Terry Pratchett - It tristo mietitore

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It tristo mietitore: краткое содержание, описание и аннотация

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Si dice che al mondo niente sia inevitabile, tranne la morte e le tasse. Ma questo forse prima che Morte venisse licenziato in tronco. L’ultima cosa di cui un universo può aver bisogno è di un Tristo Mietitore disoccupato, perché quando un importante servizio pubblico viene a mancare la conseguenza è sempre il caos. Ora Mondo Disco pullula di zombie e non-morti. Reg Scarpa, attivista per i diritti dei defunti, improvvisamente ha molto più lavoro di quanto si sia mai sognato. E il mago Windle Poons, trapassato di fresco, si risveglia nella tomba scoprendo di essere. morto e vegeto. Ma proprio a lui e a un ben poco temibile gruppo di non-morti (Arthur Winkings, per esempio, era diventato vampiro dopo essere stato morso da un avvocato. Schleppel l’uomonero farebbe meglio il suo lavoro se non venisse colto da agorafobia appena fuori dal gabinetto. E Fratello Isolile, l’unica banshee al mondo con un difetto di pronuncia, invece di starsene sui tetti a gridare quando la gente sta per morire, fa passare sotto la porta un bigliettino con scritto ‘OOOOeeOOOeecOOOeee’) spetta il compito di salvare il mondo dei vivi. Nel frattempo in una piccola fattoria molto, molto lontana, uno straniero alto, scuro e allampanato si rivela particolarmente abile a maneggiare la falce. C’è tanto grano da falciare. E una battaglia diversa da combattere.

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Windle si domandò come si faceva a chiedere la cittadinanza Klatchiana dopo morti.

E in quel momento le pietre del selciato gli vennero incontro.

Solitamente questo è un modo poetico per dire che uno cade faccia a terra. In questo caso, le pietre del selciato gli vennero davvero incontro. Si alzarono a fontana, volteggiarono silenziose nel vicolo per un momento, poi piovvero giù come pietre.

Windle le fissò. Anche Lupine.

«Questa è una cosa che non si vede spesso» disse l’uomo mannaro dopo un po’. «Anzi, non credo di aver mai visto pietre volanti prima d’ora».

«E nemmeno piovere pietre» disse Windle. Ne toccò una con la punta dello stivale. Sembrò perfettamente soddisfatta del ruolo che la gravità le aveva assegnato.

«Tu sei un mago…»

« Ero un mago» disse Windle.

«Eri un mago. Qual è la causa di tutto questo?»

«Credo che sia stato un fenomeno inspiegabile» disse Windle. «Ce ne sono parecchi in giro. Vorrei sapere perché».

Toccò di nuovo una pietra con il piede. Non mostrò alcuna inclinazione al movimento.

«È meglio che vada» disse Lupine.

«Com’è essere un uomo mannaro?» chiese Windle.

Lupine scrollò le spalle. «Solitario».

«Mmm?»

«Vedi, è che sei sempre fuori posto. Quando sono un lupo ricordo come ci si sente a essere uomini, e viceversa. Ecco… cioè… a volte… a volte, sì, quando sono un lupo, corro su per le colline… d’inverno, sai, quando c’è la luna crescente e la neve si ghiaccia e le colline non finiscono mai… gli altri lupi sentono com’è, certo, ma non lo sanno come lo so io. Sentire e sapere allo stesso tempo. Nessun altro sa com’è. Nessun altro al mondo può sapere com’è. Quella è la parte brutta. Sapere che non c’è nessun altro…»

Windle capì di essere in bilico sull’orlo di un abisso di lagna. Non sapeva mai cosa dire in momenti come questi.

Lupine si rischiarò. «A proposito… com’è essere uno zombie?»

«Non tanto male, in fondo».

Lupine annuì.

«Ci si vede in giro» disse, e si allontanò.

Le strade iniziavano a riempirsi; Ankh-Morpork cominciava il cambio di turno informale tra il popolo della notte e quello del giorno. Tutti evitavano Windle. La gente fa a meno di andare a sbattere contro uno zombie, se può.

Arrivò ai cancelli dell’Università, che ora erano aperti, e si avviò verso la sua camera.

Avrebbe avuto bisogno di soldi, se avesse voluto andarsene. Aveva risparmiato parecchio nel corso degli anni. Aveva fatto testamento? Negli ultimi dieci anni era stato piuttosto confuso. Forse l’aveva fatto. Era stato tanto confuso da lasciare i suoi risparmi a se stesso? Sperava di sì. Non c’erano casi noti di persone che fossero riuscite a impugnare con successo il proprio testamento…

Sollevò l’asse del pavimento ai piedi del letto, e tirò fuori una borsa di monete. Ricordò che le aveva messe da parte per la vecchiaia.

C’era la sua agenda. Era un’agenda quinquennale, il che significava (fece un rapido calcolo) che aveva sprecato circa tre quinti dei suoi soldi.

O anche di più, se ci pensavi bene. Dopotutto non c’era granché scritto dentro. Per anni Windle non aveva fatto niente che valesse la pena riportare, o perlomeno niente che a sera fosse in grado di ricordare. C’erano fasi lunari, liste di feste religiose, e di tanto in tanto una caramella attaccata a una pagina.

Sotto il pavimento c’era anche qualcos’altro. Rovistò nello spazio polveroso e trovò un paio di sfere lisce. Le tirò fuori e le guardò, confuso. Le agitò, e osservò le minuscole nevicate. Lesse le scritte, notando che più che altro erano disegni di scritte. Poi raccolse il terzo oggetto: era una piccola rotella di metallo piegata. Una rotellina di metallo. E accanto, una sfera rotta.

Windle rimase a guardarle.

Naturalmente non era stato nel pieno possesso delle sue facoltà mentali negli ultimi trent’anni circa, e forse aveva indossato la biancheria sopra i vestiti e sbavato un po’, ma… aveva anche collezionato souvenir? E rotelline?

Qualcuno tossì, alle sue spalle.

Windle lasciò ricadere gli oggetti misteriosi nel buco e si guardò intorno. La stanza era vuota, ma sembrava ci fosse un’ombra dietro la porta aperta.

«C’è nessuno?» disse.

Una voce profonda e molto diffidente rispose: «Sono io, signor Poons».

Windle aggrottò la fronte, cercando di ricordare.

«Schleppel?» disse.

«Esatto».

«L’uomonero?»

«Sì».

«Dietro la mia porta?»

«Esatto».

«Perché?»

«È una porta accogliente».

Windle si avvicinò alla porta e la chiuse esitando. Dietro non c’era altro che intonaco vecchio, anche se ebbe l’impressione di sentire uno spostamento d’aria.

«Ora sono sotto il letto, signor Poons» disse la voce di Schleppel da… sotto il letto. «Non le dispiace, vero?»

«Be’, no. Direi di no. Ma non dovresti essere in qualche armadio? Quando ero piccolo l’uomonero era sempre nell’armadio».

«È difficile trovare un buon armadio, signor Poons».

Windle sospirò. «Va bene. Vada per sotto il letto. Mettiti pure comodo».

«Preferirei tornare ad appostarmi dietro la porta, se per lei è lo stesso, signor Poons».

«Oh, per me…»

«Le dispiace chiudere un momento gli occhi?»

Windle eseguì, obbediente.

Ci fu un altro spostamento d’aria.

«Ora può guardare, signor Poons».

Windle aprì gli occhi.

«Ehi» disse la voce di Schleppel, «ha perfino un attaccapanni qua dietro».

Windle osservò i pomelli di ottone del letto che si svitavano.

Un tremito scosse il pavimento.

«Che sta succedendo, Schleppel?» chiese.

«Accumulo di forza vitale, signor Poons».

«Vuoi dire che lo sai?»

«Oh, sì. Ehi, ma c’è anche una serratura, una maniglia e un lucchetto d’ottone… c’è tutto qua dietro!»

«Che significa, un accumulo di forza vitale?»

«E i cardini sono ottimi, mai avuta una porta così…»

«Schleppel!»

«È solo forza vitale, signor Poons. Sa, quel genere di forza che si trova nelle cose vive. Credevo che voi maghi le sapeste, queste cose».

Windle Poons aprì la bocca per dire qualcosa del tipo ‘Ma certo che le sappiamo’ prima di procedere diplomaticamente alla scoperta di che diavolo stesse parlando l’uomonero, poi gli venne in mente che ora non era obbligato a comportarsi in quel modo. Era quello che avrebbe fatto da vivo, ma malgrado ciò che affermava Reg Scarpa, era difficile restare orgogliosi da morti. Un po’ rigidi sì, ma orgogliosi no.

«Mai sentita nominare» disse. «E perché si accumula?»

«Non lo so. È molto fuori stagione. Dovrebbe stare morendo tutto, ora» disse Schleppel.

Il pavimento tremò di nuovo. Poi l’asse sconnessa del pavimento che teneva nascosto il piccolo tesoro di Windle scricchiolò e cominciò a mettere i germogli.

«Fuori stagione in che senso?» chiese Windle.

«Se ne vede parecchia in primavera» disse la voce da dietro la porta. «Spinge i narcisi fuori dal terreno e via discorrendo».

«Mai sentita» disse Windle, affascinato.

«Credevo che voi maghi sapeste tutto di tutto».

Windle guardò il suo cappello da mago. La sepoltura e lo scavo del tunnel non gli avevano fatto molto bene, ma dopo oltre un secolo di vita, comunque, non era proprio l’ultimo grido in fatto di moda.

«C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare» disse.

Un’altra alba. Cyril il gallo si agitò sul trespolo.

Le parole scritte con il gesso si intravedevano nella luce fioca.

Si concentrò.

Respirò a fondo.

«Chiccoroccò!»

Ora che il problema della memoria era risolto, restava solo quello della dislessia.

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