasciato lì per sbaglio da qualcuno.
Il Tesoriere si avvicinò con cautela.
«Non serve fare il vago. Sappiamo che ti sai spostare».
Il carrello mantenne un basso profilo.
«Non può pensare» disse il professore di Rune Recenti. «Non c’è spazio per un cervello».
«Chi dice che sta pensando?» disse l’Arcicancelliere. «Tutto quello che fa è spostarsi. Non c’è mica bisogno di un cervello per quello. Anche gli scampi si muovono».
Sfiorò il metallo con le dita.
«In realtà gli scampi sono molto intell…» cominciò il Sommo Algebrico.
«Silenzio» interruppe Ridcully. «Però è fatto, no?»
«È fil di ferro» rispose il Sommo Algebrico. «Il fil di ferro deve essere fatto. E ha le ruote. Non ci sono cose con le ruote in natura».
«È solo che visto così da vicino, sembra…»
«… un pezzo unico» completò il professore di Rune Recenti, che si era dolorosamente inginocchiato per esaminarlo meglio. «Fatto tutto insieme, come una macchina cresciuta. Ma è ridicolo».
«Forse. Non c’è un cuculo su nelle Ramtop che costruisce orologi per farci il nido?» domandò il Tesoriere.
«Sì, ma è solo un rituale di corteggiamento» rispose il professore di Rune Recenti in tono leggero. «Oltretutto, come orologi fanno schifo».
Il carrello saltò in uno spazio vuoto fra i maghi, e l’avrebbe fatta franca se lo spazio vuoto non fosse stato occupato dal Tesoriere, che dette un grido e fu catapultato in avanti dentro il cesto. Il carrello non si fermò ma continuò la sua corsa verso il portone.
Il Decano sollevò il bastone. L’Arcicancelliere lo afferrò.
«Potrebbe colpire il Tesoriere» disse.
«Una pallina di fuoco piccola piccola?»
«Lo so, è una tentazione, ma no. Avanti. Inseguiamolo».
«Yo!»
«Se le fa piacere».
I maghi si lanciarono all’inseguimento. Dietro di loro, non visto, un intero stormo delle imprecazioni dell’Arcicancelliere svolazzava ronzando. E Windle Poons guidava una piccola delegazione verso la Biblioteca.
Il Bibliotecario dell’Università Invisibile si avviò veloce sulle nocche verso la porta, scossa da colpi poderosi.
«So che è lì» disse la voce di Windle Poons. «Deve farci entrare. È di importanza vitale».
«Oook».
«Non vuole aprire?»
«Oook».
«Allora non mi lascia altra scelta…»
Antichi pezzi di muratura si spostarono lentamente. La calce si sbriciolò. Poi parte del muro crollò, lasciando un buco a forma di Windle Poons. Lui tossì per la polvere.
«Odio dover fare queste cose. Non posso fare a meno di pensare che alimentino il pregiudizio comune».
Il Bibliotecario atterrò sulle sue spalle. Con grande sorpresa dell’orango, non successe quasi nulla. Un primate di oltre centocinquanta chili di solito aveva un effetto notevole sull’andatura di una persona, ma Windle lo indossò come un colletto di pelliccia.
«Credo che ci serva la storia antica» disse. «Non è che per caso potrebbe smettere di svitarmi la testa?»
Il Bibliotecario si guardò attorno, sconcertato. Di solito era una tecnica infallibile.
Poi le sue narici fremettero.
Il Bibliotecario non era sempre stato un primate. Una biblioteca magica è un posto di lavoro pericoloso, e lui era stato trasformato in orango in seguito a un’esplosione magica. Da umano era stato piuttosto inoffensivo, anche se ormai gli altri si erano talmente abituati alla sua nuova forma che pochi se ne ricordavano. Ma insieme al cambiamento aveva acquisito anche la chiave per tutta una serie di sensi e ricordi di specie. E uno dei più profondi e cruciali, dei più innati, riguardava le forme. Tornava indietro all’alba della sapienza. Le forme con musi, denti e quattro zampe erano decisamente catalogate, nella mente scimmiesca in evoluzione, sotto la voce Brutte Notizie.
Un lupo molto grosso era entrato dal buco nella parete, seguito da una bella ragazza. Il ricevitore di segnali del Bibliotecario andò temporaneamente in tilt.
«Oltretutto» disse Windle, «è possibile che io le annodi le braccia dietro la schiena».
«Eeek!»
«Non è un lupo qualsiasi. Mi creda, è meglio».
«Oook?»
Windle abbassò la voce. «E lei potrebbe non essere tecnicamente una donna» aggiunse.
Il Bibliotecario guardò Ludmilla. Le narici fremettero di nuovo, e aggrottò la fronte.
« Oook?»
«D’accordo, mi sono espresso male. Mi lasci andare, faccia il bravo».
Il Bibliotecario mollò molto cautamente la presa e scese a terra, tenendo Windle fra sé e Lupine.
Windle si spolverò i frammenti di calce dalla veste.
«Dobbiamo trovare informazioni» disse, «sulla vita delle città. In particolare, ho bisogno di sapere…»
Si udì un debole tintinnio.
Un cesto di fil di ferro girò con nonchalance l’angolo di un massiccio scaffale vicino. Era pieno di libri. Si fermò quando si rese conto di essere stato visto e fece sembrare di non essersi mai mosso.
«Lo stadio mobile» sussurrò Windle Poons.
Il cesto di ferro cercò di indietreggiare a poco a poco senza farsene accorgere. Lupine ringhiò.
«È quello di cui parlava Un-Secchio?» disse Ludmilla. Il carrello scomparve. Il Bibliotecario grugnì e lo inseguì.
«Oh, sì. Una cosa che potrebbe rendersi utile» disse Windle, all’improvviso di un buonumore quasi isterico. «È così che funziona. Prima, una cosa che ti va di tenere, e che metti via da qualche parte. A migliaia non troveranno le condizioni giuste, ma non importa, perché appunto, saranno migliaia. E poi lo stadio successivo è una cosa utile, che arriva ovunque, e nessuno penserebbe mai che ci è arrivata da sola. Ma sta succedendo tutto al momento sbagliato!»
«Ma com’è possibile che una città sia viva? È fatta solo di cose morte!» disse Ludmilla.
«Anche le persone. Credimi, lo so. Ma credo che lei abbia ragione. Questo non dovrebbe succedere. È tutta questa forza vitale in eccesso. Sta… rompendo l’equilibrio. Sta trasformando in realtà qualcosa che reale non è. E succede troppo presto, e troppo in fretta…»
Il Bibliotecario strillò. Il carrello partì a razzo da un’altra fila di scaffali, con l’orango appeso risolutamente dietro con una mano, che sventolava come una bandiera molto grassa.
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