Chtexa si volse a guardare attraverso cateratte di pioggia, gli occhi protetti da una sottile membrana trasparente. Ruiz-Sanchez, fattogli cenno di ritornare, corsa ad aprire.
Nel forno, la sua porzione di sufflé cominciò a bruciarsi lentamente.
I colpi battuti contro i vetri avevano fatto accorrere Michelis e Agronski. Il Lithiano guardò i tre terrestri con aria grave, mentre le gocce di pioggia scorrevano come olio sulle minuscole scaglie prismatiche della sua pelle flessibile.
— Non sapevo che ci fosse un malato, qui — disse. — Sono venuto perché il vostro fratello Ruiz-Sanchez ha lasciato la mia dimora questa mattina senza il regalo che speravo di potergli consegnare. Me ne andrò subito, se dovessi turbare la vostra intimità.
— Non la turbate minimamente — disse Ruíz-Sanchez. — E la malattia che ha colpito il nostro compagno è un’intossicazione, non è contagiosa. Confidiamo che si risolva senza danno per lui. Questi sono i miei amici venuti dal nord, Michelis e Agronski.
— Sono felice di conoscerli. Vedo che il messaggio non è dunque stato inutile.
— Di che messaggio parlate? — domandò Michelis in un lithiano corretto, ma esitante.
— Ho inviato un messaggio dietro preghiera del vostro collega Ruiz-Sanchez, ieri sera. A Xoredeshch Gton m’è stato detto eravate partiti.
— Esatto — disse Michelis. — Ramon che cosa è successo? Mi pare che ci abbiate detto che era Paul a incaricarsi di trasmettere i messaggi. E mi pare di avere capito che non sapevate come farlo, quando Paul si è ammalato.
— Sì, non lo sapevo allora e non lo so ora. Ho chiesto a Chtexa di trasmettervi un messaggio al posto mio. E Chtexa stava dicendo proprio questo, Mike. Michelis alzò lo sguardo per fissare il Lithiano.
— Che cosa diceva il messaggio? — chiese.
— Vi pregava di tornare a Xoredeshch Sfath al più presto. Vi ricordava inoltre che la vostra missione qui volge alla fine.
— Che cosa ha detto? — chiese Agronski. Aveva cercato di seguire la conversazione, ma capiva poco il lithiano, ed evidentemente le poche parole che era riuscito ad afferrare non avevano fatto altro che dare esca alle sue paure, sempre pronte ad esplodere. — Mike, traduci, per favore.
Michelis tradusse, in fretta. Poi disse:
— Ramon, veramente non avevate altro da dirci, soprattutto dopo avere scoperto quello che avevate scoperto? Anche noi, dopotutto, sapevamo che il momento della partenza si avvicinava. Siamo capaci anche noi di tenere un calendario…
— Certo, Mike. Ma non sapevo che messaggi avevate ricevuto in precedenza, se poi ne avevate davvero ricevuto. Per quanto ne sapevo io, Cleaver poteva essere stato in contatto con voi in qualche altro modo, privatamente. La prima cosa che mi è venuta in mente era una ricetrasmittente, nascosta nei suoi bagagli, ma poi ho pensato he poteva avervi inviato dei dispacci per mezzo delle linee aeree regolari; sarebbe stato più comodo. C’era la possibilità che vi avesse comunicato che intendevamo fermarci sul pianeta anche dopo lo scadere del periodo di permanenza ufficiale. Oppure poteva avervi detto che ero stato ucciso, e che lui svolgeva indagini per trovare il criminale. Poteva avervi detto qualsiasi cosa. Dovevo essere sicuro, meglio che potevo, che voi sareste arrivati qui nonostante ciò che egli aveva, o non aveva, detto.
«E quando sono giunto al locale centro di comunicazione, ho dovuto cambiare sull’istante tutto il contenuto del messaggio, essendomi accorto che non avrei potuto comunicare con voi direttamente, né inviarvi un messaggio dettagliato che non corresse il rischio di venire alterato dal doppio passaggio, prima in una lingua straniera, poi in una mente aliena. Ogni comunicazione radio in partenza da Xoredeshch Sfath passa per l’Albero, e se non lo vedete non potete avere idea di ciò che un terrestre dovrebbe affrontare per trasmettere un messaggio, per quanto elementare esso sia.»
— È vero? — Michelis chiese a Chtexa.
— Vero? — ripeté il Lithiano. I suoi bargigli erano tutti coperti di macchiette per la. confusione; anche se Ruiz-Sanchez e Michelis avevano parlato in lithiano, varie parole da loro usate, come ad esempio «criminale», non esistevano assolutamente in quella lingua, e così erano state infilate nel discorso, in fretta, in inglese. — Vero? Non so. Volete dire se è valido? Dovete giudicarlo voi.
— Ma è accurato, signore?
— È accurato — disse Chtexa, — fin dove posso comprenderlo.
— Bene, allora — continuò Ruiz-Sanchez, un po’ piccato suo malgrado, — capite dunque perché, quando Chtexa è comparso provvidenzialmente, all’interno dell’Albero, e mi ha riconosciuto e si è offerto di farmi da intermediario, non ho potuto affidargli se non l’essenziale di quanto intendevo dirvi. Non avevo speranza di riuscire a spiegargli tutti i dettagli, e non potevo sperare che i dettagli vi arrivassero senza distorsioni, dopo essere passati attraverso almeno due intermediari lithiani. Tutto ciò che potevo fare era di gridare a voi due, con tutta la forza possibile, di tornare alla data stabilita… e sperare che voi capiste.
— L’ora presente è un’ora di turbamento, che è come una malattia che colpisce la casa — disse a questo punto Chtexa. — Non posso restare. Preferisco essere solo, quando sono turbato, e non potrei esigere questo se imponessi ora la mia presenza ad altri che sono turbati. Ritornerò a consegnare il mio regalo in un momento migliore.
Varcò la soglia senza un gesto d’addio, ma lasciandosi dietro le spalle una inconfondibile impressione di cortesia. Impotente, quasi disperato, il prete lo guardò scomparire. I Lithiani sembravano sempre comprendere l’essenza medesima delle situazioni; non erano mai, diversamente dai Terrestri, colti dalla minima ombra di dubbio. Non avevano pensieri oscuri, notturni, loro.
E del resto, perché avrebbero dovuto averne? Si trovavano, se Ruiz-Sanchez vedeva giusto, sotto la tutela della Seconda Autorità dell’Universo: sotto la sua tutela diretta, senza la mediazione di Chiese, senza conflitti interpretativi. Il fatto stesso che non fossero mai tormentati dall’indecisione dimostrava che i Lithiani erano le creature di questa Autorità. Ai figli di Dio soltanto è stato dato il beneficio del libero arbitrio, ed essi soltanto sono dunque soggetti al dubbio e all’esitazione.
Tuttavia, se gli fosse stato possibile, il Gesuita avrebbe trattenuto Chtexa. In una discussione concisa è utile avere dalla propria parte la pura ragione, anche se una tale alleata rischia di colpirvi al cuore, se ci si affida ad essa troppo a lungo.
— Rientriamo dentro e chiariamo la cosa — disse Michelis, chiudendo la porta ed avviandosi verso la camera posta sul davanti della casa. Lo disse in lithiano, e, accortosene, girò la testa verso la direzione in cui si stava allontanando Chtexa, fece un sorriso obliquo, poi tornò alla lingua inglese. — Abbiamo fatto bene a dormire un po’, ma abbiamo così poco tempo davanti a noi, adesso, che sarà difficile arrivare a una decisione ufficiale prima dell’arrivo dell’astronave.
— Non possiamo procedere con le formalità — osservò Agronski, anche se, insieme con Ruiz-Sanchez, seguì Michelis con buona obbedienza. — Come possiamo fare qualcosa di adeguato senza prima avere sentito ciò che deve dire Cleaver? In un lavoro come questo, l’opinione di ciascuno è molto importante.
— Vero — disse Michelis. — E la situazione, a me, garba ancor meno che a voi… mi pare d’averlo già detto. Ma non vedo altra scelta. Che cosa ne pensate, Ramon?
— Preferirei anch’io attendere — disse Ruiz-Sanchez con franchezza. — Qualunque cosa io possa dire ora, per parlare realisticamente, è piuttosto compromessa ai vostri occhi. E non ditemi che avete piena fiducia nella mia integrità, perché risponderei che abbiamo piena fiducia anche in Cleaver. Ora, tentar di conservare ad entrambi la fiducia finirebbe col toglierla a tutt’e due.
Читать дальше