Hal Clement - Strisciava sulla sabbia
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«Va bene. Quindi ci dedicheremo più che altro alle persone. Ma temo che sarà come cercare un ago in un pagliaio.»
Il Cacciatore conosceva l’espressione per averla vista spesso nei libri che il ragazzo leggeva.
La definizione è esatta, solo che questa volta l’ago è travestito da filo di paglia , commentò.
A questo punto vennero interrotti dall’arrivo del compagno di stanza, e per tutto il giorno non ebbero più occasione di conversare indisturbati. Nel pomeriggio Bob andò a far vedere il suo braccio al medico, e poiché i poteri di risanamento dello straniero non erano miracolosi il dottore trovò che il decorso era normale. Solo, era stupefacente che non ci fossero tracce d’infezione. «Nonostante quella tua bella trovata» disse il medico. «Ma con che cosa hai cercato di chiudere la ferita?»
«Io non ho fatto niente al braccio» disse Bob. «Mi sono ferito mentre stavo scendendo in infermeria, e ho pensato che fosse soltanto un graffio fin quando l’infermiera ha cominciato a disinfettarlo.» Capì che il medico non gli credeva, e non insistette sull’argomento. Tra lui e il suo ospite non era stato detto di tenere segreta la presenza extraterrestre, ma il ragazzo aveva pensato che per non compromettere il successo della missione del Cacciatore fosse meglio non dire niente… ammesso che, se avesse raccontato tutto, gli avrebbero creduto. Quindi si limitò ad ascoltare la lezione del medico sull’importanza di ricorrere immediatamente al pronto soccorso in caso di incidenti, e appena poté se ne andò.
Poco dopo cena trovò il modo di stare solo per qualche minuto, e fece subito una domanda al Cacciatore: «Hai già pensato a come tornare sull’isola? Normalmente io torno a casa verso la fine di giugno. Cioè fra cinque mesi circa. Il tuo fuggiasco ha avuto un bel po’ di tempo per cercarsi un nascondiglio. Vuoi lasciargliene altro oppure hai studiato un mezzo perché io possa tornare là prima del solito?»
I miei movimenti dipendono da te, completamente. Cercarmi un altro ospite significherebbe perdere il lavoro di cinque mesi. È vero che adesso conosco la vostra lingua e questo mi avvantaggerebbe, ma temo che sarebbe ugualmente lungo e faticoso assicurarmi la collaborazione di un altro compagno. Per il resto hai ragione; concedere altro tempo al fuggitivo non è certo un bene. So che non sei libero di andare e venire come vuoi, ma se tu riuscissi a escogitare un sistema per tornare presto all’isola, mi sarebbe molto utile. Puoi trovare un motivo valido per il tuo ritorno?
Bob non rispose subito. L’idea di servire da mezzo di trasporto a un poliziotto non gli era mai passata per il cervello, ma adesso la trovava affascinante. Però, se tornava subito all’isola perdeva un sacco di lezioni. Ma a questo avrebbe pensato più tardi. Se il Cacciatore aveva detto la verità, per il momento era più importante ritrovare quell’altro straniero. Quindi bisognava tornare all’isola.
Non considerò nemmeno l’idea di una fuga dalla scuola. A parte le difficoltà di attraversare metà continente e buona parte del Pacifico senza quattrini, e di nascosto, non intendeva causare ansie ai suoi. Perciò doveva fare il viaggio in piena regola, con l’approvazione della scuola e dei genitori. Più ci pensava e più si convinceva che solo una malattia poteva fornire un motivo sufficientemente valido. Anche gli attacchi di nostalgia davano lo stesso risultato, era successo un paio di volte all’istituto, ma a Robert non piaceva il genere di commenti che venivano fatti su chi pativa quel genere di male. Sarebbe stato bello farsi male in modo abbastanza serio e in circostanze che giovassero alla sua reputazione, ad esempio salvando qualcuno dalla morte o cose del genere, ma capiva benissimo che occasioni simili non capitano facilmente. Perciò non era il caso di pensarci. C’erano ancora le partite di hockey però, e con un po’ di buona volontà qualcosa poteva succedere.
Tornando a considerare l’idea di una malattia si convinse che sarebbe forse riuscito a ingannare per qualche giorno professori e compagni, ma prendere in giro un medico, questo no. Scartò anche la possibilità di ricorrere ai soliti trucchi, come falsi telegrammi nei quali si richiedesse la sua presenza, cattive notizie di casa e simili. Nessuna di queste soluzioni soddisfaceva il buon senso. Dopo averci pensato a lungo, confessò al Cacciatore di trovarsi in difficoltà. Data la tua età, il problema ti appare a prima vista insolubile , rispose lo straniero. Ma sono sicuro che non hai ancora dato fondo alla tua riserva di idee. Continua a pensare, e avvertimi se posso fare qualcosa per la riuscita dei tuoi piani.
Per il momento non avevano altro da dirsi, e Bob tornò fra gli altri studenti. Siccome era l’ora di ricreazione giocò a ping-pong con un compagno di classe, e perse vergognosamente perché invece di concentrarsi sul gioco continuava a pensare al modo di raggiungere subito l’isola. La sua sconfitta provocò una pioggia di commenti, perché Bob non aveva mai perso una partita a ping-pong. Quando tornò in camera, c’era già il suo compagno di stanza, quindi niente conversazione con il Cacciatore. Il giorno seguente era un lunedì, e ci furono lezioni tutta la mattinata. Solo dopo pranzo Bob, preso con sé qualche libro, andò in cerca di una classe vuota dove stare tranquillo. Gli era venuta in mente una cosa e doveva dirla assolutamente al Cacciatore. Seduto a un banco, tenendo la voce molto bassa per non attirare l’attenzione di chi passava per il corridoio, il ragazzo cominciò a parlare, ma prima dell’argomento ritorno , ne affrontò un altro.
«Bisogna trovare il modo di comunicare tra noi in qualsiasi momento» disse. «Tu puoi farlo, ma io no. Se c’è vicino qualcuno che mi sente, mi prenderebbe per matto. Questa notte mi è venuta un’idea e non sapevo come fare per dirtela!»
Il problema della conversazione continua non è insolubile , rispose il Cacciatore. Puoi parlare anche tenendo la bocca chiusa, in maniera che non ne esca alcun suono. Io posso ugualmente sentire quello che dici dalle contrazioni delle tue corde vocali e dai movimenti della lingua. Avrei potuto dirtelo subito, ma non mi è venuto in mente che bisognasse tenere segreta la nostra associazione. Comunque che cosa volevi dirmi?
«Non trovo nessun altro mezzo per tornare sull’isola se non fingere una malattia, così che mi spediscano a casa per la convalescenza. Ma non mi sarebbe possibile fingermi malato in modo da ingannare un medico, tu però potresti suscitare dei sintomi tali da convincerli. Che ne dici?»
La cosa è possibile , disse il Cacciatore, esitando, ma da parte mia ci sono alcune obiezioni. Certo, tu non puoi renderti conto di quanto sia radicata in noi la ripugnanza a fare qualcosa che danneggi il nostro ospite. In caso di emergenza, e con una creatura della quale conoscessi perfettamente la costituzione, potrei adottare il tuo piano. Però nel tuo caso non ho la certezza che un mio intervento per provocare in te un’alterazione non generi un danno permanente. Mi capisci?
«Sono cinque mesi ormai che vivi nel mio corpo. Dovresti conoscermi bene, mi pare!» disse Bob.
Conosco benissimo la tua struttura fisica, ma non il tuo potere di tolleranza a particolari interventi. Non devi dimenticare che la tua razza è del tutto nuova per me, e che di voi io conosco soltanto i dati ricavati da te. Non so, ad esempio, per quanto tempo certe cellule possono resistere senza nutrimento e senza ossigeno. Ignoro il tasso di anidride carbonica sopportabile dal tuo sangue. Non conosco il genere e la forza di interferenza che il tuo sistema nervoso può tollerare senza danni. Forse alcuni miei deboli interventi potrebbero ugualmente dare gli effetti richiesti, ma mi ripugna ricorrere a questo sistema. E poi sei sicuro che se ti ammali ti rimandano a casa? Potrebbero farti curare in un ospedale del posto, no?
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