Orson Card - Il settimo figlio

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Alvin Miller è venuto al mondo in un’America in cui bianchi e indiani vivono in pace e George Washington è stato decapitato dagli inglesi. Magie, incantesimi e misteriose potenze negative sono presenze quotidiane e normali in questo “mondo alternativo” Ma Alvin è protetto da tutte le energie positive del Creato, perché, secondo un’antica profezia, “il settimo figlio di un settimo figlio avrà in sé poteri tali da far tremare il mondo”.

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«Una bella azione davvero» disse comare Faith. «Cacciare fuori tuo genero in questo modo».

«Non ho fatto altro che la volontà del Signore» ribatté Miller. Quindi rivolse lo sguardo sul pastore.

«Armor non stava parlando per me» disse pacatamente Thrower.

«Se osi mettere le mani addosso a un uomo che indossa l’abito talare» intervenne comare Faith, «dormirai in un letto freddo per il resto dei tuoi giorni».

«Lungi da me l’idea di toccarlo» disse Miller. «Ma a mio modo di vedere, se io me ne sto alla larga da lui, anche lui farebbe meglio a starsene alla larga da me».

«Può darsi che voi non crediate al potere della preghiera» disse Thrower.

«Penso che dipenda da chi è colui che prega, e da chi è colui che ascolta» lo rimbeccò Miller.

«Eppure» proseguì Thrower, «vostra moglie crede nella religione di Gesù Cristo, alla quale sono stato chiamato e nella quale sono stato ordinato pastore. È sua e mia convinzione che se io pregassi al capezzale di vostro figlio, ciò potrebbe lenirne le sofferenze e promuoverne la guarigione».

«Se vi esprimete così anche nelle vostre preghiere» disse Miller, «c’è da stupirsi che il Signore riesca a capire quel che dite».

«Anche se non credete che le preghiere possano aiutarlo» proseguì Thrower, «certamente non potranno fargli male, non vi sembra?»

Miller guardò Thrower, quindi sua moglie, infine di nuovo Thrower. Quest’ultimo non dubitava che se Faith non fosse stata presente, anche lui si sarebbe trovato a mangiar neve a fianco di Corazza-di-Dio. Ma Faith era presente, e aveva già pronunciato la minaccia di Lisistrata. Un uomo con quattordici figli non può non provare una certa attrazione per la moglie. «Fate pure» cedette infine Miller, «ma non infastidite il ragazzo troppo a lungo».

Thrower annuì benignamente. «Non ci starò più di qualche ora».

«Minuti!» insisté Miller. Ma Thrower si era già diretto verso la porta di fianco alle scale, e Miller non provò a fermarlo. Se voleva trascorrere qualche ora col ragazzo, erano affari suoi.

Thrower si chiuse la porta alle spalle. Non era certo il caso che quei pagani s’intromettessero.

«Alvin» disse.

Il ragazzo era disteso sotto le coperte, la fronte imperlata di sudore. Aveva gli occhi chiusi. Poco dopo, tuttavia, le sue labbra si schiusero. «Reverendo Thrower» sussurrò.

«Proprio io. Alvin, sono venuto a pregare per te, affinché il Signore liberi il tuo corpo dal diavolo che ti ha fatto ammalare».

Di nuovo una pausa, come se fosse necessario un certo tempo affinché le parole di Thrower raggiungessero Alvin e questi potesse rispondergli. «Non è un diavolo».

«Non si può certo aspettarsi che un bambino come te sia addentro alle cose della religione» replicò Thrower. «Ma è mio dovere avvisarti che la guarigione premia soltanto coloro che hanno fede sufficiente». Dedicò quindi qualche minuto a narrare l’episodio della figlia del centurione e quello della donna che soffriva di perdite di sangue e si era limitata a toccare la veste del Salvatore. «Ricorderai le parole di Gesù. ‘La tua fede ti ha salvata’, le disse. Perciò, Alvin Miller, bisogna che la tua fede sia grande prima che il Signore possa salvarti».

Il ragazzo non rispose. Poiché, nel narrare i due episodi, Thrower non aveva risparmiato la sua notevole eloquenza, provò un certa irritazione all’idea che il ragazzo potesse essersi addormentato. Così allungò la mano e cacciò un dito ossuto sotto l’omero di Alvin.

Il ragazzo si ritrasse di scatto. «Vi ho sentito» bofonchiò.

Non era buon segno che dopo aver udito la parola illuminante del Signore il ragazzo potesse ancora mostrarsi così scontroso. «Be’?» chiese Thrower. «Allora, credi o no?»

«In che cosa?» mormorò il ragazzo.

«Nel Vangelo! Nel Signore che ti guarirebbe, se soltanto tu volessi ammorbidire il tuo cuore!»

«Credo» sussurrò Alvin. «In Dio».

Questo sarebbe dovuto bastargli. Ma Thrower conosceva troppa storia delle religioni per accontentarsi. Professare la propria fede in una divinità non era sufficiente. Di divinità ce n’erano tante, e tutte false tranne una. «In quale Dio credi, Alvin Junior?»

«Dio» ripeté il ragazzo.

«Perfino il miscredente saraceno prega verso la pietra nera della Mecca attribuendole il nome di Dio! Credi o no nel vero Dio, e credi in Lui nella maniera giusta? No, capisco, sei troppo debole e febbricitante per spiegare in che cosa consista la tua fede. Ti aiuterò, giovane Alvin. Ti rivolgerò delle domande, e tu mi risponderai soltanto sì o no, a seconda che tu ci creda o meno».

Alvin giacque immobile, in attesa.

«Alvin Miller, credi tu in un Dio privo di corpo, di parti e di passioni? Nel grande Creatore increato, il cui centro si trova ovunque, ma del quale è impossibile trovare la circonferenza?»

Il ragazzo parve meditare la questione per qualche tempo prima di rispondere. «Mi sembra che non abbia nessun senso» disse.

«Per una mente terrena è logico che non abbia senso» disse Thrower. «Ti ho chiesto soltanto se credi in Colui che siede sul Trono senza Vetta; in un Essere increato così immenso da riempire l’universo eppure così penetrante da risiedere nel tuo cuore».

«Come può sedere su qualcosa che non ha vetta?» chiese il ragazzo. «Come può qualcosa di così immenso trovare posto nel mio cuore?»

Evidentemente il ragazzo era troppo ingenuo e ignorante per afferrare quei raffinati paradossi teologici. Eppure qui non erano in gioco soltanto una vita o un’anima… ma tutte le anime che secondo il Messo quel ragazzo avrebbe condotto alla rovina se non fosse stato convertito alla vera fede. «È proprio questa la Sua bellezza» disse Thrower, lasciando che la voce gli si riempisse d’emozione. «Dio è oltre le nostre facoltà di comprensione; eppure, nel Suo infinito amore, ha acconsentito a salvarci nonostante la nostra ignoranza e la nostra stupidità».

«L’amore non è forse una passione?»

«Se ti trovi in difficoltà di fronte all’idea di Dio» riprese Thrower, «lascia allora che ti rivolga un’altra domanda, che potrebbe essere più appropriata. Credi tu nell’abisso senza fondo dell’inferno, in cui i malvagi si contorcono tra le fiamme senza mai bruciare? Credi tu in Satana, l’eterno nemico di Dio, che cerca di rapirti l’anima e trascinarti prigioniero nel suo regno, per tormentarti per tutta l’eternità?»

Il ragazzo parve rianimarsi un poco, e volse la testa verso Thrower, anche se aveva ancora gli occhi chiusi. «In qualcosa del genere potrei anche crederci» disse.

Ecco, pensò Thrower, allora è vero. Il ragazzo, del diavolo ne sa veramente qualcosa. «L’hai mai visto, figliolo?»

«Com’è fatto il vostro diavolo?» sussurrò Alvin.

«Non è il mio diavolo» disse Thrower. «E se tu avessi ascoltato le mie prediche, lo sapresti, perché l’ho descritto più di una volta. Mentre gli uomini sulla testa hanno i capelli, il diavolo ha corna di toro. Al posto delle mani, il diavolo ha enormi zampe di orso. Al posto dei piedi ha zoccoli fessi di caprone, e la sua voce è il ruggito di un leone affamato».

Con grande meraviglia di Thrower, le labbra del ragazzo s’incurvarono e il suo petto venne scosso da un riso silenzioso. «E saremmo noi i superstiziosi» mormorò.

Se non avesse visto il ragazzo ridere di gusto alla mostruosa descrizione di Lucifero, Thrower non avrebbe mai creduto che il diavolo potesse esercitare una simile presa sull’anima di un fanciullo. Quelle risa dovevano cessare! Erano un’offesa a Dio!

Thrower sbatté la Bibbia sul petto del ragazzo, mozzandogli per un attimo il respiro. Quindi, con la mano premuta sul libro, Thrower si sentì colmare da parole ispirate, e con maggior passione di quanta ne avesse mai provata in vita sua esclamò: «Satana, in nome del Signore io ti scaccio! Ti ordino di uscire da questo fanciullo, da questa stanza, da questa casa, per sempre! Non osare mai più d’impossessarti di un’anima tra queste mura, o la potenza divina si scatenerà devastante e implacabile fin negli ultimi recessi dell’inferno!».

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