Poi guardò Harriet e annuì in silenzio, sorprendendosi della sua calma: e poi si ricordò che per un giornalista lo spettacolo di una morte violenta non poteva essere eccezionale.
«È stato Finn», disse lei, con una voce tranquilla e bassa; così tranquilla che si poteva sentire la forza con cui lei si imponeva quella calma. «Non Finn personalmente, è naturale. Qualcuno assoldato da lui. O qualcuno che si è offerto volontariamente. Uno di quei seguaci fanatici. C’è parecchia gente che sarebbe disposta a fare qualunque cosa, per lui».
Attraversò la stanza e venne a inginocchiarsi accanto al cadavere, di fronte a Blaine. La sua bocca aveva una piega amara e decisa. Il volto era austero e contratto. E c’era una linea serpeggiante, sulla sua guancia, che segnava la caduta di una lagrima.
«E adesso che cosa facciamo?» domandò Blaine. «Chiediamo la polizia?»
Harriet fece un gesto per bloccarlo.
«Niente polizia», disse. «Non possiamo permetterci di impegolarci in questo modo. È precisamente quello che vorrebbero Finn e i suoi seguaci. Quanto ci scommetti che qualcuno ha già telefonato, alla Polizia?»
«L’assassino, vuoi dire?»
«Certamente. E perché no? Una voce anonima annuncia che un uomo è stato ucciso nello chalet numero 10 al tale motel. E poi riattacca in fretta».
«Per metterci nei guai?»
«Per mettere nei guai chiunque fosse assieme a Godfrey. Può darsi che non sappiano nemmeno chi siamo, esattamente. Quel dottore, all’ospedale…»
«Non lo so», disse Blaine. «Può darsi».
«Ascoltami, Shep. Da tutto quello che è successo, sono sicura che Finn è a Belmont».
«Belmont?»
«La città dove ti abbiamo trovato».
«Si chiama così?»
«Sta succedendo qualcosa», disse Harriet. «E sta succedendo proprio qui. Qualcosa di molto importante. C’era Riley con il suo camion e poi…»
«Ma che cosa dobbiamo fare?»
«Non possiamo permettere che trovino qui Godfrey».
«Potremmo portare la macchina davanti all’uscita posteriore, e caricarlo di nascosto».
«Sicuramente c’è qualcuno che ci sorveglia. E ci prenderebbe con le mani nel sacco».
Harriet batté le mani, esasperata.
«Se Finn riesce ad avere campo libero, adesso», esclamò, «probabilmente potrà realizzare tutti i suoi piani. Non possiamo permetterlo. Dobbiamo fermarlo».
«Noi?»
«Tu ed io. Tu devi prendere il posto di Godfrey. Adesso tocca a te».
«Ma io…»
Gli occhi di Harriet lampeggiarono.
«Tu eri suo amico. Tu hai sentito quello che ti ha detto. Tu gli hai promesso di stare dalla sua parte».
«Sicuro», ammise Blaine. «Ma io non saprei da che parte cominciare. Non so neppure come stiano esattamente le cose».
«Ferma Lambert Finn», disse lei. «Scopri quello che sta facendo e fermalo. Con una scaramuccia dilatatoria…»
«Tu e il tuo modo di pensare militare. Le tue scaramucce dilatorie, le tue linee di ritirata». (Un generale molto femminile, con stivali enormi, ed una quantità di medaglie appuntate sul seno.)
Piantala!
Sei una giornalista. E dovresti essere obiettiva!
«Shep, finiscila», disse lei. «Come posso essere obiettiva? Io credevo in Godfrey. Credevo in quello che stava facendo».
«Ci credevo anch’io. Ma è una cosa tanto nuova, ed è successo tutto così in fretta…»
«Forse dovremmo tagliare la corda lasciando tutto come sta».
«No! Aspetta un momento. Se facciamo così, probabilmente saremmo finiti, esattamente come se ci prendessero qui».
«Ma, Shep, non c’è possibilità…»
«Forse potrebbe esserci», le disse Blaine. «Da queste parti c’è una città o un paese che si chiama Hamilton?»
«Si. A tre o quattro chilometri da qui. Lungo il fiume».
Blaine scattò in piedi e si guardò intorno.
Il telefono stava sul comodino, fra i due letti.
«Ma che cosa…»
«Un’amica», disse Blaine. «Qualcuno che ho conosciuto. Qualcuno che potrebbe aiutarci. A tre o quattro chilometri da qui, hai detto?»
«Sì. Se è di Hamilton che stai…»
«Infatti», disse Blaine.
Attraversò in fretta la stanza, e sollevò il ricevitore dalla forcella, poi fece il numero del centralino.
«Voglio parlare con Hamilton. Come devo fare?»
«Che numero, signore?»
«Duecentosettantasei».
«Glielo chiamo».
Blaine girò la testa verso Harriet.
«Fuori si sta facendo buio?»
«Si stava facendo buio quando ho chiuso le imposte».
Blaine udì lo squillo che indicava la linea libera.
«È necessario che sia buio», disse. «Non potrebbero venire qui se…»
«Non riesco a capire che cosa hai in mente», disse Harriet.
«Pronto», disse una voce nel microfono.
«C’è Anita?»
«Sì» disse la voce. «Un momento. Anita, è per te. Un uomo » .
E questo era impossibile, pensò disperatamente Blaine.
Non era assolutamente possibile.
Forse se l’era immaginato.
«Pronto», disse Anita Andrews. «Chi parla?»
Blaine. Shepherd Blaine. Ti ricordi? Ero con l’uomo che aveva il fucile. Il fucile caricato a pallettoni d’argento.
Sì, mi ricordo di te.
Ed era proprio vero, pensò. Non l’aveva immaginato. Si poteva usare la telepatia per telefono!
Mi hai detto che se avessi avuto bisogno di aiuto…
Si.
Ho bisogno di aiuto, adesso (Un cadavere sul pavimento: una macchina della Polizia che arrivava, con la luce rossa che lampeggiava, con la sirena che ululava… un tachimetro ed un orologio ai quali erano spuntate le gambe e che correvano disperatamente, cercando di sopravanzarsi; l’insegna del motel, il numero della porta dello chalet). Te lo giuro Anita. È vero. Non posso spiegarti tutto, adesso. Ma è tutto vero. Non possiamo permettere che lo trovino qui.
Ci penseremo noi.
Sulla mia parola?
La tua parola mi basta. Tu sei stato generoso con noi, quella notte.
Presto!
Subito. Porterò qualcun altro.
Grazie, Anita. Ma lei non c’era già più.
Blaine rimase immobile, poi si scostò il ricevitore dall’orecchio, lo fissò a lungo, e lentamente tornò a deporlo sulla forcella.
«Sono riuscita a captare una parte della conversazione», disse Harriet. «Non è possibile».
«Certo, non è possibile», disse Blaine. «Trasmissione telepatica per telefono. Non occorre che me lo dica tu, che è impossibile».
Abbassò lo sguardo sul corpo disteso sul pavimento.
«È una delle cose di cui parlava lui. Qualcosa di più grande di ciò che può fare l’Amo, aveva detto».
Harriet non rispose.
«Mi domando», mormorò Blaine, «quante altre facoltà possiedono, che non sospettiamo neppure».
«Ha detto che verranno a prendere Godfrey. Come verranno? Fra quanto?»
C’era una sfumatura di isterismo nella sua voce.
«Volano», le spiegò Blaine. «Sono levitatori. Streghe e stregoni».
Rise amaramente.
«Ma tu…»
«Come faccio a conoscerli? Ci hanno teso un’imboscata, una notte. Solo per il gusto di divertirsi. Riley aveva un fucile…»
«Riley!»
«L’uomo che era nella mia stanza all’ospedale, te lo ricordi? L’uomo che era morto. Ha avuto un incidente».
«Ma, Shep, tu eri con Riley? E come mai eri con lui?»
«Gli ho chiesto un passaggio. Lui aveva una paura tremenda a viaggiare da solo, di notte. Voleva qualcuno che stesse con lui. Abbiamo riparato quel camion scassato…»
Harriet lo stava guardando fisso, con un’espressione di sbalordimento.
«Aspetta un momento», fece Blaine. «Avevi detto qualcosa, all’ospedale. Che eravate venuti…»
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