Tuttavia, il Santo Padre era stato esplicito: aveva detto che quella era la sola strada che rimanesse per Ruiz-Sanchez… e per il mondo. Il Pontefice condivideva la certezza di Ruiz-Sanchez, che il mondo era alla vigilia di Armageddon. Aggiungendo che Ruiz-Sanchez era il solo che potesse impedire tutto ciò. Quella che li separava non era che una differenza dottrinaria, e nelle questioni di dottrina il Papa non poteva sbagliare…
Ma se era possibile che il dogma dell’infertilità di Satana fosse sbagliato, allora era possibile che fosse sbagliato anche il dogma dell’infallibilità papale. Dopo tutto, si trattava di una proclamazione recente: molti Papi, nella storia, ne avevano fatto a meno.
Le eresie, pensò Ruiz-Sanchez (non per la prima volta), crescono a matasse. È impossibile tirare solo un filo: toccane uno, e tutta la massa comincia a caderti addosso.
Io credo, o Signore; aiutami nel mio dubbio. Ma era inutile. Era come pregare la schiena di Dio.
Alcuni colpi furono battuti alla porta.
— Venite, Ramon? — chiamò la voce stanca di Michelis. — Egtverchi va in onda fra due minuti.
— Subito, Mike.
Presero posto davanti al Klee. In attesa di che? Non poteva essere che una proclamazione di guerra totale; ma ignoravano che forma avrebbe assunto.
— Buonasera — disse cordialmente Egtverchi. — Non ci sarà notiziario, questa sera. Invece di commentare notizie, ne creeremo noi stessi. È arrivato il momento, la cosa è ormai chiara, per la gente che non «fa notizia»… la gente infelice che vi guarda con occhi addolorati dalle foto dei giornali… di gettare via la propria infelicità. Questa sera mi rivolgo a tutti voi perché vogliate dimostrare il vostro disprezzo agli ipocriti che sono i vostri padroni e mostrare la forza totale che avete di liberarvi di loro.
«Ecco un messaggio per loro. Dite loro questo: "Le vostre bestie da soma, signori, sono grandi."
«Io sarò il primo a farlo. A partire da questa sera, rinuncio alla mia qualità di cittadino delle Nazioni Unite e al mio giuramento di fedeltà allo Stato Rifugio. Da questo momento sono cittadino…»
Michelis balzò in piedi, urlando.
«Cittadino di un paese le cui sole frontiere sono i limiti della mia mente. Non so quali siano questi limiti e forse non lo saprò mai, ma dedicherò la mia vita a cercarli, nel modo che vorrò e in nessun altro, quale che sia.
«Voi dovrete fare altrettanto. Distruggete le vostre carte d’identità. Se vi chiedono il vostro numero, dite di non averlo mai avuto. Non riempite più un formulario, un modulo, in vita vostra. Quando le sirene urleranno, restate alla superficie. Seminate per le nuove messi, abbandonate i corridoi del Rifugio. Non commettete violenze, ma rifiutate soltanto di obbedire. Nessuno ha il diritto di esercitare la minima costrizione su di voi, in quanto non cittadini. La passività è l’arma più efficace. Rinunciate, resistete, negate!
«Cominciate fin da questo momento, tra mezz’ora sareste sopraffatti. Quando…»
Una suoneria insistente ricoprì la voce di Egtverchi e per un istante un disegno a scacchiera a motivi neri e rossi si sovrappose alla sua sagoma: era una chiamata con priorità assoluta dell’ONU.
Quindi, sotto il casco complicato, la faccia dell’uomo dell’ONU apparve.
— Dottor Michelis — disse esultante. — Ci è cascato. Ha fatto quello che ci aspettavamo facesse. Si è dato la zappa sui piedi. Come non cittadino è già nelle nostre mani. Venite qui. Abbiamo bisogno di voi immediatamente, prima che egli abbia finito la sua trasmissione. Anche la dottoressa Meid.
— A far che?
— A firmare una dichiarazione di non opposizione. Siete entrambi in arresto per essere in possesso di un animale nocivo… una semplice formalità, non preoccupatevi. Abbiamo intenzione di mettere il signor Egtverchi in gabbia per tutto il resto della sua vita… una gabbia a prova di suono.
— Voi state commettendo un grosso errore — disse, calmo, Ruiz-Sanchez.
Il volto dell’uomo dell’ONU, maschera trionfale dagli occhi fiammeggianti, si girò verso di lui.
— Non ho chiesto il vostro parere, caro signore — rispose in tono di gelido disprezzo. — A quanto so, non avete più nulla a che vedere in questo affare. Se cercherete d’immischiarvi, avrete delle grosse noie. Dottor Michelis! Signora Michelis! Dobbiamo proprio venire a prendervi?
— Veniamo — rispose Michelis in tono glaciale, e spense l’apparecchio, senza aspettare che l’uomo dell’ONU chiudesse la comunicazione.
— Crede che dobbiamo farlo, Ramon? — chiese. — Altrimenti non ci muoveremo da qui, e che vada al diavolo l’uomo dell’ONU. Oppure vi porteremo con noi, se volete venire.
— No, no — disse Ruiz-Sanchez. — Andate. Una vostra opposizione non servirebbe a nulla, salvo che a mettervi nei guai. Tuttavia, fatemi un favore.
— Certo. Di che si tratta?
— Non indugiate per le vie — raccomandò Ruiz ai due coniugi. — Quando sarete negli uffici dell’ONU, chiedete protezione. In quanto cittadini in stato d’arresto, avete il diritto di essere detenuti.
Michelis e Liu lo guardarono sgomenti. Poi, a un tratto, la comprensione apparve sul volto di Michelis.
— Credete che le cose si mettano così male? — domandò.
— Sì. Mi promettete di fare come ho detto?
Michelis guardò la moglie, poi accennò di sì col capo. I due uscirono.
Il crollo dello Stato Rifugio era cominciato.
Per tre giorni consecutivi il gran Mostro Caos si scatenò ruggendo. Ruiz-Sanchez poté seguirne la folle corsa fin dal principio, davanti al televisore di Michelis. A volte gli sarebbe piaciuto guardare dal balcone della veranda, ma il ruggito della folla, i colpi d’arma da fuoco, le esplosioni, i fischi della polizia, le sirene, avevano inferocito le api; in tali condizioni, Ruiz non si sarebbe fidato nemmeno della tuta protettiva di Liu, anche se fosse stata abbastanza grande per lui.
Sebbene i battaglioni dell’ONU avessero fatto un tentativo massiccio e bene organizzato per impadronirsi di Egtverchi direttamente nella stazione trasmittente, Egtverchi non c’era. In realtà non c’era mai stato: i segnali audio, video e 3D erano stati inviati alla stazione mediante cavo coassiale, da un luogo imprecisato. I collegamenti necessari erano stati effettuati all’ultimo momento, quando ormai era chiaro che Egtverchi non si sarebbe presentato alla stazione, da un tecnico che aveva volontariamente fornito il vero ritratto della situazione: una pedina da sacrificare nella partita di Egtverchi. La rete televisiva aveva immediatamente trasmesso un avviso ai funzionari dell’ONU interessati, ma un’altra pedina votata al sacrificio aveva fatto ritardare la comunicazione.
Era occorsa buona parte della notte per farsi dire dal tecnico televisivo la località in cui aveva sede lo studio di Egtverchi (la pedina situata agli uffici dell’ONU, com’era prevedibile, non lo conosceva), e ormai, com’era prevedibile, Egtverchi non si trovava più laggiù. E ormai, inoltre, la notizia del tentativo di arresto e del suo insuccesso era stata diffusa in tutti i Rifugi.
Ma neppure queste poche notizie giunsero subito a Ruiz-Sanchez: egli venne a conoscerle soltanto qualche tempo dopo, perché i tumulti nelle strade cominciarono immediatamente dopo il primo annuncio. Dapprima i tumulti furono degli avvenimenti isolati, sorti qui e là senza uno schema preciso, come se le strade si stessero riempiendo gradualmente di persone scosse e inferocite, ma che non sapevano bene né i motivi del chiasso né le cose da farsi. Poi ci fu un cambiamento improvviso nella qualità del chiasso, e Ruiz-Sanchez capì che la folla aveva fatto il passo che separa la manifestazione pacifica del tumulto sfrenato. Le grida, in verità, erano già al massimo dell’intensità, ma improvvisamente si trasformarono in un ruggito uniforme e spaventoso, simile alla gigantesca voce di un singolo animale.
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