Margaret Weis - La sfida dei gemelli

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Suo fratello gemello, Caramon, e il kender, Tasslehoff, condussero Dama Crysania fino alla Torre della Grande Stregoneria a Wayreth, sperando che i maghi fossero in grado di curarla. Non potevano farlo, naturalmente. Come Raistlin sapeva benissimo. Potevano soltanto mandarla indietro nel tempo nell’unico periodo della storia di Krynn in cui viveva un Gran Sacerdote abbastanza potente da poter invocare Paladine perché ripristinasse l’anima della donna dentro il suo corpo. E questo, naturalmente, era proprio quello che Raistlin voleva.»

Dalamar strinse il pugno. «Lo dissi ai maghi! Sciocchi! Dissi loro che stavano proprio facendo il suo gioco.»

«Lei gliel’ha detto?». Adesso Tanis si sentiva abbastanza padrone di sé da fare la domanda. «Ha tradito lui, il suo Shalafi». Sbuffò per l’incredulità.

«Quello che faccio è un gioco pericoloso, Mezzelfo.» Adesso Dalamar lo guardò, i suoi occhi ardevano da dentro, come le braci di un fuoco. «Io sono una spia, mandata dal Conclave dei maghi a sorvegliare ogni mossa di Raistlin. Sì, puoi benissimo apparire stupito. Essi lo temono, tutti gli Ordini lo temono, i Bianchi, i Rossi, i Neri. Soprattutto i Neri, poiché sappiamo quale sarà il nostro destino se lui dovesse salire al potere.»

Mentre Tanis lo fissava, l’elfo scuro sollevò la mano e lentamente dischiuse il davanti della sua veste, denudandosi il petto. Cinque ferite purulente deturpavano la superficie liscia della pelle dell’elfo scuro. «Il segno della sua mano,» dichiarò Dalamar con voce priva d’espressione. «La ricompensa per il mio inganno.»

Tanis vide chiaramente, nella sua mente, Raistlin appoggiare le sue sottili dita dorate sul petto del giovane elfo scuro, senza malizia, senza crudeltà, senza il minimo tocco di umanità, e potè vedere quelle dita che penetravano, bruciandole, le carni della sua vittima. Scuotendo la testa, sentendosi nauseato, Tanis tornò a sprofondare nella sua poltrona, con lo sguardo fisso sul pavimento.

«Ma loro non vollero ascoltarmi,» continuò Dalamar. «Si aggrappavano alle pagliuzze. Come Raistlin aveva previsto, la loro più grande speranza stava nella loro più grande paura. Decisero di mandare Dama Crysania indietro nel tempo, in apparenza per permettere che il Gran Sacerdote l’aiutasse. Questo è ciò che dissero a Caramon, poiché sapevano che altrimenti non ci sarebbe andato. Ma, in realtà, la mandarono indietro nel tempo perché morisse, o almeno sparisse com’era accaduto a tutti gli altri chierici prima del Cataclisma. E speravano che Caramon, una volta che fosse tornato indietro nel tempo e avesse appreso la verità sul suo gemello... che Raistlin, in realtà, era Fistandantilus... sarebbe stato spinto a uccidere suo fratello.»

«Caramon?» Tanis dette in un’amara risata, poi corrugò di nuovo la fronte incollerito. «Come hanno potuto fare una cosa del genere? Quell’uomo è malato! E l’unica cosa che adesso Caramon è in grado di ammazzare è una bottiglia di spirito dei nani! Raistlin lo ha già distrutto. Perché non hanno...»

Cogliendo l’occhiata irritata di Astinus, Tanis si calmò. La sua mente vacillò, in preda alla confusione. Niente di tutto questo aveva senso! Lanciò un’occhiata in direzione di Elistan. Il chierico doveva già conoscere la maggior parte di questa storia. Sul suo volto non c’era stata nessuna espressione di sbigottimento o di sorpresa, neppure quando aveva sentito che i maghi avevano mandato Crysania indietro nel tempo perché vi morisse. C’era soltanto un’espressione di profondo dolore.

Dalamar stava continuando. «Ma il kender, Tasslehoff Burrfoot, sconvolse l’incantesimo di Par-Salian e accidentalmente viaggiò indietro nel tempo insieme a Caramon. L’inserimento di un kender dentro il flusso del tempo rese possibile un’alterazione del tempo. Possiamo soltanto supporre ciò che è accaduto là, a Istar. Quello che sappiamo è che Crysania non morì. Caramon non uccise suo fratello. E Raistlin ebbe successo nell’ottenere le conoscenze di Fistandantilus. Portando Crysania e Caramon con sé, si spostò avanti nel tempo, in quell’unico periodo in cui avrebbe posseduto, con Crysania, l’unico vero chierico del paese. Viaggiò fino all’unico periodo della nostra storia in cui la Regina delle Tenebre sarebbe stata più vulnerabile e incapace di fermarlo.

«Come Fistandantilus aveva fatto prima di lui, Raistlin combatté la Guerra della Porta dei Nani, e in questo modo ebbe accesso al Portale che si trovava, allora, nella fortezza magica di Zhaman. Se la storia si fosse ripetuta, Raistlin sarebbe morto davanti a quel Portale, poiché era stato così che Fistandantilus aveva incontrato la sua condanna.»

«Contavamo su questo,» mormorò Elistan, tirando debolmente le coperte che lo coprivano.

«Par-Salian aveva detto che Raistlin non disponeva di nessun modo per cambiare la storia...»

«Quel disgraziato di un kender!» ringhiò Dalamar. «Par-Salian avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto rendersi conto che quella sciagurata creatura avrebbe fatto esattamente quello che fece, cogliendo al balzo l’occasione di una nuova avventura! Avrebbe dovuto accettare il nostro consiglio e strangolare quel piccolo bastardo...»

«Mi dica cos’è accaduto a Tasslehoff e a Caramon,» disse Tanis con freddezza. «Non m’importa cosa sia successo a Raistlin o, me ne scuso con te, Elistan, a Dama Crysania. Lei è stata accecata dalla propria bontà. Mi dispiace per lei, ma si è rifiutata di aprire gli occhi e di vedere la verità.

M’importano i miei amici. Che ne è stato di loro?»

«Non lo sappiamo,» rispose Dalamar. Scrollò le spalle. «Ma se fossi in te, non mi aspetterei di rivederli in questa vita, Mezzelfo... Servirebbero assai poco allo Shalafi»

«Allora mi ha detto tutto quello che mi serve sentire,» replicò Tanis, alzandosi, con la voce tesa per il dolore e il furore. «Anche se dovesse essere l’ultima cosa che farò, scoverò Raistlin e...»

«Siediti, Mezzelfo,» gli ingiunse Dalamar. Non alzò la voce, ma c’era un pericoloso scintillio nei suoi occhi che indusse Tanis a portare la mano all’elsa della spada, ma questo gli ricordò che, dal momento che si trovava in visita nel Tempio di Paladine, non l’aveva con sé. Ancora più furibondo, non fidandosi delle proprie parole, Tanis rivolse un inchino a Elistan, poi ad Astinus, e accennò a dirigersi verso la porta.

«Ti importerà conoscere cosa è stato di Raistlin, Tanis Mezzelfo,» lo intercettò la voce insinuante di Dalamar, «perché riguarda te... Riguarda noi tutti. Dico il vero, Reverendo Figlio?»

«È così, Tanis,» confermò Elistan. «Comprendo i tuoi sentimenti, ma devi metterli da parte.»

Astinus non disse niente, il raschiare della sua penna era l’unica indicazione che lo storico si trovava ancora nella stanza. Allora Tanis strinse il pugno e, lanciando un’imprecazione bestiale che indusse perfino Astinus a sollevare lo sguardo, il mezzelfo si rivolse a Dalamar: «Molto bene, allora. Cosa potrebbe mai fare Raistlin per ferire e danneggiare e distruggere ancora di più coloro che gli stanno intorno?»

«Ho detto, all’inizio, che i nostri peggiori timori si sono concretizzati,» rispose Dalamar, i suoi occhi obliqui da elfo si fissarono su quelli assai meno obliqui del mezzelfo.

«Sì,» sbottò Tanis, in preda all’impazienza, rimanendo in piedi.

Dalamar fece una pausa drammatica. Astinus sollevò lo sguardo e si accigliò, con un’espressione vagamente infastidita.

«Raistlin è entrato nell’Abisso. Lui e Dama Crysania sfideranno la Regina delle Tenebre.»

Tanis fissò Dalamar, incredulo. Poi esplose in una risata. «Be’,» disse infine, scrollando le spalle, «pare che io non debba preoccuparmi poi tanto. Il mago ha firmato la propria condanna.»

Ma la risata di Tanis subito si spense. Dalamar lo fissò con espressione cinica, fredda e divertita, come se si fosse aspettato quell’assurda risposta da un mezzo umano. Astinus sbuffò e continuò a scrivere. Le fragili spalle di Elistan si accasciarono. Chiuse gli occhi e si abbandonò contro i cuscini.

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