«A cercare Riley. Sicuro. Era stato Godfrey a incaricarlo di quel trasporto, e Riley tardava ad arrivare e…»
«Ma…»
«Ho parlato con lui pochi minuti prima che morisse. Ha cercato di comunicarmi un messaggio, ma non è riuscito a finire. Il messaggio era per Finn. È stata la prima volta che l’ho sentito nominare».
«È andato tutto male», disse Harriet. «Tutto quanto. C’era la macchina delle stelle…»
Si interruppe, bruscamente, attraversò la stanza per fermarsi davanti a Blaine.
«Ma tu non sai niente, della macchina delle stelle. Oppure ne sai qualcosa?»
Blaine scosse il capo.
«Come quelle dell’Amo? Quelle che aiutavano ad andare fra le stelle?»
Harriet annuì.
«E Riley l’aveva a bordo del suo camion. Godfrey era riuscito a procurarsela, e doveva riuscire a trasportarla a Pierre, in un modo o nell’altro. Per questo ha ingaggiato Riley…»
«Una macchina delle stelle di contrabbando!» disse Blaine, un po’ sgomento. «Ma sai benissimo che tutte le nazioni di questo mondo hanno leggi che proibiscono di tenerle. Sono permesse soltanto quelle dell’Amo».
«Godfrey lo sapeva. Ma gliene serviva una. Ha cercato di costruirla, ma non c’è riuscito. È impossibile trovarne i progetti».
«Puoi scommetterci la testa, che è impossibile trovarli».
«Shep, che cosa ti prende?»
«Non lo so. Non c’è niente che non va, credo. Forse sono un po’ confuso. Forse perché sono sempre stato incastrato in questa faccenda, dal principio alla fine».
«Puoi sempre fuggire».
«Harriet, tu sai che non è così. Ho finito di fuggire. Non saprei neppure dove andare».
«Potresti sempre prendere contatto con qualche gruppo finanziario. Sarebbero felicissimi di averti. Ti darebbero un lavoro, ti pagherebbero benissimo, per quello che sai dell’Amo».
Blaine scosse il capo, ripensando alla festa in casa di Charline: Dalton se ne stava seduto, con le lunghe gambe distese, i capelli in disordine, e masticava un sigaro. E diceva: «Come consulente, lei avrebbe un valore inestimabile…»
«Beh, potresti sempre farlo», disse Harriet.
«Non lo sopporterei. E poi, ho fatto una promessa. Ho detto a Godfrey che ero con lui. E non mi piace la piega che hanno preso le cose. Non mi piace che la gente mi tiri fuori da una cella per impiccarmi perché sono un para. Non mi piacciono molte cose che ho visto lungo la strada e…»
«Sei esasperato», disse lei. «E ne hai il pieno diritto».
«E tu?»
«Non esasperata. Solo spaventata. Spaventata fino al midollo delle ossa».
Spaventata tu! Una giornalista dura ed efficiente…
Si girò verso di lei, e ricordò qualcosa… il locale dove c’era la vecchia cieca che vendeva le rose. Quella sera, lui aveva visto la maschera cadere dal volto di Harriet Quimby: e questa era la seconda volta.
E il volto gli diceva la verità… la giornalista dura ed efficiente, qualche volta, poteva essere una donna spaventata.
Aprì le braccia, e lei si fece più vicina. La strinse a sè, e lei era morbida e fragile, non fatta di una decisione di acciaio, ma di inerme carne umana.
Andrà tutto a posto , disse. Andrà tutto a posto.
E si meravigliò dell’improvvisa tenerezza e della protettività che provava, e che erano certamente estranee a qualunque relazione che poteva esserci fra lui e quella ragazza.
Ma il camion si è fracassato, e il camionista è morto, e adesso la macchina delle stelle ce l’ha la polizia, o forse addirittura Finn. E Godfrey è morto, e la polizia sta per arrivare…
Li sconfiggeremo tutti quanti , le disse Blaine. Non c’è nulla che possa fermarci…
In lontananza risuonò una sirena, un ululato lacerato dal vento della prateria.
Harriet si staccò da lui.
«Shep, stanno arrivando!»
«L’uscita posteriore!» esclamò Blaine, in fretta. «Corri verso il fiume. Ci nasconderemo là».
Balzò verso la porta, e nell’istante in cui le sue dita toccavano il catenaccio, sentì bussare, leggermente.
Apri il catenaccio, e spalancò la porta, e lì, nel ventaglio di luce che filtrava dalla stanza, c’era Anita Andrews, e dietro di lei si scorgevano i volti di altri giovani.
«Appena in tempo», disse Blaine.
«Il cadavere?»
«Là», disse lui.
Entrarono a precipizio.
La sirena era molto più vicina.
«Era un nostro amico», disse Harriet, con voce incerta. «Mi sembrava un modo orribile di …»
«Mia cara», disse Anita, «penseremo noi a tutto. Gli renderemo gli onori dovuti».
La sirena era diventata un ululato ininterrotto che sembrava riempire la stanza.
Presto! disse Anita. Volate bassi. Altrimenti vi vedranno profilati contro il cielo.
Non aveva ancora finito di parlare e già la stanza si stava vuotando, e non c’era più il cadavere sul pavimento.
La ragazza esitò un attimo, guardandoli tutti e due.
Un giorno mi direte che cos’è successo?
Un giorno , disse Blaine. E grazie.
Di niente , disse Anita. Noi para dobbiamo aiutarci fra noi. Altrimenti ci schiacceranno.
Si girò verso Blaine, e lui sentì il suo tocco, mente contro mente, e all’improvviso vi fu una sensazione di lucciole che volavano nell’ombra della sera, e il profumo di lillà che aleggiava nella foschia dolce, sul fiume.
Poi anche lei scomparve, e la porta si stava richiudendo, e qualcuno bussava violentemente all’altro uscio.
Siediti , disse Blaine a Harriet. Comportati nel modo più naturale che puoi. Mostrati tranquilla, rilassata. Ce ne stavamo qui in pace, a parlare. Godfrey era arrivato con noi, ma se ne è andato in città. Sono venuti a prenderlo, e lui è andato in città con loro. Non sappiamo chi fossero. Dovrebbe essere di ritorno fra un paio d’ore.
D’accordo , disse Harriet.
Sedette su una poltrona e incrociò le mani sulle ginocchia, tranquillamente.
Blaine andò alla porta e fece entrare le forze dell’ordine.
Belmont stava incominciando a chiudersi. Quando passarono, videro che le finestre delle case erano già state sbarrate, e nel quartiere commerciale, quando vi arrivarono, le luci dei negozi incominciavano a spegnersi.
Più avanti, a circa un isolato di distanza, l’insegna di un albergo splendeva ancora vivida nel crepuscolo, e vicino c’era un’altra insegna lampeggiante: annunciava che il Wild West Bar era ancora disposto ad accogliere qualche cliente.
«Non credo», disse Harriet, «che siamo riusciti a convincere quei poliziotti».
Blaine annuì.
«Può darsi di no. Ma li abbiamo bloccati. Non sono riusciti a trovare niente».
«Per un po’ ho avuto paura che ci arrestassero».
«Anch’io. Ma tu te ne stavi tranquilla, e li prendevi delicatamente in giro. Non riuscivano a sopportarlo, e sono stati felicissimi di togliersi di torno. Devono essersi resi conto che stavano facendo la figura degli stupidi».
Indicò l’insegna lampeggiante del bar.
«Potremmo incominciare da qui», disse.
«È un posto come un altro. E per giunta, è l’unico che sia ancora aperto».
Quando entrarono, la sala del bar era deserta. Il barista stava appoggiato al banco con un gomito e asciugava con lo straccio alcune macchie immaginarie.
Blaine e Harriet si issarono su due sgabelli, proprio in faccia all’uomo.
«Cosa prendete?» chiese lui.
Ordinarono. Il barista prese i bicchieri e le bottiglie.
«Serata fiacca», osservò Blaine.
«È quasi ora di chiudere», disse l’uomo. «Alla gente non piace starsene in giro. Non appena fa buio, corrono al coperto. Tutti quanti».
«Una città turbolenta?»
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