Margaret Weis - La guerra dei gemelli
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La guerra dei gemelli
Margaret Weis e Tracy Hickman
Questo libro è dedicato a te che condividi il nostro viaggio attraverso Krynn. Ti ringraziamo, lettore, per aver percorso questa strada con noi.
Ringraziamenti.
Ci sono molte persone il cui interesse e il lavoro svolto sui libri e sui moduli di DRAGONLANCE hanno fatto di questa serie l’attuale successo. Apprezziamo profondamente l’aiuto e il sostegno che ci hanno dato.
Membri della Squadra del Progetto DRAGONLANCE: Harold Johnson, Laura Hickman, Douglas Niles, Jeff Grubb, Michael Dobson, Michael Breault, Bruce Heard, Roger E. Moore.
Progetto: Ruth Hoyer.
Mappe: Steve Sullivan.
Curatore: Jean Blashfield Black.
Aiuti e consigli preziosi: Patrick L. Price, Dezra e Terry Phillips, John «Dalamar» Walker, Carolyn Vanderbilt, Bill Larson, Janet e Gary Pack.
Illustratori del CALENDARIO DRAGONLANCE 1987: Clyde Caldwell, Larry Elmore, Keith Parkinson, Jeff Easley.
E alla fine vogliamo ringraziare tutti voi che avete impiegato il vostro tempo per scriverci. Lo apprezziamo moltissimo.
Margaret Weis e Tracy HickmanLibro primo.
Il fiume continua a scorrere...
Le buie acque del tempo vorticarono intorno alle vesti nere dell’arcimago, trasportando lui, e quelli che erano con lui, avanti attraverso gli anni.
Il cielo grondava fuoco, la montagna cadde sulla città di Istar, affondandola giù, giù, nelle viscere del suolo. Le acque del mare, mosse a pietà da quell’orrenda distruzione, si precipitarono dentro per riempire il vuoto. L’immenso Tempio, dove il Gran Sacerdote stava ancora aspettando che gli dei esaudissero le sue richieste, scomparve dalla faccia del mondo. Perfino quegli elfi del mare che si avventurarono nel Mare di Sangue di Istar appena creato, contemplarono con meraviglia il luogo dove il Tempio si era innalzato. Adesso, là non c’era niente, soltanto un profondo pozzo nero.
L’acqua del mare al suo interno era talmente scura e gelida che perfino quegli elfi, nati e cresciuti nelle profondità marine, e che laggiù vivevano, non osavano nuotare vicino ad esso.
Ma erano in molti, in Ansalon, a invidiare gli abitanti di Istar. Almeno per loro la morte era giunta in fretta.
Per coloro che erano sopravvissuti all’immediata distruzione di Ansalon, la morte fu lenta ad arrivare, assumendo aspetti orrendi: carestie, malattie, assassinii...Guerra.
Capitolo primo.
Un urlo rauco di paura e di orrore frantumò il sonno di Crysania. Talmente improvviso e spavento-so fu l’urlo, e così profondo il suo sonno che, per un momento, non riuscì a immaginare cosa l’avesse svegliata. Terrorizzata e confusa si guardò intorno, cercando di capire dove si trovava, cercando di scoprire cosa l’a-vesse spaventata al punto da rendere rauco e affannoso il suo respiro.
Era distesa su un pavimento umido e duro. Il suo corpo era in preda a tremiti causati dal gelo che le penetrava le ossa; i denti le battevano per il freddo. Trattenendo il fiato, cercò di sentire o di vedere qualcosa. Ma l’o-scurità circostante era densa e impenetrabile, il silenzio profondo.
Cercò d’inspirare, ma parve che l’oscurità le sottraesse l’aria. Il panico l’afferrò. Disperatamente cercò di esplorare l’oscurità, di popolarla con forme e contorni. Ma la sua mente restava vuota.
L’oscurità restò priva di dimensioni. Era eterna...
Poi sentì nuovamente l’urlo, e lo riconobbe come la causa del suo risveglio. E, malgrado avesse quasi emesso un sospiro di sollievo nell’udire il suono di un’altra voce umana, la paura che udì in quell’urlo echeggiò nella sua anima.
Disperatamente, cercando con frenesia di penetrare l’oscurità, si costrinse a pensare, a ricordare.
C’erano state le pietre che cantavano, una voce che salmodiava: quella di Raistlin, e le sue braccia intorno a lei. Poi la sensazione di entrare nell’acqua e di venir trasportata velocemente in una vasta oscurità.
Raistlin! Allungando una mano tremante, Crysania non sentì niente accanto a sé, salvo la pietra umida e gelida. E poi il ricordo le balenò nella memoria con tutto il suo terrificante impatto.
Caramon che si lanciava su suo fratello con la spada balenante in mano... Le sue parole mentre lanciava un incantesimo chiericale per proteggere il mago... il rumore della spada che cadeva sferragliando sul pavimento di pietra.
Ma quel grido... era la voce di Caramon. E se...
«Raistlin!» gridò Crysania terrorizzata, alzandosi in piedi con uno sforzo. La sua voce scomparve, svanì, inghiottita dalla tenebra. Fu una sensazione così terribile che non osò più chiamare.
Stringendosi le braccia intorno al corpo, rabbrividendo per il freddo intenso, la mano di Crysania andò involontariamente al medaglione di Paladine che aveva al collo. La benedizione del dio scese ad avvolgerla e a darle sollievo.
«Luce,» bisbigliò, e tenendo stretto il medaglione tra le dita pregò il dio perché illuminasse la tenebra.
Una morbida luce sgorgò dal medaglione tra le sue dita, respingendo il velluto nero che la soffocava, permettendole infine di respirare. Sfilandosi la catenella da sopra la testa, Crysania tenne alto il medaglione. Proiettando intorno a sé il suo splendore, cercò di ricordare da quale direzione era giunto l’urlo.
Ebbe la rapida impressione di mobilia infranta e annerita, ragnatele, libri che giacevano sparpagliati sul pavimento, scaffali che cadevano dalle pareti. Ma tutto questo faceva paura quasi quanto la stessa tenebra; era la tenebra che l’aveva originato. Quegli oggetti avevano più diritto di lei di trovarsi in quel luogo.
L’urlo echeggiò di nuovo.
Con la mano che le tremava, Crysania si voltò rapidamente verso il suono. La luce del dio squarciò la tenebra mettendo in vivido e sconvolgente risalto due figure. Una, abbigliata di nero giaceva silenziosa e immobile sul freddo pavimento di pietra. Sopra quella figura immobile si ergeva un uomo gigantesco. Rivestito di un’armatura dorata macchiata di sangue, con un collare di ferro saldato intorno al collo, fissava la tenebra, le mani protese, la bocca spalancata, il volto bianco per il terrore.
Il medaglione scivolò via dalle mani inerti di Crysania, quando riconobbe il corpo che giaceva rannicchiato ai piedi del guerriero.
«Raistlin!» bisbigliò.
Soltanto quando sentì la catenella di platino scivolarle tra le dita, soltanto quando la preziosa luce intorno a lei tremolò, pensò a muovere di scatto le mani per afferrarla.
Attraversò di corsa la distanza che la separava dai due, il suo mondo vacillò alla luce che ondeggiava come impazzita dalla sua mano. Delle forme scure fuggirono da sotto i suoi piedi, ma Crysania non si accorse neppure della loro presenza. Colma d’una paura più soffocante della tenebra, s’inginocchiò accanto al mago.
Questi giaceva bocconi sul pavimento, il cappuccio calato sulla testa. Crysania lo sollevò con delicatezza, girandolo dall’altra parte. Intimorita, gli scostò il cappuccio dal volto e tenne sospeso sopra di lui il medaglione ardente. La paura le raggelava il cuore.
La pelle del mago era cinerea, le labbra bluastre, gli occhi chiusi e infossati sopra gli zigomi scavati.
«Cos’hai fatto?» gridò a Caramon, alzando lo sguardo dal punto in cui era inginocchiata accanto al corpo in apparenza senza vita del mago. «Cos’hai fatto?» volle sapere, la voce rotta dal dolore e dal furore.
«Crysania?» bisbigliò Caramon con voce roca.
La luce del medaglione proiettava strane ombre sopra la forma del torreggiante gladiatore. Con le braccia ancora protese, le mani che annaspavano debolmente nell’aria, chinò la testa verso il suono della sua voce. «Crysania?» ripetè, con un singhiozzo. Facendo un passo verso di lei, inciampò nelle gambe di suo fratello e cadde lungo disteso sul pavimento.
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