Lei doveva trovare le risposte. Rand ne aveva bisogno.
Con quel pensiero in mente, Min si appoggiò all’indietro sulla sua panca imbottita e riaprì il libro che stava leggendo, un’opera di Sajius intitolata semplicemente Commentario sul Drago. Una riga suscitò la sua attenzione, una frase in genere ignorata da coloro che avevano scritto il commentario. ‘Egli impugnerà una spada di luce nelle sue mani, e le tre saranno una.’
I commentatori ritenevano che fosse troppo vago a paragone di altri passaggi, come il fatto che Rand avrebbe conquistato la Pietra o che il suo sangue sarebbe stato versato sulle rocce di Shayol Ghul.
Cercò di non pensare all’ultima. La cosa importante era che molte delle profezie — riflettendoci e analizzandole — in genere avevano senso. Perfino le frasi su Rand che sarebbe stato marchiato dai draghi e dagli aironi, rileggendole ora.
Ma questa frase? Una lama di luce voleva quasi certamente dire Callandor. Ma ‘le tre saranno una’? Alcuni studiosi affermavano che ‘le tre’ erano le tre grandi città : Tear, Illian e Caemlyn. O, se per caso si trattava di uno studioso di Cairhien, si diceva che fossero Tear, Illian e Cairhien. Il problema era che Rand aveva unificato più di tre città. Aveva conquistato anche Bandar Eban, per non parlare del fatto che avrebbe avuto bisogno di portare gli uomini delle Marche di Confine sotto il suo stendardo.
Ma lui governava — o quasi — in tre regni. Aveva ceduto l’Andor, ma Cairhien, Illian e Tear erano sotto il suo diretto controllo, anche se lui personalmente indossava solo una corona. Forse questo passaggio significava quello che dicevano gli studiosi, e la ricerca di Min era futile.
I suoi studi erano inutili quanto la protezione che aveva pensato di fornire a Rand? Min, si disse, l’autocommiserazione non ti porterà da nessuna parte.
Tutto quello che poteva fare era studiare, riflettere e sperare.
«Questo è sbagliato» si ritrovò a dire ad alta voce.
Udì lo sbuffo derisorio di Beldeine dall’altro lato della stanza. Min alzò lo sguardo, accigliata. Le donne che si erano votate a Rand — Erian, Nesune, Sarene e Beldeine — si erano trovate a essere meno gradite in sua presenza, dal momento che lui si fidava sempre meno delle Aes Sedai. L’unica a cui permetteva di vederlo regolarmente era Nynaeve. Non era strano, quindi, che le altre si fossero fatte strada fino al ‘campo’ di Cadsuane.
E la relazione della stessa Min con Rand? Lei era ancora gradita in sua presenza; quello non era cambiato. Ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato. Rand erigeva muri quando lei era vicina… non per tenerla fuori, ma per tenere dentro il vero se stesso. Come se avesse paura di cosa il vero Rand avrebbe fatto, o avrebbe potuto fare, a coloro che amava…
Sta soffrendo di nuovo, pensò, percependolo attraverso il legame. Una tale rabbia.
Cosa stava succedendo? Min provò un impeto di paura, ma lo ricacciò indietro. Doveva confidare nel piano di Cadsuane. Era un buon piano.
Corele e Merise — attendenti quasi costanti di Cadsuane in questi giorni — continuavano a ricamare su sedie gemelle presso il focolare. Cadsuane aveva proposto loro di svolgere quel lavoro per tenere le mani occupate mentre attendevano. Pareva che l’antica Aes Sedai di rado facesse qualcosa senza voler impartire una lezione a qualcuno.
Delle Aes Sedai votate a Rand, solo Beldeine si trovava lì in quel momento. Cadsuane sedeva vicino a Min, leggendo attentamente un libro. Nynaeve camminava avanti e indietro, su e giu’, dando uno strattone di tanto in tanto alla sua treccia. Nessuna parlava della tensione nella stanza.
Di cosa stavano discutendo Rand e Tarn? Il padre di Rand sarebbe stato capace di cambiarlo? La camera era affollata. Con tre sedie sul tappeto accanto al caminetto, una panca lungo la parete e Nynaeve che andava avanti e indietro davanti alla porta come un segugio maculato, c’era a malapena lo spazio per muoversi. Le pareti di pietra liscia davano l’impressione di essere dentro una cassa, e c’era solo una finestra, aperta all’aria della notte, dietro Cadsuane. Della luce risplendeva dai tizzoni nel caminetto e dalle lampade. I Custodi stavano parlando a voce bassa nella stanza adiacente.
Sì, era affollata, ma considerando il suo esilio, Cadsuane era fortunata già solo ad avere delle stanze nella Pietra.
Min sospirò e tornò al Commentario sul Drago. Quella stessa frase le tornò di nuovo in mente.
‘Egli impugnerà una spada di luce nelle sue mani, e le tre saranno una.’ Cosa voleva dire?
«Cadsuane,» disse Min, tenendo sollevato il libro «penso che l’interpretazione di questa frase sia sbagliata.»
Di nuovo, Beldeine emise un bene — quasi impercettibile — sbuffo di sdegno.
«Hai qualcosa da dire, Beldeine?» chiese Cadsuane, senza alzare gli occhi dal libro, una trattazione di storia intitolata L’appropriato utilizzo del potere.
«Non proprio, Cadsuane Sedai» rispose Beldeine piano. La Verde aveva un viso che qualcuno avrebbe potuto definire grazioso, che recava tracce del suo retaggio saldeano. Era abbastanza giovane da non avere ancora il volto senza età , e sembrava spesso sforzarsi molto per dare prova di se.
«È evidente che hai pensato qualcosa, quando Min ha parlato, Beldeine» replicò Cadsuane, voltando una pagina. «Dunque, sentiamo.»
Beldeine arrossì; certe cose si potevano notare quando si trascorreva molto tempo con le Aes Sedai. Avevano reazioni emotive, solo che erano sottili. A meno che, naturalmente, la Aes Sedai in questione non fosse Nynaeve. Anche se era migliorata nel controllo delle proprie emozioni, lei… be’, lei era comunque Nynaeve.
Beldeine disse: «Penso semplicemente che la bambina sia divertente, visto il modo in cui mette il naso in quei libri come se fosse una studiosa.»
Min l’avrebbe considerata una sfida da parte di parecchie persone, ma da Beldeine quelle parole erano realiste.
Cadsuane voltò un’altra pagina. «Capisco. Min, cosa mi stavi dicendo?»
«Nulla di importante, Cadsuane Sedai.»
«Non ti ho chiesto se fosse importante, ragazza» replicò Cadsuane in tono brusco. «Ti ho chiesto di ripetere quello che hai detto. Forza.»
Min sospirò. Nessuno poteva umiliare una persona in modo più efficace di una Aes Sedai, poiche lo facevano senza malizia. Moiraine una volta glielo aveva spiegato in termini semplici: parecchie Aes Sedai sentivano che era importante stabilire il controllo quando non c’erano grandi conflitti, in modo che, nel caso fosse avvenuta davvero una crisi, la gente avrebbe saputo dove rivolgersi.
Era molto frustrante.
«Ho detto» ripete Min «che un passaggio è sbagliato. Sto leggendo un commentario sul Ciclo Karaethon. Sajius afferma che la frase sulle tre che diventano una parla dell’unificazione di tre nazioni sotto lo stendardo del Drago. Ma penso che si sbagli.»
«E perché mai» disse Cadsuane «pensi di saperne di più di uno stimato studioso delle profezie?»
«Perche» rispose Min, inalberandosi «la teoria non ha senso. Rand detiene in realtà solo una corona. Se ne sarebbe potuto dibattere se non avesse dato Tear a Darlin. Ma questa teoria non regge piu’. Io ritengo che il passaggio si riferisca a qualche modo con cui deve usare Callandor.»
«Capisco» disse Cadsuane, voltando un’altra pagina del libro. «E un’interpretazione molto anticonvenzionale.» Beldeine sorrise, ritornando al suo ricamo. «Naturalmente,» aggiunse Cadsuane «sei quasi nel giusto.»
Min alzò gli occhi.
«È stato proprio quel passaggio a condurmi a indagare su Callandor» proseguì Cadsuane.
«Attraverso parecchie ricerche, ho scoperto che la spada poteva essere usata correttamente in un circolo di tre. Quello è con tutta probabilità il significato definitivo del passaggio.»
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