— D’accordo, allora: mostratemeli — disse Agronski, con aria fintamente pia. — Ho una mente molto aperta.
— Ma in definitiva, sei per la chiusura del pianeta? — disse Michelis.
— Certo, è quello che dicevo.
— Volevo semplicemente un sì o un no per il magnetofono. Ramon, suppongo che tocchi a noi ora. Volete che parli prima io?
— Avanti pure, Mike.
— Bene — cominciò Michelis con voce pacata, senza mutare il proprio tono abituale, di ponderosa imparzialità. — Dirò che secondo me questi due signori sono degli imbecilli, e imbecilli pericolosi per giunta, dato che passano per scienziati. Paul, le tue manovre volte a creare una situazione falsa sono addirittura al di sotto dello stesso disprezzo, e non desidero riparlarne. Non chiederò nemmeno che le si tagli dalla registrazione, così che non dovrai sentire il dovere di sanare qualunque disaccordo tra le nostre opinioni. Considero soltanto lo scopo a cui queste manovre dovevano servire, esattamente come hai voluto tu.
La sicurezza di Cleaver parve lievemente scossa. Egli disse: — Continua — e si rimboccò meglio la coperta sotto le gambe.
— Nulla ci autorizza a pensare che Lithia possa diventare un arsenale — riprese Michelis. — Tutti i fatti che porti a sostegno della tua tesi non sono che mezze verità o pure menzogne. Prendiamo un po’ questa famosa mano d’opera a buon mercato, per esempio. Con che cosa ti riprometti di pagare i Lithiani? Essi non hanno sistema monetario e non li si può compensare in natura. Hanno quasi tutto ciò di cui abbisognano, e sono soddisfatti del loro attuale modo di vita: Dio sa che non sono nemmeno lontanamente gelosi delle conquiste che secondo noi rendono grande la Terra. Piacerebbe loro avere il volo spaziale, ma è questione di poco tempo, e poi lo avranno: anno già ora il motore a reazione ionico, e per un secolo non avranno bisogno dell’iperpropulsione Haertel.
Si guardò intorno per la stanza dolcemente incurvata, che la luce a gas illuminava di un chiarore molle e riposante.
— E non vedo — riprese, — che lavoro potrebbe fare, in una casa come questa, un aspirapolvere con quarantacinque accessori brevettati. Come pagherai i Lithiani per farli lavorare nei tuoi impianti termonucleari.
— Col Sapere — rispose burberamente Cleaver. — Ci sono un monte di cose che i Serpenti amerebbero sapere.
— Ma quale Sapere, Paul? Le cose che i Lithiani vorrebbero conoscere sono proprio quello che non potrai mai rivelare loro, se dovranno servirti come mano d’opera. Insegnerai loro la meccanica quantistica? Non puoi: sarebbe troppo pericoloso. O insegnerai loro la nucleonica, oppure il paradosso di Haertel? Anche ora, si tratta di cose che possono far loro apprendere nozioni pericolose. Insegnerai loro come estrarre il rutilio o come raccogliere quantità sufficienti di ferro perché possano sviluppare la loro conoscenza dell’elettrodinamica o come superare questa Età della pietra (anzi, Età della ceramica, dovrei dire) in cui vivono attualmente, per farli arrivare all’Età della plastica? No, ovviamente. In realtà, non abbiamo nulla da offrire loro in questo senso. Tutto sarebbe tenuto rigorosamente segreto in base agli scopi stessi che ti proponi, e in queste condizioni essi si rifiuterebbero di lavorare.
— Mettiamoli davanti ad altre condizioni — disse Cleaver, brusco. — Se necessario, ordiniamo loro quello che dovranno fare, piaccia o non piaccia loro. Non dovrebbe essere difficile introdurre su questo pianeta un tipo di sistema monetario. Dai a un Serpente un pezzo di carta su cui è scritto «Vale 1 Dollaro» e se ti chiede che cosa gli dà il valore di un dollaro tu gli rispondi che vale una buona giornata di lavoro.
— E gli puntiamo una pistola nel ventre a sostegno della nostra tesi — disse il Gesuita.
— Per che cosa dovremmo fabbricare pistole, se no? Non ho mai pensato che potessero servire ad altro. O le puntate su qualcuno, o potete anche buttarle via.
— In altre parole, schiavismo — disse Michelis. — E con questo il roblema della mano d’opera a buon mercato è risolto. Rifiuto di votare per lo schiavismo. Altrettanto fa Ramon. Tu, Agronski?
— Rifiuto anch’io — disse Agronski, a disagio. — Ma non è questo un punto secondario?
— Secondario? Ma se è la ragione stessa per cui siamo qui! Siamo tenuti a pensare al benessere dei Lithiani come al nostro; diversamente i lavori della nostra commissione non rappresenterebbero che una perdita di tempo, di riflessioni e di energia. Se volessimo soltanto mano d’opera a buon mercato, potremmo fare schiavo subito qualsiasi pianeta, senza tante discussioni.
— E come? — disse Agronski. — Non ci sono altri pianeti. Voglio dire: nessun pianeta con vita intelligente tra quelli che abbiamo esplorato finora. Non possiamo ridurre in schiavitù un granchio delle sabbie marziane.
— Il che ci riporta al problema del nostro benessere — disse Ruiz-Sanchez. — Siamo tenuti a considerare anche questo. Sapete che cosa accade a un popolo diventato schiavista? Cade in decadenza.
— Molta gente ha lavorato per quattrini, senza per questo essere divenuta schiava — disse Agronski. — Non mi disturba affatto ricevere un assegno in cambio del mio lavoro.
— Non c’è denaro su Lithia — ribatté Michelis. — Se lo introdurremo qui, sarà solo con la forza. Lavoro forzato equivale a schiavitù. Come dovevasi dimostrare.
Agronski non disse nulla.
— Su, parla — invitò Michelis. — È vero o no?
— Sì, immagino che sia vero — disse Agronski. — Non ti eccitare tanto, Mike, non è il caso.
— Cleaver?
— Schiavitù è soltanto una parola antipatica — disse Cleaver di malumore. — Tu stai deliberatamente intorbidando le acque.
— Prova a ripeterlo.
— Oh, al diavolo. Va bene, Mike, so che non lo faresti mai. Comunque, si potrà sempre trovare un sistema di pagamenti equi.
— Ti crederò quando me l’avrai dimostrato — disse Michelis, alzandosi bruscamente. Si avvicinò alla finestra e sedette sul davanzale inclinato, lo sguardo perduto fuori, nella pioggia e la tenebra. Appariva profondamente turbato: più di quanto Ruiz-Sanchez sarebbe stato disposto a concedergli prima di quel momento. Il sacerdote era stupito: sia per Michelis sia per se stesso; l’argomento del denaro non gli era mai venuto in mente, e Michelis, inconsapevolmente, aveva messo il dito su una piaga dottrinaria che Ruiz-Sanchez non era mai riuscito a conciliare con le proprie credenze. Gli vennero in mente i versi che avevano riassunto il dilemma ai suoi occhi, versi scritti cent’anni prima:
La traballante vecchia Chiesa ha perso le zanne,
Non si oppone più al neshek; il grasso ha coperto i suoi pastorali…
Neshek era il prestare denaro a interesse, un peccato che un tempo veniva chiamato usura: per esso Dante aveva messo degli uomini all’Inferno. E ora Mike, che non era affatto cristiano, veniva a sostenere che il denaro in se stesso era una forma di schiavitù. Si trattava, come scoprì Ruiz-Sanchez tastandola mentalmente ancora una volta, di una piaga molto dolorosa.
— In attesa — riprese Michelis — continuerò con la mia analisi. Che cosa dobbiamo dire di questa teoria della segretezza automatica di cui hai parlato, Paul? Tu pensi che i Lithiani non siano capaci di imparare le tecniche di cui avrebbero bisogno per scoprire i nostri segreti e trasmetterseli, e che pertanto nessuna segretezza sia necessaria. Anche qui, ti sbagli. E se ti fossi preso il disturbo di studiare, anche in modo superficiale, i Lithiani, lo sapresti. I Lithiani sono dotati di grande intelligenza e possiedono già molti degli elementi di cui avranno bisogno. Ho dato loro una mano nelle ricerche sul magnetismo ed essi hanno assorbito queste conoscenze in modo prodigioso, e ne hanno trovato delle applicazioni estremamente ingegnose.
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