Margaret Weis - La sfida dei gemelli

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Tanis li fissò tutti. «Ma non potete considerarla una minaccia seria!» esclamò. «Per gli dei, mi sono trovato davanti alla Regina delle Tenebre! Ho sentito la sua potenza e la sua maestà, e questo quand’era soltanto parzialmente su questo piano di esistenza.» Il mezzelfo ebbe un brivido involontario. «Non so immaginare cosa voglia dire incontrarla sul suo... sul suo...»

«Non sei il solo, Tanis,» disse Elistan con voce stanca. «Anch’io ho conversato con la Regina delle Tenebre.» Aprì gli occhi, esibendo un pallido sorriso. «Ti sorprende? Ho affrontato anch’io le mie prove e le mie tentazioni, come hanno fatto tutti gli uomini.»

«Soltanto una volta lei è venuta a me.» Dalamar si sbiancò in volto, e c’era paura nei suoi occhi. Si leccò le labbra. «Ed è stato per portarmi queste notizie.»

Astinus non disse niente. Ma aveva cessato di scrivere. La roccia stessa sarebbe stata più espressiva del volto dello storico.

Tanis scosse la testa per la meraviglia. «Hai incontrato la Regina, Elistan? Ammetti la sua potenza?

Eppure continui a pensare che uno stregone fragile e malato e una invecchiata fanciulla chierico possano in qualche modo farle del male?»

Gli occhi di Elistan lampeggiarono, le sue labbra si strinsero, e Tanis seppe di essersi spinto troppo oltre. Arrossendo, si grattò la barba e fece per scusarsi, poi, cocciutamente, chiuse la bocca. «Non ha senso,» borbottò, tornando indietro e buttandosi sulla poltrona.

«Insomma, in nome dell’Abisso, come possiamo fermarlo?» Rendendosi conto di ciò che aveva detto, il suo rossore divenne ancora più intenso. «Mi spiace,» bofonchiò. «Non intendevo farne una battuta. Sembra che tutto quello che dico venga fuori sbagliato. Ma, maledizione, non capisco!

Dovremmo fermare Raistlin, oppure incitarlo a continuare?»

«Non puoi fermarlo,» interloquì Dalamar, freddamente, quando Elistan parve sul punto di replicare.

«Questo possiamo farlo soltanto noi maghi. A questo fine stiamo portando avanti i nostri piani già da parecchie settimane, sin da quando abbiamo saputo di questa minaccia. Vedi, Mezzelfo, ciò che hai detto è, in parte, giusto. Raistlin sa, tutti noi sappiamo, di non poter sconfiggere la Regina delle Tenebre sul suo stesso piano di esistenza. Perciò il piano consiste nell’attirarla fuori, facendola uscire dal Portale ed entrare in questo mondo...»

Tanis ebbe l’impressione di essere stato colpito da un violento pugno allo stomaco. Per un istante non riuscì neppure a respirare.

«È pura follia,» riuscì finalmente a rantolare, avvolgendo strettamente le mani intorno ai braccioli della poltrona. Le nocche gli divennero bianche per lo sforzo. «A Neraka siamo riusciti a sconfiggerla a stento! E lui vuole riportarla nel mondo?»

«A meno che non si riesca a fermarlo,» continuò Dalamar, «il che è mio dovere, come ho detto.»

«Allora, cos’è che dovremmo fare?» volle sapere Tanis, sporgendosi in avanti. «Perché siamo stati fatti venire qui? Dobbiamo starcene seduti a guardare intorno? Io...»

«Sii paziente, Tanis,» lo interruppe Elistan. «Sei nervoso e spaventato. Condividiamo tutti questi sentimenti.»

Con l’eccezione di quello storico dal cuore di granito che siede laggiù, pensò Tanis con amarezza...

«Ma non c’è nulla da guadagnare con i gesti affrettati o le parole inconsulte.» Elistan guardò in direzione dell’elfo scuro e la sua voce divenne più morbida. «Credo che non abbiamo ancora sentito il peggio, non è vero, Dalamar?»

«Sì, Reverendo Figlio,» annuì Dalamar, e Tanis fu sorpreso nel vedere una traccia d’emozione guizzare negli occhi obliqui dell’elfo. «Ho ricevuto notizia che il Signore dei Draghi, Kitiara...» l’elfo per un istante parve soffocare, si schiarì la gola e continuò parlando con maggior fermezza:

«Kitiara ha in progetto un attacco su grande scala contro Palanthas.»

Tanis tornò a sprofondare nella sua poltrona. Il suo primo pensiero fu di amaro e cinico divertimento: te l’avevo detto, Lord Amothus. Te l’avevo detto, Porthios. Ve l’avevo detto, l’avevo detto a voi tutti che avete voluto tornarvene nei vostri piccoli nidi, belli e caldi, fingendo che la guerra non ci fosse mai stata. Il suo secondo pensiero fu più assennato. I ricordi gli tornarono alla memoria: la città di Tharsis in fiamme, gli eserciti dei draghi che occupavano Solace, i dolori, le sofferenze... la morte. Elistan stava dicendo qualcosa, ma Tanis non poteva sentire. Si abbandonò sullo schienale, chiudendo gli occhi, cercando di pensare. Ricordava che Dalamar aveva parlato di Kitiara, ma cosa mai aveva detto? Si muoveva ai margini della sua coscienza. Aveva pensato a Kit. Non gli aveva prestato attenzione. Le parole erano vaghe...

«Aspetta!» Tanis si rizzò a sedere, all’improvviso se n’era ricordato. «Hai detto che Kitiara era inferocita con Raistlin. Hai detto che lei aveva paura quanto noi che la Regina rientrasse nel mondo.

È per questo che ordinò a Lord Soth di uccidere Crysania. Se è vero, perché mai intende attaccare Palanthas? Non ha senso! Ogni giorno che passa le sue forze, a Sanction, aumentano. I draghi del male si sono riuniti laggiù, e abbiamo ricevuto rapporti secondo i quali i draconici che erano stati dispersi dopo la guerra si sono anch’essi riuniti sotto il suo comando. Ma Sanction si trova a una grande distanza da Palanthas. Nel mezzo si trovano le terre dei Cavalieri di Solamnia. I draghi buoni si desteranno e combatteranno, se i draghi cattivi solcheranno di nuovo i cieli. Perché? Perché dovrebbe rischiare tutto quello che ha guadagnato? E per che cosa...»

«Credo che tu conosca la Signora Kitiara, Mezzelfo!» lo interruppe Dalamar.

Tanis soffocò e borbottò qualcosa. «Scusa?»

«Sì, maledizione, la conosco!» esclamò Tanis con rabbia, colse l’occhiata che Elistan gli aveva scoccato, e riaffondò nella poltrona sentendosi bruciare la pelle.

«Hai ragione,» disse Dalamar con voce melliflua e un luccichio divertito nei suoi chiari occhi di elfo. «Quando Kitiara seppe per la prima volta dei piani di Raistlin, ebbe paura. Non per lui, naturalmente, ma per timore che facesse ricadere su di lei la collera della Regina delle Tenebre.

Ma,» Dalamar scrollò le spalle, «fu allora che Kitiara si convinse che Raistlin dovesse perdere.

Adesso, invece, pare che stia pensando che Raistlin abbia una possibilità di vittoria. E Kit cercherà sempre di trovarsi dalla parte del vincitore. Progetta di conquistare Palanthas per essere pronta ad accogliere lo stregone quando attraverserà il Portale. Kit offrirà a suo fratello la potenza dei suoi eserciti. Se lui sarà abbastanza forte, e a quell’epoca dovrebbe esserlo, potrà facilmente convertire quelle creature malefiche inducendole ad abbandonare la loro fedeltà alla Regina delle Tenebre e a servire la sua causa.»

«Kit?». Ora toccò a Tanis mostrarsi divertito. Dalamar ebbe un leggero sorriso sprezzante.

«Oh, sì, Mezzelfo. Conosco Kitiara in ogni particolare tanto quanto te.»

Ma il tono sarcastico nella voce dell’elfo scuro si fece esitante, trasformandosi inconsciamente in un tono di amarezza. Le sue mani sottili si strinsero. Tanis annuì, comprendendo all’improvviso, e provando, stranamente, una certa simpatia per il giovane elfo.

«Così ha tradito anche te,» mormorò Tanis quasi fra sé. «Ti aveva promesso il suo sostegno, dicendoti che sarebbe stata là, accanto a te. Che quando Raistlin fosse tornato avrebbe combattuto al tuo fianco...»

Dalamar si alzò in piedi, le sue vesti nere frusciarono intorno a lui. «Non mi sono mai fidato di lei,» dichiarò, gelido, ma girò loro la schiena e si mise a fissare intensamente le fiamme, tenendo la faccia voltata dall’altra parte. «Sapevo di quali tradimenti era capace. Non è stata una sorpresa.»

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