— Non sono d’accordo con nessuno di voi — disse, — se non con Cleaver. Esattamente con lui, penso che si debba votare in senso sfavorevole, ma con l’aggiunga di una menzione speciale: X-1.
Gli occhi di Michelis si sbarrarono, colmi di stupore. Cleaver sembrava non credere alle proprie orecchie.
— X-1… ma è il simbolo che si dà ai pianeti in quarantena — disse Michelis con voce roca. — In realtà non capisco…
— Sì, Mike, esattamente. Voto che Lithia sia tagliata fuori da ogni contatto con la razza umana. Non solo per il presente, o per il prossimo secolo, ma per sempre.
Per sempre.
Queste parole non provocarono la costernazione che aveva temuto, o forse, nel profondo della mente, sperato. Evidentemente, erano tutti troppo stanchi. Accettarono con una specie di apatia stupefatta la sua dichiarazione: era così lontana dall’ordine degli eventi che si aspettavano, da perdere ogni significato.
Era difficile dire se Cleaver o Michelis era più sorpreso. L’unica cosa certa era che Agronski si era ripreso per primo, e che ora si stava grattando dietro le orecchie, con ostentazione, come per dire che sarebbe stato pronto a riprendere ad ascoltare quando Ruiz-Sanchez avesse cambiato opinione.
— Bene — cominciò Cleaver, e ripeté, scuotendo il capo, perplesso: — Bene…
— Insomma, spiegatevi, Ramon — disse Michelis, serrando e aprendo in continuazione i pugni. La sua voce era calma, ma il Gesuita credette di percepirvi un certo turbamento.
— Certo, ma vi avverto che dovrò affrontare l’argomento facendo delle grandi diversioni. Quanto ho da dire è per me della massima importanza: non desidero vedere i miei argomenti respinti senza esame, con la scusa che sono soltanto il risultato della mia educazione o dei miei pregiudizi personali, interessanti forse in astratto, come studio di un’aberrazione, ma senza legame col problema che ci interessa. I fatti che mi hanno indotto ad assumere questo atteggiamento sono più che convincenti. Hanno infatti convinto anche me, contrariamente alle mie speranze e alle mie inclinazioni. Desidero mettervi di fronte a questi fatti.
Il preambolo, pieno di un secco tono scolastico e di sottintesi allusivi, fece il suo effetto.
— Vuol farci capire — commentò Cleaver, che a poco a poco stava ritrovando tutta la sua intolleranza, — che le sue ragioni sono puramente religiose e non starebbero in piedi se le esponesse in modo diretto.
— Zitto — disse Michelis. — Lasciaci sentire.
— Grazie, Mike. Ecco qua. Questo pianeta, dunque, è quello che voi altri chiamereste un preparato artificiale, una messa in scena. Lasciate che vi descriva brevemente come lo vedo, o meglio, come sono giunto a vederlo.
«Lithia è un paradiso. Assomiglia a molti altri pianeti, ma la sua più stretta affinità è con la Terra nel suo periodo pre-adamitico, avanti la comparsa dei primi ghiacciai. L’affinità termina qui, perché Lithia non ha mai conosciuto i ghiacciai, e la vita ha continuato a svolgersi nel paradiso, cosa che non è stata permessa alla Terra.»
— Miti — disse Cleaver, acido.
— Uso le denominazioni che mi sono più familiari; abolite pure queste denominazioni, e vedrete che ciò che dico è ugualmente una realtà, come sapete tutti. Troviamo qui una giungla complessa, con piante che vanno da un’estremità all’altra della gamma della creazione, viventi una accanto all’altra in perfetta amicizia, le cicadee con le cicladelle, le equisetacee giganti con gli alberi da fiore. In larga misura, questo è vero anche per gli animali. Il leone non si corica qui accanto all’agnello, solo perché Lithia non possiede né l’uno né l’altro, ma allegoricamente parlando la frase è appropriata. Il parassitismo è meno frequente su Lithia che sulla Terra e, salvo che in mare, le specie carnivore sono rarissime. Quasi tutti gli animali che vivono sulla terraferma di Lithia mangiano soltanto piante, e, grazie a un ordinamento perfetto tipicamente lithiano, le piante sono mirabilmente condizionate per attaccare gli animali piuttosto che per attaccarsi tra loro.
«È un’ecologia altamente inconsueta, e una delle sue caratteristiche più straordinarie è la sua estrema, quasi maniaca insistenza sulla relazione "a ciascun organismo corrisponde una e una sola nicchia ecologica" e viceversa. Parrebbe quasi che un’entità abbia organizzato l’intero pianeta come un balletto sulla teoria degli aggregati.
«Ora, in questo paradiso abbiamo una forma di vita dominante, il Lithiano, l’uomo di Lithia. Questa creatura è razionale. Si conforma, senza esservi costretta o guidata, al più alto ideale etico a cui noi si sia giunti sulla Terra. Non ha bisogno di leggi per obbedire a questo codice morale. In certo qual modo, ciascun Lithiano lo rispetta come se si trattasse di una cosa ovvia, sebbene non sia mai stata scritta. Non esistono sul pianeta né criminali, né traviati, né aberrazioni di nessun genere. La gente non è tutta uguale e spersonalizzata (la nostra infelice e parziale risposta al dilemma etico), ma, anzi, profondamente individualizzata. Scelgono liberamente la propria linea di condotta e tuttavia non si commette mai nessun atto antisociale. Su Lithia, non esiste nemmeno la parola per esprimere questi atti.»
Il magnetofono fece sentire un ticchettio leggero, indicando che una nuova bobina stava entrando in funzione. L’interruzione sarebbe durata circa otto secondi e con un’ispirazione improvvisa Ruiz-Sanchez pensò di servirsene. Domandò:
— Mike, vorrei interrompermi un istante per rivolgervi una domanda. Finora, a che cosa vi fa pensare tutto ciò?
— Be’, mi fa pensare a ciò che ho detto prima — disse lentamente Michelis. — A una scienza sociale enormemente superiore, fondata con ogni evidenza su un preciso sistema di psicogenetica. Mi pare che basti.
— Benissimo. Continuerò, dunque. In un primo tempo, m’è occorso di pensare come voi. Poi, sono stato indotto a pormi alcune domande. Per esempio: come si spiega il fatto che i Lithiani non solo non abbiano traviati (riflettete un istante, nessun traviato!) ma che il codice morale, in base a cui vivono così perfettamente, sia punto per punto il codice a cui noi ci sforziamo di obbedire? È senza dubbio la più straordinaria delle coincidenze, se ciò è avvenuto per caso. Considerate, vi prego, quante cose imponderabili hanno dovuto giocarvi il loro ruolo. Neppure sulla Terra, non abbiamo mai visto una società che avesse sviluppato indipendentemente gli stessi esatti precetti cristiani, tra cui comprendo anche quelli mosaici. Certo, ci sono state delle analogie dottrinarie: esse sono bastate, nel XX secolo, a incoraggiare la moda delle religioni artificiali, come la teosofia o il vedantismo di Hollywood, ma nessun sistema etico che si sia sviluppato al di fuori del Cristianesimo ha mai concordato con questo punto per punto. Né il mitraismo, né l’islamismo, né l’essenismo: nemmeno quest’ultimo movimento religioso, che ha influito sul cristianesimo o ne è stato influenzato, concorda esattamente con esso in fatto di etica.
«Tuttavia, qui, su Lithia, a cinquant’anni luce dalla Terra, e in seno a una specie vivente così diversa dall’uomo come l’uomo lo è dal canguro, che cosa troviamo? Un popolo cristiano al quale non mancano del Cristianesimo che le definizioni e i simboli. Non so come voi tre reagirete a questa constatazione, ma per parte mia trovo il fatto matematicamente impossibile, in ogni ipotesi, salvo una. È un’ipotesi alla quale tornerò tra breve.»
— Non sarà mai troppo presto per me — disse Cleaver, in tono più sgarbato del solito. — Come un uomo, trovandosi a cinquant’anni luce dalla Terra, nelle profondità dello spazio, possa snocciolare simili assurdità di un modo di vedere ristretto, meschino, parrocchiale, elude la mia comprensione.
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