Hal Clement - Strisciava sulla sabbia

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Strisciava sulla sabbia: краткое содержание, описание и аннотация

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Il Cacciatore non si fece pregare.

Si prova un particolare piacere a produrre effetti fantastici con minimo sforzo. Il Cacciatore provò quel piacere. La sua unica fatica fu di irrigidire sottilissime zone della sua sostanza corporea e trasparente che già si trovava negli occhi del ragazzo, in modo da impedire l’arrivo della luce secondo forme ben precise. Era allenato ottimamente per manovre del genere, e ci riusciva senza fatica, ma i risultati erano sbalorditivi. Bob scattò in piedi sgranando gli occhi. Sbatté ripetutamente le palpebre, si passò le dita sugli occhi, li riaprì, li richiuse e li riaprì, ma la visione rimase: sulla parete di fronte, a quanto pareva, era scritta la parola grazie. Non tutte le lettere erano ugualmente limpide, a fuoco, e quando lui mosse gli occhi per vedere meglio, anche la parola si mosse.

«Chi sei? Dove sei? E come…» La voce del ragazzo morì sopraffatta dalla velocità con cui le domande gli si formavano nel cervello.

Siediti tranquillo e guarda. Cercherò di spiegarti. Le parole corsero sulla parete. Con l’abilità che gli veniva dalla pratica, il Cacciatore si era immediatamente adattato alla velocità di lettura del ragazzo. Come ti ho detto nel mio messaggio, è un po’ difficile spiegare chi sono. Il mio mestiere corrisponde più o meno a quello dei vostri poliziotti. Non ho un nome come si usa da voi, perciò puoi chiamarmi Poliziotto o Cacciatore. Non sono nato sul tuo pianeta, ma sono arrivato qui inseguendo un criminale del mio mondo. Lo sto ancora cercando. Tanto la sua astronave quanto la mia si sono distrutte al momento dell’arrivo, ma alcune circostanze sfavorevoli mi hanno costretto ad abbandonare la zona in cui siamo precipitati, prima ancora di poter organizzare le ricerche. Quel criminale è un pericolo per la tua razza come per la mia. Per questo ti chiedo di aiutarmi a ritrovarlo.

«Ma da dove vieni? Che… che genere di uomo sei, e come fai a formare le parole davanti ai miei occhi?»

Ogni cosa a suo tempo. Le frasi fatte erano state le prime che il Cacciatore aveva imparato in inglese. Siamo venuti dal pianeta di una stella che io posso indicarti ma della quale non conosco il nome nella tua lingua. E non sono fatto come te. Temo che tu ne sappia troppo poco di biologia perché io mi possa spiegare chiaramente, ma forse sai anche tu che differenza c’è fra un protozoo e un virus. Le cellule che formano il tuo corpo si sono sviluppate da una creatura protozoica, invece la mia razza è nata dalla più piccola forma di vita, quella che voi definite appunto virus. Conosco queste parole perché tu una volta le hai lette in un libro. Chissà se te ne ricordi!

«Sì» rispose Bob. «Ma io pensavo che i virus fossero praticamente allo stato liquido.»

Arrivando alle mie dimensioni non è esattamente così. Comunque il mio corpo non ha una forma definita. Se… se tu mi vedessi, avresti l’impressione di vedere una delle vostre amebe. Inoltre sono piccolo in confronto a voi, per quanto il mio corpo contenga un numero di cellule infinitamente superiore a quelle del vostro.

«Perché non ti fai vedere? E si può sapere dove sei?»

Il Cacciatore evitò di rispondere.

Essendo così piccoli e di struttura così fluida , continuò a spiegare, troviamo spesso impossibile e pericoloso viaggiare e lavorare da soli, perciò abbiamo preso l’abitudine di farci trasportare da creature più forti, non con il significato che date voi a questo verbo, ma vivendo proprio dentro i loro corpi. Possiamo farlo senza recare loro alcun danno, perché adattiamo la nostra forma allo spazio a disposizione, e inoltre ci rendiamo utili distruggendo i germi di malattie e altri organismi non bene accetti, così la creatura gode di una salute migliore di quella che in realtà le è destinata.

«È molto interessante! Ma ti è stato possibile fare lo stesso con animali di questo pianeta? Pensavo che avresti trovato troppe diversità dalle creature che conosci. Di che animale ti servi?»

La domanda portò il problema vicinissimo al punto critico. Il Cacciatore cercò di ritardare l’attimo della risposta affrontando prima la domanda precedente. Organicamente le differenze non sono molte da… Non continuò perché nel cervello di Bob c’era stata una folgorazione.

«Aspetta un momento!» disse il ragazzo. «Aspetta… un… momento…» Bob scattò in piedi. «Hai detto prima che con farti trasportare intendi vivere dentro chi ti trasporta! Allora i disturbi che ho avuto ieri sera… Eri tu che tenevi chiuso il taglio del braccio! Perché a un certo punto l’hai lasciato andare?»

Il Cacciatore glielo disse. Il ragazzo si era reso conto della verità più presto di quanto lo straniero avrebbe voluto, ma in fondo l’aveva presa bene. Sembrava più interessato e curioso che sconvolto. Evidentemente la scelta dell’ospite era stata particolarmente felice. Un bipede più giovane, o meno intelligente, non avrebbe capito e si sarebbe spaventato fino a non ragionare più, un adulto sarebbe probabilmente corso dal più vicino psichiatra. Bob aveva l’età giusta per capire le spiegazioni del Cacciatore, ed era abbastanza giovane per non considerare il tutto come un pericoloso fenomeno soggettivo.

Ascoltò, o meglio, guardò attentamente tutto quello che il Cacciatore gli disse sugli avvenimenti che l’avevano portato fino alla Terra e poi a fare mezzo giro del pianeta fino a una scuola del Massachusetts, e il compito che doveva svolgere, e i motivi per cui Bob avrebbe dovuto interessarsi a questo problema. Il ragazzo capì tutto chiaramente. Non era difficile del resto comprendere che cosa un organismo nella posizione del suo ospite poteva fare se non era in possesso di una solida morale, e l’idea di una creatura del genere vagante fra la razza umana, e priva di senso morale, gli diede i brividi.

6

Il ragazzo passò a considerazioni pratiche ancora prima che il Cacciatore sollevasse il problema.

«Immagino» disse, pensoso, «che tu adesso voglia tornare nel posto dove mi hai incontrato per cominciare sulle isole le ricerche di quel tipo. Ma sei sicuro che abbia raggiunto la riva?»

Non posso essere sicuro finché non trovo le sue tracce , fu la risposta. Hai detto isole? Speravo che ce ne fosse solo una entro un raggio ragionevole. Quante sono, invece?

«Non lo so, ma certo è un grosso gruppo di isole. La più vicina alla mia si trova a circa cinquanta chilometri a nordest. È più piccola, ma anche là hanno un porto.»

Il Cacciatore rimuginò l’informazione. Lui era stato nella scia dell’altra astronave sino al momento in cui era sfuggita al controllo del pilota, e da quel che ricordava, tanto lui quanto l’altro a un certo punto erano precipitati a picco. Perciò anche nell’ultima parte del volo le due astronavi dovevano aver percorso pressappoco la stessa traiettoria. Infatti, prima di sprofondare nell’acqua la nave del fuggitivo era inquadrata sullo schermo a breve raggio. Stando così le cose, il fuggitivo doveva aver toccato l’acqua a non più di tre chilometri da lui. Spiegò al ragazzo com’era andato il naufragio.

«Allora, se ha raggiunto la riva, è più probabile che l’abbia fatto sulla mia isola» rispose Bob. «Ammesso che sia ancora lì, bisognerà cercarlo fra centosessanta persone circa. Sei sicuro che si sia servito di un essere umano, o bisognerà cercare fra tutte le creature viventi?»

Qualunque creatura grande abbastanza da procurare cibo e ossigeno di cui abbiamo bisogno, può andar bene. Secondo me, conoscendo il tuo organismo, direi che la creatura più piccola che faccia al caso dovrebbe essere quel quadrupede che c’era con te sulla spiaggia. Comunque sono più propenso a credere che si sia servito di un essere umano. Per quanto ne so, voi siete l’unica razza intelligente che abiti il pianeta e la mia razza ritiene che l’ospite migliore sia una creatura intelligente.

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