Hal Clement - Strisciava sulla sabbia

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Strisciava sulla sabbia: краткое содержание, описание и аннотация

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I ragazzi non dissero niente, e si avviarono subito giù per il sentiero diretti alla baia, con aria mortificata. Bob, Norman e Hugh li seguirono. Bob e Hugh avevano assistito all’inizio della lite, ma non intendevano parlare finché i protagonisti non avevano deciso cosa fosse meglio dire.

Il signor Kinnaird conosceva a sufficienza suo figlio e gli altri ragazzi per capire il motivo di quel silenzio. Per questo non disse niente mentre girava attorno al serbatoio per andare incontro al gruppetto che arrivava.

«Nella jeep ho del sapone per acqua di mare» disse. «Andrò a prenderlo e ve lo darò se uno di voi va a portare questo al signor Meredith, alla segheria.» Mosse un braccio. Involontariamente, alla vista del grosso disco, Colby si tirò indietro, poi, ripresosi, il ragazzo infilò il dito nel foro centrale della lama e risalì la collina mentre il signor Kinnaird si avviava alla jeep. Rice e Charles accettarono il sapone con gratitudine, soprattutto Rice, preoccupato all’idea di quella che poteva essere la reazione di sua madre alla vista delle chiazze di sangue.

Mezz’ora più tardi le macchie erano quasi sparite del tutto dalle camicie, e Kenny Rice cominciò a preoccuparsi della prossima reazione di sua madre di fronte a un paio di magnifici occhi blu. Per un miracolo aveva ancora tutti i denti, ma a parte questo Bob e Norman erano pronti a giurare che sarebbe passato parecchio tempo prima che la gente smettesse di chiedere a Kenny notizie della sua salute. Da questo punto di vista Charles era messo meglio. Il polinesiano era stato colpito alla faccia soltanto una volta, e il gonfiore sul mento sarebbe sparito in un paio di giorni.

Alla fine di quella mezz’ora l’animosità fra i due ragazzi era completamente sparita. I due contendenti avevano passato la maggior parte del tempo a scusarsi a vicenda tra un impacco e l’altro, e Bob e Norman si divertirono a vederli risalire la collina l’uno accanto all’altro per andare a presentarsi al vecchio Rice.

«Be’» commentò Norman, «bisogna ammettere che Kenny se l’è voluta. Spero che si ricordi per un pezzo della lezione.»

«Già, non ha scelto il momento per fare lo spiritoso» disse Bob. «Proprio quando Charles ha detto che non sarebbe partito! Doveva essere di umore nero anche senza bisogno di quel commento!»

«Non ho sentito. Charlie ha detto che non parte?»

«No, non parte…» Bob si fermò a tempo, ricordandosi che ufficialmente lui doveva ignorare come gli altri i motivi che impedivano la partenza del polinesiano. «Ma non ha avuto il tempo di spiegare il perché, e immagino che non sarebbe buona tattica chiederlo adesso… Vogliamo andare su a vedere l’incontro con il vecchio?»

«Sarebbe interessante, ma io devo andare a mettere i campioni nel mio acquario perché in questi giorni, con la barca da aggiustare, non ne ho avuto il tempo. Vieni con me? Ci possiamo andare a nuoto.»

Bob esitò. Dire di no sarebbe stata un’ottima occasione per andare dal dottor Seever a fare la nuova iniezione, per quanto lui non contasse molto sui risultati, ma il ragazzo aveva una gran paura di tradire i veri motivi del suo rifiuto.

«E Hugh?» chiese. «Non si è più visto. Forse verrebbe volentieri anche lui.»

«Avrà trovato qualche nuovo divertimento» disse Norman. «Allora, andiamo o hai qualcos’altro da fare? Se tu non vieni, io torno indietro.»

«Stavo pensando a una cosa infatti» rispose Bob. «Forse è meglio che me ne occupi adesso.»

«Bene. Ci vediamo più tardi.» Norman s’avviò per la salita seguendo a distanza Rice e Charles, mentre Bob, chiedendosi preoccupato cosa sospettasse l’altro, si mosse in direzione del grande dock. Camminava lentamente perché doveva riordinare le idee, e il Cacciatore non lo disturbò.

I suoi piani si arenarono davanti al cartello affisso alla porta del dottor Seever, con il quale il medico annunciava di essere fuori per una visita e di non sapere a che ora sarebbe rientrato.

La porta però non era chiusa: il medico non chiudeva mai. Dopo averci pensato un po’, Bob entrò nello studio. In fondo non aveva altro da fare. Forse il dottor Seever non avrebbe tardato molto. E poi lì c’erano parecchi libri che potevano essere utili o interessanti. Il ragazzo andò alla scansia, scorse i vari titoli, prese i volumi che gli parvero più promettenti, e sedette per consultarli.

I libri forse potevano essere utili, ed erano certamente interessanti, ma per quanto fosse intelligente Bob non riusciva a seguire il significato dei termini tecnici di cui i volumi erano zeppi, perciò, dopo qualche tentativo si trovò a seguire più spesso i suoi pensieri che la lettura.

Pensava agli avvenimenti di quel pomeriggio, e a un certo punto chiese al Cacciatore il suo parere sui sospetti che il giorno prima lui e il dottor Seever avevano elaborato contro Rice e Norman.

Ho evitato di criticare i vostri sforzi , rispose l’extraterrestre, perché mi sembra che, nei vostri ragionamenti, ci sia un certo fondamento, per quanto mi sembra che siate arrivati alla conclusione sbagliata. Preferisco non dirti la mia opinione su Norman Hay e Kenny Rice, o su uno qualunque degli altri tuoi amici, perché se mi metto a scoraggiare i tuoi sforzi solo basandomi sul fatto che divergono dai miei, allora tanto varrebbe che lavorassi da solo.

Bob riprese a pensare, riesaminando tutti i ragionamenti e le ipotesi fatte su ognuno dei suoi amici. E arrivò a un risultato. Ma non ebbe occasione di discuterne con il Cacciatore perché mentre l’idea gli balenava nel cervello sentì i passi del dottor Seever sotto il portico. Il ragazzo scattò in piedi, la fronte ancora corrugata per lo sforzo, e si voltò verso la porta che si apriva.

«Ho delle novità per voi» esclamò. «Potete lasciar partire Charles Teroa, e possiamo anche eliminare Rice dalla lista!»

18

Il dottor Seever si fermò un attimo nel sentire la voce eccitata di Bob, poi finì di richiudere la porta e andò alla sua poltrona.

«Ne sono contento» disse. «Anch’io ho qualche notizia. Ma prima sentiamo bene le tue. Il Cacciatore ha fatto personalmente i controlli?»

«No, sono stato io. Voglio dire che si tratta di qualcosa che ho visto. Non mi ero reso conto del vero significato, fino a questo momento. Oggi Charles e Kenny si sono picchiati, su al nuovo serbatoio. Charles ha cominciato a picchiare quando Kenny l’ha preso in giro perché il polinesiano ha detto che domani non parte… Doveva essere venuto da voi poco prima. Comunque se le sono date di santa ragione, e alla fine sanguinavano come due fontane. Kenny ha ereditato un bel paio di occhi neri, e tutt’e due hanno avuto una vera emorragia dal naso.»

«Quindi tu pensi che la presenza di ferite così vistose su entrambi significa che in nessuno dei due era presente un individuo della razza del Cacciatore? Mi pareva che ieri avessimo concluso che il nostro fuggitivo potrebbe anche evitare di intervenire sulle ferite eventuali del suo ospite per non tradire la propria presenza.»

«Forse non mi sono spiegato bene, dottor Seever. So che un taglio o una sbucciatura che sanguina non dimostra niente, ma non capite che c’è differenza tra questo e il sangue dal naso? La gente può picchiarsi, e il sangue dal naso non uscire ugualmente. Non è mica obbligatorio! E non viene fuori da ferite esterne che tutti possono vedere. Vi garantisco che quei due oggi erano vere fontane. Uno della razza del Cacciatore si sarebbe sentito in dovere di fermare l’emorragia!»

«C’è un’obiezione, però» disse il medico, dopo aver riflettuto sulle parole del ragazzo. «Il nostro amico sapeva che si può ricevere un colpo sul naso senza che questo sanguini?»

«Ci ho pensato» ribatté Bob. «Dato quello che è, avrebbe dovuto saperlo. Non ho ancora chiesto il parere del Cacciatore, ma lo faccio adesso. Cosa ne pensi, Cacciatore?»

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