«Sì, non era proprio necessario che dicesse quello che ha detto quando hai aperto la bara» disse Doreen. «Ed è pure un prete. Non dovrebbero conoscerle, quelle parole».
«Mi piaceva, quel tempio» disse nostalgico Arthur. «Almeno era una cosa da fare di mercoledì».
Windle Poons si rese conto che Doreen aveva miracolosamente riacquistato l’uso della erre.
«E anche lei è un vampiro, signora Win… chiedo scusa-contessa Notfaroutoe?» domandò educatamente.
La Contessa sorrise. «Pavola mia, sì» disse.
«Per via matrimoniale» spiegò Arthur.
«Si può fare? Credevo che ci volesse un morso» disse Windle.
La voce sotto la sedia ridacchiò maliziosa.
«Non vedo perché dovrei andare in giro a mordere mia moglie dopo trent’anni di matrimonio, questo è sicuro» disse il Conte.
«Ogni donna dovvebbe condivideve l’hobby del mavito» disse Doreen. «Vende intevessante il matvimonio».
«E chi ha chiesto un matrimonio interessante? Io non ho mai detto che volevo un matrimonio interessante. Ecco cosa non va oggi nella gente, si aspettano che cose come il matrimonio siano interessanti. E non è un hobby, comunque» si lagnò Arthur. «’Sto vampirismo non è mica un granché. Non puoi uscire di giorno, non puoi mangiare l’aglio, non ti puoi fare una barba come si deve…»
«Perché non si può…» cominciò Windle.
«Non puoi usare gli specchi» disse Arthur. «E pensavo che la faccenda del diventare pipistrello fosse interessante, ma le civette da queste parti sono civette assassine. E per quanto riguarda… sì, insomma… il sangue… ecco…» la voce sfumò.
«Arvtuv non è mai stato bvavo a fave amicizia» disse Doreen.
«E il peggio è dover portare abiti da sera tutto il tempo» disse Arthur, lanciando a Doreen un’occhiata di traverso. «Io sono sicuro che non è veramente obbligatorio».
«È molto impovtante manteneve gli standavd» disse Doreen, che oltre a adottare un’ondivaga erre moscia, aveva deciso di intonarsi all’abito da sera di Arthur con quello che considerava appropriato per una vampira: abito nero attillato, lunghi capelli neri con attaccatura a punta, e trucco molto pallido. La Natura aveva previsto per lei una figura piccola e pienotta, con capelli ricci e crespi e un colorito rubicondo. La situazione era decisamente conflittuale.
«Sarei dovuto restare in quella bara» disse Arthur.
«Oh, no» disse Scarpa. «Così è troppo comodo. Il Movimento ha bisogno di persone come te, Arthur. Dobbiamo fare da esempio. Ricorda il nostro motto».
«Quale, Reg?» disse stancamente Lupine. «Ne abbiamo parecchi».
«Non-morti sì… non-persone no!» disse Reg.
«Vedi, lui è in buona fede» disse Lupine, dopo che la riunione si fu sciolta.
Lui e Windle stavano tornando a piedi nell’alba grigia. I Notfaroutoe erano andati via presto, per essere a casa prima che la luce del giorno caricasse altri guai sulle spalle di Arthur, e Scarpa era andato a un’altra riunione.
«Va al cimitero dietro il Tempio dei Piccoli Dei e grida» spiegò Lupine. «Lui la chiama coscientizzazione, ma non credo che ne sia tanto sicuro lui stesso».
«Chi c’era sotto la sedia?» chiese Windle.
«Quello era Schleppel» disse Lupine. «Pensiamo che sia un uomonero».
«Ma perché, l’uomonero è un non-morto?»
«Lui non ne parla».
«Non l’avete mai visto? Pensavo che si nascondessero sotto le cose e più o meno saltassero fuori, addosso alla gente».
«Lui non ha problemi a nascondersi. Non credo però che gli piaccia saltare fuori».
Windle ci pensò su. Un uomonero con l’agorafobia completava bene il quadretto.
«Ma pensa un po’» disse, vago.
«Continuiamo ad andare al club solo per far contento Reg» disse Lupine. «Doreen dice che se smettessimo gli spezzeremmo il cuore. E sai qual è la cosa peggiore?»
«Spara» disse Windle.
«A volte porta una chitarra e ci fa cantare cose come Le strade di Ankh Morpork e We Shall Overcome. [11] Canzone che, in diverse lingue, è conosciuta in ogni mondo del multiverso. È cantata sempre dalle stesse persone, vale a dire quelle che, da grandi, si sentiranno cantare We Shall Overcome dalle generazioni successive.
È terribile».
«Non sa cantare, eh?» disse Windle.
«Cantare? Magari fosse quello. Hai mai visto uno zombie che cerca di suonare la chitarra? La cosa imbarazzante è aiutarlo a cercare le dita dopo». Lupine sospirò. «A proposito, Sorella Drull è un ghoul. Se ti offre una polpetta non accettare».
Windle ricordò vagamente la figura di una anziana, timida signora in un abito grigio informe.
«Oh, cielo» disse. «Vuoi dire che le fa con la carne umana?»
«Cosa? Oh, no. È che non sa cucinare».
«Ah».
«E Fratello Isolite probabilmente è l’unica banshee al mondo con un difetto di pronuncia, perciò invece di starsene sui tetti a gridare quando la gente sta per morire, gli scrive un biglietto e lo passa sotto la porta…»
Windle ripensò a quella lunga faccia triste. «Ne ha dato uno anche a me».
«Noi cerchiamo di incoraggiarlo» disse Lupine. «È molto a disagio».
Il suo braccio scattò in avanti e spinse Windle contro un muro.
«Shhh!»
«Cosa?»
Lupine roteò gli occhi, le narici fremevano.
Facendo cenno a Windle di restare dov’era, il lupo mannaro scivolò silenziosamente lungo il vicolo fino all’incrocio con un altro, ancora più stretto e brutto. Si fermò un istante, poi allungò con forza una mano pelosa dietro l’angolo.
Ci fu un suono strozzato. La mano di Lupine tornò reggendo un uomo che si dibatteva. Gli enormi muscoli pelosi sotto la camicia strappata sollevarono l’uomo ad altezza fauci.
«Stavi per assalirci» disse Lupine.
«Chi, io?»
«Ho sentito l’odore» disse Lupine in tono neutro.
«Io non ho mai…»
Lupine sospirò. «I lupi non fanno queste cose, sai» disse.
L’uomo dondolò.
«Ma va’?» disse.
«È tutto testa contro testa, zanna contro zanna, artiglio contro artiglio» disse Lupine. «Non vedrai mai un lupo appostato dietro una roccia pronto per assaltare un tasso».
«Che faccio, vado?»
«Vuoi che ti apra la gola in due?»
L’uomo lo fissò negli occhi gialli. Valutò le possibilità che aveva contro un uomo di due metri e dieci e con quei denti lì.
«Ho scelta?» chiese.
«Il mio amico, qui» disse Lupine, indicando Windle, «è uno zombie…»
«Be’, non so se proprio un vero zombie, credo che bisogna mangiare un certo tipo di pesce e di radice per…»
«… e tu sai cosa fanno gli zombie alla gente, vero?»
L’uomo cercò di annuire, anche se il pugno di Lupine era stretto intorno al suo collo.
«Seeeeh» riuscì a emettere.
«Bene, lui adesso ti dà una bella occhiata, e se ti vede ancora…»
«No, un momento» bisbigliò Windle.
«… ti verrà a cercare. Non è vero, Windle?»
«Eh? Ah, sì. Giusto. Ti vengo a cercare» disse Windle in tono infelice. «Ora vattene, fa’ il bravo. Okay?»
«Ogghei» disse il mancato assalitore. Stava pensando: ‘Guegli ogghi! Gome sugghielli!’
Lupine mollò la presa. L’uomo cadde sul selciato, lanciò a Windle un’altra occhiata terrorizzata, e corse via.
«Ehm, ma cosa fanno gli zombie alla gente?» disse Windle. «Credo che sia meglio che lo sappia».
«La strappa in due come carta secca» disse Lupine.
«Ah? Bene» fece Windle. Proseguirono in silenzio. Windle stava pensando: ‘Ma perché io? Devono morire a centinaia ogni giorno, in città. Scommetto che non hanno tutti questi problemi. Chiudono gli occhi e rinascono come qualcun altro, oppure si svegliano in qualche paradiso, o magari in qualche inferno. Oppure vanno a festeggiare insieme agli dei, che però non mi sembra una grande idea. Gli dei a modo loro non sono malaccio, ma non il genere di persone con cui un uomo perbene possa sedersi a tavola. I buddisti Yen dicono che dopo si diventa molto ricchi. Alcune religioni Klatchiane dicono che si va in un bel giardino pieno di ragazze, cosa che a me non suona molto religiosa…’
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