— Grazie Benj. I vostri meteorologi sono riusciti a stabilire quando avverrà un’altra inondazione?
Il ragazzo ridacchiò, ma quel suono non significava nulla per il mesclinita. — No. Temo proprio che il dottor McDevitt abbia paura di sbilanciarsi. Il dottor Aucoin se ne stava lamentando poco fa, ma McDevitt ha risposto che ci sono voluti diversi secoli prima che l’uomo riuscisse a produrre previsioni accettabili sulla Terra con un solo elemento di cui tener conto, l’acqua, e con il pianeta interamente accessibile, e quindi che era assurdo aspettarsi risultati concreti nei pochi anni di esplorazione su Dhrawn: qui bisogna tener conto di due variabili oltre allo sbalzo di temperatura, che può variare da cinquanta a oltre mille gradi Kelvin, senza parlare del fatto che conosciamo molto poco di tutto il pianeta. Ha anche detto che siamo stati fortunati che non si siano create delle aree gelate pronte a trasformarsi in paludi a ogni variazione di temperatura e forti piogge locali intervallate da venti gelati capaci di ghiacciare il ponte dei ricognitori in pochi minuti e quaranta altre cose Che il computer continua a ripetere ogni volta che lui vi inserisce una variabile. Era divertente vedere Aucoin che cercava di calmarlo: in genere succede l’opposto.
— Quasi mi dispiace di non esser stato presente anch’io. Sembra si sia divertito — replicò il capitano. — Ha riferito a McDevitt delle nuvole descritte da Stakendee?
— Oh, certamente. L’ho detto a tutti. Questo comunque è successo pochi minuti fa e quindi bisognerà aspettare un po’ per la risposta. Comunque non conterei molto su una previsione, capitano. Non ne sappiamo abbastanza su Dhrawn per poter interpretare tutti i fenomeni atmosferici che ci descrivete, figuriamoci prevederli. Adesso che ci penso però c’era una cosa: il dottor McDevitt ha insistito molto per sapere di quanto Stakendee e i suoi erano saliti rispetto al punto di partenza e mi ha detto di fargli sapere quando le nuvole raggiungono la Kwembly. Mi dispiace… avrei dovuto dirglielo prima.
— Non importa — replicò Dondragmer. — Il cielo è completamente sgombro di nubi. Le farò sapere il momento in cui le vedo avvicinarsi. Questo significa forse che McDevitt teme stia per calare un’altra volta la nebbia, come poco prima dell’inondazione che ci ha trascinati fin qui?
Nonostante le sue difese innate contro la paura, Dondragmer non poté evitare di sentirsi profondamente a disagio mentre aspettava la risposta.
— Non lo ha detto e non lo dirà mai. Ha fatto troppe brutte figure. Eviterà attentamente di fare qualsiasi previsione per un po’, naturalmente se la questione non riguarda qualche emergenza in cui potreste trovarvi. Aspetti! C’è qualcosa sullo schermo di Stakendee — esclamò Benj. Dondragmer sentì tendersi le sue molte zampe. — Mi lasci controllare. Sì, tutti i componenti del gruppo sono in vista tranne uno che sta portando la telecamera, perché vedo l’immagine sobbalzare ogni tanto. In lontananza si vede una luce che mi pare più forte del solito anche se non sono affatto sicuro della distanza. Non so se l’ha vista anche il gruppo, ma credo di sì dato che lei mi ha detto che i vostri occhi sono più sensibili della telecamera. Mamma, guarda anche tu. Cosa può essere? Debbo avvisare Barlennan? Dondragmer è ancora in linea. Sì, Stakendee l’ha vista e il gruppo si è fermato. Anche la luce però si è fermata. Il volume della telecamera è al massimo, ma non riesco a sentire nulla che abbia un senso, ecco, adesso hanno sistemato la telecamera a terra e si stanno sparpagliando nelle vicinanze. Ora posso vederli tutti e sei. Il terreno è quasi completamente spoglio, solo roccia e qualche pozza gelata. Neanche un masso. Ora i mescliniti di Stakendee hanno spento le torce, e l’unica luce rimasta visibile è quella emessa dal misterioso visitatore. Ora è più luminosa, ma forse si deve al fatto che il buio è più intenso. Ora non si vede più nulla, ma…. ecco, l’immagine è tornata. Qualcuno del gruppo si era sistemato inavvertitamente davanti all’obbiettivo, forse qualcuno che si è sollevato per vedere meglio. Riesco a sentire qualche suono, ma non sono parole che conosco. Non capisco perché… aspetti. Adesso Stakendee e i suoi hanno riacceso le torce elettriche e due di loro stanno venendo verso la telecamera. La stanno sollevando e la stanno portando più vicino alle luci. Ora posso vedere bene: c’è un po’ di nebbia in giro, e un banco staziona a pochi metri dal suolo non molto distante da loro. Ma… la luce sembra provenire dal banco di nebbia! Non sono ancora riuscito a capire quanto dista dai nostri. Il terreno non offre nessun aiuto, composto com’è di sola roccia piatta, e gli unici punti di riferimento sono i sei mescliniti appiattiti al suolo con le loro luci e una linea scura a poca distanza da loro che potrebbe essere un ammasso roccioso, o forse un piccolo corso d’acqua che attraversa l’immagine da sinistra a destra. Ora mi sembra di vedere qualche movimento vicino alla luce. Non sarà per caso il fanale dell’elicottero? Non ho idea della distanza, e non so quanto grandi siano gi elicotteri e come sia puntato il fanale quando stazionano a terra.
“Ora si vede meglio. Sì, qualcosa si sta muovendo. Sta venendo verso i nostri e sembra una figura nera nella nebbia. Se la distanza è quella che penso, dovrebbe essere grande quanto un mesclinita. Forse… forse è Kervenser, o Reffel.
“Sì, sono certo che si tratta di un mesclinita ma è ancora troppo lontano per riconoscerlo. Tra l’altro non sono sicuro di conoscere i due piloti dispersi. Ecco, sta attraversando la linea scura di cui ho riferito prima. Deve trattarsi di acqua… sì, è acqua perché ho visto degli spruzzi levarsi al passaggio del nuovo venuto. Ora si trova solo a pochi metri di distanza. Gli altri si stanno avvicinando a lui. Credo che si stiano parlando, ma con voce troppo bassa per permettermi di sentire. Tutti si agitano e io non riconosco nessuno. Se solo si avvicinassero un po’ potrei chiedere notizie, ma suppongo che verremo messi al corrente di tutto tra pochi minuti. Non possono sentirmi così lontani e con addosso le tute spaziali. Ecco, si stanno avvicinando e il gruppo si sta aprendo. Due di loro sono davanti alla telecamera: suppongo si tratti di Stakendee e di uno dei…”
Un grido interruppe Benj, un grido emesso dalla persona che gli stava di fianco che raggiunse non solo le orecchie di tutti i presenti ma anche tre microfoni diversi e attraverso di essi tre stazioni riceventi su Dhrawn, dove produsse tre risultati molto diversi.
— Kabremm! Ma dove sei sparito in tutti questi mesi? — gridò Easy Hoffman, rimanendo a bocca aperta.
Non fu certo colpa di Kabremm, anche se Barlennan ci mise un bel po’ di tempo a perdonarlo. La telecamera si trovava lontana e dato che muoveva dal buio verso le luci del gruppo di Stakendee, il nuovo venuto non avrebbe mai potuto notarla in tempo. Ma anche se l’avesse notata, Kabremm non se ne sarebbe preoccupato più di tanto. Gli umani sembravano tutti uguali alla maggior parte dei mescliniti e quindi diede per scontato che la stessa cosa succedesse in senso opposto. Certo non si sarebbe messo in mostra di proposito, ma una volta notato che lo strumento lo stava inquadrando pensò che uno scarto improvviso o comunque un movimento sospetto rappresentassero un pericolo ben maggiore che rimanere tranquillo dov’era.
Quando la voce di Easy eruttò dal microfono era ovviamente sessantaquattro secondi troppo tardi per fare qualcosa. Stakendee, il cui primo impulso non appena udì l’urlo di Easy fu lanciarsi contro l’apparecchio e farlo in mille pezzi, realizzò in tempo che questo non avrebbe fatto altro che peggiorare sensibilmente le cose.
Ai due fu impossibile rimediare sul momento. Non erano molto esperti in imbrogli e intrighi vari, anche se i mescliniti conoscevano perfettamente l’arte dell’inganno. Quei due comunque non brillavano molto per la loro intelligenza. Entrambi infine sostenevano con entusiasmo il progetto della colonia clandestina.
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