Le odierne piante della terraferma lithiana hanno un aspetto familiare per un osservatore terrestre, anche se un po’ bizzarro. Non ci sono piante esattamente identiche alle loro controparti terrestri, ma molte piante di Lithia ricordano per qualche aspetto determinate piante della Terra. Il loro aspetto più strano è il fatto che le foreste sono costituite da specie di piante molto diverse. Alberi con fiori e senza, palme e pini, felci arboree, cespugli ed erbe, crescono tutti insieme e in straordinario accordo. Poiché Lithia non ha mai avuto un periodo glaciale, le sue foreste, di regola, appartengono a questo tipo misto, invece di appartenere al tipo uniforme che predomina sulla Terra.
In generale la vegetazione è lussureggiante e le foreste sono delle tipiche foreste da clima piovoso. Ci sono molte varietà di piante velenose, compresi vari tuberi apparentemente commestibili. Le loro radici assomigliano alle patate terrestri, ma producono in grande quantità alcaloidi estremamente tossici, la cui formula chimica non è ancora stata determinata. Vari tipi di arbusti posseggono spine impregnate di glucosidi estremamente irritanti per la pelle dei vertebrati.
Sulle pianure predominano le erbe, che nelle paludi lasciano il posto a una vegetazione adatta a terreni umidi. Vi sono pochissime aree desertiche; le montagne stesse sono lisce e arrotondate, e coperte di erbe e cespugli. Viste dallo spazio, le zone continentali di Lithia hanno un aspetto completamente verde. Rocce nude si trovano soltanto nelle valli dove la corrente ha messo a nudo l’arenaria e il calcare, e nelle estrusioni ignee, dove si trova selce, quarzo e quarzite. L’ossidiana è rara, ovviamente, perché l’attività vulcanica è scarsa. In alcune valli si trova argilla, con un buon contenuto di alluminio, e il rutilio (biossido di titanio) è abbastanza comune. Non ci sono depositi di minerale ferroso, e l’ematite è sconosciuta sul pianeta.
Le forme animali che vivono sulla terraferma comprendono ordini simili a quelli terrestri. C’è una grande varietà di artropodi, compresi insetti (a otto zampe) di ogni dimensione, tra cui una pseudo libellula con due paia di ali e apertura alare di 86,5 cm (massimo registrato). Questa specie si alimenta esclusivamente di altre forme insettoidi, ma esistono specie molto dannose per gli animali superiori. La puntura di queste specie è pericolosa (il veleno è di solito un alcaloide) e una specie di insetti può spruzzare un getto di gas velenoso (acido cianidrico, a quanto pare) in quantità sufficiente a immobilizzare un animale di media taglia. Questi insetti hanno una natura sociale, come le formiche, e vivono in colonie che vengono abitualmente evitate dagli animali insettivori.
Inoltre, ci sono molti anfibi: piccole forme simili alle salamandre, con tre dita per arto invece delle cinque che sono caratteristiche dei vertebrati di terraferma della Terra. Costituiscono una classe molto importante, e alcune specie sono grandi come un cane san Bernardo. Tuttavia, eccetto poche forme piccole e di scarsa importanza, gli anfibi sono confinati agli acquitrini del basso corso dei fiumi, e il resto della terraferma è dominato da una classe che assomiglia ai rettili terrestri. Tra di essi c’è la specie dominante: un animale, grande, molto intelligente, con deambulazione bipede ed eretta, equilibrata da una coda pesante e rigida.
Due gruppi di rettili sono ritornati all’ambiente marino e competono con i pesci per il predominio in quell’habitat. Un gruppo ha adottato una forma completamente affusolata, e, a guardarlo esternamente, pare un qualsiasi pesce di dieci metri di lunghezza. Tuttavia la sua coda è orizzontale, e un esame della struttura interna mostra la sua origine. È la specie più veloce delle acque di Lithia, e la sua velocità sfiora gli 80 nodi quando è eccitato (e lo è quasi sempre, perché la sua fame è insaziabile). L’altro gruppo di rettili ritornati all’acqua assomiglia ai coccodrilli, ed è adatto tanto al mare aperto quanto alle paludi di fango, anche se non è molto veloce in nessuna delle due condizioni.
Vari generi di rettili si sono adattati all’ambiente aereo, a somiglianza di ciò che fecero gli pteranodonti terrestri. Il più grande ha un’apertura alare di circa tre metri, ma la sua struttura è molto leggera. Fa il nido sugli scogli a picco sul mare della costa meridionale del continente di nordest, e si ciba di pesci e dei cefalopodi volanti che cattura al di sopra dell’acqua. Questo rettile volante ha un buon assortimento di denti aguzzi e rivolti all’indietro, posti su un lungo becco. Un’altra specie di rettile volante è molto interessante, perché ha sviluppato qualcosa di molto simile alle penne, disposte sulla schiena come una sorta di criniera policroma. Queste penne compaiono soltanto nel rettile adulto; i giovani sono nudi.
Circa 100 milioni di anni fa, i rettili di terraferma furono spazzati via, quasi completamente, da una delle più piccole specie della famiglia, che adottò il metodo più comodo per guadagnarsi la vita: mangiare le uova dei cugini più grandi. Le forme più grandi sparirono quasi completamente, e quelle sopravvissute (come ad esempio l’allosauro lithiano) sono oggi rare come l’elefante terrestre (rispetto, ad esempio, alle molte forme di proboscidati che esistevano nel Pleistocene). Le forme più piccole sono sopravvissute meglio, ma non sono più abbondanti come un tempo.
La specie dominante rappresenta un’eccezione. La femmina di questa specie ha una sacca addominale in cui porta le uova fino alla loro schiusa. Questo animale è alto 3,70 metri all’attaccatura della cresta, e la forma della sua testa è adatta alla visione bifocale. Una delle tre dita dell’arto superiore (arto manipolatore, esente da compiti di locomozione) costituisce un pollice opponibile.
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