Margaret Weis - La guerra dei gemelli

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«Da dove vieni, kender?» interruppe severo Duncan.

«Da Solace,» disse Tas, ricordando che stava dicendo la verità. «Oh, non preoccuparti se non ne hai mai sentito parlare. Non esiste ancora. Non ne avevano sentito parlare neppure a Istar, ma questo non aveva molta importanza dal momento che a loro interessava soltanto quello che si trovava a Istar, voglio dire. Solace si trova a nord di Haven, anche quella non c’è ancora, ma ci sarà prima di Solace... se capisci quello che voglio dire.»

Duncan, sporgendosi in avanti, squadrò Tas con espressione inferocita da sotto le folte sopracciglia. Un sintomo indubbiamente allarmante. «Stai mentendo,» l’accusò.

«Niente affatto!» esclamò Tas, indignato. «Siamo arrivati qui usando un congegno magico che avevo preso a prestito, in un certo qual senso, da un amico. Funzionava bene quando l’avevo, ma poi, accidentalmente, l’ho rotto. Oh, in realtà non è stata colpa mia. Ma quella è un’altra storia. In ogni caso, sono sopravvissuto al Cataclisma, e sono finito nell’Abisso. Non un bel posto. Comunque, nell’Abisso ho incontrato Gnimsh, e lui l’ha riparato. Il congegno, voglio dire, non l’Abisso. È davvero un tipo meraviglioso,» proseguì Tas in tono confidenziale, battendo la mano sulla spalla di Gnimsh. «È proprio uno gnomo, ma le sue invenzioni funzionano.»

«E così, tu vieni dall’Abisso!» esclamò Kharas in tono severo. «Tu l’ammetti! Apparizioni dai Regni delle Tenebre! Lo stregone dalle Vesti Nere ti ha evocato, e tu sei arrivato a un suo ordine.»

Quella stupefacente accusa fece restare il kender senza parole.

«Co... co... » farfugliò Tas per parecchi istanti, poi ritrovò la propria voce. «Non sono mai stato così insultato in vita mia! Salvo, forse, quando quella guardia a Istar si è riferita a me chiamandomi un... un taglia... tagliabor... be’, non importa. Per non parlare del fatto che, se Raistlin avesse voluto evocare qualcosa, non credo proprio che saremmo stati noi. Il che mi fa ricordare una cosa!» Tas fissò Kharas con espressione altrettanto severa e furente. «Perché l’hai ucciso in quel modo? Voglio dire, forse non era quella che si può definire una persona davvero simpatica. E forse ha cercato di uccidermi facendomi rompere il congegno magico per poi abbandonarmi a Istar, sulla quale gli dei hanno scagliato una montagna di luce. Ma,» Tas se ne uscì in un sospiro nostalgico, «era di sicuro una delle persone più interessanti che io abbia mai incontrato.»

«Il tuo stregone non è morto, e tu lo sai benissimo, apparizione!» ringhiò Duncan.

«Ascolta, io non sono una appari... Non è morto?» Il volto di Tas s’illuminò. «È proprio vero? Perfino dopo che è stato trafitto in quel modo e con tutto quel sangue e il resto e... Oh! So com’è successo! Crysania! Certo! Dama Crysania!»

«Ah, la strega!» disse Kharas con voce sommessa, quasi parlando fra sé, mentre un alto brusio si levava dai thane.

«Be’, talvolta è fredda e impersonale,» dichiarò Tas, scosso da quelle parole, «ma non credo proprio che questo ti dia il diritto d’insultarla! E un chierico di Paladine, in fin dei conti.»

«Chierico!» I thane cominciarono a ridere.

«Ecco la tua risposta,» disse Duncan a Kharas, ignorando il kender. «Stregonerie.»

«Hai ragione, naturalmente, thane,» replicò Kharas, accigliandosi, «ma...»

«Ascoltate,» li implorò Tas. «Se soltanto mi lasciaste andar via! Continuo a cercare di dirlo, a voi nani. Questo è tutto un terribile errore! Devo andare da Caramon!»

Questo provocò una reazione. I thane si azzittirono immediatamente.

«Tu conosci il generale Caramon?» chiese Kharas, dubbioso.

«Generale?» ripetè Tas. «Caspita! Tanis sarà proprio sorpreso di sentirlo! Generale Caramon? Tika si metterebbe a ridere... Uh, ma certo che conosco Cara... Il generale Caramon,» si affrettò a continuare Tas, vedendo che le sopracciglia di Duncan s’intrecciavano di nuovo. «È il mio migliore amico. E se soltanto ascoltaste quello che sto cercando di dirvi, Gnimsh ed io siamo arrivati qui con il congegno magico per cercare Caramon e riportarlo a casa. Lui non vuole trovarsi qui, ne sono sicuro. Capite, Gnimsh ha riparato il congegno, così adesso può trasportare più di una persona...»

«Riportarlo a casa, dove?» ringhiò Duncan. «L’Abisso? Forse lo stregone ha evocato anche lui?»

«No!» sbottò Tas, cominciando a perdere la pazienza. «Riportarlo a casa a Solace, naturalmente. E anche Raistlin, se vorrà venire. In effetti, non riesco a immaginare cosa stiano facendo qui. Raistlin non poteva sopportare Thorbardin, l’ultima volta che siamo stati qui, il che avverrà fra circa duecento anni. Ha passato tutto il tempo a tossire e a lamentarsi per l’umidità. Flint diceva... Flint Fireforge, vale a dire un mio vecchio amico...»

«Fireforge?» Duncan balzò letteralmente fuori dal trono, fissando il kender con furore. «Sei un amico di Fireforge?».

«Be’, non c’è bisogno che tu te la prenda tanto,» disse Tas, un po’ sorpreso. «Flint aveva i suoi difetti, naturalmente, sempre a brontolare e ad accusare la gente di rubargli qualcosa, quando avevo davvero l’intenzione di rimettere quel braccialetto proprio dove l’avevo trovato, ma questo non significa che tu...»

«Fireforge,» dichiarò Duncan, con voce cupa, «è il capo dei nostri nemici. Oppure non lo sapevi?»

«No,» rispose Tas, mostrando interesse, «non lo sapevo. Oh, ma sono sicuro che non poteva essere lo stesso Fireforge!» aggiunse, dopo averci riflettuto un po’. «Flint non nascerà per almeno altri cinquant’anni. Forse è suo padre. Raistlin dice...»

«Raistlin? Chi è questo Raistlin?» volle sapere Duncan.

Tasslehoff gratificò il nano di uno sguardo severo. «Tu non mi ascolti. Raistlin è lo stregone, quello che avete ucciso... Cioè, quello che non avete ucciso. Quello che pensavate di aver ucciso ma non avete ucciso.»

«Il suo nome non è Raistlin. È Fistandantilus!» sbuffò Duncan. Poi, sempre più cupo, il re dei nani tornò a sedersi. «Così,» disse, fissando il kender da sotto le sue sopracciglia cespugliose, «tu hai in mente di riportare questo stregone, che è stato guarito da un chierico, quando non ci sono chierici in questo mondo, e un generale che, a quanto tu sostieni, è il tuo migliore amico, in un posto che non esiste per incontrare il nostro nemico che non è ancora nato, usando un congegno fabbricato da uno gnomo e che, a quanto pare, funziona davvero?»

«Esatto!» gridò Tas, trionfante. «Visto quanto puoi imparare ascoltando come si deve?» Gnimsh annuì enfaticamente.

«Guardie! Portateli via!» urlò Duncan. Girando sui tacchi, fissò Kharas con freddezza. «Mi hai dato la tua parola. Mi aspetto di vederti nella Sala del Consiglio di Guerra fra dieci minuti.»

«Ma, thane, se davvero conosce il generale Caramon...»

«Basta così!» Duncan era furente. «La guerra è alle porte, Kharas. Tutto il tuo senso dell’onore e tutte le tue nobili chiacchiere non possono fermarla! E tu ti troverai là fuori sul campo di battaglia, altrimenti puoi prendere la tua faccia che svergogna tutti e nasconderti nelle segrete insieme agli altri che hanno tradito il nostro popolo... i Dewar! Cosa scegli?»

«Naturalmente ti servirò, thane,» disse Kharas, il volto rigido. «Ho impegnato la mia vita.»

«Vedi di ricordartelo!» sbottò Duncan. «E per impedire che i tuoi pensieri vaghino altrove, ti ordino di rimanere confinato nei tuoi alloggi salvo che per partecipare alle riunioni del Consiglio di Guerra e che, inoltre, questi due,» indicò con un gesto Tas e Gnimsh, «vengano imprigionati e il luogo della loro detenzione rimanga segreto fino a quando la guerra non sarà finita. La morte cada sulla testa di chiunque violi questo ordine.»

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