Orson Card - Il settimo figlio

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Alvin Miller è venuto al mondo in un’America in cui bianchi e indiani vivono in pace e George Washington è stato decapitato dagli inglesi. Magie, incantesimi e misteriose potenze negative sono presenze quotidiane e normali in questo “mondo alternativo” Ma Alvin è protetto da tutte le energie positive del Creato, perché, secondo un’antica profezia, “il settimo figlio di un settimo figlio avrà in sé poteri tali da far tremare il mondo”.

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Miller scosse miseramente la testa. «Fatelo, allora».

«Il pastore preferirebbe che lo facessi tu , papà» disse Measure.

«No!» esclamò Miller con veemenza. «Chiunque altro, ma non io. Prima che lo faccia io, è meglio che lo faccia lui».

Nell’espressione di Measure, Thrower scorse la delusione, se non addirittura il disprezzo. Il pastore si alzò e si avvicinò a Measure, che sedeva stringendo in mano il coltello e la sega da ossa. «Giovanotto» disse, «non affrettarti a tacciare gli altri di vigliaccheria, giacché non puoi sapere quali motivi si celino nel loro cuore».

Voltandosi verso Miller, Thrower colse sul viso dell’uomo un’espressione di sorpresa e gratitudine. «Dagli il coltello e la sega» ordinò Miller.

Measure gli porse gli strumenti. Thrower tirò fuori un fazzoletto perché Measure ve li collocasse sopra.

Era stato tutto così facile. In pochi istanti aveva fatto in modo che tutti lo implorassero di prendere il coltello, assolvendolo in anticipo di qualsiasi possibile incidente. Si era perfino guadagnato un primo barlume d’amicizia da parte di Alvin Miller. Ah, sono riuscito a ingannarvi tutti quanti, pensò trionfante. Sono un degno avversario di Satana, vostro padrone. Ho ingannato il grande ingannatore, e nel giro di un’ora avrò rispedito all’inferno la sua corrotta progenie.

«Chi reggerà il ragazzo?» chiese Thrower. «Anche sotto l’effetto del vino, il dolore lo indurrà a contorcersi, se nessuno lo regge».

«Lo farò io» disse Measure.

«Il vino non lo vuole» spiegò Faith. «Dice che deve restare lucido».

«Ha solo dieci anni» disse Thrower. «Se insistete perché lo beva, dovrà obbedirvi per forza».

Faith scosse la testa. «Meglio lasciarlo fare. Sopporta il dolore meglio di un adulto. Una cosa da non credersi».

Ci credo eccome, disse Thrower dentro di sé. Il demonio che è in lui sicuramente gode della sofferenza e non vuole che l’alcol ne diminuisca l’estasi. «Benissimo allora. Non c’è motivo d’indugiare oltre». Precedette gli altri in camera da letto, e senza esitare sollevò la coperta che copriva il corpo di Alvin. Il ragazzo cominciò immediatamente a tremare per il freddo improvviso, pur continuando a sudare per la febbre. «Dite che ha segnato il punto dove debbo tagliare?»

«Al» disse Measure. «Sarà il reverendo Thrower a operarti».

«Papà» disse Alvin.

«Gliel’abbiamo chiesto, ma non è servito a niente» disse Measure. «Non vuole e basta».

«Sei sicuro di non volere un po’ di vino?» chiese Faith.

Alvin si mise a piangere. «No. Basta che papà sia qui a tenermi».

«D’accordo» si arrese Faith. «Passi che non sia lui a tagliare, ma adesso dovrà scegliere se stare col ragazzo o finire su per il camino». E uscì come una furia dalla stanza.

«Avete detto che sarebbe stato il ragazzo a segnare il punto» ripeté Thrower.

«Vieni, Al, adesso ti tiro su. Ti ho portato un pezzo di carbone. Adesso tu segna sulla gamba il punto esatto dove dobbiamo tagliare».

Alvin gemette mentre Measure lo metteva a sedere, ma fu con mano ferma che tracciò un grande rettangolo un po’ sopra la caviglia. «Tagliate partendo dal basso, lasciando attaccata la parte di sopra» disse con voce lenta e impastata, ogni parola uno sforzo evidente. «Measure, mentre lui taglia, tu solleva la pelle».

«Questo dovrà farlo la mamma» disse Measure. «Io debbo reggerti in modo che tu non faccia movimenti improvvisi».

«Non ne farò» disse Alvin. «Purché a reggermi sia papà».

Miller entrò lentamente nella stanza, immediatamente seguito dalla moglie. «Sì, ti reggerò io» disse. Preso il posto di Measure, si mise a sedere dietro il ragazzo in modo da stringerlo tra le braccia. «Ti reggerò io» ripeté.

«Benissimo, allora» disse Thrower. E rimase lì in piedi, in attesa del passo successivo.

L’attesa si prolungò.

«Non avete dimenticato qualcosa, reverendo?» chiese Measure.

«Che cosa?»

«Il coltello e la sega».

Thrower guardò il fazzoletto ripiegato che teneva nella sinistra. Vuoto. «Che strano, li avevo proprio qui».

«Li avete appoggiati sulla tavola prima d’entrare» disse Measure.

«Vado a prenderli» intervenne comare Faith, affrettandosi fuori della stanza.

Gli altri l’attesero a lungo. Finalmente Measure si alzò. «Non capisco che cosa la trattenga».

Thrower lo seguì fuori della porta. Trovarono comare Faith nella sala grande, che, seduta insieme alle figlie, cuciva i riquadri di stoffa di una coperta.

«Mamma» disse Measure. «Non eri venuta a prendere la sega e il coltello?»

«Santo cielo» esclamò Faith. «Non capisco che mi sia preso. Mi ero completamente scordata perché fossi venuta qui». Presi la sega e il coltello, rientrò a passo deciso nella stanza di Alvin; Measure guardò Thrower, quindi la seguì con un’alzata di spalle. Ora, pensò Thrower. Ora farò tutto ciò che il Signore mi ha chiesto di fare. Il Messo testimonierà che sono un servo fedele del Salvatore, e questo mi assicurerà un posto in paradiso. Non come questo povero, miserabile peccatore, avvolto dalle fiamme dell’inferno.

«Reverendo» lo riscosse Measure, «che cosa state facendo?»

«Questo disegno» disse Thrower.

«Ebbene?»

Thrower guardò da vicino il disegno sulla mensola del camino. Non rappresentava affatto un’anima dannata, bensì il primogenito dei Miller, Vigor, travolto dalle acque del fiume. Aveva udito quella storia almeno una dozzina di volte. Ma perché se ne stava lì a guardarlo quando nell’altra stanza lo attendeva una grande, terribile missione?

«Siete sicuro di star bene?»

«Sto benissimo» mormorò. «Avevo solo bisogno di un attimo di raccoglimento e di preghiera prima di affrontare il compito che mi attende».

Quindi rientrò senza esitare nella stanza e prese posto a sedere sulla sedia accanto al letto nel quale giaceva tremante la progenie di Satana, in attesa del coltello. Si guardò intorno in cerca degli strumenti della sua santa missione. Ma non riuscì a vederli. «Dov’è il coltello?» chiese.

Faith guardò Measure. «Non li avevi presi tu?»

«Sei tu che li hai portati dentro» replicò Measure.

«Ma quando sei tornato fuori a chiamare il pastore, li hai ripresi» insisté lei.

«Davvero?». Measure parve confuso. «Debbo averli posati là fuori». Si alzò e uscì dalla stanza.

Thrower cominciò a rendersi conto che stava accadendo qualcosa di strano, anche se non riusciva a capire esattamente che cosa. Si alzò e si affacciò sulla soglia in attesa del ritorno di Measure.

Fuori della porta c’era Cally, con la lavagna in mano. «Volete ammazzare mio fratello?» chiese alzando lo sguardo sul pastore.

«Una cosa del genere non devi nemmeno pensarla» rispose Thrower.

Measure gli porse gli strumenti con aria imbarazzata. «Non so come, li avevo messi sulla mensola del camino». Poi il giovane scostò Thrower e rientrò nella stanza.

Un istante dopo il pastore lo seguì e riprese il proprio posto di fronte alla gamba scoperta, col rettangolo disegnato in nero.

«Be’, dove li avete messi?» chiese Faith.

Thrower si rese conto di non avere più né la sega né il coltello. Era totalmente confuso. Measure glieli aveva dati proprio fuori della soglia. Come aveva fatto a perderli?

Cally era ritto sulla soglia. «Perché mi avete dato questa roba?» chiese. In mano aveva gli attrezzi scomparsi.

«Domanda intelligente» disse Measure, osservando il pastore con la fronte aggrottata. «Perché glieli avete dati?»

«Non sono stato io a darglieli» scattò Thrower. «Devi essere stato tu » .

«Ma se ve li ho messi in mano» replicò Measure.

«È stato il pastore a darmeli» disse Cally.

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